3. | Puoi usare l'asterisco per cercare le parole che iniziano con lo spezzone di parola indicato; ad es: mos* cerca tutte le parole che iniziano per "mos"; Esempio |
1. | Puoi cercare una frase mettendo tra virgolette una o più parole: verranno cercate in quell'ordine, indipendentemente dalla punteggiatura. Esempio |
2. | Puoi estrarre più citazioni contemporaneamente, separandole con il punto e virgola se vedi che non ottieni quanto desideri. Esempio |
3. | Puoi usare l'asterisco per cercare le parole che iniziano con lo spezzone di parola indicato; ad es: mos* cerca tutte le parole che iniziano per "mos"; Esempio |
4. | Puoi usare l'asterisco per cercare le parole che iniziano con lo spezzone di parola indicato, e funziona anche dentro alle virgolette: ad es: mos* dis* cerca tutte le frasi di due parole che iniziano rispettivamente per "mos" e per "dis"; Esempio |
5. | Nella casella di ricerca puoi mischiare citazioni e parole e frasi tra virgolette. Esempio |
6. | Puoi usare il segno meno per escludere una citazione o una parola o frase tra virgolette. Esempio |
7. | Puoi estrarre un libro intero usando l'operatore libro: (o una sua abbreviazione), ad es. libro: Is. Esempio |
8. | Insieme alle parole da cercare prova a usare l'operatore in: (o una sia abbreviazione) seguito da un libro, ad es: in: Mt; puoi anche ripeterlo con più libri. Esempio |
9. | Insieme alle parole da cercare prova a usare l'operatore in: (o una sua abbreviazione) seguito da un intervallo di libri, ad es. in: Is-Dn. Esempio |
10. | Insieme alle parole da cercare prova a usare l'operatore in: (o una sua abbreviazione) seguito da una categoria di libri, ad es. in: nt. Esempio |
11. | L'operatore in: (o una sua abbreviazione), che specifica in quali libri cercare, può essere preceduto dal segno meno per escludere quei libri o gruppi di libri, ad es. - in: nt. Esempio |
12. | Puoi usare l'operatore evidenzia: (o una sua abbreviazione) per evidenzare una parola o frase, ad es. cercare Gesù ed evidenziare anche Cristo: Gesù evidenzia: Cristo. Esempio |
13. | Puoi cercare nei versetti, nei capitoli o nei paragrafi: specificalo con l'operatore modo: (o una sua abbreviazione), ad es. Cristo modo: capitoli. Esempio |
14. | Le ricerche possono essere ampliate a tutte le forme del nome o del verbo aggiungendo opzione:forme (o una sua abbreviazione). Esempio |
15. | Si possono fare ricerche possono essere ampliate a tutte le forme del nome o del verbo usando l'operatore forme: (o una sua abbreviazione) con una frase tra virgolette: Verranno cercate tutte le combinazioni di tutte le forme delle parole tra virgolette. Esempio |
16. | Di una o più parole (e non magari delle altre) si possono cercare anche tutte le forme del nome o del verbo aggiungendo l'operatore forme: (o una sua abbreviazione). Esempio |
17. | Normalmente le ricerche non tengono conto delle maiuscole/minuscole, puoi chiedere di tenerne conto aggiungendo opzione:maiuscole (o una sua abbreviazione). Esempio |
18. | Normalmente le ricerche non tengono conto delle lettere accentate, puoi chiedere di tenerne conto aggiungendo opzione:accenti (o una sua abbreviazione). Esempio |
19. | Puoi chiedere di tener conto sia delle maiuscole che delle lettere accentate aggiungendo opzione:maiuscole opzione:accenti (o le relative abbreviazioni). Esempio |
20. | Normalmente le ricerche sono per parole intere, puoi cercare anche dentro le parole aggiungendo opzione:dentro (o una sua abbreviazione). Esempio |
21. | Normalmente si usa la versione CEI 2008, puoi richiedere di usare la CEI 1974 aggiungendo versione:1974. L'operatore può essere abbreviato. Esempio |
22. | Normalmente si usa la versione CEI 2008, puoi confrontare con la versione CEI 1974 aggiungendo versione: 2008 versione: 1974. Esempio |
23. | Per i più coraggiosi è disponibile la ricerca mediante espressione regolare, usando l'operatore regolare: (o una sua abbreviazione). Ad es. regolare:gesu|cristo cerca i versetti che contengono gesù o cristo. Per saperne di più sui caratteri che si possono usare nelle espressioni regolari di mariadb e sul loro significato vai a questo link (in inglese). Esempio |
24. | Se si fa la ricerca mediante espressione regolare e questa contiene uno spazio bisogna allora includere l'espressione regolare tra virgolette. Esempio |
25. | Ogni operatore (tipo opzione:) può essere abbreviato con la o le prime lettere. Lo stesso vale per le varie opzioni: si può ad es. scrivere opzione:dentro oppure opz:d oppure opzione:de, e l'effetto è lo stesso |
26. | Si può usare l'opzione:protestante (o una sua abbreviazione) per stampare tutte le citazioni con la convenzione protestante (anglosassone), cioè usando ":" tra capitolo e versetti e "," per separare versetti o intervalli di versetti, indipendentemente dalla convenzione usata nelle citazioni richieste. Esempio |
27. | Si può usare l'opzione:cattolico (o una sua abbreviazione) per stampare tutte le citazioni con la convenzione cattolica, cioè usando "," tra capitolo e versetti e "." per separare versetti o intervalli di versetti, indipendentemente dalla convenzione usata nelle citazioni richieste. Esempio |
28. | Se vengono usate entrambe le opzioni opzione:cattolico e opzione:protestante (o loro abbreviazioni), la prima prevale sempre sulla seconda. Esempio |
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EsEsodo (3), NmNumeri (1), DtDeuteronomio (4), GsGiosuè (5), 1Re1 Re (4), 2Re2 Re (10), 2Cr2 Cronache (8), EsdEsdra (1), NeeNeemia (3), TbTobia (1), EstEster (3), 1Mac1 Maccabei (2), 2Mac2 Maccabei (15), GbGiobbe (1), SalSalmi (3), QoQoelet (1), SirSiracide (1), IsIsaia (1), GerGeremia (4), BarBaruc (1), EzEzechiele (1), DnDaniele (3), MalMalachia (1), McMarco (1), LcLuca (2), GvGiovanni (1), AtAtti (3), GalGalati (1), FilFilippesi (1), 2Tim2 Timoteo (1), EbrEbrei (2), ApApocalisse (7)
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1Nell'anno trentaseiesimo del regno di Asa il re di Israele Baasa marciò contro Giuda. Egli fortificò Rama per impedire le comunicazioni con Asa re di Giuda. 2Asa tirò fuori dai tesori del tempio e della reggia argento e oro e li mandò a Ben-Hadàd, re di Aram residente in Damasco, con questa proposta: 3«Ci sia alleanza fra me e te, come c'era fra mio padre e tuo padre. Ecco ti mando argento e oro. Su, rompi l'alleanza con Baasa re di Israele ed egli si ritiri da me». 4Ben-Hadàd ascoltò il re Asa; mandò contro le città di Israele i suoi capi delle forze armate, che occuparono Iion, Dan, Abel-Maim e tutte le città di approvvigionamento di Nèftali. 5Quando lo seppe, Baasa cessò di fortificare Rama, desistette dalla sua impresa. 6Il re Asa convocò tutti quelli di Giuda, che andarono a prendere le pietre e il legname con cui Baasa stava fortificando Rama e con questo materiale egli fortificò Gheba e Mizpà.
7In quel tempo il veggente Canàni si presentò ad Asa re di Giuda e gli disse: «Poiché ti sei appoggiato al re di Aram e non al Signore tuo Dio, l'esercito del re di Aram è sfuggito al tuo potere. 8Etiopi e Libi non costituivano forse un grande esercito, con numerosissimi carri e cavalli? Poiché ti appoggiasti al Signore, egli non li consegnò forse in tuo potere? 9Difatti il Signore con gli occhi scruta tutta la terra per mostrare la sua potenza a favore di chi si comporta con lui con cuore sincero. Tu in ciò hai agito da stolto; per questo d'ora in poi avrai guerre». 10Asa si sdegnò contro il veggente e lo mise in prigione, essendo adirato con lui per tali parole. In quel tempo Asa oppresse anche parte del popolo.
11Ecco le gesta di Asa, le prime come le ultime, sono descritte nel libro dei re di Giuda e di Israele.
12Nell'anno trentanovesimo del suo regno, Asa si ammalò gravemente ai piedi. Neppure nell'infermità egli ricercò il Signore, ricorrendo solo ai medici. 13Asa si addormentò con i suoi padri; morì nell'anno quarantunesimo del suo regno. 14Lo seppellirono nel sepolcro che egli si era scavato nella città di Davide. Lo stesero su un letto pieno di aromi e profumi lavorati da un esperto di profumeria; ne bruciarono per lui una quantità immensa.
1Nell’anno trentaseiesimo del regno di Asa, il re d’Israele Baasà salì contro Giuda. Egli fortificò Rama, per impedire il transito ad Asa, re di Giuda. 2Asa estrasse dai tesori del tempio del Signore e della reggia argento e oro e li mandò a Ben-Adàd, re di Aram residente a Damasco, con questa proposta: 3«Ci sia un’alleanza tra me e te, come tra mio padre e tuo padre. Ecco, ti mando argento e oro. Su, rompi la tua alleanza con Baasà, re d’Israele, in modo che egli si ritiri da me». 4Ben-Adàd ascoltò il re Asa; mandò contro le città d’Israele i comandanti del suo esercito, che colpirono Iion, Dan, Abel-Màim e tutte le città di approvvigionamento di Nèftali. 5Quando lo seppe, Baasà smise di fortificare Rama e desistette dalla sua impresa. 6Il re Asa convocò tutti quelli di Giuda, che andarono a prendere le pietre e il legname con cui Baasà stava fortificando Rama, e con essi fortificò Gheba e Mispa.
7In quel tempo il veggente Anàni si presentò ad Asa, re di Giuda, e gli disse: «Poiché ti sei appoggiato al re di Aram e non al Signore, tuo Dio, l’esercito del re di Aram ti è sfuggito di mano. 8Etiopi e Libi non costituivano forse un grande esercito, con numerosissimi carri e cavalli? Quando ti appoggiasti al Signore, egli non li consegnò forse in mano tua? 9Difatti il Signore con gli occhi scruta tutta la terra, per mostrare la sua potenza a favore di chi si comporta con lui con cuore sincero. Tu in ciò hai agito da stolto; per questo d’ora in poi avrai solo guerre». 10Asa si sdegnò contro il veggente e lo mise in prigione, adirato con lui per tali parole. In quel tempo Asa oppresse anche parte del popolo.
11Ecco, le gesta di Asa, dalle prime alle ultime, sono descritte nel libro dei re di Giuda e d’Israele.
12Nell’anno trentanovesimo del suo regno, Asa si ammalò gravemente ai piedi. Neppure nell’infermità egli ricercò il Signore, ricorrendo solo ai medici. 13Asa si addormentò con i suoi padri; morì nell’anno quarantunesimo del suo regno. 14Lo seppellirono nel sepolcro che egli si era scavato nella Città di Davide. Lo stesero su un letto pieno di aromi e profumi, composti con arte di profumeria; ne bruciarono per lui una quantità immensa.
1Al suo posto divenne re suo figlio Giòsafat, che si fortificò contro Israele. 2Egli mise guarnigioni militari in tutte le fortezze di Giuda; nominò governatori per le città di Giuda e per le città di Efraim occupate dal padre Asa.
3Il Signore fu con Giòsafat, perché egli seguì la primitiva condotta di suo padre e non ricercò i Baal, 4ma piuttosto ricercò il Dio di suo padre e ne seguì i comandi, senza imitare Israele. 5Il Signore consolidò il regno nelle mani di Giòsafat e tutto Giuda gli portava offerte. Egli ebbe ricchezze e gloria in quantità. 6Il suo cuore divenne forte nel seguire il Signore; eliminò anche le alture e i pali sacri da Giuda.
7Nell'anno terzo del suo regno mandò i suoi ufficiali Ben-Cail, Abdia, Zaccaria, Netaneèl e Michea a insegnare nelle città di Giuda. 8Con essi c'erano i leviti Semaia, Natania, Zebadia, Asael, Semiraimot, Giònata, Adonia e Tobia e i sacerdoti Elisama e Ioram. 9Insegnarono in Giuda; avevano con sé il libro della legge del Signore e percorsero tutte le città di Giuda, istruendo il popolo.
10Il terrore del Signore si diffuse per tutti i regni che circondavano Giuda e così essi non fecero guerra a Giòsafat. 11Da parte dei Filistei si portavano a Giòsafat tributi e argento in dono; anche gli Arabi gli portavano bestiame minuto: settemilasettecento arieti e settemilasettecento capri.
12Giòsafat cresceva sempre in potenza. Egli costruì in Giuda castelli e città di approvvigionamento.
13Disponeva di molta manodopera nelle città di Giuda. In Gerusalemme risiedevano i suoi guerrieri, uomini valorosi. 14Ecco il loro censimento secondo i casati: per Giuda, capi di migliaia: Adna il capo, e con lui trecentomila uomini valorosi. 15Alle sue dipendenze c'era il comandante Giovanni e con lui duecentottantamila uomini. 16Alle sue dipendenze c'era Amasia figlio di Zicrì, votato al Signore, e con lui duecentomila uomini valorosi; 17per Beniamino, Eliada, uomo valoroso, e con lui duecentomila armati di arco e di scudo. 18Alle sue dipendenze c'era Iozabad e con lui centottantamila uomini in assetto di guerra.
19Tutti costoro erano al servizio del re, oltre quelli che il re aveva stabiliti nelle fortezze in tutto Giuda.
1Al suo posto divenne re suo figlio Giòsafat, che si fortificò contro Israele. 2Egli mise guarnigioni militari in tutte le fortezze di Giuda; nominò governatori per il territorio di Giuda e per le città di Èfraim occupate dal padre Asa.
3Il Signore fu con Giòsafat, perché egli camminò sulle vie seguite prima da suo padre e non ricercò i Baal, 4ma piuttosto ricercò il Dio di suo padre e ne seguì i comandi, senza imitare Israele. 5Il Signore consolidò il regno nelle mani di Giòsafat e tutto Giuda gli portava offerte. Egli ebbe ricchezze e gloria in quantità. 6Il suo cuore divenne forte nel seguire il Signore; eliminò anche le alture e i pali sacri da Giuda.
7Nell’anno terzo del suo regno mandò i suoi ufficiali Ben-Càil, Abdia, Zaccaria, Netanèl e Michea a insegnare nelle città di Giuda. 8Con essi c’erano i leviti Semaià, Natania, Zebadia, Asaèl, Semiramòt, Giònata, Adonia e Tobia e i sacerdoti Elisamà e Ioram. 9Insegnarono in Giuda; avevano con sé il libro della legge del Signore e percorsero tutte le città di Giuda, istruendo il popolo.
10Il terrore del Signore si diffuse per tutti i regni che circondavano Giuda e così essi non fecero guerra a Giòsafat. 11Da parte dei Filistei si portavano a Giòsafat tributi e argento in dono; anche gli Arabi gli portavano bestiame minuto: settemilasettecento arieti e settemilasettecento capri.
12Giòsafat cresceva sempre più in potenza. Egli costruì in Giuda castelli e città di approvvigionamento. 13Disponeva di molta manodopera nelle città di Giuda. A Gerusalemme risiedevano i suoi guerrieri, soldati valorosi. 14Ecco il loro censimento secondo i casati. Per Giuda, erano comandanti di migliaia Adna il comandante, e con lui trecentomila soldati valorosi; 15alle sue dipendenze c’era il comandante Giovanni e con lui duecentoottantamila soldati; 16alle sue dipendenze c’era Amasia, figlio di Zicrì, votato al Signore, e con lui duecentomila soldati valorosi. 17Per Beniamino, Eliadà, soldato valoroso, e con lui duecentomila armati di arco e di scudo. 18Alle sue dipendenze c’era Iozabàd e con lui centoottantamila armati per la guerra.
19Tutti costoro erano al servizio del re, oltre quelli che il re aveva stabiliti nelle fortezze in tutto Giuda.
1In seguito i Moabiti e gli Ammoniti, aiutati dai Meuniti, mossero guerra a Giòsafat. 2Andarono ad annunziare a Giòsafat: «Una grande moltitudine è venuta contro di te da oltre il mare, da Edom. Ecco sono in Cazezon-Tamàr, cioè in Engàddi». 3Nella paura Giòsafat si rivolse al Signore; per questo indisse un digiuno per tutto Giuda. 4Quelli di Giuda si radunarono per implorare aiuto dal Signore; vennero da tutte le città di Giuda per implorare aiuto dal Signore.
5Giòsafat stette in piedi in mezzo all'assemblea di Giuda e di Gerusalemme nel tempio, di fronte al nuovo cortile. 6Egli disse: «Signore, Dio dei nostri padri, non sei forse tu il Dio che è in cielo? Tu domini su tutti i regni dei popoli. Nelle tue mani sono la forza e la potenza; nessuno può opporsi a te. 7Non hai scacciato tu, nostro Dio, gli abitanti di questa regione di fronte al tuo popolo Israele e non hai consegnato il paese per sempre alla discendenza del tuo amico Abramo? 8Gli Israeliti lo hanno abitato e vi hanno costruito un santuario al tuo nome dicendo: 9Se ci piomberà addosso una sciagura, una spada punitrice, una peste o una carestia, noi ci presenteremo a te in questo tempio, poiché il tuo nome è in questo tempio, e grideremo a te dalla nostra sciagura e tu ci ascolterai e ci aiuterai. 10Ora, ecco gli Ammoniti, i Moabiti e quelli delle montagne di Seir, nelle cui terre non hai permesso agli Israeliti di entrare, quando venivano dal paese d'Egitto, e perciò si sono tenuti lontani da quelli e non li hanno distrutti, 11ecco, ora ci ricompensano venendoci a scacciare dalla eredità che tu hai acquistata per noi. 12Dio nostro, non ci vorrai rendere giustizia nei loro riguardi, poiché noi non abbiamo la forza di opporci a una moltitudine così grande piombataci addosso? Non sappiamo che cosa fare; perciò i nostri occhi sono rivolti a te».
13Tutti gli abitanti di Giuda stavano in piedi davanti al Signore, con i loro bambini, le loro mogli e i loro figli. 14Allora lo spirito del Signore, in mezzo all'assemblea, fu su Iacazièl, figlio di Zaccaria, figlio di Benaià, figlio di Ieièl, figlio di Mattania, levita dei figli di Asaf. 15Egli disse: «Porgete l'orecchio, voi tutti di Giuda, abitanti di Gerusalemme e tu, re Giòsafat. Vi dice il Signore: Non temete e non spaventatevi davanti a questa moltitudine immensa perché la guerra non è diretta contro di voi, ma contro Dio. 16Domani, scendete contro di loro; ecco, saliranno per la salita di Ziz. Voi li sorprenderete al termine della valle di fronte al deserto di Ieruel. 17Non toccherà a voi combattere in tale momento; fermatevi bene ordinati e vedrete la salvezza che il Signore opererà per voi, o Giuda e Gerusalemme. Non temete e non abbattetevi. Domani, uscite loro incontro; il Signore sarà con voi».
18Giòsafat si inginocchiò con la faccia a terra; tutto Giuda e gli abitanti di Gerusalemme si prostrarono davanti al Signore per adorarlo. 19I leviti, dei figli dei Keatiti e dei figli dei Korachiti, si alzarono a lodare il Signore, Dio di Israele, a piena voce.
20La mattina dopo si alzarono presto e partirono per il deserto di Tekòa. Mentre si muovevano, Giòsafat si fermò e disse: «Ascoltatemi, Giuda e abitanti di Gerusalemme! Credete nel Signore vostro Dio e sarete saldi; credete nei suoi profeti e riuscirete». 21Quindi, consigliatosi con il popolo, mise i cantori del Signore, vestiti con paramenti sacri, davanti agli uomini in armi, perché lodassero il Signore dicendo:
Lodate il Signore,
perché la sua grazia dura sempre.
22Appena cominciarono i loro canti di esultanza e di lode, il Signore tese un agguato contro gli Ammoniti, i Moabiti e quelli delle montagne di Seir, venuti contro Giuda e furono sconfitti. 23Gli Ammoniti e i Moabiti insorsero contro gli abitanti delle montagne di Seir per votarli allo sterminio e distruggerli. Quando ebbero finito con gli abitanti delle montagne di Seir, contribuirono a distruggersi a vicenda.
24Quando quelli di Giuda raggiunsero la collina da dove si vedeva il deserto, si voltarono verso la moltitudine, ed ecco non c'erano che cadaveri gettati per terra, senza alcun superstite. 25Giòsafat e la sua gente andarono a raccogliere la loro preda. Vi trovarono in abbondanza bestiame, ricchezze, vesti e oggetti preziosi. Ne presero più di quanto ne potessero portare. Passarono tre giorni a raccogliere il bottino, perché esso era molto abbondante. 26Il quarto giorno si radunarono nella valle di Beracà; poiché là benedissero il Signore, chiamarono quel luogo valle della Benedizione, nome ancora in uso. 27Quindi tutto Giuda e tutti quelli di Gerusalemme, con Giòsafat alla testa, partirono per tornare in Gerusalemme, pieni di gioia perché il Signore li aveva riempiti di letizia a spese dei loro nemici. 28Entrarono in Gerusalemme diretti al tempio, fra suoni di arpe, di cetre e di trombe. 29Quando si seppe che il Signore aveva combattuto contro i nemici di Israele, il terrore di Dio si diffuse su tutti i regni dei vari paesi. 30Il regno di Giòsafat fu tranquillo; Dio gli aveva concesso la pace su tutte le frontiere.
31Giòsafat regnò su Giuda. Aveva trentacinque anni quando divenne re; regnò venticinque anni in Gerusalemme. Sua madre si chiamava Azuba figlia di Silchi. 32Seguì la strada di suo padre, senza allontanarsi, per fare ciò che è retto agli occhi del Signore. 33Ma non scomparvero le alture; il popolo non aveva ancora rafforzato il cuore nella ricerca del Dio dei suoi padri.
34Le altre gesta di Giòsafat, le prime come le ultime, ecco sono descritte negli atti di Ieu, figlio di Canàni, inseriti nel libro dei re di Israele.
35In seguito Giòsafat, re di Giuda, si alleò con Acazia re di Israele che agiva con empietà. 36Egli si associò a lui per costruire navi capaci di raggiungere Tarsis. Allestirono le navi in Ezion-Ghèber. 37Ma Elièzer figlio di Dodava, di Maresa, predisse contro Giòsafat: «Perché ti sei alleato con Acazia, il Signore ha aperto una breccia nei tuoi lavori». Le navi si sfasciarono e non poterono salpare per Tarsis.
1In seguito i Moabiti e gli Ammoniti, aiutati dai Meuniti, mossero guerra a Giòsafat. 2Fu annunciato a Giòsafat: «Una grande moltitudine è venuta contro di te da oltre il mare, da Edom. Ecco sono a Casesòn-Tamar, cioè a Engàddi». 3Nella paura, Giòsafat si decise a cercare il Signore e indisse un digiuno per tutto Giuda. 4Quelli di Giuda si radunarono per chiedere aiuto al Signore; vennero da tutte le città di Giuda per chiedere aiuto al Signore.
5Giòsafat, stando in piedi in mezzo all’assemblea di Giuda e di Gerusalemme nel tempio del Signore, di fronte al nuovo cortile, 6disse: «Signore, Dio dei nostri padri, non sei forse tu il Dio che è in cielo? Tu dòmini su tutti i regni delle nazioni. Nelle tue mani sono la forza e la potenza; nessuno può opporsi a te. 7Non hai scacciato tu, nostro Dio, gli abitanti di questa terra di fronte al tuo popolo Israele e non l’hai data per sempre alla discendenza del tuo amico Abramo? 8Essi l’hanno abitata e vi hanno costruito un santuario al tuo nome dicendo: 9“Se ci piomberà addosso una sciagura, una spada punitrice, una peste o una carestia, noi ci presenteremo al tuo cospetto in questo tempio, poiché il tuo nome è in questo tempio, e grideremo a te dalla nostra sciagura e tu ci ascolterai e ci aiuterai”. 10Ora, ecco gli Ammoniti, i Moabiti e quelli della montagna di Seir, nelle cui terre non hai permesso agli Israeliti di entrare, quando venivano dalla terra d’Egitto, e perciò si sono tenuti lontani da quelli e non li hanno distrutti, 11ecco, ora ci ricompensano venendoci a scacciare dall’eredità che tu hai acquistato per noi. 12Dio nostro, non vorrai renderci giustizia nei loro riguardi, poiché noi non abbiamo la forza di opporci a una moltitudine così grande piombataci addosso? Non sappiamo che cosa fare; perciò i nostri occhi sono rivolti a te».
13Tutti gli abitanti di Giuda stavano in piedi davanti al Signore, con i loro bambini, le loro mogli e i loro figli. 14Allora lo spirito del Signore, in mezzo all’assemblea, fu su Iacazièl, figlio di Zaccaria, figlio di Benaià, figlio di Ieièl, figlio di Mattania, levita dei figli di Asaf. 15Egli disse: «Porgete l’orecchio, voi tutti di Giuda, abitanti di Gerusalemme e tu, re Giòsafat. Vi dice il Signore: “Non temete e non spaventatevi davanti a questa moltitudine immensa, perché la guerra non riguarda voi, ma Dio. 16Domani, scendete contro di loro; ecco, saliranno per la salita di Sis. Voi li sorprenderete al termine della valle, di fronte al deserto di Ieruèl. 17Non toccherà a voi combattere in tale momento; fermatevi bene ordinati e vedrete la salvezza che il Signore opererà per voi, o Giuda e Gerusalemme. Non temete e non abbattetevi. Domani uscite loro incontro; il Signore sarà con voi”».
18Giòsafat s’inginocchiò con la faccia a terra; tutto Giuda e gli abitanti di Gerusalemme caddero davanti al Signore, per prostrarsi davanti a lui. 19I leviti, tra i figli dei Keatiti e i figli dei Coriti, si alzarono a lodare il Signore, Dio d’Israele, a piena voce.
20La mattina dopo si alzarono presto e partirono per il deserto di Tekòa. Mentre si muovevano, Giòsafat si fermò e disse: «Ascoltatemi, Giuda e abitanti di Gerusalemme! Credete nel Signore, vostro Dio, e sarete saldi; credete nei suoi profeti e riuscirete». 21Quindi, consigliatosi con il popolo, mise i cantori del Signore e i salmisti, vestiti con paramenti sacri, schierati davanti agli uomini in armi, perché lodassero il Signore dicendo:
«Rendete grazie al Signore,
perché il suo amore è per sempre».
22Appena cominciarono i loro canti di esultanza e di lode, il Signore tese un agguato contro gli Ammoniti, i Moabiti e quelli della montagna di Seir, venuti contro Giuda, e furono sconfitti. 23Gli Ammoniti e i Moabiti insorsero contro gli abitanti della montagna di Seir per votarli allo sterminio e distruggerli. Quando ebbero finito con gli abitanti della montagna di Seir, contribuirono a distruggersi a vicenda.
24Quando quelli di Giuda raggiunsero la collina da dove si vedeva il deserto, si voltarono verso la moltitudine, ed ecco: non c’erano che cadaveri gettati per terra, senza alcun superstite. 25Giòsafat e la sua gente andarono a raccogliere la loro preda. Vi trovarono in abbondanza bestiame, ricchezze, vesti e oggetti preziosi. Ne presero più di quanto ne potessero portare. Passarono tre giorni a raccogliere il bottino, perché esso era molto abbondante. 26Il quarto giorno si radunarono nella valle di Beracà; poiché là benedissero il Signore, chiamarono quel luogo valle di Beracà, come è ancora oggi. 27Quindi tutto Giuda e tutti quelli di Gerusalemme, con Giòsafat alla testa, partirono per tornare a Gerusalemme, pieni di gioia perché il Signore li aveva riempiti di letizia a danno dei loro nemici. 28Entrarono in Gerusalemme diretti al tempio del Signore, fra suoni di arpe, di cetre e di trombe. 29Quando si seppe che il Signore aveva combattuto contro i nemici d’Israele, il terrore di Dio si diffuse su tutti i regni del mondo. 30Il regno di Giòsafat rimase tranquillo; Dio gli aveva concesso tregua su tutte le frontiere.
31Giòsafat regnò su Giuda. Aveva trentacinque anni quando divenne re; regnò venticinque anni a Gerusalemme. Sua madre si chiamava Azubà, figlia di Silchì.
32Seguì la via di Asa, suo padre, non si allontanò da essa, facendo ciò che è retto agli occhi del Signore. 33Ma non scomparvero le alture; il popolo non aveva ancora diretto il cuore verso il Dio dei suoi padri.
34Le altre gesta di Giòsafat, dalle prime alle ultime, ecco, sono descritte negli atti di Ieu, figlio di Anàni, inseriti nel libro dei re d’Israele.
35In seguito Giòsafat, re di Giuda, si alleò con Acazia, re d’Israele, che agiva con malvagità. 36Egli si associò a lui per costruire navi capaci di raggiungere Tarsis. Allestirono le navi a Esion-Ghèber. 37Ma Elièzer, figlio di Dodavàu, di Maresà, profetizzò contro Giòsafat dicendo: «Poiché ti sei alleato con Acazia, il Signore ha aperto una breccia nei tuoi lavori». Le navi si sfasciarono e non poterono partire per Tarsis.
1Quando Ioas divenne re aveva sette anni; regnò quarant'anni in Gerusalemme. Sua madre, di Bersabea, si chiamava Sibia. 2Ioas fece ciò che è retto agli occhi del Signore finché visse il sacerdote Ioiadà.
3Ioiadà gli diede due mogli ed egli generò figli e figlie.
4In seguito, Ioas decise di restaurare il tempio. 5Radunò i sacerdoti e i leviti e disse loro: «Andate nelle città di Giuda e raccogliete ogni anno da tutti gli Israeliti denaro per restaurare il tempio del vostro Dio. Cercate di sollecitare il lavoro». Ma i leviti non mostrarono nessuna fretta. 6Allora il re convocò Ioiadà loro capo e gli disse: «Perché non hai richiesto dai leviti che portassero da Giuda e da Gerusalemme la tassa prescritta da Mosè servo del Signore e fissata dall'assemblea di Israele per la tenda della testimonianza? 7L'empia Atalia, infatti, e i suoi adepti hanno dilapidato il tempio di Dio; perfino tutte le cose consacrate del tempio hanno adoperato per i Baal».
8Per ordine del re fecero una cassa, che posero davanti alla porta del tempio. 9Quindi fecero un proclama in Giuda e in Gerusalemme perché si portasse al Signore la tassa imposta da Mosè servo di Dio a Israele nel deserto. 10Tutti i capi e tutto il popolo si rallegrarono e portarono il denaro che misero nella cassa fino a riempirla. 11Quando la cassa veniva portata per l'ispezione reale affidata ai leviti ed essi vedevano che c'era molto denaro, allora veniva lo scriba del re e l'ispettore nominato dal sommo sacerdote, vuotavano la cassa, quindi la prendevano e la ricollocavano al suo posto. Facevano così ogni giorno e così misero insieme molto denaro. 12Il re e Ioiadà lo diedero ai dirigenti dei lavori addetti al tempio ed essi impegnarono scalpellini e falegnami per le riparazioni del tempio; anche lavoratori del ferro e del bronzo si misero al lavoro per riparare il tempio. 13I dirigenti dei lavori si mostrarono molto attivi; per la loro opera le riparazioni progredirono; essi riportarono il tempio di Dio allo stato di una volta e lo consolidarono. 14Quando ebbero finito, portarono davanti al re e a Ioiadà il resto del denaro e con esso fecero arredi per il tempio: vasi per il servizio liturgico e per gli olocausti, coppe e altri oggetti d'oro e d'argento.
Finché visse Ioiadà, si offrirono sempre olocausti nel tempio. 15Ma Ioiadà, divenuto vecchio e sazio di anni, morì a centotrenta anni. 16Lo seppellirono nella città di Davide con i re, perché aveva agito bene in Israele per il servizio del Signore e per il suo tempio.
17Dopo la morte di Ioiadà, i capi di Giuda andarono a prostrarsi davanti al re, che allora diede loro ascolto. 18Costoro trascurarono il tempio del Signore Dio dei loro padri, per venerare i pali sacri e gli idoli. Per questa loro colpa si scatenò l'ira di Dio su Giuda e su Gerusalemme. 19Il Signore mandò loro profeti perché li facessero ritornare a lui. Essi comunicarono loro il proprio messaggio, ma non furono ascoltati. 20Allora lo spirito di Dio investì Zaccaria, figlio del sacerdote Ioiadà, che si alzò in mezzo al popolo e disse: «Dice Dio: perché trasgredite i comandi del Signore? Per questo non avete successo; poiché avete abbandonato il Signore, anch'egli vi abbandona». 21Ma congiurarono contro di lui e per ordine del re lo lapidarono nel cortile del tempio. 22Il re Ioas non si ricordò del favore fattogli da Ioiadà padre di Zaccaria, ma ne uccise il figlio, che morendo disse: «Il Signore lo veda e ne chieda conto!».
23All'inizio dell'anno successivo, marciò contro Ioas l'esercito degli Aramei. Essi vennero in Giuda e in Gerusalemme, sterminarono fra il popolo tutti i capi e inviarono l'intero bottino al re di Damasco. 24L'esercito degli Aramei era venuto con pochi uomini, ma il Signore mise nelle loro mani un grande esercito, perché essi avevano abbandonato il Signore Dio dei loro padri. Gli Aramei fecero giustizia di Ioas. 25Quando furono partiti, lasciandolo gravemente malato, i suoi ministri ordirono una congiura contro di lui per vendicare il figlio del sacerdote Ioiadà e lo uccisero nel suo letto. Così egli morì e lo seppellirono nella città di Davide, ma non nei sepolcri dei re.
26Questi furono i congiurati contro di lui: Zabàd figlio di Simeat, l'Ammonita, e Iozabàd figlio di Simrit, il Moabita.
27Quanto riguarda i suoi figli, la quantità dei tributi da lui riscossi, il restauro del tempio di Dio, ecco tali cose sono descritte nella memoria del libro dei re. Al suo posto divenne re suo figlio Amazia.
1Quando divenne re, Ioas aveva sette anni; regnò quarant’anni a Gerusalemme. Sua madre, di Bersabea, si chiamava Sibìa. 2Ioas fece ciò che è retto agli occhi del Signore finché visse il sacerdote Ioiadà. 3Ioiadà gli diede due mogli ed egli generò figli e figlie.
4In seguito, Ioas decise di restaurare il tempio del Signore. 5Radunò i sacerdoti e i leviti e disse loro: «Andate nelle città di Giuda e raccogliete ogni anno da tutto Israele denaro per restaurare il tempio del vostro Dio. Cercate di sollecitare il lavoro». Ma i leviti non mostrarono nessuna fretta. 6Allora il re convocò Ioiadà, il capo, e gli disse: «Perché non hai richiesto ai leviti che portassero da Giuda e da Gerusalemme la tassa prescritta da Mosè, servo del Signore, e fissata dall’assemblea d’Israele per la tenda della Testimonianza? 7L’empia Atalia, infatti, e i suoi adepti hanno dilapidato il tempio di Dio; hanno adoperato per i Baal perfino tutte le cose consacrate del tempio del Signore».
8Per ordine del re fecero una cassa, che posero alla porta del tempio del Signore, all’esterno. 9Quindi fecero un proclama in Giuda e a Gerusalemme, perché si portasse al Signore la tassa imposta da Mosè, servo di Dio, a Israele nel deserto. 10Tutti i comandanti e tutto il popolo si rallegrarono e portarono il denaro, che misero nella cassa fino a riempirla. 11Quando la cassa veniva portata per l’ispezione regale affidata ai leviti ed essi vedevano che c’era molto denaro, allora veniva lo scriba del re e l’ispettore del sommo sacerdote, vuotavano la cassa, quindi la prendevano e la ricollocavano al suo posto. Facevano così ogni giorno e così misero insieme molto denaro. 12Il re e Ioiadà lo diedero agli esecutori dei lavori addetti al tempio del Signore ed essi impegnarono scalpellini e falegnami per il restauro del tempio del Signore; anche lavoratori del ferro e del bronzo si misero al lavoro per riparare il tempio del Signore. 13Gli esecutori dei lavori si misero all’opera e nelle loro mani le riparazioni progredirono; essi riportarono il tempio di Dio in buono stato e lo consolidarono. 14Quando ebbero finito, portarono davanti al re e a Ioiadà il resto del denaro e con esso fecero arredi per il tempio del Signore: vasi per il servizio e per gli olocausti, coppe e altri oggetti d’oro e d’argento. Finché visse Ioiadà, si offrirono sempre olocausti nel tempio del Signore. 15Ioiadà, divenuto vecchio e sazio di anni, morì a centotrenta anni. 16Lo seppellirono nella Città di Davide con i re, perché aveva agito bene in Israele per il servizio del Signore e per il suo tempio.
17Dopo la morte di Ioiadà, i comandanti di Giuda andarono a prostrarsi davanti al re, che allora diede loro ascolto. 18Costoro trascurarono il tempio del Signore, Dio dei loro padri, per venerare i pali sacri e gli idoli. Per questa loro colpa l’ira di Dio fu su Giuda e su Gerusalemme. 19Il Signore mandò loro profeti perché li facessero ritornare a lui. Questi testimoniavano contro di loro, ma non furono ascoltati. 20Allora lo spirito di Dio investì Zaccaria, figlio del sacerdote Ioiadà, che si alzò in mezzo al popolo e disse: «Dice Dio: “Perché trasgredite i comandi del Signore? Per questo non avete successo; poiché avete abbandonato il Signore, anch’egli vi abbandona”». 21Ma congiurarono contro di lui e per ordine del re lo lapidarono nel cortile del tempio del Signore. 22Il re Ioas non si ricordò del favore fattogli da Ioiadà, padre di Zaccaria, ma ne uccise il figlio, che morendo disse: «Il Signore veda e ne chieda conto!».
23All’inizio dell’anno successivo salì contro Ioas l’esercito degli Aramei. Essi vennero in Giuda e a Gerusalemme, sterminarono fra il popolo tutti i comandanti e inviarono l’intero bottino al re di Damasco. 24L’esercito degli Aramei era venuto con pochi uomini, ma il Signore mise nelle loro mani un grande esercito, perché essi avevano abbandonato il Signore, Dio dei loro padri. Essi fecero giustizia di Ioas. 25Quando furono partiti, lasciandolo gravemente malato, i suoi ministri ordirono una congiura contro di lui, perché aveva versato il sangue del figlio del sacerdote Ioiadà, e lo uccisero nel suo letto. Così egli morì e lo seppellirono nella Città di Davide, ma non nei sepolcri dei re. 26Questi furono i congiurati contro di lui: Zabad, figlio di Simeàt, l’Ammonita, e Iozabàd, figlio di Simrìt, il Moabita.
27Quanto riguarda i suoi figli, la quantità dei tributi da lui riscossi, il restauro del tempio di Dio, sono cose descritte nella memoria del libro dei Re. Al suo posto divenne re suo figlio Amasia.
1Quando divenne re, Amazia aveva venticinque anni; regnò ventinove anni in Gerusalemme. Sua madre, di Gerusalemme, si chiamava Ioaddan. 2Egli fece ciò che è retto agli occhi del Signore, ma non con cuore perfetto. 3Quando il regno si fu rafforzato nelle sue mani, egli uccise gli ufficiali che avevano assassinato il re suo padre. 4Ma non uccise i loro figli, perché sta scritto nel libro della legge di Mosè il comando del Signore: «I padri non moriranno per i figli, né i figli per i padri, ma ognuno morirà per il suo peccato».
5Amazia riunì quelli di Giuda e li distribuì, secondo i casati, sotto capi di migliaia e sotto capi di centinaia, per tutto Giuda e Beniamino. Fece un censimento di tutti gli abitanti dai vent'anni in su e trovò che c'erano trecentomila uomini atti alla guerra, armati di lancia e di scudo. 6Egli assoldò da Israele centomila uomini valorosi per cento talenti d'argento.
7Gli si presentò un uomo di Dio che gli disse: «O re, non si unisca a te l'esercito di Israele, perché il Signore non è con Israele, né con alcuno dei figli di Efraim. 8Ma se tu vuoi marciare con loro, fà pure. Raffòrzati pure per la battaglia; Dio ti farà stramazzare davanti al nemico, poiché Dio ha la forza per aiutare e per abbattere». 9Amazia rispose all'uomo di Dio: «Che ne sarà dei cento talenti che ho dato per la schiera di Israele?». L'uomo di Dio rispose: «Il Signore può darti molto più di questo». 10Amazia congedò la schiera venuta a lui da Efraim perché se ne tornasse a casa; ma la loro ira divampò contro Giuda; tornarono a casa loro pieni di sdegno.
11Amazia, fattosi animo, andò a capo del suo esercito nella Valle del sale, ove sconfisse diecimila figli di Seir. 12Quelli di Giuda ne catturarono diecimila vivi e, condottili sulla cima della Roccia, li precipitarono giù; tutti si sfracellarono. 13I componenti della schiera, che Amazia aveva congedato perché non andassero con lui, assalirono le città di Giuda, da Samaria a Bet-Coròn, uccidendo in esse tremila persone e facendo un immenso bottino.
14Tornato dalla vittoria sugli Idumei, Amazia fece portare le divinità dei figli di Seir e le costituì suoi dei e si prostrò davanti a loro e offrì loro incenso. 15Perciò l'ira del Signore divampò contro Amazia; gli mandò un profeta che gli disse: «Perché ti sei rivolto a dei che non sono stati capace di liberare il loro popolo dalla tua mano?». 16Mentre costui lo apostrofava, il re lo interruppe: «Forse ti abbiamo costituito consigliere del re? Smettila! Perché vuoi farti uccidere?». Il profeta cessò, ma disse: «Vedo che Dio ha deciso di distruggerti, perché hai fatto una cosa simile e non hai dato retta al mio consiglio».
17Consigliatosi, Amazia re di Giuda mandò a dire a Ioas figlio di Ioacaz, figlio di Ieu, re di Israele: «Su, misuriamoci in guerra!». 18Ioas re di Israele fece rispondere ad Amazia re di Giuda: «Il cardo del Libano mandò a dire al cedro del Libano: Dà in moglie tua figlia a mio figlio. Ma una bestia selvatica del Libano passò e calpestò il cardo. 19Tu ripeti: Ecco ho sconfitto Edom! E il tuo cuore si è inorgoglito esaltandosi. Ma stattene a casa! Perché provocare una calamità e precipitare tu e Giuda con te?».
20Ma Amazia non diede ascolto. Era volontà di Dio che fossero consegnati nelle mani del nemico, perché si erano rivolti agli dei di Edom. 21Allora si mosse Ioas re di Israele; si sfidarono a battaglia, lui e Amazia re di Giuda, in Bet-Sèmes che appartiene a Giuda. 22Giuda fu sconfitto di fronte a Israele e ognuno fuggì nella sua tenda. 23Ioas re di Israele in Bet-Sèmes fece prigioniero Amazia re di Giuda, figlio di Ioas, figlio di Ioacaz. Condottolo in Gerusalemme, demolì una parte delle mura cittadine, dalla porta di Efraim fino alla porta dell'Angolo, per quattrocento cubiti. 24Prese tutto l'oro, l'argento e tutti gli oggetti trovati nel tempio di Dio, che erano affidati a Obed-Edom, i tesori della reggia e alcuni ostaggi e poi tornò a Samaria.
25Amazia figlio di Ioas, re di Giuda, visse ancora quindici anni dopo la morte di Ioas figlio di Ioacaz, re di Israele. 26Le altre gesta di Amazia, le prime come le ultime, sono descritte nel libro dei re di Giuda e di Israele.
27Dopo che Amazia si fu allontanato dal Signore, fu ordita una congiura contro di lui in Gerusalemme. Egli fuggì in Lachis, ma lo fecero inseguire fino a Lachis e là l'uccisero. 28Lo caricarono su cavalli e lo seppellirono con i suoi padri nella città di Davide.
1Quando divenne re, Amasia aveva venticinque anni; regnò ventinove anni a Gerusalemme. Sua madre era di Gerusalemme e si chiamava Ioaddàn. 2Egli fece ciò che è retto agli occhi del Signore, ma non con cuore perfetto. 3Quando il regno fu saldo nelle sue mani, giustiziò i suoi ufficiali che avevano ucciso il re, suo padre. 4Ma non fece morire i loro figli, secondo quanto è scritto nel libro della legge di Mosè, ove il Signore prescrive: «Non moriranno i padri per una colpa dei figli, né moriranno i figli per una colpa dei padri. Ognuno morirà per il proprio peccato».
5Amasia riunì quelli di Giuda e li distribuì, secondo i casati, sotto comandanti di migliaia e sotto comandanti di centinaia, per tutto Giuda e Beniamino. Fece un censimento dai vent’anni in su e trovò che c’erano trecentomila uomini scelti, abili alla guerra, armati di lancia e di scudo. 6Egli assoldò da Israele centomila soldati valorosi per cento talenti d’argento.
7Gli si presentò un uomo di Dio, che gli disse: «O re, non si unisca a te l’esercito d’Israele, perché il Signore non è con Israele, né con alcuno dei figli di Èfraim. 8Altrimenti va’, fa’ pure, raffòrzati per la battaglia; Dio ti farà stramazzare davanti al nemico, poiché Dio ha la forza per aiutare e per abbattere». 9Amasia rispose all’uomo di Dio: «Che ne sarà dei cento talenti che ho dato per la schiera d’Israele?». L’uomo di Dio rispose: «Il Signore può darti molto più di questo». 10Amasia congedò la schiera venuta a lui da Èfraim perché se ne tornasse a casa; ma la loro ira si accese contro Giuda e tornarono a casa loro pieni d’ira.
11Amasia, fattosi animo, andò a capo del suo popolo nella valle del Sale, ove sconfisse diecimila figli di Seir. 12Quelli di Giuda ne catturarono diecimila vivi e, condottili sulla cima della roccia, li precipitarono giù; si sfracellarono tutti. 13I componenti della schiera, che Amasia aveva congedato perché non andassero con lui alla guerra, assalirono le città di Giuda, da Samaria a Bet-Oron, uccidendo in esse tremila persone e facendo un immenso bottino.
14Tornato dalla strage compiuta sugli Edomiti, Amasia fece portare le divinità dei figli di Seir e le costituì suoi dèi; si prostrò davanti a loro e offrì loro incenso. 15Perciò l’ira del Signore si accese contro Amasia; gli mandò un profeta che gli disse: «Perché ti sei rivolto a dèi che non sono stati capaci di liberare il loro popolo dalla tua mano?». 16Mentre questi gli parlava, il re lo interruppe: «Forse ti abbiamo costituito consigliere del re? Non insistere! Perché vuoi farti uccidere?». Il profeta non insistette, ma disse: «Vedo che Dio ha deciso di distruggerti, perché hai fatto questo e non hai dato retta al mio consiglio».
17Consigliatosi, Amasia, re di Giuda, mandò a dire a Ioas, figlio di Ioacàz, figlio di Ieu, re d’Israele: «Vieni, affrontiamoci!». 18Ioas, re d’Israele, fece rispondere ad Amasia, re di Giuda: «Il cardo del Libano mandò a dire al cedro del Libano: Da’ in moglie tua figlia a mio figlio. Ma passò una bestia selvatica del Libano e calpestò il cardo. 19Tu ripeti: Ecco, ho sconfitto Edom! E il tuo cuore ti ha esaltato gloriandosi. Ma stattene nella tua casa! Perché ti precipiti in una disfatta? Potresti soccombere tu e Giuda con te». 20Ma Amasia non lo ascoltò. Era volontà di Dio che fossero consegnati nelle mani del nemico, perché si erano rivolti agli dèi di Edom.
21Allora Ioas, re d’Israele, si mosse; si affrontarono, lui e Amasia, re di Giuda, a Bet-Semes, che appartiene a Giuda. 22Giuda fu sconfitto di fronte a Israele e ognuno fuggì nella propria tenda. 23Ioas, re d’Israele, fece prigioniero Amasia, re di Giuda, figlio di Ioas, figlio di Ioacàz, a Bet-Semes. Condottolo a Gerusalemme, aprì una breccia nelle mura di Gerusalemme, dalla porta di Èfraim fino alla porta dell’Angolo, per quattrocento cubiti. 24Prese tutto l’oro, l’argento e tutti gli oggetti trovati nel tempio di Dio, che erano affidati a Obed-Edom, i tesori della reggia e gli ostaggi e tornò a Samaria.
25Amasia, figlio di Ioas, re di Giuda, visse quindici anni dopo la morte di Ioas, figlio di Ioacàz, re d’Israele. 26Le altre gesta di Amasia, dalle prime alle ultime, non sono forse descritte nel libro dei re di Giuda e d’Israele?
27Dopo che Amasia si fu allontanato dal Signore, si ordì contro di lui una congiura a Gerusalemme. Egli fuggì a Lachis, ma lo fecero inseguire fino a Lachis, dove l’uccisero. 28Lo caricarono su cavalli e lo seppellirono con i suoi padri nella città di Giuda.
1Quando Acaz divenne re, aveva vent'anni; regnò sedici anni in Gerusalemme. Non fece ciò che è retto agli occhi del Signore, come Davide suo antenato. 2Seguì le strade dei re di Israele; fece perfino fondere statue per i Baal. 3Egli bruciò incenso nella valle di Ben-Hinnòn; bruciò i suoi figli nel fuoco, imitando gli abomini delle popolazioni che il Signore aveva scacciate davanti agli Israeliti. 4Sacrificava e bruciava incenso sulle alture, sui colli e sotto ogni albero verde.
5Ma il Signore suo Dio lo mise nelle mani del re degli Aramei, i quali lo vinsero e gli presero un gran numero di prigionieri, che condussero in Damasco. Fu consegnato anche nelle mani del re di Israele, che gli aveva inflitto una grande sconfitta. 6Pekach, figlio di Romelia, in un giorno uccise centomila uomini in Giuda, tutti uomini valorosi, perché avevano abbandonato il Signore Dio dei loro padri. 7Zicri, un eroe di Efraim, uccise Maaseia figlio del re e Azrikam maggiordomo, ed Elkana luogotenente del re. 8Gli Israeliti condussero in prigionia, bottino preso ai propri fratelli, duecentomila persone fra donne, figli e figlie; essi raccolsero anche una preda abbondante che portarono in Samaria.
9C'era là un profeta del Signore, di nome Oded. Costui uscì incontro all'esercito che giungeva in Samaria e disse: «Ecco, a causa dello sdegno contro Giuda, il Signore, Dio dei vostri padri, li ha messi nelle vostre mani; ma voi li avete massacrati con un furore tale che è giunto fino al cielo. 10Ora voi dite di soggiogare, come vostri schiavi e schiave, gli abitanti di Giuda e di Gerusalemme. Ma non siete anche voi colpevoli nei confronti del Signore vostro Dio? 11Ora ascoltatemi e rimandate i prigionieri, che avete catturati in mezzo ai vostri fratelli, perché altrimenti l'ira ardente del Signore ricadrà su di voi».
12Alcuni capi tra gli efraimiti, cioè Azaria figlio di Giovanni, Berechia figlio di Mesillemòt, Ezechia figlio di Sallùm, e Amasa figlio di Caldài si alzarono contro quanti tornavano dalla guerra, 13dicendo loro: «Non portate qui i prigionieri, perché su di noi pesa gia una colpa nei riguardi del Signore. Voi intendete aumentare il numero dei nostri peccati e delle nostre colpe, mentre la nostra colpa è gia grande e su Israele incombe un'ira ardente».
14I soldati allora rilasciarono i prigionieri e la preda davanti ai capi e a tutta l'assemblea. 15Alcuni uomini, designati per nome, si misero a rifocillare i prigionieri; quanti erano nudi li rivestirono e li calzarono con capi di vestiario presi dal bottino; diedero loro da mangiare e da bere, li medicarono con unzioni; quindi, trasportando su asini gli inabili a marciare, li condussero in Gerico, città delle palme, presso i loro fratelli. Poi tornarono in Samaria.
16In quel tempo il re Acaz mandò a chiedere aiuto al re di Assiria. 17Gli Idumei erano venuti ancora una volta e avevano sconfitto Giuda e fatto prigionieri. 18Anche i Filistei si erano sparsi per le città della Sefela e del Negheb di Giuda, occupando Bet-Sèmes, Aialon, Ghederot, Soco con le dipendenze, Timna con le dipendenze e Ghimzo con le dipendenze, vi si erano insediati. 19Poiché il Signore aveva umiliato Giuda a causa di Acaz re di Giuda, che aveva fomentato l'immoralità in Giuda ed era stato infedele al Signore.
20Anche Tiglat-Pilèzer, re d'Assiria, venne contro di lui e lo oppresse anziché aiutarlo. 21Acaz spogliò il tempio, il palazzo del re e dei principi e consegnò tutto all'Assiria, ma non ne ricevette alcun aiuto.
22Anche quando si trovava alle strette, questo re Acaz continuava a essere infedele al Signore. 23Sacrificò agli dei di Damasco, che lo avevano sconfitto, dicendo: «Poiché gli dei dei re di Aram aiutano i loro fedeli, io sacrificherò loro ed essi mi aiuteranno». In realtà, essi provocarono la sua caduta e quella di tutto Israele. 24Acaz radunò gli arredi del tempio e li fece a pezzi; chiuse le porte del tempio, mentre eresse altari in tutti i crocicchi di Gerusalemme. 25In tutte le città di Giuda eresse alture per bruciare incenso ad altri dei, provocando così lo sdegno del Signore Dio dei suoi padri.
26Le altre gesta di lui e tutte le sue azioni, le prime come le ultime, ecco, sono descritte nel libro dei re di Giuda e di Israele. 27Acaz si addormentò con i suoi padri e lo seppellirono in città, in Gerusalemme, ma non lo collocarono nei sepolcri dei re di Israele. Al suo posto divenne re suo figlio Ezechia.
1Quando Acaz divenne re, aveva vent’anni; regnò sedici anni a Gerusalemme. Non fece ciò che è retto agli occhi del Signore, come Davide, suo padre. 2Seguì le vie dei re d’Israele; fece perfino fondere statue per i Baal. 3Egli bruciò incenso nella valle di Ben-Innòm; fece passare i suoi figli per il fuoco, secondo gli abomini delle nazioni che il Signore aveva scacciato davanti agli Israeliti. 4Sacrificava e bruciava incenso sulle alture, sui colli e sotto ogni albero verde.
5Ma il Signore, suo Dio, lo consegnò nelle mani del re degli Aramei, i quali lo vinsero e gli catturarono un gran numero di prigionieri, che condussero in Damasco. Fu consegnato anche nelle mani del re d’Israele, che gli inflisse una grande sconfitta. 6Pekach, figlio di Romelia, in un giorno uccise centoventimila uomini in Giuda, tutti uomini di valore, perché avevano abbandonato il Signore, Dio dei loro padri. 7Zicrì, un eroe di Èfraim, uccise Maasia, figlio del re, e Azrikàm, prefetto del palazzo, ed Elkanà, il secondo dopo il re. 8Gli Israeliti condussero in prigionia, tra i propri fratelli, duecentomila persone fra donne, figli e figlie; essi raccolsero anche una preda abbondante che portarono a Samaria.
9C’era là un profeta del Signore, di nome Oded. Costui uscì incontro all’esercito che giungeva a Samaria e disse: «Ecco, a causa dello sdegno contro Giuda, il Signore, Dio dei vostri padri, li ha consegnati nelle vostre mani; ma voi li avete massacrati con un furore tale che è giunto fino al cielo. 10Ora voi dite di soggiogare, come vostri schiavi e schiave, i figli di Giuda e di Gerusalemme. Ma non siete proprio voi colpevoli nei confronti del Signore, vostro Dio? 11Ora ascoltatemi e rimandate i prigionieri che avete catturato in mezzo ai vostri fratelli, perché l’ardore dell’ira del Signore è su di voi».
12Alcuni capi tra gli Efraimiti, cioè Azaria, figlio di Giovanni, Berechia, figlio di Mesillemòt, Ezechia, figlio di Sallum, e Amasà, figlio di Cadlài, insorsero contro quanti tornavano dalla guerra, 13dicendo loro: «Non portate qui i prigionieri, perché su di noi pesa già una colpa nei confronti del Signore. Voi intendete aumentare i nostri peccati e le nostre colpe, mentre la nostra colpa è già grande e su Israele incombe un’ira ardente».
14I soldati allora rilasciarono i prigionieri e la preda davanti ai capi e a tutta l’assemblea. 15Alcuni uomini, designati per nome, si presero cura dei prigionieri. Quanti erano nudi li rivestirono e li calzarono con capi di vestiario presi dal bottino, diedero loro da mangiare e da bere, li medicarono con unzioni; quindi, trasportando su asini gli inabili a marciare, li condussero a Gerico, città delle palme, presso i loro fratelli. Poi tornarono a Samaria.
16In quel tempo il re Acaz mandò a chiedere aiuto al re d’Assiria. 17Gli Edomiti erano venuti ancora una volta e avevano sconfitto Giuda e fatto prigionieri. 18Anche i Filistei si erano sparsi per le città della Sefela e del Negheb di Giuda, occupando Bet-Semes, Àialon, Ghederòt, Soco con le dipendenze, Timna con le dipendenze e Ghimzo con le dipendenze, e vi si erano insediati. 19Questo accadde perché il Signore aveva umiliato Giuda a causa di Acaz, re d’Israele, che aveva permesso ogni licenza in Giuda ed era stato infedele al Signore.
20Tiglat-Pilèser, re d’Assiria, venne contro di lui e lo oppresse anziché sostenerlo. 21Acaz spogliò il tempio del Signore, il palazzo del re e dei prìncipi e consegnò tutto all’Assiria, ma non ne ricevette alcun aiuto.
22Anche quando si trovava alle strette, continuava a essere infedele al Signore: così era il re Acaz. 23Sacrificò agli dèi di Damasco, che lo avevano sconfitto, dicendo: «Poiché gli dèi dei re di Aram portano a loro aiuto, io sacrificherò a essi e mi aiuteranno». In realtà, essi provocarono la sua caduta e quella di tutto Israele. 24Acaz radunò gli arredi del tempio di Dio e li fece a pezzi; chiuse le porte del tempio di Dio, mentre eresse altari in tutti i crocicchi di Gerusalemme. 25In tutte le città di Giuda eresse alture per bruciare incenso ad altri dèi, provocando così lo sdegno del Signore, Dio dei suoi padri.
26Le altre gesta di lui e tutte le sue imprese, dalle prime alle ultime, sono descritte nel libro dei re di Giuda e d’Israele. 27Acaz si addormentò con i suoi padri e lo seppellirono in città, a Gerusalemme, ma non lo collocarono nei sepolcri dei re d’Israele. Al suo posto divenne re suo figlio Ezechia.
1Dopo questi fatti e queste prove di fedeltà, ci fu l'invasione di Sennàcherib re d'Assiria. Penetrato in Giuda, assediò le città fortificate per forzarne le mura. 2Ezechia vide l'avanzata di Sennàcherib, che si dirigeva verso Gerusalemme per assediarla. 3Egli decise con i suoi ufficiali e con i suoi prodi di ostruire le acque sorgive, che erano fuori della città. Essi l'aiutarono. 4Si radunò un popolo numeroso per ostruire tutte le sorgenti e il torrente che attraversava il centro del paese, dicendo: «Perché dovrebbero venire i re d'Assiria e trovare acqua in abbondanza?». 5Ezechia si rafforzò; ricostruì tutta la parte diroccata delle mura, vi innalzò torri, costruì un secondo muro, fortificò il Millo della città di Davide e preparò armi in abbondanza e scudi. 6Designò capi militari sopra il popolo; li radunò presso di sé nella piazza della porta della città e così parlò al loro cuore: 7«Siate forti e coraggiosi! Non temete e non abbattetevi davanti al re d'Assiria e davanti a tutta la moltitudine che l'accompagna, perché con noi c'è uno più grande di chi è con lui. 8Con lui c'è un braccio di carne, con noi c'è il Signore nostro Dio per aiutarci e per combattere le nostre battaglie». Il popolo rimase rassicurato dalle parole di Ezechia, re di Giuda.
9In seguito Sennàcherib, re d'Assiria, mandò i suoi ministri a Gerusalemme, mentre egli con tutte le forze assaliva Lachis, per dire a Ezechia re di Giuda e a tutti quelli di Giuda che erano in Gerusalemme: 10«Dice Sennàcherib re d'Assiria: Di chi avete fiducia voi per restare in Gerusalemme assediata? 11Ezechia non vi inganna forse per farvi morire di fame e di sete quando asserisce: Il Signore nostro Dio ci libererà dalle mani del re di Assiria? 12Egli non è forse lo stesso Ezechia che ha eliminato le sue alture e i suoi altari dicendo a Giuda e a Gerusalemme: Vi prostrerete davanti a un solo altare e su di esso soltanto offrirete incenso? 13Non sapete che cosa abbiamo fatto io e i miei padri a tutti i popoli di tutti i paesi? Forse gli dei dei popoli di quei paesi hanno potuto liberare i loro paesi dalla mia mano? 14Quale, fra tutti gli dei dei popoli di quei paesi che i miei padri avevano votato allo sterminio, ha potuto liberare il suo popolo dalla mia mano? Potrà il vostro Dio liberarvi dalla mia mano? 15Ora, non vi inganni Ezechia e non vi seduca in questa maniera! Non credetegli, perché nessun dio di qualsiasi popolo o regno ha potuto liberare il suo popolo dalla mia mano e dalle mani dei miei padri. Nemmeno i vostri dei vi libereranno dalla mia mano!».
16Parlarono ancora i suoi ministri contro il Signore Dio e contro Ezechia suo servo. 17Sennàcherib aveva scritto anche lettere insultando il Signore Dio di Israele e sparlando di lui in questi termini: «Come gli dei dei popoli di quei paesi non hanno potuto liberare i loro popoli dalla mia mano, così il Dio di Ezechia non libererà dalla mia mano il suo popolo».
18Gli inviati gridarono a gran voce in ebraico al popolo di Gerusalemme che stava sulle mura, per spaventarlo e atterrirlo al fine di occuparne la città. 19Essi parlarono del Dio di Gerusalemme come di uno degli dei degli altri popoli della terra, opera di mani d'uomo.
20Allora il re Ezechia e il profeta Isaia figlio di Amoz, pregarono a questo fine e gridarono al Cielo. 21Il Signore mandò un angelo, che sterminò tutti i guerrieri valorosi, ogni capo e ogni ufficiale, nel campo del re d'Assiria. Questi se ne tornò, con la vergogna sul volto, nel suo paese. Entrò nel tempio del suo dio, dove alcuni suoi figli, nati dalle sue viscere, l'uccisero di spada. 22Così il Signore liberò Ezechia e gli abitanti di Gerusalemme dalla mano di Sennàcherib re d'Assiria e dalla mano di tutti gli altri e concesse loro la pace alle frontiere. 23Allora molti portarono offerte al Signore in Gerusalemme e oggetti preziosi a Ezechia re di Giuda, che, dopo simili cose, aumentò in prestigio agli occhi di tutti i popoli.
24In quei giorni Ezechia si ammalò di malattia mortale. Egli pregò il Signore, che l'esaudì e operò un prodigio per lui. 25Ma la riconoscenza di Ezechia non fu proporzionata al beneficio, perché il suo cuore si era insuperbito; per questo su di lui, su Giuda e su Gerusalemme si riversò l'ira divina. 26Tuttavia Ezechia si umiliò della superbia del suo cuore e a lui si associarono gli abitanti di Gerusalemme; per questo l'ira del Signore non si abbattè su di essi finché Ezechia restò in vita.
27Ezechia ebbe ricchezze e gloria in abbondanza. Egli si costruì depositi per l'argento, l'oro, le pietre preziose, gli aromi, gli scudi e per qualsiasi cosa pregevole, 28magazzini per i prodotti del grano, del mosto e dell'olio, stalle per ogni genere di bestiame, ovili per le pecore. 29Si edificò città; ebbe molto bestiame minuto e grosso, perché Dio gli aveva concesso beni molto grandi.
30Ezechia chiuse l'apertura superiore delle acque del Ghicon, convogliandole in basso attraverso il lato occidentale nella città di Davide. Ezechia riuscì in ogni sua impresa. 31Ma quando i capi di Babilonia gli inviarono messaggeri per informarsi sul prodigio avvenuto nel paese, Dio l'abbandonò per metterlo alla prova e conoscerne completamente il cuore.
32Le altre gesta di Ezechia e le sue opere di pietà ecco sono descritte nella visione del profeta Isaia, figlio di Amoz, e nel libro dei re di Giuda e di Israele. 33Ezechia si addormentò con i suoi padri e lo seppellirono nella salita dei sepolcri dei figli di Davide. Alla sua morte gli resero omaggio tutto Giuda e gli abitanti di Gerusalemme. Al suo posto divenne re suo figlio Manàsse.
1Dopo questi fatti e queste prove di fedeltà, venne Sennàcherib, re d’Assiria. Penetrato in Giuda, assediò le città fortificate e ordinò di espugnarle. 2Ezechia vide l’avanzata di Sennàcherib, che si dirigeva verso Gerusalemme per assediarla. 3Egli decise con i suoi comandanti e con i suoi prodi di ostruire le acque sorgive, che erano fuori della città. Essi l’aiutarono. 4Si radunò un popolo numeroso per ostruire tutte le sorgenti e il torrente che scorreva attraverso la regione, dicendo: «Perché dovrebbero venire i re d’Assiria e trovare acqua in abbondanza?». 5Agì da forte: ricostruì tutta la parte diroccata delle mura, vi innalzò torri e al di fuori un altro muro, fortificò il Millo della Città di Davide e preparò armi in abbondanza e scudi. 6Designò capi militari sopra il popolo; li radunò presso di sé nella piazza della porta della città e così parlò al loro cuore: 7«Siate forti e coraggiosi! Non temete e non abbattetevi davanti al re d’Assiria e davanti a tutta la moltitudine che l’accompagna, perché con noi c’è uno più grande di quello che è con lui. 8Con lui c’è un braccio di carne, con noi c’è il Signore, nostro Dio, per aiutarci e per combattere le nostre battaglie». Il popolo rimase rassicurato dalle parole di Ezechia, re di Giuda.
9In seguito Sennàcherib, re d’Assiria, mandò i suoi servitori a Gerusalemme, mentre egli con tutte le forze assaliva Lachis, per dire a Ezechia, re di Giuda, e a tutti quelli di Giuda che erano a Gerusalemme: 10«Così parla Sennàcherib, re d’Assiria: “In chi avete fiducia voi, per restare a Gerusalemme assediata? 11Ezechia non vi inganna forse per farvi morire di fame e di sete quando asserisce: Il Signore, nostro Dio, ci libererà dalle mani del re d’Assiria? 12Egli non è forse lo stesso Ezechia che ha eliminato le sue alture e i suoi altari, dicendo a Giuda e a Gerusalemme: Vi prostrerete davanti a un solo altare e su di esso soltanto offrirete incenso? 13Non sapete che cosa abbiamo fatto io e i miei padri a tutti i popoli del mondo? Forse gli dèi delle nazioni del mondo hanno potuto liberare i loro paesi dalla mia mano?
14Quale, fra tutti gli dèi di quelle nazioni che i miei padri avevano votato allo sterminio, ha potuto liberare il suo popolo dalla mia mano? Potrà il vostro Dio liberarvi dalla mia mano? 15Ora, non vi inganni Ezechia e non vi seduca in questa maniera! Non credetegli, perché nessun dio di qualsiasi nazione o regno ha potuto liberare il suo popolo dalla mia mano e dalle mani dei miei padri. Nemmeno i vostri dèi vi libereranno dalla mia mano!”».
16Parlarono ancora i suoi servitori contro il Signore Dio e contro Ezechia, suo servo. 17Sennàcherib aveva scritto anche lettere insultando il Signore, Dio d’Israele, e parlando contro di lui in questi termini: «Come gli dèi delle nazioni del mondo non hanno potuto liberare i loro popoli dalla mia mano, così il Dio di Ezechia non libererà dalla mia mano il suo popolo».
18Gli inviati gridarono a gran voce in giudaico al popolo di Gerusalemme che stava sulle mura, per spaventarlo e atterrirlo al fine di occuparne la città. 19Essi parlarono del Dio di Gerusalemme come di uno degli dèi degli altri popoli della terra, opera di mani d’uomo.
20Allora il re Ezechia e il profeta Isaia, figlio di Amoz, pregarono a questo riguardo e gridarono al cielo. 21Il Signore mandò un angelo, che sterminò tutti i soldati valorosi, ogni condottiero e ogni comandante, nel campo del re d’Assiria. Questi se ne tornò, con la vergogna sul volto, nella sua terra. Entrò nel tempio del suo dio, dove alcuni suoi figli, nati dalle sue viscere, l’uccisero di spada. 22Così il Signore salvò Ezechia e gli abitanti di Gerusalemme dalla mano di Sennàcherib, re d’Assiria, e dalla mano di tutti gli altri e concesse loro tregua alle frontiere. 23Allora molti portarono offerte al Signore a Gerusalemme e oggetti preziosi a Ezechia, re di Giuda, che dopo queste cose aumentò di prestigio agli occhi di tutte le nazioni.
24In quei giorni Ezechia si ammalò mortalmente. Egli pregò il Signore, che l’esaudì e operò un prodigio per lui. 25Ma Ezechia non corrispose ai benefici a lui concessi, perché il suo cuore si era insuperbito; per questo su di lui, su Giuda e su Gerusalemme si riversò l’ira divina. 26Tuttavia Ezechia si umiliò della superbia del suo cuore e a lui si associarono gli abitanti di Gerusalemme; per questo l’ira del Signore non si abbatté su di loro, durante i giorni di Ezechia.
27Ezechia ebbe ricchezze e gloria in abbondanza. Egli si costruì depositi per l’argento, l’oro, le pietre preziose, gli aromi, gli scudi e per qualsiasi cosa preziosa, 28magazzini per i prodotti del grano, del mosto e dell’olio, stalle per ogni genere di bestiame, ovili per le pecore. 29Si edificò città; ebbe molto bestiame minuto e grosso, perché Dio gli aveva concesso beni molto grandi.
30Ezechia chiuse l’apertura superiore delle acque del Ghicon, convogliandole in basso verso il lato occidentale della Città di Davide. Ezechia riuscì in ogni sua impresa. 31Ma quando i capi di Babilonia gli inviarono messaggeri per informarsi sul prodigio avvenuto nel paese, Dio l’abbandonò per metterlo alla prova e conoscerne completamente il cuore.
32Le altre gesta di Ezechia e le sue opere di pietà sono descritte nella visione del profeta Isaia, figlio di Amoz, nel libro dei re di Giuda e d’Israele. 33Ezechia si addormentò con i suoi padri e lo seppellirono nella salita dei sepolcri dei figli di Davide. Alla sua morte gli resero omaggio tutto Giuda e gli abitanti di Gerusalemme. Al suo posto divenne re suo figlio Manasse.
1Quando Giosia divenne re, aveva otto anni; regnò trentun anni in Gerusalemme. 2Egli fece ciò che è retto agli occhi del Signore e seguì le strade di Davide suo antenato, senza fuorviare in nulla.
3Nell'anno ottavo del suo regno, era ancora un ragazzo, cominciò a ricercare il Dio di Davide suo padre. Nell'anno decimosecondo cominciò a purificare Giuda e Gerusalemme, eliminando le alture, i pali sacri e gli idoli scolpiti o fusi. 4Sotto i suoi occhi furono demoliti gli altari di Baal; infranse gli altari per l'incenso, che vi erano sopra; distrusse i pali sacri e gli idoli scolpiti o fusi, riducendoli in polvere che sparse sui sepolcri di coloro che avevano sacrificato a tali cose. 5Le ossa dei sacerdoti le bruciò sui loro altari; così purificò Giuda e Gerusalemme. 6Lo stesso fece nella città di Manàsse, di Efraim e di Simeone fino a Nèftali, nei loro villaggi devastati. 7Demolì gli altari; fece a pezzi i pali sacri e gli idoli in modo da ridurli in polvere; demolì tutti gli altari per l'incenso in tutto il paese di Israele; poi fece ritorno a Gerusalemme.
8Nell'anno decimottavo del suo regno, dopo aver purificato il paese e il tempio, affidò a Safàn figlio di Asalia, a Maaseia governatore della città, e a Ioach figlio di Ioacaz, archivista, il restauro del tempio del Signore suo Dio. 9Costoro si presentarono al sommo sacerdote Chelkia e gli consegnarono il denaro depositato nel tempio; l'avevano raccolto i leviti custodi della soglia da Manàsse, da Efraim e da tutto il resto di Israele, da tutto Giuda, da Beniamino e dagli abitanti di Gerusalemme. 10Lo misero in mano ai direttori dei lavori che sovraintendevano al tempio ed essi l'utilizzarono per gli operai che lavoravano nel tempio per restaurarlo e rafforzarlo. 11Lo diedero ai falegnami e ai muratori per l'acquisto di pietre da taglio e di legname per l'armatura e la travatura dei locali lasciati rovinare dai re di Giuda.
12Quegli uomini lavoravano con fedeltà; erano stati loro preposti per la direzione Iacat e Abdia, leviti dei figli di Merari, Zaccaria e Mesullàm, Keatiti. Leviti esperti di strumenti musicali 13sorvegliavano i portatori e dirigevano quanti compivano lavori di qualsiasi genere; altri leviti erano scribi, ispettori e portieri.
14Mentre si prelevava il denaro depositato nel tempio, il sacerdote Chelkia trovò il libro della legge del Signore, data per mezzo di Mosè. 15Chelkia prese la parola e disse allo scriba Safàn: «Ho trovato nel tempio il libro della legge». Chelkia diede il libro a Safàn. 16Safàn portò il libro dal re; egli inoltre riferì al re: «Quanto è stato ordinato, i tuoi servitori lo eseguiscono. 17Hanno versato il denaro trovato nel tempio e l'hanno consegnato ai sorveglianti e ai direttori dei lavori». 18Poi lo scriba Safàn annunziò al re: «Il sacerdote Chelkia mi ha dato un libro». Safàn ne lesse una parte alla presenza del re. 19Udite le parole della legge, il re si strappò le vesti 20e comandò a Chelkia, ad Achikam figlio di Safàn, ad Abdon figlio di Mica, allo scriba Safàn e ad Asaia ministro del re: 21«Andate, consultate il Signore per me e per quanti sono rimasti in Israele e in Giuda riguardo alle parole di questo libro ora trovato; grande infatti è la collera del Signore, che si è accesa contro di noi, poiché i nostri padri non hanno ascoltato le parole del Signore facendo quanto sta scritto in questo libro».
22Chelkia insieme con coloro che il re aveva designati si recò dalla profetessa Culda moglie di Sallùm, figlio di Tokat, figlio di Casra, il guardarobiere; essa abitava nel secondo quartiere di Gerusalemme. Le parlarono in tal senso 23ed essa rispose loro: «Dice il Signore Dio di Israele: Riferite all'uomo che vi ha inviati da me: 24Dice il Signore: Ecco, io farò piombare una sciagura su questo luogo e sui suoi abitanti, tutte le maledizioni scritte nel libro letto davanti al re di Giuda, 25perché hanno abbandonato me e hanno bruciato incenso ad altri dei provocandomi a sdegno con tutte le opere delle loro mani. La mia collera si accenderà contro questo luogo e non si potrà spegnere. 26Al re di Giuda, che vi ha inviati a consultare il Signore, riferirete: Dice il Signore, Dio di Israele: A proposito delle parole che hai udito, 27poiché il tuo cuore si è intenerito e ti sei umiliato davanti a Dio, udendo le mie parole contro questo luogo e contro i suoi abitanti; poiché ti sei umiliato davanti a me, ti sei strappate le vesti e hai pianto davanti a me, anch'io ho ascoltato. Oracolo del Signore! 28Ecco, io ti riunirò con i tuoi padri e sarai deposto nel tuo sepolcro in pace. I tuoi occhi non vedranno tutta la sciagura che io farò piombare su questo luogo e sui suoi abitanti». Quelli riferirono il messaggio al re.
29Allora il re inviò dei messi e radunò tutti gli anziani di Giuda e di Gerusalemme. 30Il re, insieme con tutti gli uomini di Giuda, con gli abitanti di Gerusalemme, i sacerdoti, i leviti e tutto il popolo, dal più grande al più piccolo, salì al tempio. Egli fece leggere ai loro orecchi tutte le parole del libro dell'alleanza, trovato nel tempio. 31Il re, stando in piedi presso la colonna, concluse un'alleanza davanti al Signore, impegnandosi a seguire il Signore, a osservarne i comandi, le leggi e i decreti con tutto il cuore e con tutta l'anima, eseguendo le parole dell'alleanza scritte in quel libro. 32Fece impegnare quanti si trovavano in Gerusalemme e in Beniamino. Gli abitanti di Gerusalemme agirono secondo l'alleanza di Dio, del Dio dei loro padri. 33Giosia rimosse tutti gli abomini da tutti i territori appartenenti agli Israeliti; costrinse quanti si trovavano in Israele a servire il Signore loro Dio. Finché egli visse non desistettero dal seguire il Signore, Dio dei loro padri.
1Quando divenne re, Giosia aveva otto anni; regnò trentun anni a Gerusalemme.
2Fece ciò che è retto agli occhi del Signore, seguendo le vie di Davide, suo padre, senza deviare né a destra né a sinistra.
3Nell’anno ottavo del suo regno, quando era ancora un ragazzo, cominciò a cercare il Dio di Davide, suo padre. Nel dodicesimo anno cominciò a purificare Giuda e Gerusalemme dalle alture, dai pali sacri e dalle immagini scolpite o fuse. 4Sotto i suoi occhi furono demoliti gli altari dei Baal, infranse gli altari per l’incenso che vi erano sopra, distrusse i pali sacri e le immagini scolpite o fuse, riducendoli in polvere, che sparse sui sepolcri di coloro che avevano sacrificato a tali cose. 5Le ossa dei sacerdoti le bruciò sui loro altari; così purificò Giuda e Gerusalemme. 6Lo stesso fece nelle città di Manasse, di Èfraim e di Simeone fino a Nèftali, nei loro villaggi circostanti. 7Demolì gli altari, fece a pezzi i pali sacri e gli idoli, in modo da ridurli in polvere, demolì tutti gli altari per l’incenso in tutta la terra d’Israele; poi fece ritorno a Gerusalemme.
8Nell’anno diciottesimo del suo regno, dopo aver purificato la terra e il tempio, mandò Safan, figlio di Asalia, Maasia, governatore della città, e Iòach, figlio di Ioacàz, archivista, per restaurare il tempio del Signore, suo Dio. 9Costoro si presentarono al sommo sacerdote Chelkia e gli consegnarono il denaro depositato nel tempio di Dio; l’avevano raccolto i leviti custodi della soglia da Manasse, da Èfraim e da tutto il resto d’Israele, da tutto Giuda, da Beniamino e dagli abitanti di Gerusalemme. 10Lo misero in mano agli esecutori dei lavori, sovrintendenti al tempio del Signore, ed essi lo diedero agli esecutori dei lavori che lavoravano nel tempio del Signore per consolidare e riparare il tempio. 11Lo diedero ai falegnami e ai muratori per l’acquisto di pietre da taglio e di legname per l’armatura e la travatura dei locali lasciati rovinare dai re di Giuda.
12Quegli uomini lavoravano con onestà; erano stati loro preposti per la direzione Iacat e Abdia, leviti dei figli di Merarì, Zaccaria e Mesullàm, dei figli di Keat. Leviti esperti di strumenti musicali 13sorvegliavano i portatori e dirigevano quanti compivano lavori di qualsiasi genere; altri leviti erano scribi, ispettori e portieri.
14Mentre si prelevava il denaro depositato nel tempio del Signore, il sacerdote Chelkia trovò il libro della legge del Signore, data per mezzo di Mosè. 15Chelkia prese a parlare e disse allo scriba Safan: «Ho trovato nel tempio del Signore il libro della legge». Chelkia diede il libro a Safan. 16Safan portò il libro dal re; egli inoltre lo informò dicendo: «Quanto è stato ordinato, i tuoi servitori lo eseguono. 17Hanno versato il denaro trovato nel tempio del Signore e l’hanno consegnato in mano ai sorveglianti e agli operai». 18Poi lo scriba Safan annunciò al re: «Il sacerdote Chelkia mi ha dato un libro». Safan ne lesse una parte davanti al re. 19Udite le parole della legge, il re si stracciò le vesti. 20Il re comandò a Chelkia, ad Achikàm, figlio di Safan, ad Abdon, figlio di Mica, allo scriba Safan e ad Asaià, ministro del re: 21«Andate, consultate il Signore per me e per quanti sono rimasti in Israele e in Giuda riguardo alle parole del libro che è stato trovato; grande infatti è la collera del Signore, che si è riversata su di noi, perché i nostri padri non hanno ascoltato le parole del Signore, mettendo in pratica quanto sta scritto in questo libro».
22Chelkia, insieme con coloro che il re aveva designato, si recò dalla profetessa Culda, moglie di Sallum, figlio di Tokat, figlio di Casra, custode delle vesti, la quale abitava nel secondo quartiere di Gerusalemme. Le parlarono in tal senso 23ed ella rispose loro: «Così dice il Signore, Dio d’Israele: “Riferite all’uomo che vi ha inviati da me: 24Così dice il Signore: Ecco, io farò venire una sciagura su questo luogo e sui suoi abitanti, tutte le maledizioni scritte nel libro letto davanti al re di Giuda, 25perché hanno abbandonato me e hanno bruciato incenso ad altri dèi per provocarmi a sdegno con tutte le opere delle loro mani; la mia collera si riverserà contro questo luogo e non si spegnerà!”. 26Al re di Giuda, che vi ha inviati a consultare il Signore, riferirete questo: “Così dice il Signore, Dio d’Israele: Quanto alle parole che hai udito, 27poiché il tuo cuore si è intenerito e ti sei umiliato davanti a Dio, all’udire le sue parole contro questo luogo e contro i suoi abitanti, poiché ti sei umiliato davanti a me, ti sei stracciato le vesti e hai pianto davanti a me, anch’io ho ascoltato, oracolo del Signore! 28Ecco, io ti riunirò ai tuoi padri e sarai loro riunito nel tuo sepolcro in pace e i tuoi occhi non vedranno tutta la sciagura che io farò venire su questo luogo e sui suoi abitanti”». Quelli riferirono il messaggio al re.
29Allora il re mandò a radunare tutti gli anziani di Giuda e di Gerusalemme. 30Il re salì al tempio; erano con lui tutti gli uomini di Giuda, gli abitanti di Gerusalemme, i sacerdoti, i leviti e tutto il popolo, dal più grande al più piccolo. Lesse alla loro presenza tutte le parole del libro dell’alleanza, trovato nel tempio del Signore. 31Il re, in piedi presso la colonna, concluse l’alleanza davanti al Signore, per seguire il Signore e osservare i suoi comandi, le istruzioni e le leggi con tutto il suo cuore e con tutta la sua anima, per mettere in pratica le parole dell’alleanza scritte in quel libro. 32Fece impegnare quanti si trovavano a Gerusalemme e in Beniamino. Gli abitanti di Gerusalemme agirono secondo l’alleanza di Dio, Dio dei loro padri. 33Giosia rimosse tutti gli abomini da tutti i territori appartenenti agli Israeliti; costrinse quanti si trovavano in Israele a servire il Signore, loro Dio. Finché egli visse, non desistettero dal seguire il Signore, Dio dei loro padri.
1Quando i nemici di Giuda e di Beniamino vennero a sapere che gli esuli rimpatriati stavano ricostruendo il tempio del Signore Dio d'Israele, 2si presentarono a Zorobabele e ai capifamiglia e dissero: «Vogliamo costruire anche noi insieme con voi, perché anche noi, come voi, cerchiamo il vostro Dio; a lui noi facciamo sacrifici dal tempo di Assaràddon re di Assiria, che ci ha fatti immigrare in questo paese».
3Ma Zorobabele, Giosuè e gli altri capifamiglia d'Israele dissero loro: «Non conviene che costruiamo insieme la casa del nostro Dio; ma noi soltanto la ricostruiremo al Signore Dio d'Israele, come Ciro re di Persia ci ha ordinato».
4Allora la popolazione indigena si mise a scoraggiare il popolo dei Giudei e a molestarlo per impedirgli di costruire. 5Inoltre sobillarono contro di loro alcuni funzionari per mandar fallito il loro piano; ciò per tutto il tempo di Ciro re di Persia fino al regno di Dario re di Persia.
6Durante il regno di Serse, al principio del suo regno, essi presentarono una denunzia contro gli abitanti di Giuda a Gerusalemme. 7Poi al tempo di Artaserse re di Persia, Bislam, Mitridate, Tabeèl e gli altri loro colleghi scrissero ad Artaserse re di Persia: il testo del documento era in caratteri aramaici e redatto in aramaico.
8Recum governatore e Simsai scriba scrissero questa lettera contro Gerusalemme al re Artaserse: 9«Recum governatore e Simsai scriba e gli altri loro colleghi giudici, legati, sovrintendenti e funzionari, uomini di Uruk, di Babilonia e di Susa, cioè di Elam, 10e degli altri popoli che il grande e illustre Asnappàr deportò e stabilì nella città di Samaria e nel resto della regione d'Oltrefiume. - 11Questa è la copia della lettera che gli mandarono. -
Al re Artaserse i tuoi servi, uomini della regione d'Oltrefiume. 12Sia reso noto al re che i Giudei, partiti da te e venuti presso di noi, a Gerusalemme, stanno ricostruendo la città ribelle e malvagia, ne rialzano le mura e ne restaurano le fondamenta. 13Ora sia noto al re che, se questa città sarà ricostruita e saranno rialzate le sue mura, tributi, imposte e diritti di passaggio non saranno più pagati e i diritti dei re saranno lesi. 14Ora, poiché noi mangiamo il sale della reggia e non possiamo tollerare l'insulto al re, perciò mandiamo a lui queste informazioni, 15perché si facciano ricerche nel libro delle memorie dei tuoi padri: tu troverai in questo libro di memorie e constaterai che questa città è ribelle, causa di guai per i re e le province, e le ribellioni vi sono avvenute dai tempi antichi. Per tali ragioni questa città è stata distrutta. 16Noi informiamo il re che, se questa città sarà ricostruita e saranno rialzate le sue mura, ben presto nella regione d'Oltrefiume non avrai più alcun possesso».
17Il re inviò questa risposta: «A Recum governatore e Simsai scriba e agli altri loro colleghi, che risiedono in Samaria e altrove nella regione d'Oltrefiume, salute! Ora: 18il documento che mi avete mandato è stato letto davanti a me accuratamente. 19Dietro mio ordine si sono fatte ricerche, e si è trovato che questa città fin dai tempi antichi si è sollevata contro i re e in essa sono avvenute rivolte e sedizioni. 20A Gerusalemme vi sono stati re potenti che comandavano su tutto il territorio d'Oltrefiume; a loro si pagavano tributi, imposte e diritti di passaggio. 21Date perciò ordine che quegli uomini interrompano i lavori e che quella città non sia ricostruita, fino a nuovo mio ordine. 22Badate di non essere negligenti in questo, perché non ne venga maggior danno al re».
23Appena il testo del documento del re Artaserse fu letto davanti a Recum e a Simsai scriba e ai loro colleghi, questi andarono in gran fretta a Gerusalemme dai Giudei e fecero loro interrompere i lavori con la forza delle armi.
24Così fu sospeso il lavoro per il tempio in Gerusalemme e rimase sospeso fino all'anno secondo del regno di Dario re di Persia.
1Quando i nemici di Giuda e di Beniamino vennero a sapere che gli esuli rimpatriati stavano costruendo un tempio al Signore, Dio d’Israele, 2si presentarono a Zorobabele e ai capi di casato e dissero: «Vogliamo costruire anche noi insieme con voi, perché anche noi, come voi, cerchiamo il vostro Dio; a lui noi facciamo sacrifici dal tempo di Assarhàddon, re d’Assiria, che ci ha fatto salire qui». 3Ma Zorobabele, Giosuè e gli altri capi di casato d’Israele dissero loro: «Non conviene che costruiamo insieme una casa al nostro Dio; noi soltanto la costruiremo al Signore, Dio d’Israele, come Ciro, re di Persia, ci ha ordinato». 4Allora la popolazione locale si mise a scoraggiare il popolo dei Giudei e a intimorirlo perché non costruisse. 5Inoltre con denaro misero contro di loro alcuni funzionari, per far fallire il loro piano; e ciò per tutto il tempo di Ciro, re di Persia, fino al regno di Dario, re di Persia.
6Durante il regno di Serse, al principio del suo regno, essi presentarono una denuncia contro gli abitanti di Giuda e di Gerusalemme. 7Poi al tempo di Artaserse, Bislam, Mitridate, Tabeèl e gli altri loro colleghi scrissero ad Artaserse re di Persia: il testo del documento era in caratteri aramaici e tradotto in aramaico. 8Recum, governatore, e Simsài, scriba, scrissero al re Artaserse contro Gerusalemme la lettera seguente: 9«Da parte di Recum, governatore, e Simsài, scriba, e gli altri loro colleghi giudici e prefetti, uomini di Tarpel, di Persia, di Uruc, di Babilonia e di Susa, cioè di Elam, 10e altri popoli che il grande e illustre Asnappàr deportò e stabilì nella città di Samaria e nel resto della regione dell’Oltrefiume...».
11Questa è la copia della lettera che gli mandarono:
«Al re Artaserse i tuoi servi, uomini della regione dell’Oltrefiume. 12Sia noto al re che i Giudei che sono partiti da te e sono venuti presso di noi, a Gerusalemme, stanno ricostruendo la città ribelle e malvagia: hanno terminato le mura e riparato le fondamenta. 13Ora sia noto al re che, se quella città è ricostruita e le mura sono riparate, tributi, imposte e tasse non saranno più pagati e questo danneggerà i re. 14Ora, poiché noi mangiamo il sale della reggia e per noi non è decoroso stare a guardare la spoliazione del re, mandiamo informazioni al re, 15perché si facciano ricerche nel libro delle memorie dei tuoi padri: tu troverai nel libro delle memorie e constaterai che quella città è una città ribelle, causa di guai per re e province, e vi hanno fatto sedizioni fin dai tempi antichi. Per questo quella città è stata distrutta.
16Noi informiamo il re che, se quella città è ricostruita e le mura sono riparate, non avrai più possedimenti nella regione dell’Oltrefiume».
17Il re inviò questa risposta:
«A Recum, governatore, e Simsài, scriba, e agli altri loro colleghi, che risiedono in Samaria e nel resto della regione dell’Oltrefiume, salute! Ora, 18la lettera che ci avete mandato è stata letta davanti a me accuratamente. 19Dietro mio ordine si sono fatte ricerche, e si è trovato che quella città fin dai tempi antichi si è sollevata contro i re e in essa sono avvenute rivolte e sedizioni. 20A Gerusalemme vi furono re potenti che comandavano su tutto il territorio dell’Oltrefiume: a loro si pagavano tributi, imposte e tasse. 21Date perciò ordine di fermare quegli uomini, e quella città non sia ricostruita, fino a mio ordine nuovo. 22Badate di non essere negligenti in questo, perché non aumenti il danno arrecato al re».
23Appena la copia della lettera del re Artaserse fu letta davanti a Recum e a Simsài, scriba, e ai loro colleghi, questi andarono in gran fretta a Gerusalemme dai Giudei e li fecero smettere con la forza e con la violenza. 24Così cessò il lavoro per il tempio di Dio che è a Gerusalemme e rimase fermo fino all’anno secondo del regno di Dario, re di Persia.
1Il ventiquattro dello stesso mese, gli Israeliti si radunarono per un digiuno, vestiti di sacco e coperti di polvere. 2Quelli che appartenevano alla stirpe d'Israele si separarono da tutti gli stranieri, si presentarono dinanzi a Dio e confessarono i loro peccati e le iniquità dei loro padri. 3Poi si alzarono in piedi nel posto dove si trovavano e fu fatta la lettura del libro della legge del Signore loro Dio, per un quarto della giornata; per un altro quarto essi fecero la confessione dei peccati e si prostrarono davanti al Signore loro Dio. 4Giosuè, Bani, Kadmiel, Sebania, Bunni, Serebia, Bani e Kenani si alzarono sulla pedana dei leviti e invocarono a gran voce il Signore loro Dio. 5I leviti Giosuè, Kadmiel, Bani, Casabnia, Serebia, Odia, Sebania e Petachia dissero: «Alzatevi e benedite il Signore vostro Dio ora e sempre! Si benedica il tuo nome glorioso che è esaltato al di sopra di ogni benedizione e di ogni lode! 6Tu, tu solo sei il Signore, tu hai fatto i cieli, i cieli dei cieli e tutte le loro schiere, la terra e quanto sta su di essa, i mari e quanto è in essi; tu fai vivere tutte queste cose e l'esercito dei cieli ti adora. 7Tu sei il Signore, il Dio che hai scelto Abram, lo hai fatto uscire da Ur dei Caldei e lo hai chiamato Abramo. 8Tu hai trovato il suo cuore fedele davanti a te e hai stabilito con lui un'alleanza, promettendogli di dare alla sua discendenza il paese dei Cananei, degli Hittiti, degli Amorrei, dei Perizziti, dei Gebusei e dei Gergesei; tu hai mantenuto la tua parola, perché sei giusto. 9Tu hai visto l'afflizione dei nostri padri in Egitto e hai ascoltato il loro grido presso il Mare Rosso; 10hai operato segni e prodigi contro il faraone, contro tutti i suoi servi, contro tutto il popolo del suo paese, perché sapevi che essi avevano trattato i nostri padri con durezza; ti sei fatto un nome fino ad oggi. 11Hai aperto il mare davanti a loro, ed essi sono passati in mezzo al mare sull'asciutto; quelli che li inseguivano tu li hai precipitati nell'abisso, come una pietra in fondo alle acque impetuose.
12Li hai guidati di giorno con una colonna di nube e di notte con una colonna di fuoco, per rischiarare loro la strada su cui camminare. 13Sei sceso sul monte Sinai e hai parlato con loro dal cielo e hai dato loro decreti giusti e leggi di verità, buoni statuti e buoni comandi; 14hai fatto loro conoscere il tuo santo sabato e hai dato loro comandi, decreti e una legge per mezzo di Mosè tuo servo. 15Hai dato loro pane del cielo quando erano affamati e hai fatto scaturire acqua dalla rupe quando erano assetati e hai comandato loro che andassero a prendere in possesso il paese che avevi giurato di dare loro.
16Ma essi, i nostri padri, si sono comportati con superbia, hanno indurito la loro cervice e non hanno obbedito ai tuoi comandi; 17si sono rifiutati di obbedire e non si sono ricordati dei miracoli che tu avevi operato in loro favore; hanno indurito la loro cervice e nella loro ribellione si sono dati un capo per tornare alla loro schiavitù. Ma tu sei un Dio pronto a perdonare, pietoso e misericordioso, lento all'ira e di grande benevolenza e non li hai abbandonati. 18Anche quando si sono fatti un vitello di metallo fuso e hanno detto: Ecco il tuo Dio che ti ha fatto uscire dall'Egitto! e ti hanno insultato gravemente, 19tu nella tua misericordia non li hai abbandonati nel deserto: la colonna di nube che stava su di loro non ha cessato di guidarli durante il giorno per il loro cammino e la colonna di fuoco non ha cessato di rischiarar loro la strada su cui camminavano di notte. 20Hai concesso loro il tuo spirito buono per istruirli e non hai rifiutato la tua manna alle loro bocche e hai dato loro l'acqua quando erano assetati. 21Per quarant'anni li hai nutriti nel deserto e non è mancato loro nulla; le loro vesti non si sono logorate e i loro piedi non si sono gonfiati. 22Poi hai dato loro regni e popoli e li hai spartiti fra di loro come un sovrappiù; essi hanno posseduto il paese di Sicon, cioè il paese del re di Chesbòn e il paese di Og re di Basan.
23Hai moltiplicato i loro figli come le stelle del cielo e li hai introdotti nel paese in cui avevi promesso ai loro padri di farli entrare per possederlo. 24I loro figli vi sono entrati e hanno preso in possesso il paese; tu hai umiliato dinanzi a loro i Cananei che abitavano il paese e li hai messi nelle loro mani con i loro re e con i popoli del paese, perché ne disponessero a loro piacere. 25Essi si sono impadroniti di fortezze, di una terra grassa, e hanno posseduto case piene d'ogni bene, cisterne scavate, vigne, oliveti, alberi da frutto in abbondanza; hanno mangiato e si sono saziati e si sono ingrassati e hanno vissuto in delizie per la tua grande bontà. 26Ma poi sono stati disobbedienti, si sono ribellati contro di te, si sono gettati la tua legge dietro le spalle, hanno ucciso i tuoi profeti che li scongiuravano di tornare a te, e ti hanno offeso gravemente. 27Perciò tu li hai messi nelle mani dei loro nemici, che li hanno oppressi. Ma al tempo della loro angoscia essi hanno gridato a te e tu li hai ascoltati dal cielo e, nella tua grande misericordia, tu hai dato loro liberatori, che li hanno strappati dalle mani dei loro nemici. 28Ma quando avevano pace, ritornavano a fare il male dinanzi a te, perciò tu li abbandonavi nelle mani dei loro nemici, che li opprimevano; poi quando ricominciavano a gridare a te, tu li esaudivi dal cielo; così nella tua misericordia più volte li hai salvati. 29Tu li ammonivi per farli tornare alla tua legge; ma essi si mostravano superbi e non obbedivano ai tuoi comandi; peccavano contro i tuoi decreti, che fanno vivere chi li mette in pratica; la loro spalla rifiutava il giogo, indurivano la loro cervice e non obbedivano. 30Hai pazientato con loro molti anni e li hai scongiurati per mezzo del tuo spirito e per bocca dei tuoi profeti; ma essi non hanno voluto prestare orecchio. Allora li hai messi nelle mani dei popoli dei paesi stranieri. 31Però nella tua molteplice compassione, tu non li hai sterminati del tutto e non li hai abbandonati perché sei un Dio clemente e misericordioso. 32Ora, Dio nostro, Dio grande, potente e tremendo, che mantieni l'alleanza e la misericordia, non sembri poca cosa ai tuoi occhi tutta la sventura che è piombata su di noi, sui nostri re, sui nostri capi, sui nostri sacerdoti, sui nostri profeti, sui nostri padri, su tutto il tuo popolo, dal tempo dei re d'Assiria fino ad oggi.
33Tu sei stato giusto in tutto quello che ci è avvenuto, poiché tu hai agito fedelmente, mentre noi ci siamo comportati con empietà. 34I nostri re, i nostri capi, i nostri sacerdoti, i nostri padri non hanno messo in pratica la tua legge e non hanno obbedito né ai comandi né agli ammonimenti con i quali tu li scongiuravi. 35Essi mentre godevano del loro regno, del grande benessere che tu largivi loro e del paese vasto e fertile che tu avevi messo a loro disposizione, non ti hanno servito e non hanno abbandonato le loro azioni malvage. 36Oggi eccoci schiavi nel paese che tu hai concesso ai nostri padri perché ne mangiassero i frutti e ne godessero i beni. 37I suoi prodotti abbondanti sono dei re ai quali tu ci hai sottoposti a causa dei nostri peccati e che sono padroni dei nostri corpi e del nostro bestiame a loro piacere, e noi siamo in grande angoscia».
1Il ventiquattro dello stesso mese, gli Israeliti si radunarono per un digiuno, vestiti di sacchi e coperti di polvere. 2I discendenti d’Israele si separarono da tutti gli stranieri e in piedi confessarono i loro peccati e le colpe dei loro padri. 3Si alzarono in piedi e lessero il libro della legge del Signore, loro Dio, per un quarto della giornata; per un altro quarto essi confessarono i peccati e si prostrarono davanti al Signore, loro Dio. 4Giosuè, Banì, Kadmièl, Sebania, Bunnì, Serebia, Banì e Chenanì salirono sulla pedana dei leviti e invocarono a gran voce il Signore, loro Dio. 5I leviti Giosuè, Kadmièl, Banì, Casabnia, Serebia, Odia, Sebania e Petachia dissero:
«Alzatevi e benedite il Signore, vostro Dio,
da sempre e per sempre!
Benedicano il tuo nome glorioso,
esaltato al di sopra di ogni benedizione
e di ogni lode!
6Tu, tu solo sei il Signore,
tu hai fatto i cieli, i cieli dei cieli
e tutto il loro esercito,
la terra e quanto sta su di essa,
i mari e quanto è in essi;
tu fai vivere tutte queste cose
e l’esercito dei cieli ti adora.
7Tu sei il Signore Dio, che hai scelto Abram,
lo hai fatto uscire da Ur dei Caldei
e lo hai chiamato Abramo.
8Tu hai trovato il suo cuore fedele davanti a te
e hai stabilito con lui un’alleanza,
promettendo di dare la terra dei Cananei,
degli Ittiti, degli Amorrei, dei Perizziti,
dei Gebusei e dei Gergesei,
di darla a lui e alla sua discendenza;
hai mantenuto la tua parola, perché sei giusto.
9Tu hai visto l’afflizione dei nostri padri in Egitto
e hai ascoltato il loro grido presso il Mar Rosso;
10hai operato segni e prodigi contro il faraone,
contro tutti i suoi servi,
contro tutto il popolo della sua terra,
perché sapevi che li avevano trattati con durezza,
e ti sei fatto un nome che dura ancora oggi.
11Hai aperto il mare davanti a loro
ed essi sono passati in mezzo al mare sull’asciutto;
quelli che li inseguivano hai precipitato nell’abisso,
come una pietra in acque impetuose.
12Li hai guidati di giorno con una colonna di nube
e di notte con una colonna di fuoco,
per rischiarare loro la strada su cui camminare.
13Sei sceso sul monte Sinai
e hai parlato con loro dal cielo,
e hai dato loro norme giuste e leggi sicure,
statuti e comandi buoni;
14hai fatto loro conoscere il tuo santo sabato
e hai dato loro comandi, statuti e una legge
per mezzo di Mosè, tuo servo.
15Hai dato loro
pane del cielo per la loro fame
e hai fatto scaturire
acqua dalla rupe per la loro sete,
e hai detto loro di andare
a prendere in possesso la terra
che avevi giurato di dare loro.
16Ma essi, i nostri padri,
si sono comportati con superbia,
hanno indurito la loro cervice
e non hanno obbedito ai tuoi comandi.
17Si sono rifiutati di obbedire
e non si sono ricordati dei tuoi prodigi,
che tu avevi operato in loro favore;
hanno indurito la loro cervice
e nella loro ribellione si sono dati un capo
per tornare alla loro schiavitù.
Ma tu sei un Dio pronto a perdonare,
misericordioso e pietoso,
lento all’ira e ricco di amore
e non li hai abbandonati.
18Anche quando si sono fatti un vitello di metallo fuso
e hanno detto: “Ecco il tuo Dio
che ti ha fatto uscire dall’Egitto!”,
e ti hanno insultato gravemente,
19tu nella tua grande misericordia,
non li hai abbandonati nel deserto,
non hai ritirato da loro la colonna di nube di giorno,
per guidarli nel cammino,
né la colonna di fuoco di notte,
per rischiarare loro la strada su cui camminare.
20Hai concesso loro il tuo spirito buono per istruirli
e non hai rifiutato la tua manna alle loro bocche
e hai dato loro l’acqua per la loro sete.
21Per quarant’anni li hai nutriti nel deserto
e non è mancato loro nulla;
le loro vesti non si sono logorate
e i loro piedi non si sono gonfiati.
22Poi hai dato loro regni e popoli
e li hai divisi definendone i confini;
essi hanno posseduto la terra di Sicon
e la terra del re di Chesbon
e la terra di Og, re di Basan.
23Hai moltiplicato i loro figli come le stelle del cielo
e li hai introdotti nella terra
nella quale avevi comandato ai loro padri
di entrare per prenderne possesso.
24I figli sono entrati
e hanno preso in possesso la terra;
tu hai umiliato dinanzi a loro
gli abitanti della terra, i Cananei,
e li hai messi nelle loro mani
con i loro re e con i popoli della terra,
perché ne disponessero a loro piacere.
25Essi si sono impadroniti
di città fortificate e di una terra grassa
e hanno posseduto case piene di ogni bene,
cisterne scavate, vigne,
oliveti, alberi da frutto in abbondanza;
hanno mangiato e si sono saziati
e si sono ingrassati
e sono vissuti nelle delizie per la tua grande bontà.
26Ma poi hanno disobbedito,
si sono ribellati contro di te,
si sono gettati la tua legge dietro le spalle,
hanno ucciso i tuoi profeti,
che li ammonivano per farli tornare a te,
e ti hanno insultato gravemente.
27Perciò tu li hai messi nelle mani dei loro nemici,
che li hanno oppressi.
Ma nel tempo della loro angoscia
essi hanno gridato a te
e tu hai ascoltato dal cielo
e, nella tua grande misericordia,
tu hai dato loro salvatori,
che li hanno salvati dalle mani dei loro nemici.
28Ma quando avevano pace,
ritornavano a fare il male dinanzi a te,
perciò tu li abbandonavi
nelle mani dei loro nemici,
che li opprimevano;
poi quando ricominciavano a gridare a te,
tu ascoltavi dal cielo.
Così nella tua misericordia
più volte li hai liberati.
29Tu li ammonivi
per farli tornare alla tua legge,
ma essi si mostravano superbi
e non obbedivano ai tuoi comandi;
peccavano contro i tuoi decreti,
che fanno vivere chi li mette in pratica,
offrivano spalle ribelli,
indurivano la loro cervice e non obbedivano.
30Hai pazientato con loro molti anni
e li hai ammoniti con il tuo spirito
per mezzo dei tuoi profeti;
ma essi non hanno voluto prestare orecchio.
Allora li hai messi nelle mani
dei popoli di terre straniere.
31Però, nella tua grande compassione,
tu non li hai sterminati del tutto
e non li hai abbandonati,
perché sei un Dio misericordioso e pietoso.
32Ora, o nostro Dio, Dio grande, potente e tremendo,
che mantieni l’alleanza e la benevolenza,
non sembri poca cosa ai tuoi occhi
tutta la sventura che è piombata su di noi,
sui nostri re, sui nostri capi,
sui nostri sacerdoti, sui nostri profeti,
sui nostri padri, su tutto il tuo popolo,
dal tempo dei re d’Assiria fino ad oggi.
33Tu sei giusto per tutto quello che ci è accaduto,
poiché tu hai agito fedelmente,
mentre noi ci siamo comportati da malvagi.
34I nostri re, i nostri capi, i nostri sacerdoti, i nostri padri
non hanno messo in pratica la tua legge
e non hanno obbedito né ai comandi né agli ammonimenti
con i quali tu li ammonivi.
35Essi, mentre godevano del loro regno,
del grande benessere che tu largivi loro
e della terra vasta e fertile
che tu avevi messo a loro disposizione,
non ti hanno servito
e non hanno abbandonato le loro azioni malvagie.
36Oggi, eccoci schiavi;
e quanto alla terra che tu hai concesso ai nostri padri,
perché ne mangiassero i frutti e i beni,
ecco, in essa siamo schiavi.
37I suoi prodotti abbondanti sono per i re,
che hai posto su di noi a causa dei nostri peccati
e dispongono dei nostri corpi
e del nostro bestiame a loro piacimento,
e noi siamo in grande angoscia.
1Questi sono i sacerdoti e i leviti che sono tornati con Zorobabèle figlio di Sealtiel, e con Giosuè: Seraia, Geremia, Esdra, 2Amaria, Malluch, Cattus, 3Secania, Recum, Meremòt, 4Iddo, Ghinneton, Abia, 5Miamin, Maadia, Bilga, 6Semaia, Ioiarìb, Iedaia, 7Sallu, Amok, Chelkia, Iedaia. Questi erano i capi dei sacerdoti e dei loro fratelli al tempo di Giosuè.
8Leviti: Giosuè, Binnui, Kadmiel, Serebia, Giuda, Mattania, che con i suoi fratelli era preposto al canto degli inni di lode. 9Bakbukia e Unni, loro fratelli, stavano di fronte a loro secondo i loro turni di servizio.
10Giosuè generò Ioiachìm; Ioiachìm generò Eliasìb; Eliasìb generò Ioiadà; 11Ioiadà generò Giònata; Giònata generò Iaddua.
12Al tempo di Ioiachìm i sacerdoti che erano i capi delle casate sacerdotali erano i seguenti: del casato di Seraia, Meraia; di quello di Geremia, Anania; 13di quello di Esdra, Mesullàm; di quello di Amaria, Giovanni; 14di quello di Malluk, Giònata; di quello di Sebania, Giuseppe; 15di quello di Carim, Adna; di quello di Meraiòt, Chelkài; 16di quello di Iddo, Zaccaria; di quello di Ghinneton, Mesullàm; 17di quello di Abia, Zicrì; di quello di Miniamìn...; di quello di Moadia, Piltai; 18di quello di Bilga, Sammua; di quello di Semaia, Giònata; 19di quello di Ioiarìb, Mattenai; di quello di Iedaia, Uzzi; 20di quello di Sallu, Kallài; di quello di Amok, Eber; 21di quello di Chelkia, Casabià; di quello di Iedaia, Netaneèl. 22I leviti furono registrati, quanto ai capi casato, al tempo di Eliasìb, di Ioiadà, di Giovanni e di Iaddua; e i sacerdoti sotto il regno di Dario, il Persiano. 23I capi dei casati levitici sono registrati nel libro delle Cronache fino al tempo di Giovanni, figlio di Eliasìb. 24I capi dei leviti Casabià, Serebia, Giosuè, figlio di Kadmiel, insieme con i loro fratelli, che stavano di fronte a loro, dovevano cantare inni e lodi a turni alternati, secondo l'ordine di Davide, uomo di Dio. 25Mattania, Bakbukia, Abdia, Mesullàm, Talmon, Akkub erano portieri e facevano la guardia ai magazzini delle porte. 26Questi vivevano al tempo di Ioiachìm figlio di Giosuè, figlio di Iozadàk e al tempo di Neemia il governatore e di Esdra sacerdote e scriba.
27Per la dedicazione delle mura di Gerusalemme si mandarono a cercare i leviti da tutti i luoghi dove si trovavano, per farli venire a Gerusalemme, perché la dedicazione si celebrasse con gioia, con inni e cantici e suono di cembali, saltèri e cetre. 28Gli appartenenti al corpo dei cantori si radunarono dal distretto intorno a Gerusalemme, dai villaggi dei Netofatiti, 29da Bet-Gàlgala e dal territorio di Gheba e d'Azmàvet; poiché i cantori si erano edificati villaggi nei dintorni di Gerusalemme. 30I sacerdoti e i leviti si purificarono e purificarono il popolo, le porte e le mura. 31Allora io feci salire sulle mura i capi di Giuda e formai due grandi cori. Il primo s'incamminò dal lato destro, sulle mura, verso la porta del Letame; 32dietro questo coro camminavano Osea, metà dei capi di Giuda, 33Azaria, Esdra, Mesullàm, 34Giuda, Beniamino, Semaia, Geremia, 35appartenenti al coro dei sacerdoti con le trombe; Zaccaria figlio di Giònata, figlio di Semaia, figlio di Mattania, figlio di Michea, figlio di Zaccur, figlio di Asaf, 36e i suoi fratelli Semaia, Azareèl, Milalài, Ghilalài, Maài, Netaneèl, Giuda, Canàni, con gli strumenti musicali di Davide, uomo di Dio; Esdra lo scriba camminava alla loro testa. 37Giunti alla porta della Fonte, salirono davanti a loro per la scalinata della città di Davide sulle mura in salita, oltre la casa di Davide, fino alla porta delle Acque, a oriente. 38Il secondo coro si incamminò a sinistra e io lo seguivo, con l'altra metà del popolo, sopra le mura. Passando oltre la torre dei Forni, esso andò fino al muro Largo, 39poi oltre la porta di Efraim, la porta Vecchia, la porta dei Pesci, la torre di Cananeèl, la torre di Mea, giunse fino alla porta delle Pecore; il coro si fermò alla porta della Prigione. 40I due cori si fermarono nella casa di Dio; così feci io, con la metà dei magistrati che si trovavano con me, 41e i sacerdoti Eliakìm, Maaseia, Miniamin, Michea, Elioenai, Zaccaria, Anania con le trombe 42e Maaseia, Semaia, Eleàzaro, Uzzi, Giovanni, Malchia, Elam, Ezer. I cantori facevano sentire la voce e Izrachia ne era il direttore. 43In quel giorno il popolo offrì numerosi sacrifici e si allietò, perché Dio gli aveva concesso una grande gioia. Anche le donne e i fanciulli si rallegrarono e la gioia di Gerusalemme si sentiva di lontano.
44In quel tempo, alcuni uomini furono preposti alle stanze che servivano da magazzini delle offerte, delle primizie, delle decime, perché vi raccogliessero dalle campagne dipendenti dalla città le parti assegnate dalla legge ai sacerdoti e ai leviti; perché i Giudei gioivano vedendo i sacerdoti e i leviti ai loro posti. 45Questi osservavano ciò che si riferiva al servizio del loro Dio e alle purificazioni; come facevano, dal canto loro, i cantori e i portieri, secondo l'ordine di Davide e di Salomone suo figlio. 46Poiché gia anticamente, al tempo di Davide e di Asaf, vi erano capi cantori e venivano innalzati canti di lode e di ringraziamento a Dio. 47Tutto Israele, al tempo di Zorobabele e di Neemia, dava ogni giorno le porzioni assegnate ai cantori e ai portieri; dava ai leviti le cose consacrate e i leviti davano ai figli di Aronne le cose consacrate che loro spettavano.
1Questi sono i sacerdoti e i leviti che tornarono con Zorobabele, figlio di Sealtièl, e con Giosuè: Seraià, Geremia, Esdra, 2Amaria, Malluc, Cattus, 3Secania, Recum, Meremòt, 4Iddo, Ghinnetòn, Abia, 5Miamìn, Maadia, Bilga, 6Semaià, Ioiarìb, Iedaià, 7Sallu, Amok, Chelkia, Iedaià. Questi erano i capi dei sacerdoti e dei loro fratelli al tempo di Giosuè.
8Leviti: Giosuè, Binnùi, Kadmièl, Serebia, Giuda, Mattania, che era preposto agli inni con i suoi fratelli. 9Bakbukia e Unnì, loro fratelli, si alternavano con loro secondo gli incarichi.
10Giosuè generò Ioiakìm, Ioiakìm generò Eliasìb, Eliasìb generò Ioiadà, 11Ioiadà generò Giònata, Giònata generò Iaddua.
12Al tempo di Ioiakìm i sacerdoti capi di casato erano: del casato di Seraià, Meraià; di quello di Geremia, Anania; 13di quello di Esdra, Mesullàm; di quello di Amaria, Giovanni; 14di quello di Melikù, Giònata; di quello di Sebania, Giuseppe; 15di quello di Carim, Adna; di quello di Meraiòt, Chelkài; 16di quello di Iddo, Zaccaria; di quello di Ghinnetòn, Mesullàm; 17di quello di Abia, Zicrì; di quello di Miniamìn, ...; di quello di Moadia, Piltài; 18di quello di Bilga, Sammùa; di quello di Semaià, Giònata; 19di quello di Ioiarìb, Mattenài; di quello di Iedaià, Uzzì; 20di quello di Sallu, Kallài; di quello di Amok, Eber; 21di quello di Chelkia, Casabia; di quello di Iedaià, Netanèl.
22I leviti furono registrati, quanto ai capi di casato, al tempo di Eliasìb, di Ioiadà, di Giovanni e di Iaddua; e i sacerdoti sotto il regno di Dario, il Persiano.
23I leviti capi di casato furono registrati nel libro delle Cronache fino al tempo di Giovanni, figlio di Eliasìb.
24I capi dei leviti Casabia, Serebia, Giosuè, figlio di Kadmièl, e i loro fratelli si alternavano con loro per lodare e ringraziare, secondo l’ordine di Davide, uomo di Dio, turno per turno. 25Mattania, Bakbukia, Abdia, Mesullàm, Talmon, Akkub erano portieri e facevano la guardia ai magazzini delle porte. 26Questi vivevano al tempo di Ioiakìm, figlio di Giosuè, figlio di Iosadàk, e al tempo di Neemia, il governatore, e di Esdra, sacerdote e scriba.
27Per la dedicazione delle mura di Gerusalemme si mandarono a cercare i leviti da tutti i luoghi dove si trovavano, per farli venire a Gerusalemme, per celebrare la dedicazione con gioia, con azioni di grazie, con il canto, con cimbali, arpe e cetre. 28I cantori si radunarono dal distretto intorno a Gerusalemme, dai villaggi dei Netofatiti, 29da Bet-Gàlgala e dal territorio di Gheba e di Azmàvet, poiché i cantori si erano edificati villaggi nei dintorni di Gerusalemme. 30I sacerdoti e i leviti si purificarono e purificarono il popolo, le porte e le mura. 31Allora io feci salire sulle mura i capi di Giuda e formai due grandi cori. Il primo s’incamminò dal lato destro, sulle mura, verso la porta del Letame; 32dietro a loro camminavano Osea, metà dei capi di Giuda, 33Azaria, Esdra, Mesullàm, 34Giuda, Beniamino, Semaià, Geremia, 35e dei sacerdoti con le trombe Zaccaria, figlio di Gionata, figlio di Semaià, figlio di Mattania, figlio di Michea, figlio di Zaccur, figlio di Asaf, 36e i suoi fratelli Semaià, Azarèl, Milalài, Ghilalài, Maài, Netanèl, Giuda, Anàni, con gli strumenti musicali di Davide, uomo di Dio; lo scriba Esdra era davanti a loro. 37E alla porta della Fonte e davanti a loro salirono per le scale della Città di Davide lungo la salita del muro, oltre la casa di Davide, fino alla porta delle Acque, a oriente. 38Il secondo coro si incamminò a sinistra e io lo seguivo, con l’altra metà del popolo, sopra le mura, dalla torre dei Forni e fino al muro largo, 39e dalla porta di Èfraim alla porta Vecchia e alla porta dei Pesci, alla torre di Cananèl e alla torre dei Cento, fino alla porta delle Pecore, e si fermarono alla porta della Prigione. 40I due cori si fermarono nel tempio di Dio; così feci io, con la metà dei magistrati che si trovavano con me 41e i sacerdoti Eliakìm, Maasia, Miniamìn, Michea, Elioenài, Zaccaria, Anania con le trombe, 42e Maasia, Semaià, Eleàzaro, Uzzì, Giovanni, Malchia, Elam, Ezer. I cantori facevano sentire la voce e Izrachia ne era il direttore. 43In quel giorno il popolo offrì numerosi sacrifici e si rallegrò, perché Dio gli aveva concesso una grande gioia. Anche le donne e i fanciulli si rallegrarono e la gioia di Gerusalemme si sentiva di lontano.
44In quel giorno, alcuni uomini furono preposti alle stanze dei magazzini delle offerte, delle primizie e delle decime, per raccogliervi, dalle campagne di ogni località, le parti assegnate dalla legge ai sacerdoti e ai leviti, poiché i Giudei gioivano per i sacerdoti e i leviti intenti alle funzioni: 45essi svolgevano il servizio del loro Dio e il servizio della purificazione, come i cantori e i portieri, secondo l’ordine di Davide e di Salomone, suo figlio. 46Infatti, al tempo di Davide e di Asaf, in antico, vi erano capi cantori e canti di lode e di ringraziamento a Dio. 47E tutto Israele, al tempo di Zorobabele e al tempo di Neemia, ogni giorno forniva le porzioni prescritte ai cantori e ai portieri e quelle consacrate ai leviti, i quali le davano ai figli di Aronne.
1In quel tempo si lesse in presenza del popolo il libro di Mosè e vi si trovò scritto che l'Ammonita e il Moabita non dovevano mai entrare nella comunità di Dio, 2perché non erano venuti incontro agli Israeliti con il pane e l'acqua e perché avevano prezzolato contro di loro Balaam per maledirli, sebbene il nostro Dio avesse mutato la maledizione in benedizione. 3Quando ebbero udito la legge, separarono da Israele tutto l'elemento straniero che vi si trovava mescolato.
4Prima di questo il sacerdote Eliasìb, che era preposto alle stanze della casa del nostro Dio ed era parente di Tobia, 5aveva messo a disposizione di quest'ultimo una camera grande dove, prima di allora, si riponevano le offerte, l'incenso, gli arredi, la decima del grano, del vino e dell'olio, quanto spettava per legge ai leviti, ai cantori, ai portieri, e la parte che se ne prelevava per i sacerdoti. 6Quando si faceva tutto questo, io non ero a Gerusalemme, perché nell'anno trentaduesimo di Artaserse re di Babilonia ero tornato presso il re; ma dopo qualche tempo, ottenuta una licenza dal re, 7tornai a Gerusalemme e mi accorsi del male che Eliasìb aveva fatto in favore di Tobia, mettendo a sua disposizione una stanza nei cortili del tempio. 8La cosa mi dispiacque molto e feci gettare fuori dalla stanza tutte le masserizie appartenenti a Tobia; 9poi ordinai che si purificassero quelle camere e vi feci ricollocare gli arredi del tempio, le offerte e l'incenso.
10Seppi anche che le porzioni dovute ai leviti non erano state date e che i leviti e i cantori, incaricati del servizio, erano fuggiti ognuno al suo paese. 11Allora rimproverai i magistrati e dissi loro: «Perché la casa di Dio è stata abbandonata?». Poi radunai i leviti e i cantori e li ristabilii nei loro uffici. 12Allora tutto Giuda portò ai magazzini le decime del frumento, del vino e dell'olio; 13affidai la sorveglianza dei magazzini al sacerdote Selemia, allo scriba Zadòk, e a Pedaia, uno dei leviti; ai quali aggiunsi Canan figlio di Zaccur, figlio di Mattania, perché erano reputati uomini fedeli. Il loro ufficio era di fare le ripartizioni tra i loro fratelli.
14Ricordati per questo di me, Dio mio, e non cancellare le opere di pietà che ho fatte per la casa del mio Dio e per il suo servizio!
15In quei giorni osservai in Giuda alcuni che pigiavano nei tini in giorno di sabato, altri che trasportavano i covoni e li caricavano sugli asini, e anche vino, uva, fichi e ogni sorta di carichi, che introducevano a Gerusalemme in giorno di sabato; io protestai a causa del giorno in cui vendevano le derrate. 16C'erano anche alcuni di Tiro stabiliti a Gerusalemme che importavano pesce e ogni sorta di merci e le vendevano ai figli di Giuda in giorno di sabato e in Gerusalemme. 17Allora io rimproverai i notabili di Giuda e dissi loro: «Che cosa è mai questo male che fate, profanando il giorno di sabato? 18I nostri padri non hanno fatto così? Il nostro Dio per questo ha fatto cadere su noi e su questa città tutti questi mali. Voi accrescete l'ira accesa contro Israele, profanando il sabato!». 19Non appena le porte di Gerusalemme cominciarono a essere nell'ombra della sera, prima del sabato, io ordinai che le porte fossero chiuse e che non si riaprissero fino dopo il sabato; collocai alcuni miei servi alle porte, perché nessun carico entrasse in città durante il sabato. 20Così i mercanti e i venditori di ogni merce una o due volte passarono la notte fuori di Gerusalemme. 21Allora io protestai contro di loro e dissi: «Perché passate la notte davanti alle mura? Se lo farete un'altra volta, vi farò arrestare». Da quel momento non vennero più in giorno di sabato. 22Ordinai ai leviti che si purificassero e venissero a custodire le porte per santificare il giorno del sabato.
Anche per questo ricordati di me, mio Dio, e abbi pietà di me secondo la tua grande misericordia!
23In quei giorni vidi anche che alcuni Giudei si erano ammogliati con donne di Asdòd, di Ammòn e di Moab; 24la metà dei loro figli parlava l'asdodeo, conosceva soltanto la lingua di questo o quest'altro popolo, non sapeva parlare giudaico. 25Io li rimproverai, li maledissi, ne picchiai alcuni, strappai loro i capelli e li feci giurare nel nome di Dio che non avrebbero dato le loro figlie ai figli di costoro e non avrebbero preso come mogli le figlie di quelli per i loro figli né per se stessi. 26Dissi: «Salomone, re d'Israele, non ha forse peccato appunto in questo? Certo fra le molte nazioni non ci fu un re simile a lui; era amato dal suo Dio e Dio l'aveva fatto re di tutto Israele; eppure le donne straniere fecero peccare anche lui. 27Si dovrà dunque dire di voi che commettete questo grande male, che siete infedeli al nostro Dio, prendendo mogli straniere?». 28Uno dei figli di Ioiadà figlio di Eliasìb, il sommo sacerdote, era genero di Sanballàt il Coronita; io lo cacciai via da me. 29Ricordati di loro, mio Dio, poiché hanno profanato il sacerdozio e l'alleanza dei sacerdoti e dei leviti. 30Così li purificai da ogni consuetudine straniera e ristabilii i servizi dei sacerdoti e dei leviti, assegnando a ciascuno il suo lavoro. 31Diedi anche disposizioni circa l'offerta della legna ai tempi stabiliti, e circa le primizie.
1In quel giorno si lesse in presenza del popolo il libro di Mosè e vi si trovò scritto che l’Ammonita e il Moabita non dovevano mai entrare nella comunità di Dio, 2perché non erano venuti incontro agli Israeliti con il pane e l’acqua e perché, contro di loro, avevano pagato Balaam per maledirli, sebbene il nostro Dio avesse mutato la maledizione in benedizione. 3Quando ebbero udito la legge, separarono da Israele tutti gli stranieri.
4Prima di questo il sacerdote Eliasìb, assegnato alle stanze del tempio del nostro Dio, parente di Tobia, 5aveva preparato per lui una camera grande dove, prima di allora, si riponevano le offerte, l’incenso, gli utensili, la decima del grano, del vino e dell’olio, spettanza di legge dei leviti, dei cantori, dei portieri, e il tributo per i sacerdoti. 6Quando si faceva tutto questo, io non ero a Gerusalemme, perché nell’anno trentaduesimo di Artaserse, re di Babilonia, ero andato dal re; ma dopo qualche tempo, chiesi di congedarmi dal re, 7venni a Gerusalemme e mi accorsi del male che Eliasìb aveva fatto in favore di Tobia, preparando per lui una stanza nei cortili del tempio di Dio. 8La cosa mi dispiacque molto e feci gettare fuori dalla stanza tutti gli oggetti della casa di Tobia; 9poi ordinai che si purificassero quelle camere e vi feci tornare gli utensili del tempio di Dio, le offerte e l’incenso.
10Seppi anche che le porzioni fissate per i leviti non erano state consegnate e che i leviti e i cantori, che prestavano il servizio, erano fuggiti ognuno al suo paese. 11Allora rimproverai i magistrati e dissi loro: «Perché il tempio di Dio è stato abbandonato?». Poi li radunai e li ristabilii nei loro uffici. 12Allora tutto Giuda portò ai magazzini la decima del frumento, del vino e dell’olio; 13incaricai dei magazzini il sacerdote Selemia, lo scriba Sadoc, Pedaià, uno dei leviti, e al loro fianco Canan, figlio di Zaccur, figlio di Mattania, perché erano reputati uomini fedeli. Così stava a loro fare le parti per i loro fratelli.
14Ricòrdati per questo di me, o mio Dio, e non cancellare la fedeltà con cui ho agito per il tempio del mio Dio e per il suo servizio!
15In quei giorni osservai in Giuda alcuni che pigiavano nei tini durante il sabato, altri che trasportavano i covoni e li caricavano sugli asini, e anche vino, uva, fichi e ogni sorta di carichi, e li portavano a Gerusalemme in giorno di sabato; io protestai a motivo del giorno in cui vendevano le derrate. 16C’erano anche alcuni di Tiro stabiliti in città che portavano pesce e ogni sorta di merci e le vendevano durante il sabato ai figli di Giuda e a Gerusalemme. 17Allora io rimproverai i notabili di Giuda e dissi loro: «Che cosa è mai questo male che fate, profanando il giorno del sabato? 18I nostri padri non hanno fatto così? Il nostro Dio per questo ha fatto cadere su noi e su questa città tutti questi mali. Voi accrescete l’ira contro Israele, profanando il sabato!». 19Non appena le porte di Gerusalemme comiciavano a essere nell’ombra, prima del sabato, io ordinai che le porte fossero chiuse e che non si riaprissero fin dopo il sabato; collocai alcuni miei uomini alle porte: non doveva entrare nessun carico durante il sabato. 20Così i mercanti e i venditori di ogni merce una o due volte passarono la notte fuori di Gerusalemme. 21Allora io protestai contro di loro e dissi: «Perché passate la notte davanti alle mura? Se lo farete un’altra volta, stenderò la mano contro di voi». Da quel momento non vennero più durante il sabato. 22Ordinai ai leviti di purificarsi e di venire a custodire le porte per santificare il giorno del sabato.
Anche per questo ricòrdati di me, mio Dio, e abbi pietà di me secondo il tuo grande amore!
23In quei giorni vidi anche che alcuni Giudei si erano ammogliati con donne di Asdod, di Ammon e di Moab; 24la metà dei loro figli parlava l’asdodeo, nessuno di loro sapeva parlare giudaico, ma solo la lingua di un popolo o dell’altro. 25Io li rimproverai, li maledissi, ne picchiai alcuni, strappai loro i capelli e li feci giurare su Dio: «Non darete le vostre figlie ai loro figli e non prenderete le loro figlie per i vostri figli o per voi stessi. 26Salomone, re d’Israele, non ha forse peccato appunto in questo? Certo, fra le molte nazioni non ci fu un re simile a lui: era amato dal suo Dio e Dio l’aveva fatto re di tutto Israele; eppure le donne straniere fecero peccare anche lui. 27Dovremmo dunque ascoltare voi e fare tutto questo grande male e prevaricare contro il nostro Dio sposando donne straniere?». 28Uno dei figli di Ioiadà, figlio di Eliasìb, il sommo sacerdote, era genero di Sanballàt, il Coronita; io lo cacciai via da me. 29Ricòrdati di loro, mio Dio, poiché hanno profanato il sacerdozio e l’alleanza dei sacerdoti e dei leviti. 30Così li purificai da ogni elemento straniero e ristabilii gli incarichi dei sacerdoti e dei leviti, ognuno al suo compito, 31quelli dell’offerta della legna ai tempi stabiliti, e delle primizie.
Ricòrdati di me in bene, mio Dio!
1Quando fu entrato in Ecbàtana, Tobia disse: «Fratello Azaria, conducimi diritto da nostro fratello Raguele». Egli lo condusse alla casa di Raguele, che trovarono seduto presso la porta del cortile. Lo salutarono per primi ed egli rispose: «Salute fratelli, siate i benvenuti!». Li fece entrare in casa. 2Disse alla moglie Edna: «Quanto somiglia questo giovane a mio fratello Tobi!». 3Edna domandò loro: «Di dove siete, fratelli?», ed essi risposero: «Siamo dei figli di Nèftali, deportati a Ninive». 4Disse allora: «Conoscete nostro fratello Tobi?». Le dissero: «Lo conosciamo». Riprese: «Come sta?». 5Risposero: «Vive e sta bene». E Tobia aggiunse: «È mio padre». 6Raguele allora balzò in piedi, l'abbracciò e pianse. Poi gli disse: «Sii benedetto, figliolo! Sei il figlio di un ottimo padre. Che sventura per un uomo giusto e largo di elemosine essere diventato cieco!». Si gettò al collo del parente Tobia e pianse. 7Pianse anche la moglie Edna e pianse anche la loro figlia Sara. 8Poi egli macellò un montone del gregge e fece loro una calorosa accoglienza. 9Si lavarono, fecero le abluzioni e, quando si furono messi a tavola, Tobia disse a Raffaele: «Fratello Azaria, domanda a Raguele che mi dia in moglie mia cugina Sara». 10Raguele udì queste parole e disse al giovane: «Mangia, bevi e stà allegro per questa sera, poiché nessuno all'infuori di te, mio parente, ha il diritto di prendere mia figlia Sara, come del resto neppure io ho la facoltà di darla ad un altro uomo all'infuori di te, poiché tu sei il mio parente più stretto. Però, figlio, vogliono dirti con franchezza la verità. 11L'ho data a sette mariti, scelti tra i nostri fratelli, e tutti sono morti la notte stessa delle nozze. Ora mangia e bevi, figliolo; il Signore provvederà». 12Ma Tobia disse: «Non mangerò affatto né berrò, prima che tu abbia preso una decisione a mio riguardo». Rispose Raguele: «Lo farò! Essa ti viene data secondo il decreto del libro di Mosè e come dal cielo è stato stabilito che ti sia data. Prendi dunque tua cugina, d'ora in poi tu sei suo fratello e lei tua sorella. Ti viene concessa da oggi per sempre. Il Signore del cielo vi assista questa notte, figlio mio, e vi conceda la sua misericordia e la sua pace».
13Raguele chiamò la figlia Sara e quando essa venne la prese per mano e l'affidò a Tobia con queste parole: «Prendila; secondo la legge e il decreto scritto nel libro di Mosè ti viene concessa in moglie. Tienila e sana e salva conducila da tuo padre. Il Dio del cielo vi assista con la sua pace». 14Chiamò poi la madre di lei e le disse di portare un foglio e stese il documento di matrimonio, secondo il quale concedeva in moglie a Tobia la propria figlia, in base al decreto della legge di Mosè. Dopo di ciò cominciarono a mangiare e a bere. 15Poi Raguele chiamò la moglie Edna e le disse: «Sorella mia, prepara l'altra camera e conducila dentro». 16Essa andò a preparare il letto della camera, come le aveva ordinato, e vi condusse la figlia. Pianse per lei, poi si asciugò le lacrime e disse: 17«Coraggio, figlia, il Signore del cielo cambi in gioia il tuo dolore. Coraggio, figlia!». E uscì.
1Quando fu entrato in Ecbàtana, Tobia disse: «Fratello Azaria, conducimi diritto dal nostro fratello Raguele». Egli lo condusse alla casa di Raguele, che trovarono seduto presso la porta del cortile. Lo salutarono per primi ed egli rispose: «Salute, fratelli, siate i benvenuti!». Li fece entrare in casa. 2Disse a sua moglie Edna: «Quanto somiglia questo giovane a mio fratello Tobi!». 3Edna domandò loro: «Di dove siete, fratelli?», ed essi risposero: «Siamo dei figli di Nèftali, deportati a Ninive». 4Disse allora: «Conoscete nostro fratello Tobi?». Le dissero: «Lo conosciamo». 5Riprese: «Sta bene?». Risposero: «Sta bene e vive». E Tobia aggiunse: «È mio padre».
6Raguele allora balzò in piedi, l’abbracciò e pianse. Poi gli disse: «Sii benedetto, o figlio! Hai un ottimo padre. Che sventura per un uomo giusto e generoso nel fare elemosine essere diventato cieco!». Si gettò al collo del parente Tobia e pianse. 7Pianse anche sua moglie Edna e pianse anche la loro figlia Sara. 8Poi egli macellò un montone del gregge e fece loro una festosa accoglienza.
9Si lavarono, fecero le abluzioni e, quando si furono messi a tavola, Tobia disse a Raffaele: «Fratello Azaria, domanda a Raguele che mi dia in moglie mia cugina Sara». 10Raguele udì queste parole e disse al giovane: «Mangia, bevi e sta’ allegro per questa sera, poiché nessuno all’infuori di te, mio parente, ha il diritto di prendere mia figlia Sara, come del resto neppure io ho la facoltà di darla a un altro uomo all’infuori di te, poiché tu sei il mio parente più stretto. Però, figlio, voglio dirti con franchezza la verità. 11L’ho data a sette mariti, scelti tra i nostri fratelli, e tutti sono morti la notte in cui entravano da lei. Ora, figlio, mangia e bevi; il Signore sarà con voi». 12Ma Tobia disse: «Non mangerò affatto né berrò, prima che tu abbia preso una decisione a mio riguardo». Rispose Raguele: «Lo farò! Ella ti viene data secondo il decreto del libro di Mosè e come dal cielo è stato stabilito che ti sia data. Abbi cura di lei, d’ora in poi tu sei suo fratello e lei tua sorella. Ti viene concessa da oggi per sempre. Il Signore del cielo vi assista questa notte, o figlio, e vi conceda la sua misericordia e la sua pace».
13Raguele chiamò sua figlia Sara e, quando venne, la prese per mano e l’affidò a Tobia con queste parole: «Prendila; secondo la legge e il decreto scritto nel libro di Mosè lei ti viene concessa in moglie. Tienila e, sana e salva, conducila da tuo padre. Il Dio del cielo vi conceda un buon viaggio e pace». 14Chiamò poi la madre di lei e le disse di portare un foglio e stese l’atto di matrimonio, secondo il quale concedeva in moglie a Tobia la propria figlia, in base al decreto della legge di Mosè. Dopo di ciò cominciarono a mangiare e a bere. 15Poi Raguele chiamò sua moglie Edna e le disse: «Sorella mia, prepara l’altra camera e conducila dentro». 16Quella andò a preparare il letto della camera, come le aveva ordinato, e vi condusse la figlia. Pianse per lei, poi si asciugò le lacrime e le disse: 17«Coraggio, figlia, il Signore del cielo cambi in gioia il tuo dolore. Coraggio, figlia!». E uscì.
1Dopo queste cose, quando la collera del re si fu calmata, egli si ricordò di Vasti, di ciò che essa aveva fatto e di quanto era stato deciso a suo riguardo. 2Allora quelli che stavano al servizio del re dissero: «Si cerchino per il re fanciulle vergini e d'aspetto avvenente; 3stabilisca il re in tutte le province del suo regno commissari, i quali radunino tutte le fanciulle vergini e belle nella reggia di Susa, nella casa delle donne, sotto la sorveglianza di Egài, eunuco del re e guardiano delle donne, che darà loro quanto è necessario per abbigliarsi; 4la fanciulla che piacerà al re diventerà regina al posto di Vasti». La cosa piacque al re e così si fece. 5Ora nella cittadella di Susa c'era un Giudeo chiamato Mardocheo, figlio di Iair, figlio di Simei, figlio di un Beniaminita, 6che era stato deportato da Gerusalemme fra quelli condotti in esilio con Ieconìa re di Giuda da Nabucodònosor re di Babilonia. 7Egli aveva allevato Hadàssa, cioè Ester, figlia di un suo zio, perché essa era orfana di padre e di madre. La fanciulla era di bella presenza e di aspetto avvenente; alla morte del padre e della madre, Mardocheo l'aveva presa come propria figlia. 8Quando l'ordine del re e il suo editto furono divulgati e un gran numero di fanciulle venivano radunate nella cittadella di Susa sotto la sorveglianza di Egài, anche Ester fu presa e condotta nella reggia, sotto la sorveglianza di Egài, guardiano delle donne. 9La fanciulla piacque a Egài ed entrò nelle buone grazie di lui; egli si preoccupò di darle il necessario per l'abbigliamento e il vitto; le diede sette ancelle scelte nella reggia e assegnò a lei e alle sue ancelle l'appartamento migliore nella casa delle donne. 10Ester non aveva detto nulla né del suo popolo né della sua famiglia, perché Mardocheo le aveva proibito di parlarne. 11Mardocheo tutti i giorni passeggiava davanti al cortile della casa delle donne per sapere se Ester stava bene e che cosa succedeva di lei. 12Quando veniva il turno per una fanciulla di andare dal re Assuero alla fine dei dodici mesi prescritti alle donne per i loro preparativi, sei mesi per profumarsi con olio di mirra e sei mesi con aromi e altri cosmetici usati dalle donne, 13la fanciulla andava dal re e poteva portare con sé dalla casa delle donne alla reggia quanto chiedeva. 14Vi andava la sera e la mattina seguente passava nella seconda casa delle donne, sotto la sorveglianza di Saasgàz, eunuco del re e guardiano delle concubine. Poi non tornava più dal re a meno che il re la desiderasse ed essa fosse richiamata per nome. 15Quando arrivò per Ester figlia di Abicàil, zio di Mardocheo, che l'aveva adottata per figlia, il turno di andare dal re, essa non domandò se non quello che le fu indicato da Egài, eunuco del re e guardiano delle donne. Ester attirava la simpatia di quanti la vedevano. 16Ester fu dunque condotta presso il re Assuero nella reggia il decimo mese, cioè il mese di Tebèt, il settimo anno del suo regno. 17Il re amò Ester più di tutte le altre donne ed essa trovò grazia e favore agli occhi di lui più di tutte le altre vergini. Egli le pose in testa la corona regale e la fece regina al posto di Vasti. 18Poi il re fece un gran banchetto a tutti i principi e ai ministri, che fu il banchetto di Ester; concesse un giorno di riposo alle province e fece doni con munificenza regale.
19Ora la seconda volta che si radunavano le fanciulle, Mardocheo aveva stanza alla porta del re. 20Ester, secondo l'ordine che Mardocheo le aveva dato, non aveva detto nulla né della sua famiglia né del suo popolo poiché essa faceva quello che Mardocheo le diceva, come quando era sotto la sua tutela. 21In quei giorni, quando Mardocheo aveva stanza alla porta del re, Bigtàn e Tères, due eunuchi del re e tra i custodi della soglia, irritati contro il re Assuero, cercarono il modo di mettere le mani sulla persona del re. 22La cosa fu risaputa da Mardocheo, che avvertì la regina Ester ed Ester ne parlò al re in nome di Mardocheo. 23Fatta investigazione e scoperto il fatto, i due eunuchi furono impiccati a un palo. E la cosa fu registrata nel libro delle cronache, alla presenza del re.
1Dopo questi fatti, l’ira del re si placò ed egli non si ricordò più di Vasti, avendo presente quello che lei aveva detto e come egli l’aveva ormai condannata. 2Dissero allora i servi del re: «Si cerchino per il re fanciulle incorrotte e belle. 3E in tutte le province del suo regno il re dia incarico ai governatori locali perché siano scelte fanciulle vergini e belle; siano portate nella città di Susa, nell’harem, e siano consegnate all’eunuco del re che è il custode delle donne e siano dati loro unguenti e ogni altra cosa necessaria, 4e la donna che piacerà al re diventi regina al posto di Vasti». La proposta piacque al re, e così si fece.
5Nella città di Susa c’era un Giudeo di nome Mardocheo, figlio di Giàiro, figlio di Simei, figlio di Kis, della tribù di Beniamino, 6il quale era stato deportato da Gerusalemme quando fu ridotta in schiavitù da Nabucodònosor, re di Babilonia. 7Egli aveva una figlia adottiva, figlia di Aminadàb, fratello di suo padre, che si chiamava Ester. Quando erano morti i suoi genitori, egli l’aveva allevata per prenderla in moglie. La fanciulla era bella d’aspetto. 8E quando il decreto del re fu pubblicato, molte fanciulle furono raccolte nella città di Susa sotto la sorveglianza di Gai; anche Ester fu condotta da Gai, custode delle donne.
9La fanciulla gli piacque e trovò grazia presso di lui, ed egli si preoccupò di darle gli unguenti e la sua porzione di cibo, oltre alle sette fanciulle assegnate a lei dalla reggia, e usò verso di lei e le sue ancelle un trattamento di favore nell’harem. 10Ester non disse nulla né del suo popolo né della sua stirpe, perché Mardocheo le aveva ordinato di non dirlo. 11Mardocheo passeggiava ogni giorno lungo il cortile dell’harem, per vedere che cosa fosse accaduto a Ester.
12Il momento di andare dal re giungeva per una fanciulla alla fine di dodici mesi, quando terminavano i giorni della preparazione. Il periodo della preparazione si svolgeva così: sei mesi per essere unta con olio di mirra e sei con spezie e unguenti femminili. 13Allora veniva introdotta dal re, e quello che chiedeva le veniva dato per portarlo con sé dall’harem alla reggia. 14Vi andava la sera e la mattina seguente passava nel secondo harem, dove Gai, l’eunuco del re, custodiva le donne; nessuna di loro poteva rientrare dal re, se non veniva chiamata per nome.
15Quando per Ester, figlia di Aminadàb, fratello del padre di Mardocheo, si compì il tempo di entrare dal re, ella nulla tralasciò di quello che le aveva ordinato l’eunuco, il custode delle donne; Ester infatti trovava grazia presso tutti quelli che la vedevano. 16Ester entrò dal re Artaserse nel dodicesimo mese, chiamato Adar, l’anno settimo del suo regno. 17Il re si innamorò di Ester: ella trovò grazia più di tutte le fanciulle e perciò egli pose su di lei la corona regale. 18Poi il re fece un banchetto per tutti i suoi amici e i potenti per sette giorni, volendo solennizzare così le nozze di Ester; condonò pure i debiti a tutti quelli che erano sotto il suo dominio.
19Mardocheo prestava servizio nel palazzo. 20Ester non palesò la sua stirpe: Mardocheo infatti le aveva raccomandato di avere il timore di Dio e di osservare i suoi comandamenti, come quando stava con lui. Ester non cambiò il suo modo di vivere.
21I due eunuchi del re, capi delle guardie del corpo, si rattristarono perché Mardocheo era stato promosso, e cercavano di uccidere il re Artaserse. 22La cosa fu resa nota a Mardocheo, ed egli la fece conoscere ad Ester; ella rivelò al re la notizia della congiura. 23Allora il re fece indagare riguardo ai due eunuchi e li impiccò; il re ordinò di prenderne nota negli archivi reali, in memoria e a lode dei buoni uffici di Mardocheo.
1Quella notte il re non poteva prendere sonno. Allora ordinò che gli si portasse il libro delle memorie, le cronache, e ne fu fatta la lettura alla presenza del re. 2Vi si trovò scritto che Mardocheo aveva denunciato Bigtàn e Tères, i due eunuchi del re tra i custodi della soglia, i quali avevano cercato di porre le mani sulla persona del re Assuero. 3Allora il re chiese: «Che si è fatto per dare a Mardocheo onore e grandezza in premio di questo?». I giovani che servivano il re risposero: «Non s'è fatto nulla per lui». 4Il re disse: «Chi c'è nell'atrio?». Appunto Amàn era venuto nell'atrio esterno della reggia per dire al re di impiccare Mardocheo al palo che egli aveva preparato per lui. 5I giovani servi del re gli risposero: «Ecco c'è Amàn nell'atrio». Il re disse: «Entri!». 6Amàn entrò e il re gli disse: «Che si deve fare a un uomo che il re voglia onorare?». Amàn pensò: «Chi mai vorrebbe il re onorare, se non me?». 7Amàn rispose al re: «Per l'uomo che il re vuole onorare, 8si prenda la veste reale che suole indossare il re e il cavallo che suole cavalcare il re e sulla sua testa sia posta una corona reale; 9si consegni la veste e il cavallo a uno dei principi più nobili del re; si rivesta di quella veste l'uomo che il re vuole onorare, gli si faccia percorrere a cavallo le vie della città e si gridi davanti a lui: Ciò avviene all'uomo che il re vuole onorare». 10Allora il re disse ad Amàn: «Presto, prendi la veste e il cavallo, come hai detto, e fà così a Mardocheo il Giudeo che si trova alla porta del re; non tralasciar nulla di quello che hai detto». 11Amàn prese la veste e il cavallo, rivestì della veste Mardocheo, gli fece percorrere a cavallo le vie della città e gridava davanti a lui: «Ciò avviene all'uomo che il re vuole onorare». 12Poi Mardocheo tornò alla porta del re, ma Amàn andò subito a casa, tutto aggrondato e con il capo velato. 13Amàn raccontò a sua moglie Zeres e a tutti i suoi amici quanto gli era accaduto. I suoi consiglieri e sua moglie Zeres gli dissero: «Se Mardocheo, davanti al quale tu hai cominciato a decadere, è della stirpe dei Giudei, tu non potrai nulla contro di lui, anzi soccomberai del tutto davanti a lui».
14Essi stavano ancora parlando con lui, quando giunsero gli eunuchi del re, i quali si affrettarono a condurre Amàn al banchetto che Ester aveva preparato.
1Quella notte il Signore tolse il sonno al re, che perciò disse al suo precettore di portargli il libro delle memorie, le cronache, e di dargliene lettura. 2Egli vi trovò scritto, riguardo a Mardocheo, che egli aveva riferito al re che due eunuchi del re, nel fare la guardia, avevano cercato di aggredire Artaserse. 3Disse allora il re: «Quale onore o favore abbiamo fatto a Mardocheo?». I servi del re risposero: «Non hai fatto nulla per lui». 4Mentre il re veniva informato circa la benevolenza di Mardocheo, ecco Aman nel cortile della reggia. Allora il re disse: «Chi c’è nel cortile?». Aman era venuto per dire al re di fare impiccare Mardocheo al palo che egli aveva preparato per lui. 5I servi del re dissero: «Ecco, Aman è nel cortile della reggia». E il re replicò: «Chiamatelo!». 6Allora il re disse ad Aman: «Che cosa dovrò fare per l’uomo che io voglio onorare?». Aman disse in cuor suo: «Chi il re vuole onorare se non me?». 7E rispose al re: «Per l’uomo che il re vuole onorare, 8i servi del re portino una veste di lino che viene indossata dal re e un cavallo che il re suole cavalcare: 9siano dati a uno degli amici del re, fra i nobili, e questi ne rivesta l’uomo che il re ama; poi lo faccia salire sul cavallo e si annunci nella piazza della città: “Così sarà per ogni uomo che il re intende onorare”». 10Il re disse ad Aman: «Come hai detto, così fai a Mardocheo, il Giudeo, che si trova nel cortile della reggia, e non trascurare nulla di quello che hai detto».
11Aman prese la veste e il cavallo, rivestì Mardocheo e lo fece salire sul cavallo, passò per la piazza della città annunciando: «Così sarà per ogni uomo che il re intende onorare». 12Mardocheo ritornò nel cortile della reggia, e Aman tornò a casa sua afflitto e con il capo coperto.
13Poi Aman raccontò a Zosara, sua moglie, e ai suoi amici quello che era accaduto. Allora gli amici e la moglie si rivolsero a lui con queste parole: «Se Mardocheo è della stirpe dei Giudei, comincia ad abbassarti davanti a lui, cadendo ai suoi piedi: tu non potrai resistergli, perché il Dio vivente è con lui». 14Essi stavano ancora parlando, quando giunsero gli eunuchi e in fretta portarono Aman al banchetto che Ester aveva preparato.
1Il decimosecondo mese, cioè il mese di Adàr, il tredici del mese, quando l'ordine del re e il suo decreto dovevano essere eseguiti, il giorno in cui i nemici dei Giudei speravano di averli in loro potere, avvenne invece tutto il contrario; poiché i Giudei ebbero in mano i loro nemici. 2I Giudei si radunarono nelle loro città, in tutte le province del re Assuero, per aggredire quelli che cercavano di fare loro del male; nessuno potè resistere loro, perché il timore dei Giudei era piombato su tutti i popoli. 3Tutti i capi delle province, i satrapi, i governatori e quelli che curavano gli affari del re diedero man forte ai Giudei, perché il timore di Mardocheo si era impadronito di essi. 4Perché Mardocheo era grande nella reggia e per tutte le province si diffondeva la fama di quest'uomo; Mardocheo cresceva sempre in potere. 5I Giudei dunque colpirono tutti i nemici, passandoli a fil di spada, uccidendoli e sterminandoli; fecero dei nemici quello che vollero. 6Nella cittadella di Susa i Giudei uccisero e sterminarono cinquecento uomini 7e misero a morte Parsandàta, Dalfòn, Aspàta, 8Poràta, Adalià, Aridàta, 9Parmàsta, Arisài, Aridài e Vaizàta, 10i dieci figli di Amàn figlio di Hammedàta, il nemico dei Giudei, ma non si diedero al saccheggio. 11Quel giorno stesso il numero di quelli che erano stati uccisi nella cittadella di Susa fu portato a conoscenza del re. 12Il re disse alla regina Ester: «Nella cittadella di Susa i Giudei hanno ucciso, hanno sterminato cinquecento uomini e i dieci figli di Amàn; che avranno mai fatto nelle altre province del re? Ora che chiedi di più? Ti sarà dato. Che altro desideri? Sarà fatto!». 13Allora Ester disse: «Se così piace al re, sia permesso ai Giudei che sono a Susa di fare anche domani quello che era stato decretato per oggi; siano impiccati al palo i dieci figli di Amàn». 14Il re ordinò che così fosse fatto. Il decreto fu promulgato a Susa. I dieci figli di Amàn furono appesi al palo. 15I Giudei che erano a Susa si radunarono ancora il quattordici del mese di Adàr e uccisero a Susa trecento uomini; ma non si diedero al saccheggio. 16Anche gli altri Giudei che erano nelle province del re si radunarono, difesero la loro vita e si misero al sicuro dagli attacchi dei nemici; uccisero settantacinquemila di quelli che li odiavano, ma non si diedero al saccheggio. 17Questo avvenne il tredici del mese di Adàr; il quattordici si riposarono e ne fecero un giorno di banchetto e di gioia. 18Ma i Giudei che erano a Susa si radunarono il tredici e il quattordici di quel mese; il quindici si riposarono e ne fecero un giorno di banchetto e di gioia. 19Perciò i Giudei della campagna, che abitano in città non circondate da mura, fanno del quattordici del mese di Adar un giorno di gioia, di banchetto e di festa, nel quale si mandano regali gli uni gli altri.
19aInvece gli abitanti delle grandi città celebrano come giorno di allegra festività il quindici di Adàr, mandando regali ai vicini.
20Mardocheo scrisse questi avvenimenti e mandò lettere a tutti i Giudei che erano in tutte le province del re Assuero, vicini e lontani, 21per stabilire che ogni anno celebrassero il quattordici e il quindici del mese di Adàr, 22perché giorni nei quali i Giudei ebbero tregua dagli attacchi dei nemici e il mese in cui il loro dolore era stato mutato in gioia, il loro lutto in festa, e perché facessero di questi giorni giorni di banchetto e di gioia, nei quali si mandassero regali scambievolmente e si facessero doni ai poveri. 23I Giudei si impegnarono a continuare quello che avevano gia cominciato a fare e che Mardocheo aveva loro prescritto. 24Amàn infatti, il figlio di Hammedàta l'Agaghita, il nemico di tutti i Giudei, aveva tramato contro i Giudei per distruggerli e aveva gettato il pur, cioè la sorte, per confonderli e farli perire; 25ma quando Ester si fu presentata al re, questi ordinò con documenti scritti che la scellerata trama di Amàn contro i Giudei fosse fatta ricadere sul capo di lui e che egli e i suoi figli fossero impiccati al palo. 26Perciò quei giorni furono chiamati Purim dalla parola pur. Secondo tutto il contenuto di quella lettera, in seguito a quanto avevano visto a questo proposito ed era loro avvenuto, 27i Giudei stabilirono e presero per sé, per la loro stirpe e per quanti si sarebbero aggiunti a loro, l'impegno inviolabile di celebrare ogni anno quei due giorni, secondo le disposizioni di quello scritto e alla data fissata. 28Questi giorni devono essere commemorati e celebrati di generazione in generazione, in ogni famiglia, in ogni provincia, in ogni città; questi giorni di Purim non devono cessare mai di essere celebrati fra i Giudei e il loro ricordo non dovrà mai cancellarsi fra i loro discendenti. 29La regina Ester figlia di Abicàil e il giudeo Mardocheo scrissero con ogni autorità per dar valore a questa loro seconda lettera relativa ai Purim. 31per stabilire questi giorni di Purim nelle loro date precise, come li avevano ordinati il giudeo Mardocheo e la regina Ester e come essi stessi li avevano stabiliti per sé e per i loro discendenti, in occasione del loro digiuno e della loro invocazione. 32Un ordine di Ester stabilì le circostanze di questi Purim e fu scritto in un libro.
1Il dodicesimo mese, il tredici del mese di Adar, le lettere scritte dal re erano giunte. 2In quel giorno i nemici dei Giudei perirono; nessuno resistette per paura di loro. 3Infatti i capi dei satrapi, i prìncipi e gli scribi del re onoravano i Giudei, poiché la paura di Mardocheo si era impadronita di loro. 4In effetti l’editto del re imponeva che egli fosse onorato in tutto il regno. 5[I Giudei dunque colpirono tutti i nemici, passandoli a fil di spada, uccidendoli e sterminandoli; fecero dei nemici quello che vollero.] 6Nella città di Susa i Giudei uccisero cinquecento uomini: 7Farsannestàin, Delfo, Fasga, 8Fardata, Barea, Sarbacà, 9Marmasimà, Arufeo, Arseo, Zabuteo, 10i dieci figli di Aman, figlio di Amadàta, il Bugeo, nemico dei Giudei, e fecero saccheggio. 11In quello stesso giorno il numero di quelli che perirono a Susa fu reso noto al re.
12Allora il re disse a Ester: «I Giudei hanno fatto perire cinquecento uomini nella città di Susa, e come pensi si siano comportati nel resto del paese? Che cosa chiedi ancora? Ti sarà dato». 13Ester disse al re: «Sia concesso ai Giudei di comportarsi allo stesso modo domani, fino a quando saranno impiccati i dieci figli di Aman». 14Ed egli permise che così si facesse e consegnò ai Giudei della città i corpi dei figli di Aman per essere appesi. 15I Giudei si radunarono nella città di Susa il quattordicesimo giorno del mese di Adar e uccisero trecento uomini, ma non fecero alcun saccheggio. 16Il resto dei Giudei che si erano radunati nel regno, si aiutarono a vicenda ed ebbero tregua dai loro nemici: infatti ne sterminarono quindicimila nel tredicesimo giorno del mese di Adar, ma non fecero alcun saccheggio. 17Il quattordicesimo giorno dello stesso mese si riposarono e trascorsero quel giorno di riposo con gioia ed esultanza. 18Invece nella città di Susa i Giudei che si erano radunati anche il quattordicesimo giorno, ma senza riposarsi, trascorsero nella gioia e nell’esultanza anche il quindicesimo giorno. 19È per questo dunque che i Giudei sparsi in ogni provincia straniera celebrano con gioia il quattordicesimo giorno del mese di Adar come giorno di festa, mandando ciascuno regali al suo prossimo. Coloro che risiedono invece nelle città principali celebrano con gioia anche il quindicesimo giorno del mese di Adar come giorno di festa, mandando ciascuno regali al suo prossimo.
20Mardocheo scrisse queste cose su un libro e lo mandò ai Giudei che vivevano nel regno di Artaserse vicini e lontani, 21per stabilire questi giorni come festivi, da celebrare il quattordici e il quindici del mese di Adar. 22In quei giorni infatti i Giudei ebbero tregua dai loro nemici, e quello fu il mese, Adar, nel quale essi passarono dal pianto alla gioia e dal dolore a un giorno di festa; perciò esso deve essere considerato tutto quanto come un periodo di giorni festivi, di nozze ed esultanza, in cui si inviano doni agli amici e ai poveri.
23I Giudei approvarono il racconto che aveva scritto loro Mardocheo: 24come Aman, figlio di Amadàta, il Macèdone, li aveva combattuti, come egli aveva emesso il decreto e aveva tirato le sorti per farli scomparire 25e come egli era andato dal re dicendogli di impiccare Mardocheo; ma tutti i mali che egli aveva cercato di far cadere sopra i Giudei erano venuti sopra di lui, ed era stato impiccato lui e i suoi figli.
26Perciò quei giorni furono chiamati Purìm a motivo delle sorti, poiché nella loro lingua esse sono chiamate Purìm, e a motivo delle parole di questa lettera, che ricordava tutto quello che avevano sofferto e che era loro capitato. 27Mardocheo stabilì e i Giudei approvarono per sé, per i loro discendenti e per quelli che si fossero uniti a loro, che non si sarebbero comportati in modo diverso: questi giorni dovevano essere un memoriale da osservare di generazione in generazione, in ogni città, famiglia e provincia. 28Questi giorni dei Purìm saranno celebrati in ogni tempo, e il loro ricordo non sia lasciato cadere dai loro discendenti. 29La regina Ester, figlia di Aminadàb, e Mardocheo, il Giudeo, scrissero tutto quello che avevano fatto e confermarono la lettera dei Purìm.
31Mardocheo e la regina Ester stabilirono per sé privatamente di digiunare; imposero allora la loro volontà contro la loro salute. 32Ester lo stabilì con un ordine che fu scritto come memoriale.
1Queste cose avvennero dopo che Alessandro il Macedone, figlio di Filippo, uscito dalla regione dei Kittim sconfisse Dario, re dei Persiani e dei Medi, e regnò al suo posto, cominciando dalla Grecia. 2Intraprese molte guerre, si impadronì di fortezze e uccise i re della terra; 3arrivò sino ai confini della terra e raccolse le spoglie di molti popoli. La terra si ridusse al silenzio davanti a lui; il suo cuore si esaltò e si gonfiò di orgoglio. 4Radunò forze ingenti e conquistò regioni, popoli e principi, che divennero suoi tributari. 5Dopo questo cadde ammalato e comprese che stava per morire. 6Allora chiamò i suoi luogotenenti più importanti, che erano cresciuti con lui fin dalla giovinezza e mentre era ancora vivo divise tra di loro il suo impero. 7Regnò dunque Alessandro dodici anni e morì. 8I suoi subalterni assunsero il potere, ognuno nella sua regione; 9dopo la sua morte tutti cinsero il diadema e dopo di loro i loro figli per molti anni e si moltiplicarono i mali sulla terra.
10Uscì da quelli una radice perversa, Antioco Epìfane, figlio del re Antioco che era stato ostaggio a Roma, e assunse il regno nell'anno centotrentasette del dominio dei Greci. 11In quei giorni sorsero da Israele figli empi che persuasero molti dicendo: «Andiamo e facciamo lega con le nazioni che ci stanno attorno, perché da quando ci siamo separati da loro, ci sono capitati molti mali». 12Parve ottimo ai loro occhi questo ragionamento; 13alcuni del popolo presero l'iniziativa e andarono dal re, che diede loro facoltà di introdurre le istituzioni dei pagani. 14Essi costruirono una palestra in Gerusalemme secondo le usanze dei pagani 15e cancellarono i segni della circoncisione e si allontanarono dalla santa alleanza; si unirono alle nazioni pagane e si vendettero per fare il male.
16Quando il regno fu consolidato in mano di Antioco, egli volle conquistare l'Egitto per dominare due regni: 17entrò nell'Egitto con un esercito imponente, con carri ed elefanti, con la cavalleria e una grande flotta 18e venne a battaglia con Tolomeo re di Egitto. Tolomeo fu travolto davanti a lui e dovette fuggire e molti caddero colpiti a morte. 19Espugnarono le fortezze dell'Egitto e Antioco saccheggiò il paese di Egitto.
20Ritornò quindi Antioco dopo aver sconfitto l'Egitto nell'anno centoquarantatrè, si diresse contro Israele e mosse contro Gerusalemme con forze ingenti. 21Entrò con arroganza nel santuario e ne asportò l'altare d'oro e il candelabro dei lumi con tutti i suoi arredi 22e la tavola dell'offerta e i vasi per le libazioni, le coppe e gli incensieri d'oro, il velo, le corone e i fregi d'oro della facciata del tempio e lo sguarnì tutto; 23si impadronì dell'argento e dell'oro e d'ogni oggetto pregiato e asportò i tesori nascosti che riuscì a trovare; 24quindi, raccolta ogni cosa, fece ritorno nella sua regione. Fece anche molte stragi e parlò con grande arroganza.
25Allora vi fu lutto grande per gli Israeliti
in ogni loro regione.
26Gemettero i capi e gli anziani,
le vergini e i giovani persero vigore
e la bellezza delle donne svanì.
27Ogni sposo levò il suo lamento
e la sposa nel talamo fu in lutto.
28Tremò la terra per i suoi abitanti
e tutta la casa di Giacobbe si vestì di vergogna.
29Due anni dopo, il re mandò alle città di Giuda un sovrintendente ai tributi. Egli venne in Gerusalemme con ingenti forze 30e rivolse loro con perfidia parole di pace ed essi gli prestarono fede. Ma all'improvviso piombò sulla città, le inflisse colpi crudeli e mise a morte molta gente in Israele. 31Mise a sacco la città, la diede alle fiamme e distrusse le sue abitazioni e le mura intorno. 32Trassero in schiavitù le donne e i bambini e si impossessarono dei greggi. 33Poi costruirono attorno alla città di Davide un muro grande e massiccio, con torri solidissime, e questa divenne per loro una fortezza. 34Vi stabilirono una razza empia, uomini scellerati, che si fortificarono dentro, 35vi collocarono armi e vettovaglie e, radunato il bottino di Gerusalemme, lo depositarono colà e divennero come una grande trappola; 36questo fu un'insidia per il santuario e un avversario maligno per Israele in ogni momento
37Versarono sangue innocente intorno al santuario
e profanarono il luogo santo.
38Fuggirono gli abitanti di Gerusalemme a causa loro
e la città divenne abitazione di stranieri;
divenne straniera alla sua gente
e i suoi figli l'abbandonarono.
39Il suo santuario fu desolato come il deserto,
le sue feste si mutarono in lutto,
i suoi sabati in vergogna
il suo onore in disprezzo.
40Quanta era stata la sua gloria
altrettanto fu il suo disonore
e il suo splendore si cambiò in lutto.
41Poi il re prescrisse con decreto a tutto il suo regno, che tutti formassero un sol popolo 42e ciascuno abbandonasse le proprie leggi. Tutti i popoli consentirono a fare secondo gli ordini del re. 43Anche molti Israeliti accettarono di servirlo e sacrificarono agli idoli e profanarono il sabato. 44Il re spedì ancora decreti per mezzo di messaggeri a Gerusalemme e alle città di Giuda, ordinando di seguire usanze straniere al loro paese, 45di far cessare nel tempio gli olocausti, i sacrifici e le libazioni, di profanare i sabati e le feste 46e di contaminare il santuario e i fedeli, 47di innalzare altari, templi ed edicole e sacrificare carni suine e animali immondi, 48di lasciare che i propri figli, non circoncisi, si contaminassero con ogni impurità e profanazione, 49così da dimenticare la legge e mutare ogni istituzione, 50pena la morte a chiunque non avesse agito secondo gli ordini del re. 51Secondo questi ordini scrisse a tutto il regno, stabilì ispettori su tutto il popolo e intimò alle città di Giuda di sacrificare città per città. 52Anche molti del popolo si unirono a loro, tutti i traditori della legge, e commisero il male nella regione 53e ridussero Israele a nascondersi in ogni possibile rifugio.
54Nell'anno centoquarantacinque, il quindici di Casleu il re innalzò sull'altare un idolo. Anche nelle città vicine di Giuda eressero altari 55e bruciarono incenso sulle porte delle case e nelle piazze. 56Stracciavano i libri della legge che riuscivano a trovare e li gettavano nel fuoco. 57Se qualcuno veniva trovato in possesso di una copia del libro dell'alleanza o ardiva obbedire alla legge, la sentenza del re lo condannava a morte. 58Con prepotenza trattavano gli Israeliti che venivano scoperti ogni mese nella città 59e specialmente al venticinque del mese, quando sacrificavano sull'ara che era sopra l'altare dei sacrifici. 60Mettevano a morte, secondo gli ordini, le donne che avevano fatto circoncidere i loro figli, 61con i bambini appesi al collo e con i familiari e quelli che li avevano circoncisi. 62Tuttavia molti in Israele si fecero forza e animo a vicenda per non mangiare cibi immondi 63e preferirono morire pur di non contaminarsi con quei cibi e non disonorare la santa alleanza; così appunto morirono. 64Sopra Israele fu così scatenata un'ira veramente grande.
1Queste cose avvennero dopo che Alessandro il Macèdone, figlio di Filippo, uscito dalla regione dei Chittìm sconfisse Dario, re dei Persiani e dei Medi, e regnò al suo posto cominciando dalla Grecia. 2Egli intraprese molte guerre, si impadronì di fortezze e uccise i re della terra; 3arrivò sino ai confini della terra e raccolse le spoglie di molti popoli. La terra ammutolì davanti a lui; ma egli si esaltò e il suo cuore montò in superbia. 4Radunò forze ingenti e conquistò regioni, popoli e prìncipi, che divennero suoi tributari. 5Dopo questo cadde ammalato e comprese che stava per morire. 6Allora chiamò i suoi ufficiali più illustri, che erano stati educati con lui fin dalla giovinezza, e divise tra loro il suo regno mentre era ancora vivo. 7Alessandro dunque aveva regnato dodici anni quando morì. 8I suoi ufficiali assunsero il potere, ognuno nella sua regione; 9dopo la sua morte cinsero tutti il diadema e, dopo di loro, i loro figli per molti anni, moltiplicando i mali sulla terra. 10Uscì da loro una radice perversa, Antioco Epìfane, figlio del re Antioco, che era stato ostaggio a Roma, e cominciò a regnare nell’anno centotrentasette del regno dei Greci.
11In quei giorni uscirono da Israele uomini scellerati, che persuasero molti dicendo: «Andiamo e facciamo alleanza con le nazioni che ci stanno attorno, perché, da quando ci siamo separati da loro, ci sono capitati molti mali». 12Parve buono ai loro occhi questo ragionamento. 13Quindi alcuni del popolo presero l’iniziativa e andarono dal re, che diede loro facoltà d’introdurre le istituzioni delle nazioni. 14Costruirono un ginnasio a Gerusalemme secondo le usanze delle nazioni, 15cancellarono i segni della circoncisione e si allontanarono dalla santa alleanza. Si unirono alle nazioni e si vendettero per fare il male.
16Quando il regno fu consolidato, Antioco volle conquistare l’Egitto per regnare sui due regni: 17entrò in Egitto con un esercito imponente, con carri ed elefanti, con la cavalleria e una grande flotta, 18e venne a battaglia con Tolomeo, re d’Egitto. Tolomeo fu travolto davanti a lui e dovette fuggire, e molti caddero colpiti a morte. 19Così espugnò le città fortificate dell’Egitto e fece bottino della terra d’Egitto.
20Antioco ritornò dopo aver sconfitto l’Egitto nell’anno centoquarantatré, mosse contro Israele e salì a Gerusalemme con un grande esercito. 21Entrò con arroganza nel santuario e ne asportò l’altare d’oro e il candelabro dei lumi con tutti i suoi arredi, 22la tavola dell’offerta e i vasi per le libagioni, le coppe e gli incensieri d’oro, il velo, le corone e i fregi d’oro della facciata del tempio e lo spogliò tutto; 23s’impadronì dell’argento e dell’oro e d’ogni oggetto pregiato e asportò i tesori nascosti che riuscì a trovare. 24Poi, raccolta ogni cosa, fece ritorno nella sua terra, dopo aver fatto una strage e aver parlato con grande arroganza.
25Allora vi fu lutto grande per gli Israeliti
in ogni loro regione.
26Gemettero i capi e gli anziani,
le vergini e i giovani persero vigore
e la bellezza delle donne svanì.
27Ogni sposo levò il suo lamento
e la sposa nel talamo fu in lutto.
28Tremò la terra per i suoi abitanti
e tutta la casa di Giacobbe si vestì di vergogna.
29Due anni dopo, il re mandò alle città di Giuda un sovrintendente ai tributi. Egli venne a Gerusalemme con un grande esercito 30e rivolse loro con perfidia parole di pace ed essi gli prestarono fede. Ma all’improvviso piombò sulla città, le inflisse colpi crudeli e mise a morte molta gente in Israele. 31Mise a sacco la città, la diede alle fiamme e distrusse le sue abitazioni e le mura di cinta. 32Trassero in schiavitù le donne e i bambini e s’impossessarono del bestiame. 33Poi costruirono attorno alla Città di Davide un muro grande e massiccio, con torri solidissime, e divenne per loro una cittadella. 34Vi stabilirono una razza perversa, uomini scellerati, che vi si fortificarono, 35vi collocarono armi e vettovaglie e, radunato il bottino di Gerusalemme, ve lo depositarono e divennero un grande tranello. 36Fu un’insidia per il santuario e un avversario maligno per Israele in ogni momento.
37Versarono sangue innocente intorno al santuario
e profanarono il luogo santo.
38Fuggirono gli abitanti di Gerusalemme a causa loro
e la città divenne abitazione di stranieri;
divenne straniera alla sua gente
e i suoi figli l’abbandonarono.
39Il suo santuario fu desolato come il deserto,
le sue feste si mutarono in lutto,
i suoi sabati in vergogna,
il suo onore in disprezzo.
40Pari alla sua gloria fu il suo disonore
e il suo splendore si cambiò in lutto.
41Poi il re prescrisse in tutto il suo regno che tutti formassero un solo popolo 42e ciascuno abbandonasse le proprie usanze. Tutti i popoli si adeguarono agli ordini del re. 43Anche molti Israeliti accettarono il suo culto, sacrificarono agli idoli e profanarono il sabato. 44Il re spedì ancora decreti per mezzo di messaggeri a Gerusalemme e alle città di Giuda, ordinando di seguire usanze straniere al loro paese, 45di far cessare nel tempio olocausti, sacrifici e libagioni, di profanare sabati e feste 46e di contaminare il santuario e quanto è sacro, 47di costruire altari, recinti sacri ed edicole e sacrificare carni suine e animali immondi, 48di lasciare che i propri figli, non circoncisi, si contaminassero con ogni impurità e profanazione, 49così da dimenticare la legge e mutare ogni istituzione, 50pena la morte a chiunque non avesse agito secondo gli ordini del re. 51In questi termini scrisse a tutto il regno, stabilì ispettori su tutto il popolo e intimò alle città di Giuda di sacrificare città per città. 52Molti del popolo si unirono a loro, quanti avevano abbandonato la legge, commisero il male nel paese 53e costrinsero Israele a nascondersi in ogni possibile rifugio.
54Nell’anno centoquarantacinque, il quindici di Chisleu, il re innalzò sull’altare un abominio di devastazione. Anche nelle vicine città di Giuda eressero altari 55e bruciarono incenso sulle porte delle case e nelle piazze. 56Stracciavano i libri della legge che riuscivano a trovare e li gettavano nel fuoco. 57Se presso qualcuno veniva trovato il libro dell’alleanza e se qualcuno obbediva alla legge, la sentenza del re lo condannava a morte. 58Trattavano con prepotenza quegli Israeliti che ogni mese venivano scoperti nella città, 59e specialmente al venticinque del mese, quando sacrificavano sull’ara che era sopra l’altare dei sacrifici. 60Mettevano a morte, secondo gli ordini, le donne che avevano fatto circoncidere i loro figli, 61con i bambini appesi al collo e con i familiari e quelli che li avevano circoncisi. 62Tuttavia molti in Israele si fecero forza e animo a vicenda per non mangiare cibi impuri 63e preferirono morire pur di non contaminarsi con quei cibi e non disonorare la santa alleanza, e per questo appunto morirono. 64Grandissima fu l’ira sopra Israele.
1Al suo posto sorse il figlio di lui Giuda, chiamato Maccabeo; 2lo aiutavano tutti i fratelli e quanti si erano legati al padre e conducevano la battaglia d'Israele con entusiasmo.
3Egli accrebbe la gloria del suo popolo,
rivestì la corazza come gigante,
cinse l'armatura di guerra
e impegnò battaglia
difendendo il campo con la spada.
4Nelle sue gesta fu simile a leone,
come leoncello ruggente sulla preda.
5Inseguì gli empi braccandoli;
i perturbatori del popolo distrusse con il fuoco.
6Gli empi sbigottirono per paura di lui
e tutti i malfattori furono confusi
e si avviò la salvezza per mano di lui.
7Inflisse amarezze a molti re,
rallegrò con le sue gesta Giacobbe;
sempre la sua memoria sarà benedetta.
8Egli passò per le città di Giuda
e vi disperse gli empi
e distolse l'ira da Israele.
9Divenne celebre fino all'estremità della terra
perché radunò coloro che erano sperduti.
10Apollonio radunò dei pagani e un forte esercito dalla Samaria per combattere Israele. 11Giuda lo seppe e avanzò contro di lui, lo sconfisse e lo uccise; molti caddero colpiti a morte e i superstiti fuggirono. 12Così si impadronirono delle loro spoglie e Giuda si riservò la spada di Apollonio e l'adoperò in guerra per tutto il tempo della sua vita. 13Quando Seron, comandante delle forze di Siria, seppe che Giuda aveva radunato un contingente e c'era con lui uno stuolo di fedeli e uomini preparati alla guerra, 14disse: «Mi farò un nome e mi coprirò di gloria nel regno combattendo Giuda e i suoi uomini che hanno disprezzato gli ordini del re». 15Fece i preparativi e si unì a lui un forte gruppo di empi per aiutarlo a vendicarsi degli Israeliti. 16Si spinse fino alla salita di Bet-Coròn e Giuda gli andò incontro con piccola schiera. 17Ma come videro lo schieramento avanzare contro di loro, dissero a Giuda: «Come faremo noi così pochi ad attaccar battaglia contro una moltitudine così forte? Oltre tutto, siamo rimasti oggi senza mangiare». 18Giuda rispose: «Non è impossibile che molti cadano in mano a pochi e non c'è differenza per il Cielo tra il salvare per mezzo di molti e il salvare per mezzo di pochi; 19perché la vittoria in guerra non dipende dalla moltitudine delle forze, ma è dal Cielo che viene l'aiuto. 20Costoro vengono contro di noi pieni d'insolenza e di empietà per eliminare noi, le nostre mogli e i nostri figli e saccheggiarci; 21noi combattiamo per la nostra vita e le nostre leggi. 22Sarà lui a stritolarli davanti a noi. Voi dunque non temeteli». 23Quando ebbe finito di parlare, piombò su di loro all'improvviso e Seron con il suo schieramento fu sgominato davanti a lui; 24lo inseguirono nella discesa di Bet-Coròn fino alla pianura. Di essi caddero circa ottocento uomini, gli altri fuggirono nella regione dei Filistei. 25Così cominciò a diffondersi il timore di Giuda e dei suoi fratelli e le genti intorno furon prese da terrore. 26La fama di lui giunse fino al re e delle sue imprese militari parlavano le genti.
27Quando il re Antioco seppe queste cose, si adirò furiosamente e diede ordine di radunare tutte le forze militari del suo regno: un esercito grande e potente. 28Aprì l'erario e diede alle truppe il soldo per un anno, ordinando loro di star pronti per ogni evenienza. 29Ma si accorse che non bastavano le riserve del suo tesoro e che le entrate del paese erano poche a causa delle rivolte e delle rovine che aveva provocato nella regione per estirpare le tradizioni che erano in vigore dai tempi antichi; 30temette di non poter disporre, come altre volte in passato, delle risorse per le spese e i doni, che faceva con mano prodiga, superando i re precedenti. 31Allora si sentì grandemente angustiato e prese la decisione di invadere la Persia, per riscuotere i tributi di quelle province e ammassare molto denaro. 32Lasciò Lisia, uomo illustre e di stirpe regia, alla direzione degli affari del re dall'Eufrate fino ai confini dell'Egitto 33e con l'incarico di curare l'educazione del figlio Antioco fino al suo ritorno. 34A lui affidò metà dell'esercito e gli elefanti e gli diede istruzioni per tutte le cose che voleva fossero eseguite; riguardo agli abitanti della Giudea e di Gerusalemme, 35gli ordinò di mandare contro di loro milizie per distruggere ed eliminare le forze d'Israele e quanto restava in Gerusalemme e cancellare il loro ricordo dalla regione; 36di trasferire degli stranieri su tutti i loro monti e di distribuire le loro terre. 37Il re poi prese l'altra metà dell'esercito e partì da Antiochia, la capitale del suo regno, nell'anno centoquarantasette; passò l'Eufrate e percorse le regioni settentrionali.
38Allora Lisia scelse Tolomeo, figlio di Dorìmene, Nicànore e Gorgia, uomini potenti tra gli amici del re 39e spedì ai loro ordini quarantamila uomini e settemila cavalli nel paese di Giuda per devastarlo secondo il comando del re. 40Questi partirono con tutte le truppe e andarono ad accamparsi vicino ad Emmaus nella pianura. 41I mercanti della regione ne ebbero notizia e si rifornirono molto di oro e di argento e di catene e vennero presso l'accampamento per acquistare come schiavi gli Israeliti. A quelle truppe si aggiunsero forze della Siria e di paesi stranieri. 42Giuda e i suoi fratelli videro che i mali si erano aggravati e che l'esercito era accampato nel loro territorio e vennero a conoscenza che il re aveva ordinato di attuare la distruzione totale del loro popolo. 43Allora si dissero l'un l'altro: «Facciamo risorgere il popolo dalla sua rovina e combattiamo per il nostro popolo e per i nostri luoghi santi». 44Si radunò l'assemblea per prepararsi alla battaglia e per pregare e chiedere pietà e misericordia.
45Gerusalemme era disabitata come un deserto,
nessuno dei suoi figli vi entrava o ne usciva,
il santuario era calpestato,
gli stranieri erano nella fortezza dell'Acra,
soggiorno dei pagani.
La gioia era sparita da Giacobbe,
erano scomparsi il flauto e la cetra.
46Si radunarono dunque e vennero in Masfa di fronte a Gerusalemme, perché nei tempi antichi Masfa era stato luogo di preghiera in Israele. 47In quel giorno digiunarono e si vestirono di sacco, si sparsero la cenere sul capo e si stracciarono le vesti. 48Aprirono il libro della legge per scoprirvi quanto i pagani cercavano di sapere dagli idoli dei loro dei. 49Portarono le vesti sacerdotali, le primizie e le decime e fecero venire avanti i Nazirei, che avevano compiuto i giorni del loro voto, 50e alzarono la voce al cielo gridando: «Che faremo di costoro e dove li condurremo, 51mentre il tuo santuario è conculcato e profanato e i tuoi sacerdoti sono in lutto e desolazione? 52Ecco i pagani si sono alleati contro di noi per distruggerci; tu sai quello che vanno macchinando contro di noi. 53Come potremo resistere di fronte a loro, se tu non ci aiuterai?». 54Diedero fiato alle trombe e gridarono a gran voce. 55Dopo questo, Giuda stabilì i condottieri del popolo, i comandanti di mille, di cento, di cinquanta e di dieci uomini. 56Disse a coloro che costruivano case o che stavano per prendere moglie, a quelli che piantavano la vigna o che erano paurosi, di tornare a casa loro, secondo la legge. 57Poi levò il campo e si disposero a mezzogiorno di Emmaus. 58Giuda ordinò: «Cingetevi e siate forti e state preparati per l'alba di domani a dar battaglia a questi stranieri che si sono alleati per distruggere noi e il nostro santuario. 59Del resto è meglio per noi morire in battaglia che vedere poi la rovina della nostra gente e del santuario. 60Il Cielo farà succedere gli avvenimenti secondo quanto è stabilito lassù».
1Al suo posto sorse il figlio di lui, Giuda, chiamato Maccabeo; 2lo aiutavano tutti i suoi fratelli e quanti si erano legati al padre e conducevano la battaglia d’Israele con entusiasmo.
3Egli accrebbe la gloria del suo popolo,
rivestì la corazza come gigante,
cinse l’armatura di guerra
e sostenne battaglie,
difendendo il campo con la spada.
4Nelle sue gesta fu simile a leone,
come leoncello ruggente sulla preda.
5Inseguì gli iniqui braccandoli,
i perturbatori del popolo distrusse con il fuoco.
6Gli iniqui sbigottirono per paura di lui,
tutti i malfattori furono confusi
e la salvezza per mezzo di lui ebbe buon esito.
7Inflisse amarezze a molti re,
rallegrò con le sue gesta Giacobbe;
sempre la sua memoria sarà benedetta.
8Percorse le città di Giuda
e vi sterminò i rinnegati
e distolse l’ira da Israele.
9Divenne celebre fino all’estremità della terra
e radunò coloro che erano dispersi.
10Apollònio radunò dei pagani e un forte esercito dalla Samaria per combattere Israele. 11Giuda lo seppe e avanzò contro di lui, lo sconfisse e lo uccise; molti caddero colpiti a morte e i superstiti fuggirono. 12Così s’impadronirono delle loro spoglie e Giuda si riservò la spada di Apollònio e l’adoperò in guerra per tutto il tempo della sua vita. 13Quando Seron, comandante delle forze di Siria, seppe che Giuda aveva radunato un contingente e c’era con lui uno stuolo di fedeli e uomini preparati alla guerra, 14disse: «Mi farò un nome e mi coprirò di gloria nel regno, combattendo Giuda e i suoi uomini che hanno disprezzato gli ordini del re». 15Fece i preparativi e si unì a lui un forte gruppo di rinnegati per aiutarlo a vendicarsi dei figli d’Israele. 16Si spinse fino alla salita di Bet-Oron e Giuda gli andò incontro con una piccola schiera. 17Ma quando videro lo schieramento avanzare contro di loro, dissero a Giuda: «Come faremo noi così pochi ad attaccare battaglia contro una moltitudine così forte? Oltre tutto, siamo rimasti oggi senza mangiare». 18Giuda rispose: «Non è impossibile che molti cadano in mano a pochi e non c’è differenza per il Cielo tra salvare per mezzo di molti e salvare per mezzo di pochi; 19perché la vittoria in guerra non dipende dalla moltitudine delle forze, ma è dal Cielo che viene la forza. 20Costoro vengono contro di noi pieni d’insolenza e d’iniquità per eliminare noi, le nostre mogli e i nostri figli e saccheggiarci; 21noi combattiamo per la nostra vita e le nostre leggi. 22Sarà lui a stritolarli davanti a noi. Voi dunque non temeteli». 23Quando ebbe finito di parlare, piombò su di loro all’improvviso e Seron con il suo schieramento fu sgominato davanti a lui. 24Lo inseguirono nella discesa di Bet-Oron fino alla pianura: caddero tra loro circa ottocento uomini, gli altri fuggirono nel territorio dei Filistei. 25Così cominciò a diffondersi il timore di Giuda e dei suoi fratelli e le genti intorno furono prese da terrore. 26La fama di lui giunse fino al re, e delle sue imprese militari parlavano le genti.
27Quando il re Antioco seppe queste cose, si adirò furiosamente e diede ordine di radunare tutte le forze militari del suo regno, un esercito molto potente. 28Aprì il suo tesoro e diede alle truppe il soldo per un anno, ordinando loro di stare pronti per ogni evenienza. 29Ma si accorse che non bastavano le riserve delle sue casse e che le entrate del paese erano poche, a causa delle rivolte e delle rovine che aveva provocato nella regione, per estirpare le tradizioni che erano in vigore dai tempi antichi; 30temette di non avere, come altre volte in passato, le risorse per le spese e i doni, che faceva con mano prodiga, superando i re precedenti. 31Ne fu grandemente angustiato e prese la decisione di invadere la Persia, per riscuotere i tributi di quelle province e ammassare molto denaro. 32Lasciò Lisia, uomo illustre e di stirpe regale, alla direzione degli affari del re, dall’Eufrate fino ai confini dell’Egitto, 33e con l’incarico di curare l’educazione del figlio Antioco fino al suo ritorno. 34A lui affidò metà dell’esercito e gli elefanti e gli diede istruzioni per tutte le cose che voleva fossero eseguite; riguardo agli abitanti della Giudea e di Gerusalemme 35gli ordinò di mandare contro di loro milizie, per distruggere ed eliminare le forze d’Israele e quanto restava a Gerusalemme e cancellare il loro ricordo dalla regione, 36di trasferire stranieri su tutti i loro monti e di distribuire le loro terre. 37Il re poi prese l’altra metà dell’esercito e partì da Antiòchia, la capitale del suo regno, nell’anno centoquarantasette; passò l’Eufrate e percorse le regioni settentrionali.
38Allora Lisia scelse Tolomeo, figlio di Dorimene, Nicànore e Gorgia, uomini potenti tra gli amici del re, 39e spedì ai loro ordini quarantamila fanti e settemila cavalieri nella terra di Giuda, per devastarla secondo il comando del re. 40Questi partirono con tutte le truppe e andarono ad accamparsi vicino a Èmmaus, nella pianura. 41I mercanti della regione ne ebbero notizia e si rifornirono in abbondanza d’oro e d’argento e di catene e vennero presso l’accampamento per acquistare come schiavi gli Israeliti. A loro si aggiunsero forze della Siria e del territorio dei Filistei. 42Giuda e i suoi fratelli videro che i mali si erano aggravati e che l’esercito era accampato nel loro territorio; vennero a conoscere quanto il re aveva ordinato di fare per la rovina e l’annientamento del loro popolo. 43Allora si dissero l’un l’altro: «Facciamo risorgere il popolo dalla sua rovina e combattiamo per il nostro popolo e per il luogo santo». 44Si radunò l’assemblea per prepararsi alla battaglia e per pregare e chiedere pietà e misericordia.
45Gerusalemme era disabitata come un deserto,
nessuno dei suoi figli vi entrava o ne usciva,
il santuario era calpestato,
gli stranieri erano nella Cittadella,
soggiorno dei pagani.
La gioia era sparita da Giacobbe,
erano scomparsi il flauto e la cetra.
46Si radunarono dunque e vennero a Masfa di fronte a Gerusalemme, perché nei tempi antichi a Masfa c’era un luogo di preghiera in Israele. 47In quel giorno digiunarono e si vestirono di sacco, si cosparsero di cenere il capo e si stracciarono le vesti. 48Aprirono il libro della legge per scoprirvi quanto i pagani cercavano di sapere dagli idoli dei loro dèi. 49Portarono le vesti sacerdotali, le primizie e le decime e fecero venire avanti i nazirei, che avevano terminato i giorni del loro voto, 50e alzarono la voce al Cielo gridando: «Che cosa faremo di costoro e dove li condurremo, 51mentre il tuo santuario è calpestato e profanato e i tuoi sacerdoti sono in lutto e desolazione? 52Ecco, i pagani si sono alleati contro di noi per distruggerci; tu sai quello che vanno macchinando contro di noi. 53Come potremo resistere di fronte a loro, se tu non ci aiuterai?». 54Diedero fiato alle trombe e gridarono a gran voce. 55Dopo questo, Giuda stabilì i condottieri del popolo, i comandanti di mille, di cento, di cinquanta e di dieci uomini. 56A coloro che costruivano case o che stavano per prendere moglie, a quelli che piantavano la vigna o che erano paurosi disse di tornare a casa loro, secondo la legge. 57Poi levò il campo e si disposero a mezzogiorno di Èmmaus. 58Giuda ordinò: «Cingetevi e siate forti e state preparati per l’alba di domani a dar battaglia a questi pagani, che si sono alleati per distruggere noi e il nostro santuario. 59Del resto è meglio per noi morire in battaglia, che vedere la rovina della nostra gente e del santuario. 60Però, qualunque sia la volontà del Cielo, così accadrà».
6Noi qui appunto preghiamo per voi.
7Quando regnava Demetrio nell'anno centosessantanove, noi Giudei vi abbiamo scritto: 'Nelle calamità e angosce che ci hanno colpiti in questi anni da quando Giasone e i suoi partigiani hanno apostatato dalla città santa e dal regno, 8incendiando il portone e versando sangue innocente, noi abbiamo pregato il Signore e siamo stati esauditi. Quindi abbiamo preso l'offerta delle vittime e del fior di farina, abbiamo acceso le lampade e presentato i panì'. 9Vi scriviamo la presente per esortarvi a celebrare i giorni delle Capanne nel mese di Casleu.
10I Giudei residenti in Gerusalemme e nella Giudea, il consiglio degli anziani e Giuda, ad Aristòbulo, maestro del re Tolomeo, appartenente alla stirpe dei sacerdoti consacrati con l'unzione, e ai Giudei dimoranti in Egitto, salute e prosperità.
11Salvati da grandi pericoli per l'intervento di Dio, lo ringraziamo molto per esserci potuti schierare contro il re. 12Perché egli stesso ha respinto le forze schierate contro la santa città.
13Recatosi in Persia, il loro capo e con lui l'esercito creduto invincibile, fu ucciso nel tempio della dea Nanea, per gli inganni orditi dai sacerdoti di Nanea. 14Con il pretesto di celebrare le nozze con lei, Antioco con i suoi amici si era recato sul posto per prelevarne le immense ricchezze a titolo di dote. 15Dopo che i sacerdoti del tempio di Nanea gliele ebbero mostrate, egli entrò con pochi nel recinto sacro e quelli, chiuso il tempio alle spalle di Antioco 16e aperta una porta segreta nel soffitto, scagliarono pietre e fulminarono il condottiero e i suoi. Poi fattili a pezzi e tagliate le loro teste, le gettarono a quelli di fuori.
17In tutto sia benedetto il nostro Dio, che ha consegnato alla morte gli empi.
18Stando noi per celebrare la purificazione del tempio il venticinque di Casleu, abbiamo creduto necessario darvi qualche spiegazione, perché anche voi celebriate la festa delle Capanne e del fuoco, apparso quando Neemia offrì i sacrifici dopo la ricostruzione del tempio e dell'altare. 19Infatti quando i nostri padri furono deportati in Persia, i sacerdoti fedeli di allora, preso il fuoco dall'altare, lo nascosero con cautela nella cavità di un pozzo che aveva il fondo asciutto e là lo misero al sicuro, in modo che il luogo rimanesse ignoto a tutti. 20Dopo un buon numero di anni, quando piacque a Dio, Neemia, rimandato dal re di Persia, inviò i discendenti di quei sacerdoti che avevano nascosto il fuoco, a farne ricerca; quando essi ci riferirono che non avevano trovato il fuoco ma acqua grassa, comandò loro di attingerne e portarne. 21Poi furono portate le offerte per i sacrifici e Neemia comandò che venisse aspersa con quell'acqua la legna e quanto vi era sopra. 22Così fu fatto e dopo un pò di tempo il sole, che prima era coperto di nubi, cominciò a risplendere e si accese un gran rogo, con grande meraviglia di tutti.
23I sacerdoti si posero allora in preghiera, mentre il sacrificio veniva consumato, e con i sacerdoti tutti gli altri: Giònata intonava, gli altri continuavano in coro insieme a Neemia. 24La preghiera era formulata in questo modo: Signore, Signore Dio, creatore di tutto, tremendo e potente, giusto e misericordioso, tu solo re e buono, 25tu solo generoso, tu solo giusto e onnipotente ed eterno, che salvi Israele da ogni male, che hai fatto i nostri padri oggetto di elezione e santificazione, 26accetta il sacrificio offerto per Israele tuo popolo, custodisci la tua porzione e santificala. 27Raccogli i nostri dispersi, libera quelli che sono schiavi in mano ai pagani, guarda benigno i disprezzati e gli oltraggiati; sappiano i pagani che tu sei il nostro Dio. 28Punisci quelli che ci opprimono e ci ingiuriano con superbia. 29Concedi al tuo popolo di radicarsi nel tuo luogo santo, come ha detto Mosè. 30I sacerdoti a loro volta cantavano inni. 31Poi vennero consumate le vittime del sacrificio e Neemia ordinò che il resto dell'acqua venisse versata sulle pietre più grosse. 32Fatto questo, si accese una fiamma, la quale tuttavia fu assorbita dal bagliore del fuoco acceso sull'altare. 33Quando fu divulgato il fatto e fu annunciato al re dei Persiani che nel luogo dove i sacerdoti deportati avevano nascosto il fuoco era comparsa acqua e che i sacerdoti al seguito di Neemia avevano con quella purificato le cose necessarie al sacrificio, 34il re fece cingere il luogo e lo dichiarò sacro, dopo aver accertato il fatto. 35Il re ricevette anche molti doni da quelli che aveva favoriti e ne diede a sua volta. 36I compagni di Neemia chiamarono questo luogo Neftar che significa spurificaziones; ma i più lo chiamano Neftai.
1Ai fratelli Giudei dimoranti in Egitto, salute! I fratelli Giudei che sono a Gerusalemme e nella regione della Giudea augurano una pace sincera. 2Dio voglia concedervi i suoi benefici e ricordarsi della sua alleanza con Abramo, Isacco e Giacobbe, suoi servi fedeli. 3Doni a tutti voi un cuore per adorarlo e per compiere i suoi voleri con spirito generoso e animo pronto. 4Vi apra il cuore alla sua legge e ai suoi precetti e vi conceda pace. 5Esaudisca le vostre preghiere, si riconcili con voi e vi sia propizio e non vi abbandoni nell’ora dell’avversità. 6Così ora noi qui preghiamo per voi.
7Sotto il regno di Demetrio, nell’anno centosessantanove, noi Giudei vi abbiamo scritto: «Nelle calamità e nell’angustia che si è abbattuta su di noi in questi anni, da quando Giasone e i suoi partigiani hanno tradito la terra santa e il regno, 8incendiando il portale e versando sangue innocente, noi abbiamo pregato il Signore e siamo stati esauditi; abbiamo offerto un sacrificio e del fior di farina, abbiamo acceso le lampade e presentato i pani». 9Vi scriviamo per esortarvi a celebrare i giorni delle Capanne nel mese di Chisleu. L’anno centoottantotto.
10I Giudei che sono a Gerusalemme e nella Giudea, il consiglio degli anziani e Giuda, ad Aristòbulo, maestro del re Tolomeo, appartenente alla stirpe dei sacerdoti consacrati con l’unzione, e ai Giudei dell’Egitto salute e prosperità.
11Da grandi pericoli salvati da Dio, lo ringraziamo molto, in quanto abbiamo potuto schierarci contro il re. 12In realtà è lui che ha respinto quanti si erano schierati contro la santa città. 13Infatti il loro capo, recatosi in Persia con il suo esercito creduto invincibile, fu fatto a pezzi nel tempio della dea Nanea, grazie a un tranello tesogli dai sacerdoti di Nanea. 14Con il pretesto di celebrare le nozze con lei, Antioco con i suoi amici si era recato sul posto per prelevarne le immense ricchezze a titolo di dote. 15Dopo che i sacerdoti del tempio di Nanea gliele ebbero mostrate, egli entrò con pochi nel recinto sacro e quelli, chiuso il tempio alle spalle di Antioco 16e aperta una porta segreta nel soffitto, scagliarono pietre e fulminarono il condottiero e i suoi. Poi, fattili a pezzi e tagliate le loro teste, le gettarono a quelli di fuori. 17In tutto sia benedetto il nostro Dio, che ha consegnato alla morte i sacrileghi.
18Apprestandoci a celebrare la purificazione del tempio il venticinque di Chisleu, abbiamo creduto necessario darvi qualche spiegazione, perché anche voi celebriate la festa delle Capanne e del fuoco, apparso quando Neemia offrì sacrifici dopo la ricostruzione del tempio e dell’altare. 19Infatti, quando i nostri padri furono deportati in Persia, i pii sacerdoti di allora, preso il fuoco dall’altare, lo nascosero con cautela nella cavità di un pozzo che aveva il fondo asciutto e là lo misero al sicuro, in modo che il luogo rimanesse ignoto a tutti. 20Dopo un buon numero di anni, quando piacque a Dio, Neemia, inviato dal re di Persia, mandò i discendenti di quei sacerdoti, che avevano nascosto il fuoco, a farne ricerca; quando però ci riferirono che non avevano trovato il fuoco, ma un’acqua spessa, comandò loro di attingerne e portarne. 21Poi, quando furono pronte le offerte per i sacrifici, Neemia comandò ai sacerdoti di aspergere con quell’acqua la legna e quanto vi era sopra. 22Appena questo avvenne e fu trascorso un po’ di tempo, il sole, che prima era coperto da nubi, cominciò a risplendere e si accese un gran rogo, con grande meraviglia di tutti.
23Mentre il sacrificio veniva consumato, i sacerdoti facevano la preghiera e con loro tutti gli altri: Giònata intonava, gli altri continuavano in coro insieme a Neemia. 24La preghiera era formulata in questo modo: «Signore, Signore Dio, creatore di tutto, tremendo e potente, giusto e misericordioso, tu solo re e buono, 25tu solo generoso, tu solo giusto e onnipotente ed eterno, che salvi Israele da ogni male, che hai fatto i nostri padri oggetto di elezione e santificazione, 26accetta il sacrificio offerto per tutto Israele, tuo popolo, custodisci la tua porzione e santificala. 27Riunisci i nostri dispersi, libera quelli che sono schiavi in mano alle nazioni, guarda benigno i disprezzati e gli oltraggiati; sappiano così le nazioni che tu sei il nostro Dio. 28Punisci quelli che ci opprimono e ci ingiuriano con superbia. 29Trapianta il tuo popolo nel tuo luogo santo, come ha detto Mosè».
30I sacerdoti a loro volta cantavano inni. 31Poi, quando le vittime furono consumate, Neemia ordinò che il resto dell’acqua venisse versato sulle pietre più grosse. 32Fatto questo, si accese una fiamma, la quale tuttavia fu assorbita dal bagliore del fuoco acceso sull’altare. 33Quando il fatto fu divulgato e al re dei Persiani fu annunciato che, nel luogo dove i sacerdoti deportati avevano nascosto il fuoco, era comparsa acqua, con la quale poi i compagni di Neemia avevano purificato le cose necessarie al sacrificio, 34il re fece cingere il luogo e lo dichiarò sacro, dopo aver accertato il fatto. 35Il re ricevette molti doni da quelli che aveva favorito e ne diede loro a sua volta. 36I compagni di Neemia chiamarono questo liquido neftar, che significa purificazione; ma i più lo chiamano nafta.
1Si trova scritto nei documenti che Geremia profeta ordinò ai deportati di prendere del fuoco, come è stato significato, 2e che il medesimo profeta ai deportati consegnò la legge raccomandando loro di non dimenticarsi dei comandi del Signore e di non lasciarsi traviare nelle idee, vedendo i simulacri d'oro e d'argento e il fasto di cui erano circondati, 3e che con altre simili espressioni li esortava a non ripudiare la legge nel loro cuore. 4Si diceva anche nello scritto che il profeta, ottenuto un responso, ordinò che lo seguissero con la tenda e l'arca. Quando giunse presso il monte dove Mosè era salito e aveva contemplato l'eredità di Dio, 5Geremia salì e trovò un vano a forma di caverna e là introdusse la tenda, l'arca e l'altare degli incensi e sbarrò l'ingresso. 6Alcuni del suo seguito tornarono poi per segnare la strada, ma non trovarono più il luogo. 7Geremia, saputolo, li rimproverò dicendo: Il luogo deve restare ignoto, finché Dio non avrà riunito la totalità del suo popolo e si sarà mostrato propizio. 8Allora il Signore mostrerà queste cose e si rivelerà la gloria del Signore e la nube, come appariva sopra Mosè, e come avvenne quando Salomone chiese che il luogo fosse solennemente santificato. 9Si narrava anche che questi, dotato di sapienza, offrì il sacrificio per la dedicazione e il compimento del tempio. 10E allo stesso modo che Mosè aveva pregato il Signore ed era sceso il fuoco dal cielo a consumare le vittime immolate, così pregò anche Salomone e il fuoco sceso dal cielo consumò gli olocausti. 11Mosè aveva detto: Poiché non è stata mangiata la vittima offerta per il peccato, essa è stata consumata. 12Allo stesso modo anche Salomone celebrò gli otto giorni.
13Si descrivevano le stesse cose nei documenti e nelle memorie di Neemia e come egli, fondata una biblioteca, curò la raccolta dei libri dei re, dei profeti e di Davide e le lettere dei re intorno ai doni. 14Anche Giuda ha raccolto tutti i libri andati dispersi per la guerra che abbiamo avuto, e ora si trovano presso di noi. 15Se mai ne avete bisogno, mandate persone con l'incarico di portarveli.
16Vi abbiamo scritto mentre stiamo per celebrare la purificazione; farete ottima cosa se celebrerete anche voi questi giorni. 17Poiché Dio ha salvato tutto il suo popolo e ha concesso a tutti l'eredità, nonchè il regno, il sacerdozio e la santificazione 18come ha promesso mediante la legge, noi poniamo in Dio speranza che egli ci usi presto misericordia e voglia presto radunarci, da ogni regione posta sotto il cielo, nel luogo santo; egli infatti ci ha liberati da grandi mali e ha purificato il luogo santo».
19I fatti riguardanti Giuda Maccabeo e i suoi fratelli, la purificazione del grande tempio e la dedicazione dell'altare, 20come anche le guerre contro Antioco Epìfane e il figlio di lui Eupàtore, 21nonchè le manifestazioni venute dal cielo sopra coloro che si erano battuti con valore per il giudaismo, riuscendo in pochi a impadronirsi di tutta la regione e a scacciare una moltitudine di barbari, 22a riconquistare il tempio famoso in tutto il mondo, a liberare la città e a ristabilire le leggi che stavano per essere soppresse, quando il Signore si rese loro propizio con ogni benevolenza: 23questi fatti narrati da Giasone di Cirene nel corso di cinque libri, ci studieremo di riassumerli in una sola composizione. 24Vedendo infatti la massa di numeri e l'effettiva difficoltà per chi desidera di inoltrarsi nelle narrazioni storiche, a causa della vastità della materia, 25ci siamo preoccupati di offrire diletto a coloro che amano leggere, facilità a quanti intendono ritenere nella memoria, utilità a tutti gli eventuali lettori. 26Per noi certo, che ci siamo sobbarcati la fatica del sunteggiare, l'impresa non si presenta facile: ci vorranno sudori e veglie, 27così come non è facile preparare un banchetto e accontentare le esigenze altrui; tuttavia per far cosa gradita a molti ci sarà dolce sopportare la fatica, 28lasciando all'autore la completa esposizione dei particolari, curandoci invece di procedere secondo gli schemi di un riassunto. 29Come infatti in una casa nuova all'architetto tocca pensare a tutta la costruzione, mentre chi è incaricato di dipingere a fuoco e a fresco deve badare solo alla decorazione, così, penso, è per noi. 30L'entrare in argomento e il passare in rassegna i fatti e l'insinuarsi nei particolari, spetta all'ideatore dell'opera storica; 31curare il sunto della esposizione e tralasciare i complementi della narrazione storica, è riservato a chi fa opera di compendio. 32Di qui dunque cominceremo la narrazione, senza nulla aggiungere a ciò che abbiamo detto nella prefazione: sarebbe certo ingenuo abbondare nei preamboli e abbreviare poi la narrazione storica.
1Si trova scritto nei documenti che il profeta Geremia ordinò ai deportati di prendere del fuoco, come si è detto, 2e che il medesimo profeta, dando agli stessi deportati la legge, raccomandò loro di non dimenticarsi dei precetti del Signore e di non lasciarsi traviare nei loro pensieri, vedendo i simulacri d’oro e d’argento e il fasto di cui erano circondati, 3e che con altre simili espressioni li esortava a non ripudiare la legge nel loro cuore. 4Si diceva anche nello scritto che il profeta, avuto un oracolo, ordinò che lo seguissero con la tenda e l’arca. Quando giunse presso il monte, dove Mosè era salito e aveva contemplato l’eredità di Dio, 5Geremia salì e trovò un vano a forma di caverna e vi introdusse la tenda, l’arca e l’altare dell’incenso e sbarrò l’ingresso. 6Alcuni di quelli che lo seguivano tornarono poi per segnare la strada, ma non riuscirono a trovarla. 7Geremia, quando venne a saperlo, li rimproverò dicendo: «Il luogo deve restare ignoto, finché Dio non avrà riunito la totalità del popolo e si sarà mostrato propizio. 8Allora il Signore mostrerà queste cose e si rivelerà la gloria del Signore e la nube, come appariva sopra Mosè, come già avvenne quando Salomone chiese che il luogo fosse solennemente santificato». 9Si narrava anche come questi, dotato di sapienza, offrì il sacrificio per la dedicazione e il compimento del tempio. 10E come Mosè aveva pregato il Signore ed era sceso il fuoco dal cielo a consumare le vittime immolate, così anche Salomone pregò e il fuoco sceso dal cielo consumò gli olocausti. 11Mosè aveva detto: «Poiché non è stata mangiata la vittima offerta per il peccato, essa è stata consumata». 12Allo stesso modo anche Salomone celebrò gli otto giorni.
13Si descrivevano le stesse cose nei documenti e nelle memorie di Neemia e come egli, fondata una biblioteca, avesse curato la raccolta dei libri dei re, dei profeti e di Davide e le lettere dei re relative alle offerte. 14Anche Giuda ha raccolto tutti i libri andati dispersi per la guerra che abbiamo avuto e ora si trovano presso di noi. 15Se ne avete bisogno, mandate qualcuno che ve li porti.
16Vi abbiamo scritto mentre stiamo per celebrare la purificazione; farete ottima cosa se celebrerete anche voi questi giorni. 17Poiché Dio ha salvato tutto il suo popolo e ha concesso a tutti l’eredità e il regno e il sacerdozio e la santificazione, 18come ha promesso mediante la legge, noi poniamo in Dio la speranza che egli ci usi presto misericordia e ci raduni nel luogo santo, da ogni regione posta sotto il cielo; egli infatti ci ha liberati da grandi mali e ha purificato questo luogo.
19I fatti riguardanti Giuda Maccabeo e i suoi fratelli, la purificazione del grande tempio e la dedicazione dell’altare, 20come anche le guerre contro Antioco Epìfane e il figlio di lui Eupàtore, 21le manifestazioni venute dal cielo sopra coloro che si erano battuti con valore per il giudaismo, riuscendo in pochi a impadronirsi di tutta la regione e a scacciare una moltitudine di barbari, 22a riconquistare il tempio famoso in tutto il mondo, a liberare la città e a ristabilire le leggi che stavano per essere soppresse, quando il Signore si rese loro propizio con ogni benevolenza: 23questi fatti, narrati da Giasone di Cirene nel corso di cinque libri, cercheremo di riassumerli in uno solo. 24Considerando infatti la caterva delle cifre e l’effettiva difficoltà per chi desidera inoltrarsi nei meandri delle narrazioni storiche, a causa della vastità della materia, 25ci siamo preoccupati di offrire diletto a coloro che amano leggere, facilità a quanti intendono fissare nella memoria, utilità a tutti gli eventuali lettori. 26Per noi, certo, che ci siamo sobbarcati la fatica di questo riassunto, l’impresa non si presenta facile: ci vorranno sudori e veglie, 27così come non è facile preparare un banchetto e accontentare le esigenze altrui. Allo stesso modo per fare cosa gradita a molti, ci sarà dolce sopportare la fatica, 28lasciando all’autore la completa esposizione dei particolari, preoccupandoci invece di procedere secondo le linee essenziali di un riassunto. 29Come infatti l’architetto di una casa nuova deve pensare a tutta la costruzione, mentre chi è incaricato di decorarla con pitture a encausto deve badare solo all’ornamentazione, così, penso, è per noi. 30Certo, l’addentrarsi a spaziare nei fatti, investigandone i particolari, spetta all’ideatore dell’opera storica; 31ma a chi ne fa un riassunto si deve concedere di guardare alla brevità del discorso e di trascurare la completezza della trattazione. 32Di qui dunque cominceremo la narrazione, senza nulla aggiungere a ciò che già abbiamo detto: sarebbe certo sciocco abbondare nei preamboli e abbreviare poi la narrazione storica.
1Nel periodo in cui la città santa godeva completa pace e le leggi erano osservate perfettamente per la pietà del sommo sacerdote Onia e la sua avversione al male, 2gli stessi re avevano preso ad onorare il luogo santo e a glorificare il tempio con doni insigni, 3al punto che Selèuco, re dell'Asia, provvedeva con le proprie entrate a tutte le spese riguardanti il servizio dei sacrifici. 4Ma un certo Simone della tribù di Bilga, nominato sovrintendente del tempio, venne a trovarsi in contrasto con il sommo sacerdote intorno all'amministrazione della città. 5Non potendo aver ragione con Onia, si recò da Apollonio di Tarso, che in quel periodo era stratega della Celesiria e della Fenicia, 6e gli riferì che il tesoro di Gerusalemme era colmo di ricchezze immense tanto che l'ammontare del capitale era incalcolabile e non serviva per le spese dei sacrifici; era quindi ben possibile ridurre tutto in potere del re.
7Apollonio si incontrò con il re e gli riferì intorno alle ricchezze a lui denunciate; quegli designò l'incaricato degli affari Eliodòro e lo inviò con l'ordine di effettuare il prelevamento delle suddette ricchezze. 8Eliodòro si mise subito in viaggio, in apparenza per visitare le città della Celesiria e della Fenicia, in realtà per compiere l'incarico del re. 9Giunto a Gerusalemme e accolto con deferenza dal sommo sacerdote della città, espose le segnalazioni ricevute e disse chiaro il motivo per cui era venuto; domandava poi se le cose stavano realmente così. 10Il sommo sacerdote gli spiegò che quelli erano i depositi delle vedove e degli orfani; 11che una parte era anche di Ircano, figlio di Tobia, persona di condizione assai elevata; che l'empio Simone andava denunciando la cosa a suo modo, ma complessivamente si trattava di quattrocento talenti d'argento e duecento d'oro; 12che era assolutamente impossibile permettere che fossero ingannati coloro che si erano fidati della santità del luogo e del carattere sacro e inviolabile di un tempio venerato in tutto il mondo.
13Ma Eliodòro, a causa degli ordini ricevuti dal re, rispose recisamente che quelle ricchezze dovevano essere trasferite nell'erario del re. 14Venne in un giorno da lui stabilito per ordinare l'inventario delle medesime, mentre tutta la città era in grande agitazione. 15I sacerdoti, rivestiti degli abiti sacerdotali, si erano prostrati davanti all'altare ed elevavano suppliche al Cielo che aveva sancito la legge dei depositi, perché fossero conservati integri a coloro che li avevano consegnati. 16Chi guardava l'aspetto del sommo sacerdote riportava uno strazio al cuore, poiché il volto e il cambiamento di colore ne mostravano l'intimo tormento. 17Tutta la sua persona era immersa in un timore e in un tremito del corpo da cui appariva manifesta, a chi osservava, l'angoscia che aveva in cuore. 18Anche dalle case uscivano per accorrere in folla a una pubblica supplica, perché il luogo santo stava per essere violato. 19Le donne, cingendo sotto il petto il cilicio, riempivano le strade; anche le fanciulle, di solito ritirate, in parte accorrevano alle porte, in parte sulle mura, altre si sporgevano dalle finestre; 20tutte, con le mani protese verso il Cielo, moltiplicavano le suppliche. 21Muoveva a compassione il pianto confuso della moltitudine e l'ansia tormentosa del sommo sacerdote. 22Essi supplicavano l'onnipotente Signore che volesse conservare intatti in piena sicurezza i depositi per coloro che li avevano consegnati.
23Eliodòro metteva ugualmente in esecuzione il suo programma.
24Ma appena fu arrivato sul posto con gli armati, presso il tesoro, il Signore degli spiriti e di ogni potere compì un'apparizione straordinaria, così che tutti i temerari che avevano osato entrare, colpiti dalla potenza di Dio, si trovarono fiaccati e atterriti. 25Infatti apparve loro un cavallo, montato da un cavaliere terribile e rivestito di splendida bardatura, il quale si spinse con impeto contro Eliodòro e lo percosse con gli zoccoli anteriori, mentre il cavaliere appariva rivestito di armatura d'oro. 26A lui apparvero inoltre altri due giovani dotati di gran forza, splendidi di bellezza e con vesti meravigliose, i quali, postisi ai due lati, lo flagellavano senza posa, infliggendogli numerose percosse. 27In un attimo fu atterrato e si trovò immerso in una fitta oscurità. Allora i suoi lo afferrarono e lo misero in una barella. 28Egli che era entrato poco prima nella suddetta camera del tesoro con numeroso seguito e con tutta la guardia, fu portato via impotente ad aiutarsi. Dopo aver sperimentato nel modo più evidente la potenza di Dio. 29Così, mentre egli, prostrato dalla forza divina, era là senza voce e privo d'ogni speranza di salvezza, 30gli altri benedicevano il Signore che aveva glorificato il suo luogo santo; il tempio, che poco prima era pieno di trepidazione e confusione, dopo che il Signore onnipotente aveva manifestato il suo intervento, si riempì di gioia e letizia. 31Subito alcuni compagni di Eliodòro pregarono Onia che supplicasse l'Altissimo e impetrasse la grazia della vita a costui che stava irrimediabilmente esalando l'ultimo respiro. 32Il sommo sacerdote, temendo che il re per avventura venisse a sospettare che i Giudei avessero teso un tranello a Eliodòro, offrì un sacrificio per la salute dell'uomo. 33Mentre il sommo sacerdote compiva il rito propiziatorio, apparvero a Eliodòro gli stessi giovani adorni delle stesse vesti, i quali in piedi dissero: «Ringrazia ampiamente il sommo sacerdote Onia, per merito del quale il Signore ti ridà la vita. 34Tu poi, che hai sperimentato i flagelli del Cielo, annuncia a tutti la grande potenza di Dio». Dette queste parole, disparvero.
35Eliodòro offrì un sacrificio al Signore e innalzò grandi preghiere a colui che gli aveva restituito la vita, poi si congedò da Onia e fece ritorno con il suo seguito dal re. 36Egli testimoniava a tutti le opere del sommo Dio, che aveva visto con i suoi occhi. 37Quando poi il re gli domandava chi fosse adatto ad essere inviato ancora una volta in Gerusalemme, rispondeva: 38Se hai qualcuno che ti è nemico o insidia il tuo governo, mandalo là e l'avrai indietro flagellato per bene, se pure ne uscirà salvo, perché in quel luogo c'è veramente una potenza divina. 39Lo stesso che ha la sua dimora nei cieli è custode e difensore di quel luogo ed è pronto a percuotere e abbattere coloro che vi accedono con cattiva intenzione. 40Così dunque si sono svolti i fatti rigurdanti Eliodòro e la difesa del tesoro.
1Nel periodo in cui la città santa godeva completa pace e le leggi erano osservate perfettamente per la pietà del sommo sacerdote Onia e la sua avversione al male, 2gli stessi re avevano preso a onorare il luogo santo e a glorificare il tempio con doni insigni, 3al punto che anche Seleuco, re dell’Asia, provvedeva con le proprie entrate a tutte le spese riguardanti il servizio dei sacrifici. 4Ma un certo Simone, della tribù di Bilga, nominato sovrintendente del tempio, venne a trovarsi in contrasto con il sommo sacerdote intorno all’amministrazione della città. 5Non riuscendo a prevalere su Onia, si recò da Apollònio di Tarso, che in quel periodo era governatore della Celesiria e della Fenicia, 6e gli riferì che il tesoro di Gerusalemme era colmo di ricchezze immense, tanto che l’ammontare delle somme era incalcolabile e non serviva per le spese dei sacrifici; era quindi possibile trasferire tutto in potere del re.
7Apollònio si incontrò con il re e gli riferì delle ricchezze a lui denunciate; quegli designò Eliodoro, l’incaricato d’affari, e lo inviò con l’ordine di effettuare la confisca delle suddette ricchezze. 8Eliodoro si mise subito in viaggio, in apparenza per visitare le città della Celesiria e della Fenicia, in realtà per eseguire l’incarico del re. 9Giunto a Gerusalemme e accolto con deferenza dal sommo sacerdote della città, espose l’informazione ricevuta e disse chiaro il motivo per cui era venuto; domandava poi se le cose stessero realmente così. 10Il sommo sacerdote gli spiegò che i depositi erano delle vedove e degli orfani, 11che una parte era anche di Ircano, figlio di Tobia, persona di condizione assai elevata, che l’empio Simone andava denunciando la cosa a suo modo, ma complessivamente si trattava di quattrocento talenti d’argento e duecento d’oro e 12che era assolutamente impossibile permettere che fossero ingannati coloro che si erano fidati della santità del luogo e del carattere sacro e inviolabile di un tempio venerato in tutto il mondo.
13Ma Eliodoro, in forza degli ordini ricevuti dal re, rispose recisamente che quelle ricchezze dovevano essere trasferite nell’erario del re. 14Venne, in un giorno da lui stabilito, per farne un inventario, mentre tutta la città era in grande agitazione. 15I sacerdoti, rivestiti degli abiti sacerdotali, si erano prostrati davanti all’altare ed elevavano suppliche al Cielo che aveva sancito la legge dei depositi, perché conservasse intatti questi beni a coloro che li avevano depositati. 16Chi guardava l’aspetto del sommo sacerdote sentiva uno strazio al cuore, poiché il volto e il cambiamento di colore ne mostravano l’intimo tormento. 17Tutta la sua persona era pervasa da paura e da un tremito del corpo, da cui appariva manifesta, a chi osservava, l’angoscia che aveva in cuore. 18Dalle case uscivano in folla per una pubblica supplica, perché il luogo santo stava per essere violato. 19Le donne, cinto sotto il petto il cilicio, riempivano le strade; anche le fanciulle, di solito ritirate, in parte accorrevano alle porte, in parte sulle mura, altre si sporgevano dalle finestre. 20Tutte, con le mani protese verso il Cielo, moltiplicavano le suppliche. 21Muoveva a compassione il pianto confuso della moltitudine e l’ansia tormentosa del sommo sacerdote. 22Supplicavano il Signore onnipotente che volesse conservare intatti, in piena sicurezza, i depositi per coloro che li avevano consegnati.
23Eliodoro però metteva ugualmente in esecuzione il suo programma. 24Ma appena fu arrivato sul posto con gli armati, presso il tesoro, il Signore degli spiriti e di ogni potere si manifestò con un’apparizione così grande, che tutti i temerari che avevano osato entrare, colpiti dalla potenza di Dio, si trovarono stremati e atterriti. 25Infatti apparve loro un cavallo, montato da un cavaliere terribile e rivestito di splendida bardatura, il quale si spinse con impeto contro Eliodoro e lo percosse con gli zoccoli anteriori, mentre il cavaliere appariva rivestito di armatura d’oro. 26Davanti a lui comparvero, inoltre, altri due giovani dotati di grande forza, splendidi per bellezza e meravigliosi nell’abbigliamento, i quali, postisi ai due lati, lo flagellavano senza posa, infliggendogli numerose percosse. 27In un attimo fu gettato a terra e si trovò immerso in una fitta oscurità. Allora i suoi lo afferrarono e lo misero su una barella. 28Egli, che era entrato poco prima nella suddetta camera del tesoro con numeroso seguito e con tutta la guardia, fu portato via impotente ad aiutarsi, dopo aver sperimentato nel modo più evidente la potenza di Dio. 29Così, mentre egli, prostrato dalla forza divina, giaceva senza voce e privo d’ogni speranza di salvezza, 30gli altri benedicevano il Signore, che aveva glorificato il suo luogo santo. Il tempio, che poco prima era pieno di trepidazione e confusione, dopo che il Signore onnipotente si fu manifestato, si riempì di gioia e letizia. 31Subito alcuni compagni di Eliodoro pregarono Onia che supplicasse l’Altissimo e impetrasse la grazia della vita a costui che stava irrimediabilmente esalando l’ultimo respiro. 32Il sommo sacerdote, temendo che il re avrebbe potuto sospettare che i Giudei avessero teso un tranello a Eliodoro, offrì un sacrificio per la salute di costui. 33Mentre il sommo sacerdote compiva il rito propiziatorio, apparvero di nuovo a Eliodoro gli stessi giovani adorni delle stesse vesti, i quali, restando in piedi, dissero: «Ringrazia ampiamente il sommo sacerdote Onia, per merito del quale il Signore ti ridà la vita. 34Tu poi, che hai sperimentato i flagelli del Cielo, annuncia a tutti la grande potenza di Dio». Dette queste parole, disparvero. 35Eliodoro offrì un sacrificio al Signore e innalzò grandi preghiere a colui che gli aveva restituito la vita, poi si congedò da Onia e fece ritorno con il suo seguito dal re. 36Egli testimoniava a tutti le opere del Dio grandissimo, che aveva visto con i suoi occhi. 37Quando poi il re domandava a Eliodoro chi fosse adatto a essere inviato ancora una volta a Gerusalemme, rispondeva: 38«Se hai qualcuno che ti è nemico o insidia il tuo governo, mandalo là e l’avrai indietro flagellato per bene, se pure ne uscirà salvo, perché in quel luogo c’è veramente una potenza divina. 39Colui che ha la sua dimora nei cieli è custode e difensore di quel luogo, ed è pronto a percuotere e abbattere coloro che vi accedono con cattiva intenzione». 40Così dunque si sono svolti i fatti relativi a Eliodoro e alla difesa del tesoro.
1Il suddetto Simone, che si era fatto delatore dei beni e della patria, diffamava Onia, come se avesse percosso Eliodòro e fosse stato l'organizzatore dei disordini; 2osava definire nemico della cosa pubblica il benefattore della città, il protettore dei cittadini, il difensore delle leggi. 3L'odio era giunto a tal punto che si compirono delle uccisioni da parte di uno dei gregari di Simone; 4allora Onia, vedendo l'aggravarsi dell'invidia e accorgendosi che Apollonio figlio di Menèsteo, stratega della Celesira e della Fenicia, aizzava la perfidia di Simone, 5si recò dal re, non per far la parte di accusatore dei suoi concittadini, ma per provvedere al bene comune del popolo e di ciascuno in particolare. 6Vedeva infatti che senza un provvedimento del re era impossibile ristabilire la pace nella vita pubblica e che Simone non avrebbe messo freno alla sua pazzia.
7Ma, Selèuco essendo passato all'altra vita e avendo preso le redini del governo Antioco chiamato anche Epìfane, Giasone, fratello di Onia, volle procurarsi con la corruzione il sommo sacerdozio 8e, in un incontro con il re, gli promise trecentosessanta talenti d'argento e altri ottanta talenti riscossi con un'altra entrata. 9Oltre a questi prometteva di versargli altri centocinquanta talenti, se gli fosse stato concesso di stabilire di sua autorità una palestra e un campo d'addestramento e di erigere una corporazione d'Antiocheni a Gerusalemme. 10Avendo il re acconsentito, egli, ottenuto il potere, si diede subito a trasformare i suoi connazionali secondo i costumi greci, 11annullando i favori concessi dal re ai Giudei, ad opera di Giovanni, padre di quell'Eupolemo che aveva guidato l'ambasciata presso i Romani per negoziare il patto d'amicizia e di alleanza, e sradicando le leggi cittadine inaugurò usanze perverse. 12Fu subito zelante nel costruire una palestra, proprio ai piedi dell'acròpoli, e nell'indurre i giovani più distinti a portare il pètaso. 13Così era raggiunto il colmo dell'ellenizzazione e la diserzione verso i costumi stranieri per l'eccessiva corruzione dell'empio e falso sommo sacerdote Giasone. 14Perciò i sacerdoti non erano più premurosi del servizio all'altare, ma, disprezzando il tempio e trascurando i sacrifici, si affrettarono a partecipare agli spettacoli contrari alla legge nella palestra, appena dato il segnale del lancio del disco. 15Così tenendo in poco conto le glorie patrie stimavano nobilissime le glorie elleniche. 16Ma appunto a causa di queste li sorprese una grave situazione e si ebbero quali avversari e punitori proprio coloro le cui istituzioni seguivano con zelo e a cui cercavano di rassomigliare in tutto. 17Non è cosa che resti impunita il comportarsi empiamente contro le leggi divine, come dimostrerà chiaramente il successivo periodo di tempo.
18Celebrandosi in Tiro i giochi quinquennali con l'intervento del re, 19l'empio Giasone inviò come rappresentanti alcuni Antiocheni di Gerusalemme, i quali portavano con sé trecento dramme d'argento per il sacrifico a Ercole; ma questi portatori ritennero non conveniente usarle per il sacrifico, bensì impiegarle per altra spesa. 20Così il denaro destinato al sacrificio a Ercole da parte del mandante, servì, grazie ai portatori, per la costruzione delle triremi.
21Antioco, avendo mandato Apollonio, figlio di Menèsteo, in Egitto per l'intronizzazione del re Filomètore, venne a sapere che costui era diventato contrario al suo governo e quindi si preoccupò della sua sicurezza. Perciò si recò a Giaffa, poi mosse alla volta di Gerusalemme. 22Fu accolto da Giasone e dalla città con dimostrazioni magnifiche e introdotto con corteo di fiaccole e acclamazioni. Così riprese la marcia militare verso la Fenicia.
23Tre anni dopo, Giasone mandò Menelao, fratello del gia menzionato Simone, a portare al re denaro e a presentargli un memoriale su alcuni affari importanti. 24Ma quello, fattosi presentare al re e avendolo ossequiato con un portamento da persona autorevole, si accaparrò il sommo sacerdozio, superando l'offerta di Giasone di trecento talenti d'argento. 25Munito delle disposizioni del re, si presentò di ritorno, non avendo con sé nulla che fosse degno del sommo sacerdozio, ma avendo le manie di un tiranno unite alla ferocia di una belva. 26Così Giasone, che aveva tradito il proprio fratello, fu tradito a sua volta da un altro e fu costretto a fuggire nel paese dell'Ammanìtide. 27Menelato si impadronì del potere, ma non s'interessò più del denaro promesso al re, 28sebbene gliele avesse fatto richiesta Sòstrato, comandante dell'acròpoli; questi infatti aveva l'incarico della riscossione dei tributi. Per questo motivo tutti e due furono convocati dal re. 29Menelao lasciò come sostituto nel sommo sacerdozio Lisìmaco suo fratello; Sòstrato lasciò Cratète, comandante dei Ciprioti.
30Mentre così stavano le cose, le città di Tarso e Mallo si ribellarono, perché erano state date in dono ad Antiòchide, concubina del re. 31Il re partì in fretta per riportare all'ordine la situazione, lasciando come luogotenente Andronìco, uno dei suoi dignitari. 32Menelao allora, pensando di aver trovato l'occasione buona, sottrasse alcuni arredi d'oro del tempio e ne fece omaggio ad Andronìco; altri poi si trovò che li aveva venduti a Tiro e nelle città vicine. 33Ma Onia lo biasimò, dopo essersi accertato della cosa ed essersi rifugiato in località inviolabile a Dafne situata presso Antiochia. 34Per questo Menelao, incontratosi in segreto con Andronìco, lo pregò di sopprimere Onia. Quegli, recatosi da Onia e ottenutane con inganno la fiducia, dandogli la destra con giuramento lo persuase, sebbene ancora guardato con sospetto, ad uscire dall'asilo e subito lo uccise senza alcun riguardo alla giustizia. 35Per questo fatto non solo i Giudei, ma anche molti altri popoli si mossero a sdegno e tristezza per l'empia uccisione di tanto uomo. 36Quando il re tornò dalle località della Cilicia, si presentarono a lui i Giudei della città insieme con i Greci che condividevano l'esecrazione dell'uccisione di Onia contro ogni diritto. 37Antioco fu intimamente rattristato, colpito da cordoglio e mosso a lacrime per la saggezza e la grande prudenza del defunto; 38subito, acceso di sdegno, tolse la porpora ad Andronìco, ne stracciò le vesti e lo trascinò attraverso tutta la città fino al luogo stesso dove egli aveva sacrilegamente ucciso Onia e là cancellò dal mondo l'assassino. Così il Signore gli rese il meritato castigo.
39Essendo poi avvenuti molti furti sacrileghi in città da parte di Lisìmaco su istigazione di Menelao ed essendosene sparsa la voce al di fuori, il popolo si ribellò a Lisìmaco, quando gia molti arredi d'oro erano stati portati via. 40La folla era eccitata e piena di furore e Lisìmaco, armati circa tremila uomini, diede inizio ad atti di violenza, mettendo come comandante un certo Aurano gia avanzato in età e non meno in stoltezza. 41Ma quelli, appena si accorsero dell'aggressione di Lisìmaco, afferrarono chi pietre, chi grossi bastoni, altri raccolsero a manciate la polvere sul posto e si gettarono contro coloro che stavano attorno a Lisìmaco. 42A questo modo ne ferirono molti, alcuni ne stesero morti, costrinsero tutti alla fuga, misero a morte lo stesso saccheggiatore del tempio presso la camera del tesoro.
43Per questi fatti fu intentato un processo contro Menelao. 44«Venuto il re a Tiro, i tre uomini mandati dal consiglio degli anziani difesero presso di lui il loro diritto. 45Menelao, ormai sul punto di essere abbandonato, promise una buona quantità di denaro a Tolomeo, figlio di Dorìmene, perché traesse il re dalla sua parte. 46Tolomeo invitò il re sotto un portico, come per prendere il fresco, e gli fece mutar parere. 47Così il re prosciolse dalle accuse Menelao, causa di tutto il male, e a quegli infelici che, se avessero discusso la causa anche presso gli Sciti, sarebbero stati prosciolti come innocenti, decretò la pena di morte. 48Così senza dilazione subirono l'ingiusta pena coloro che avevano difeso la città, il popolo e gli arredi sacri. 49Gli stessi cittadini di Tiro, indignati per questo fatto, provvidero generosamente quanto occorreva per la loro sepoltura. 50Menelao invece, per la cupidigia dei potenti, rimase al potere, crescendo in malvagità e facendosi grande traditore dei concittadini.
1Il suddetto Simone, che si era fatto delatore dei beni e della patria, diffamava Onia, come se avesse percosso Eliodoro e fosse stato l’organizzatore dei disordini; 2osava definire nemico della cosa pubblica il benefattore della città, il protettore dei cittadini, il difensore delle leggi. 3L’odio era giunto a tal punto che si compirono omicidi da parte di uno dei gregari di Simone; 4allora Onia, vedendo l’aggravarsi della rivalità e che Apollònio, figlio di Menesteo, governatore della Celesiria e della Fenicia, aizzava la perfidia di Simone, 5si recò dal re, non per fare la parte di accusatore dei suoi concittadini, ma per provvedere al bene comune del popolo e di ciascuno in particolare. 6Vedeva infatti che, senza un provvedimento del re, era impossibile ristabilire la pace nella vita pubblica e che Simone non avrebbe messo freno alla sua pazzia.
7Ma, essendo passato all’altra vita Seleuco e avendo preso le redini del governo Antioco, chiamato anche Epìfane, Giasone, fratello di Onia, volle procurarsi con la corruzione il sommo sacerdozio 8e, in un incontro con il re, gli promise trecentosessanta talenti d’argento e altri ottanta talenti riscossi con un’altra entrata. 9Oltre a questi prometteva di versargli altri centocinquanta talenti, se gli fosse stato concesso di erigere di sua autorità un ginnasio e un’efebìa e di costituire una corporazione di Antiocheni a Gerusalemme. 10Avendo il re acconsentito, egli, ottenuto il potere, fece subito assumere ai suoi connazionali uno stile di vita greco, 11annullando i favori concessi dai re ai Giudei per opera di Giovanni, padre di quell’Eupòlemo che compì l’ambasciata presso i Romani per negoziare il patto di amicizia e di alleanza; quindi, abolite le istituzioni legittime, instaurò usanze perverse. 12Intraprese con zelo a costruire un ginnasio, proprio ai piedi dell’acropoli, e indusse i giovani più distinti a portare il pètaso. 13Ciò significava raggiungere il colmo dell’ellenizzazione e passare completamente alla moda straniera, per l’eccessiva corruzione di Giasone, empio e non sommo sacerdote. 14Perciò i sacerdoti non erano più premurosi del servizio all’altare, ma, disprezzando il tempio e trascurando i sacrifici, si affrettavano a partecipare agli spettacoli contrari alla legge nella palestra, appena dato il segnale del lancio del disco. 15Così, tenendo in poco conto l’onore ricevuto in eredità dai loro padri, stimavano nobilissime le glorie elleniche. 16Ma appunto per questo li sorprese una grave situazione ed ebbero quali avversari e punitori proprio coloro le cui istituzioni seguivano con zelo e ai quali cercavano di rassomigliare in tutto. 17Non resta impunito il comportarsi empiamente contro le leggi divine, come dimostrerà chiaramente il successivo periodo storico.
18Celebrandosi a Tiro i giochi quinquennali con l’intervento del re, 19lo scellerato Giasone inviò come rappresentanti alcuni Antiocheni di Gerusalemme, i quali portavano con sé trecento dracme d’argento per il sacrificio a Ercole; ma coloro che le portavano ritennero non conveniente usarle per il sacrificio, bensì impiegarle per altra spesa. 20Così il denaro destinato al sacrificio a Ercole da parte del mandante, servì, per iniziativa dei latori, alla costruzione delle triremi.
21Antioco, avendo mandato Apollònio, figlio di Menesteo, in Egitto per l’intronizzazione del re Filomètore, venne a sapere che costui era diventato contrario al suo governo e quindi si preoccupò della sua sicurezza. Perciò si recò a Giaffa, poi mosse alla volta di Gerusalemme. 22Fu accolto magnificamente da Giasone e dalla città e fu ricevuto con un corteo di fiaccole e acclamazioni. Così riprese la marcia militare verso la Fenicia.
23Tre anni dopo, Giasone mandò Menelao, fratello del già menzionato Simone, a portare al re del denaro e a presentargli un memoriale su alcuni affari importanti. 24Ma quello, fattosi presentare al re e avendolo ossequiato con un portamento da persona autorevole, si accaparrò il sommo sacerdozio, superando l’offerta di Giasone di trecento talenti d’argento. 25Munito delle disposizioni del re, si presentò al ritorno senza avere nulla con sé che fosse degno del sommo sacerdozio, ma soltanto le manie di un tiranno unite alla ferocia di una belva. 26Così Giasone, che aveva tradito il proprio fratello, fu tradito a sua volta da un altro e fu costretto a fuggire nel paese dell’Ammanìtide. 27Menelao si impadronì del potere, ma non s’interessò più del denaro promesso al re, 28sebbene gliene avesse fatto richiesta Sòstrato, comandante dell’acropoli; questi infatti aveva l’incarico della riscossione dei tributi. Per questo motivo tutti e due furono convocati dal re. 29Menelao lasciò come sostituto nel sommo sacerdozio Lisìmaco, suo fratello; Sòstrato lasciò Cratete, capo dei Ciprioti.
30Mentre così stavano le cose, le città di Tarso e di Mallo si ribellarono, perché erano state date in dono ad Antiòchide, concubina del re. 31Il re partì in fretta per riportare all’ordine la situazione, lasciando come luogotenente Andrònico, uno dei suoi dignitari. 32Menelao allora, pensando di aver trovato l’occasione buona, sottrasse alcuni oggetti d’oro del tempio e ne fece omaggio ad Andrònico; altri poi riuscì a venderli a Tiro e nelle città vicine. 33Ma Onia lo biasimò, dopo essersi accertato della cosa ed essersi rifugiato in una località inviolabile a Dafne, situata presso Antiòchia. 34Per questo Menelao, incontratosi in segreto con Andrònico, lo sollecitò a sopprimere Onia. Quello, recatosi da Onia e ottenutane con inganno la fiducia, dandogli la destra con giuramento lo persuase, sebbene non avesse allontanato ogni sospetto, a uscire dall’asilo e subito lo uccise senza alcun rispetto per la giustizia. 35Per questo fatto non solo i Giudei, ma anche molti di altre nazioni restarono indignati e afflitti per l’empia uccisione di quell’uomo. 36Quando il re tornò dalle località della Cilicia, si presentarono a lui i Giudei della città, insieme con i Greci che condividevano l’esecrazione per l’uccisione arbitraria di Onia. 37Antioco fu profondamente rattristato e, preso da compassione, pianse per la saggezza e la grande prudenza del defunto. 38Poi, acceso di sdegno, tolse subito la porpora ad Andrònico, ne stracciò le vesti e lo condusse attraverso tutta la città proprio fino al luogo dove egli aveva sacrilegamente ucciso Onia e lì stesso eliminò dal mondo quell’assassino. Così il Signore gli rese il meritato castigo.
39Intanto, poiché erano avvenuti molti furti sacrileghi in città da parte di Lisìmaco, d’accordo con Menelao, e se ne era sparsa la voce al di fuori, il popolo si ribellò a Lisìmaco, quando già molti oggetti d’oro erano stati portati via. 40La folla era eccitata e piena di furore. Lisìmaco allora, armati circa tremila uomini, diede inizio ad atti di violenza, sotto la guida di un certo Aurano, già avanzato in età e non meno in stoltezza. 41Ma quelli, appena si accorsero dell’aggressione di Lisìmaco, alcuni afferrarono pietre, altri grossi bastoni, altri ancora raccolsero a manciate la polvere sul posto e si gettarono contro quelli di Lisìmaco. 42A questo modo ne ferirono molti, ne abbatterono alcuni, costrinsero tutti alla fuga, misero a morte lo stesso saccheggiatore del tempio presso la camera del tesoro.
43Per questi fatti fu intentato un processo contro Menelao. 44Venuto il re a Tiro, i tre uomini mandati dal consiglio degli anziani esposero davanti a lui l’atto di accusa. 45Menelao, ormai sul punto di essere abbandonato, promise una buona quantità di denaro a Tolomeo, figlio di Dorimene, perché persuadesse il re. 46Tolomeo invitò il re sotto un portico, come per fargli prendere il fresco, e gli fece mutare parere. 47Così il re prosciolse dalle accuse Menelao, causa di tutto il male, e contro quegli infelici che, se avessero discusso la causa anche presso gli Sciti sarebbero stati prosciolti come innocenti, decretò la pena di morte. 48Così senza dilazione subirono l’ingiusta pena coloro che avevano difeso la città, il popolo e le suppellettili sacre. 49Gli stessi cittadini di Tiro, indignati per questo fatto, provvidero generosamente quanto occorreva per la loro sepoltura. 50Menelao invece, per la cupidigia dei potenti, rimase al potere, crescendo in malvagità e facendosi grande traditore dei concittadini.
1In questo periodo di tempo Antioco organizzò la seconda spedizione in Egitto. 2Sopra tutta la città per circa quaranta giorni apparivano cavalieri che correvano per l'aria con auree vesti, armati di lance roteanti e di spade sguainate, 3e schiere di cavalieri disposti a battaglia e attacchi e scontri vicendevoli e trambusto di scudi e selve di aste e lanci di frecce e bagliori di bardature d'oro e corazze d'ogni specie. 4Per questo tutti pregarono che l'apparizione fosse di buon augurio.
5Essendosi diffusa la falsa notizia che Antioco era passato all'altra vita, Giasone, prendendo con sé non meno di mille uomini, sferrò un assalto alla città. Si accese la lotta sulle mura e, quando la città era ormai presa, Menelao si rifugiò nell'acròpoli. 6Giasone fece strage dei propri concittadini senza pietà, non comprendendo che un successo contro i propri connazionali era il massimo insuccesso, e credendo di riportare trofei sui nemici e non sulla propria gente. 7Non riuscì però ad impadronirsi del potere e alla fine, conscio della vergogna del tradimento, corse di nuovo a rifugiarsi nell'Ammanìtide. 8Da ultimo incontrò una pessima sorte. Imprigionato presso Areta, re degli Arabi, fuggendo poi di città in città, perseguitato da tutti e odiato come traditore delle leggi, riguardato con orrore come carnefice della patria e dei concittadini, fu spinto in Egitto; 9colui che aveva mandato in esilio numerosi figli della sua patria morì presso gli Spartani, fra i quali si era ridotto quasi a cercare riparo in nome della comunanza di stirpe. 10E ancora, colui che aveva lasciato insepolta una moltitudine di gente, finì non pianto da alcuno, privo di esequie ed escluso dal sepolcro dei suoi padri.
11Quando il re venne a conoscenza di questi fatti, concluse che la Giudea stava ribellandosi. Perciò tornando dall'Egitto, furioso come una belva, prese la città con le armi 12e diede ordine ai soldati di colpire senza risparmio quanti capitavano e di uccidere quelli che si rifugiavano nelle case. 13Vi fu massacro di giovani e di vecchi, sterminio di uomini, di donne e di fanciulli, stragi di fanciulle e di bambini. 14Ottantamila in quei tre giorni furono spacciati, quarantamila nel corso della lotta e in numero non inferiore agli uccisi furono quelli venduti schiavi.
15Non sazio di questo, Antioco osò entrare nel tempio più santo di tutta la terra, avendo a guida quel Menelao che si era fatto traditore delle leggi e della patria, 16e afferrò con empie mani gli arredi sacri; quanto dagli altri re era stato deposto per l'abbellimento e lo splendore del luogo e per segno d'onore, egli lo saccheggiò con le sue mani sacrileghe.
17Antioco si inorgoglì, non comprendendo che il Signore si era sdegnato per breve tempo a causa dei peccati degli abitanti della città e per questo c'era stato l'abbandono di quel luogo. 18Se il popolo non si fosse trovato implicato in molti peccati, come era avvenuto per Eliodòro, mandato dal re Seleuco a ispezionare la camera del tesoro, anche costui al suo ingresso sarebbe stato colpito da flagelli e sarebbe stato distolto dalla sua audacia. 19Ma il Signore aveva eletto non gia il popolo a causa di quel luogo, ma quel luogo a causa del popolo. 20Perciò anche il luogo, dopo essere stato coinvolto nelle sventure piombate sul popolo, da ultimo ne condivise i benefici; esso, che per l'ira dell'Onnipotente aveva sperimentato l'abbandono, per la riconciliazione del grande Sovrano fu ripristinato in tutta la sua gloria.
21Antioco dunque portando via dal tempio milleottocento talenti d'argento, fece ritorno in fretta ad Antiochia, convinto nella sua superbia di aver reso navigabile la terra e transitabile il mare, per effetto del suo orgoglio. 22Egli lasciò sovrintendenti per opprimere la nazione: in Gerusalemme Filippo, frigio di stirpe, ma nei modi più barbaro di chi l'aveva nominato; 23sul Garizim Andronìco; oltre a loro Menelao, il quale più degli altri era altezzoso con i concittadini, nutrendo una ostilità dichiarata contro i Giudei.
24Mandò poi il misarca Apollonio con un esercito di ventiduemila uomini, e con l'ordine di uccidere quanti erano in età adulta e di vendere le donne e i fanciulli. 25Costui, giunto a Gerusalemme e fingendo intenzioni pacifiche, si tenne quieto fino al giorno sacro del sabato. Allora sorpresi i Giudei in riposo, comandò ai suoi una parata militare 26e trucidò quanti uscivano per assistere alla festa; poi, scorrendo con gli armati per la città, mise a morte un gran numero di persone.
27Ma Giuda, chiamato anche Maccabeo, che faceva parte di un gruppo di dieci, si ritirò nel deserto, vivendo tra le montagne alla maniera delle fiere insieme a quelli che erano con lui; e vivevano cibandosi di alimenti erbacei, per non contrarre contaminazione.
1In questo tempo Antioco decise la seconda spedizione in Egitto. 2Accadde allora che sopra tutta la città, per circa quaranta giorni, si vedessero cavalieri che correvano per l’aria con vesti d’oro, armati di lance roteanti e di spade sguainate, 3schiere di cavalieri disposti a battaglia, attacchi e scontri vicendevoli, trambusto di scudi, selve di aste, lanci di frecce, bagliori di bardature d’oro e corazze d’ogni specie. 4Tutti, perciò, pregavano perché l’apparizione fosse di buon augurio. 5Essendosi poi diffusa la falsa notizia che Antioco era passato all’altra vita, Giasone, prendendo con sé non meno di mille uomini, all’improvviso sferrò un assalto alla città. Si accese la lotta sulle mura e, quando la città era ormai presa, Menelao si rifugiò nell’acropoli. 6Giasone fece strage dei propri concittadini senza pietà, non considerando che un successo contro i propri connazionali era il massimo insuccesso, credendo invece di riportare trionfi sui nemici e non sulla propria gente. 7Non riuscì però a impadronirsi del potere e alla fine, conscio della vergogna del tradimento, corse di nuovo a rifugiarsi nell’Ammanìtide. 8Alla fine incontrò una pessima sorte. Accusato presso Areta, re degli Arabi, fuggendo di città in città, perseguitato da tutti e odiato come traditore delle leggi, considerato con orrore come carnefice della patria e dei concittadini, andò a finire in Egitto. 9Colui che aveva mandato in esilio numerosi figli della sua patria morì poi presso gli Spartani, fra i quali si era ridotto quasi a cercare riparo in nome della comunanza di stirpe. 10E ancora, colui che aveva lasciato insepolta una moltitudine di gente, finì non pianto da alcuno, privo di esequie ed escluso dal sepolcro dei suoi padri.
11Quando il re venne a conoscenza di questi fatti, concluse che la Giudea stava ribellandosi. Perciò, tornando dall’Egitto, furioso come una belva, prese la città con le armi 12e diede ordine ai soldati di colpire senza pietà quanti incontravano e di trucidare quelli che si rifugiavano nelle case. 13Vi fu massacro di giovani e di vecchi, sterminio di uomini, di donne e di fanciulli, stragi di fanciulle e di bambini. 14In tutti quei tre giorni vi furono ottantamila vittime: quarantamila nel corso della lotta, e non meno degli uccisi furono quelli venduti schiavi. 15Non sazio di questo, Antioco osò entrare nel tempio più santo di tutta la terra, avendo a guida quel Menelao che si era fatto traditore delle leggi e della patria; 16afferrò con mani impure gli arredi sacri, e saccheggiò con le sue mani sacrileghe quanto dagli altri re era stato deposto per l’abbellimento e lo splendore del luogo e per segno d’onore.
17Antioco si inorgoglì, non comprendendo che il Signore si era sdegnato per breve tempo a causa dei peccati degli abitanti della città e perciò quel luogo era stato abbandonato. 18Se essi non si fossero trovati implicati in molti peccati, come era avvenuto per Eliodoro, mandato dal re Seleuco a ispezionare la camera del tesoro, anche egli, appena giunto, sarebbe stato subito flagellato e distolto dalla sua audacia. 19Ma il Signore aveva eletto non già il popolo a causa di quel luogo, ma quel luogo a causa del popolo. 20Perciò anche il luogo, dopo essere stato coinvolto nelle sventure piombate sul popolo, da ultimo ne condivise i benefici; esso, che per l’ira dell’Onnipotente aveva sperimentato l’abbandono, per la riconciliazione del grande Sovrano fu ripristinato in tutta la sua gloria.
21Antioco dunque, portando via dal tempio milleottocento talenti d’argento, fece ritorno in fretta ad Antiòchia, convinto nella sua superbia di aver reso navigabile la terra e transitabile il mare, per effetto del suo orgoglio. 22Egli lasciò sovrintendenti per opprimere la stirpe: a Gerusalemme Filippo, frigio di origine, ma nei modi più barbaro di colui che l’aveva istituito nella carica, 23e sul Garizìm Andrònico; oltre a loro Menelao, il quale più degli altri era altezzoso con i concittadini, nutrendo un’ostilità dichiarata contro i Giudei. 24Mandò poi il misarca Apollònio, con un esercito di ventiduemila uomini, con l’ordine di uccidere quanti erano in età adulta e di vendere le donne e i fanciulli. 25Costui, giunto a Gerusalemme e fingendo intenzioni pacifiche, si tenne quieto fino al giorno sacro del sabato. Allora, sorpresi i Giudei in riposo, comandò ai suoi una parata militare 26e trucidò quanti uscivano per assistere alla festa; poi, irrompendo con gli armati in città, mise a morte un gran numero di persone.
27Ma Giuda, detto anche Maccabeo, che faceva parte di un gruppo di dieci, si ritirò nel deserto, vivendo tra le montagne alla maniera delle fiere insieme a quelli che erano con lui; cibandosi di erbe, resistevano per non aver parte nella contaminazione.
1Non molto tempo dopo, il re inviò un vecchio ateniese per costringere i Giudei ad allontanarsi dalle patrie leggi e a non governarsi più secondo le leggi divine, 2inoltre per profanare il tempio di Gerusalemme e dedicare questo a Giove Olimpio e quello sul Garizim invece a Giove Ospitale, come si confaceva agli abitanti del luogo. 3Grave e intollerabile per tutti era il dilagare del male. 4Il tempio infatti fu pieno di dissolutezze e gozzoviglie da parte dei pagani, che gavazzavano con le prostitute ed entro i sacri portici si univano a donne e vi introducevano le cose più sconvenienti. 5L'altare era colmo di cose detestabili, vietate dalle leggi. 6Non era più possibile né osservare il sabato, né celebrare le feste tradizionali, né fare aperta professione di giudaismo. 7Si era trascinati con aspra violenza ogni mese nel giorno natalizio del re ad assistere al sacrificio; quando ricorrevano le feste dionisiache, si era costretti a sfilare coronati di edera in onore di Dioniso. 8Fu emanato poi un decreto diretto alle vicine città ellenistiche, per iniziativa dei cittadini di Tolemàide, perché anch'esse seguissero le stesse disposizioni contro i Giudei, li costringessero a mangiare le carni dei sacrifici 9e mettessero a morte quanti non accettavano di partecipare alle usanze greche. Si poteva allora capire quale tribolazione incombesse. 10Furono denunziate, per esempio, due donne che avevano circonciso i figli: appesero i loro bambini alle loro mammelle e dopo averle condotte in giro pubblicamente per la città, le precipitarono dalle mura. 11Altri che si erano raccolti insieme nelle vicine caverne per celebrare il sabato, denunciati a Filippo, vi furono bruciati dentro, perché essi avevano ripugnanza a difendersi per il rispetto a quel giorno santissimo.
12Io prego coloro che avranno in mano questo libro di non turbarsi per queste disgrazie e di considerare che i castighi non vengono per la distruzione ma per la correzione del nostro popolo. 13E veramene il fatto che agli empi è data libertà per poco tempo, e subito incappano nei castighi, è segno di grande benevolenza. 14Poiché il Signore non si propone di agire con noi come fa con gli altri popoli, attendendo pazientemente il tempo di punirli, quando siano giunti al colmo dei loro peccati; 15e questo per non dovere alla fine punirci quando fossimo giunti all'estremo delle nostre colpe. 16Perciò egli non ci toglie mai la sua misericordia, ma, correggendoci con le sventure, non abbandona il suo popolo. 17Questo sia detto come verità da ricordare. Dopo questa breve parentesi torniamo alla narrazione.
18Un tale Eleàzaro, uno degli scribi più stimati, uomo gia avanti negli anni e molto dignitoso nell'aspetto della persona, veniva costretto ad aprire la bocca e ad ingoiare carne suina. 19Ma egli, preferendo una morte gloriosa a una vita ignominiosa, s'incamminò volontariamente al supplizio, 20sputando il boccone e comportandosi come conviene a coloro che sono pronti ad allontanarsi da quanto non è lecito gustare per brama di sopravvivere. 21Coloro che erano incaricati dell'illecito banchetto sacrificale, in nome della familiarità di antica data che avevano con quest'uomo, lo tirarono in disparte e lo pregarono di prendere la carne di cui era lecito cibarsi, preparata da lui stesso, e fingere di mangiare la porzione delle carni sacrificate imposta dal re, 22perché, agendo a questo modo, avrebbe sfuggito la morte e approfittato di questo atto di clemenza in nome dell'antica amicizia che aveva con loro. 23Ma egli, facendo un nobile ragionamento, degno della sua età e del prestigio della vecchiaia a cui si aggiungeva la veneranda canizie, e della condotta irreprensibile tenuta fin da fanciullo, e degno specialmente delle sante leggi stabilite da Dio, rispose subito dicendo che lo mandassero alla morte. 24«Non è affatto degno della nostra età fingere con il pericolo che molti giovani, pensando che a novant'anni Eleàzaro sia passato agli usi stranieri, 25a loro volta, per colpa della mia finzione, durante pochi e brevissimi giorni di vita, si perdano per causa mia e io procuri così disonore e macchia alla mia vecchiaia. 26Infatti anche se ora mi sottraessi al castigo degli uomini, non potrei sfuggire né da vivo né da morto alle mani dell'Onnipontente. 27Perciò, abbandonando ora da forte questa vita, mi mostrerò degno della mia età 28e lascerò ai giovani nobile esempio, perché sappiano affrontare la morte prontamente e generosamente per le sante e venerande leggi». Dette queste parole, si avviò prontamente al supplizio. 29Quelli che ve lo trascinavano, cambiarono la benevolenza di poco prima in avversione, ritenendo a loro parere che le parole da lui prima pronunziate fossero una pazzia. 30Mentre stava per morire sotto i colpi, disse tra i gemiti: «Il Signore, cui appartiene la sacra scienza, sa bene che, potendo sfuggire alla morte, soffro nel corpo atroci dolori sotto i flagelli, ma nell'anima sopporto volentieri tutto questo per il timore di lui». 31In tal modo egli morì, lasciando non solo ai giovani ma alla grande maggioranza del popolo la sua morte come esempio di generosità e ricordo di fortezza.
1Non molto tempo dopo, il re inviò un vecchio ateniese per costringere i Giudei ad allontanarsi dalle leggi dei padri e a non governarsi più secondo le leggi di Dio, 2e inoltre per profanare il tempio di Gerusalemme e dedicare questo a Giove Olimpio e quello sul Garizìm a Giove Ospitale, come si confaceva agli abitanti del luogo. 3Grave e intollerabile per tutti era il dilagare del male. 4Il tempio infatti era pieno delle dissolutezze e delle gozzoviglie dei pagani, che si divertivano con le prostitute ed entro i sacri portici si univano a donne, introducendovi pratiche sconvenienti. 5L’altare era colmo di cose detestabili, vietate dalle leggi. 6Non era più possibile né osservare il sabato né celebrare le feste dei padri né semplicemente dichiarare di essere giudeo. 7Si era trascinati con aspra violenza ogni mese, nel giorno natalizio del re, ad assistere al sacrificio e, quando giungevano le feste dionisiache, si era costretti a sfilare in onore di Diòniso coronati di edera. 8Su istigazione dei cittadini di Tolemàide, fu poi emanato un decreto per le vicine città ellenistiche, perché anch’esse seguissero le stesse disposizioni contro i Giudei, li costringessero a mangiare le carni dei sacrifici 9e mettessero a morte quanti non accettavano di aderire alle usanze greche. Si poteva allora capire quale tribolazione incombesse. 10Furono denunciate, per esempio, due donne che avevano circonciso i figli: appesero i bambini alle loro mammelle, e dopo averle condotte in giro pubblicamente per la città, le precipitarono dalle mura. 11Altri che si erano raccolti insieme nelle vicine caverne per celebrare il sabato, denunciati a Filippo, vi furono bruciati dentro, perché essi avevano riluttanza a difendersi per il rispetto di quel giorno santissimo.
12Io prego coloro che avranno in mano questo libro di non turbarsi per queste disgrazie e di pensare che i castighi non vengono per la distruzione, ma per la correzione del nostro popolo. 13Quindi è veramente segno di grande benevolenza il fatto che agli empi non è data libertà per molto tempo, ma subito incappano nei castighi. 14Poiché il Signore non si propone di agire con noi come fa con le altre nazioni, attendendo pazientemente il tempo di punirle, quando siano giunte al colmo dei loro peccati; 15e questo per non doverci punire alla fine, quando fossimo giunti all’estremo delle nostre colpe. 16Perciò egli non ci toglie mai la sua misericordia, ma, correggendoci con le sventure, non abbandona il suo popolo. 17Ciò sia detto da noi solo per ricordare questa verità. Dobbiamo ora tornare alla narrazione.
18Un tale Eleàzaro, uno degli scribi più stimati, uomo già avanti negli anni e molto dignitoso nell’aspetto della persona, veniva costretto ad aprire la bocca e a ingoiare carne suina. 19Ma egli, preferendo una morte gloriosa a una vita ignominiosa, s’incamminò volontariamente al supplizio, 20sputando il boccone e comportandosi come conviene a coloro che sono pronti ad allontanarsi da quanto non è lecito gustare per attaccamento alla vita. 21Quelli che erano incaricati dell’illecito banchetto sacrificale, in nome della familiarità di antica data che avevano con quest’uomo, lo tirarono in disparte e lo pregarono di prendere la carne di cui era lecito cibarsi, preparata da lui stesso, e fingere di mangiare le carni sacrificate imposte dal re, 22perché, agendo a questo modo, sarebbe sfuggito alla morte e avrebbe trovato umanità in nome dell’antica amicizia che aveva con loro. 23Ma egli, facendo un nobile ragionamento, degno della sua età e del prestigio della vecchiaia, della raggiunta veneranda canizie e della condotta irreprensibile tenuta fin da fanciullo, ma specialmente delle sante leggi stabilite da Dio, rispose subito dicendo che lo mandassero pure alla morte. 24«Poiché – egli diceva – non è affatto degno della nostra età fingere, con il pericolo che molti giovani, pensando che a novant’anni Eleàzaro sia passato alle usanze straniere, 25a loro volta, per colpa della mia finzione, per appena un po’ più di vita, si perdano per causa mia e io procuri così disonore e macchia alla mia vecchiaia. 26Infatti, anche se ora mi sottraessi al castigo degli uomini, non potrei sfuggire, né da vivo né da morto, alle mani dell’Onnipotente. 27Perciò, abbandonando ora da forte questa vita, mi mostrerò degno della mia età 28e lascerò ai giovani un nobile esempio, perché sappiano affrontare la morte prontamente e nobilmente per le sante e venerande leggi». Dette queste parole, si avviò prontamente al supplizio. 29Quelli che ve lo trascinavano, cambiarono la benevolenza di poco prima in avversione, ritenendo che le parole da lui pronunciate fossero una pazzia. 30Mentre stava per morire sotto i colpi, disse tra i gemiti: «Il Signore, che possiede una santa scienza, sa bene che, potendo sfuggire alla morte, soffro nel corpo atroci dolori sotto i flagelli, ma nell’anima sopporto volentieri tutto questo per il timore di lui». 31In tal modo egli morì, lasciando la sua morte come esempio di nobiltà e ricordo di virtù non solo ai giovani, ma anche alla grande maggioranza della nazione.
1Ci fu anche il caso di sette fratelli che, presi insieme alla loro madre, furono costretti dal re a forza di flagelli e nerbate a cibarsi di carni suine proibite. 2Uno di essi, facendosi interprete di tutti, disse: «Che cosa cerchi di indagare o sapere da noi? Siamo pronti a morire piuttosto che trasgredire le patrie leggi». 3Allora il re irritato comandò di mettere al fuoco padelle e caldaie. 4Diventate queste subito roventi, il re comandò di tagliare la lingua, di scorticare e tagliare le estremità a quello che era stato loro portavoce, sotto gli occhi degli altri fratelli e della madre. 5Quando quegli fu mutilato di tutte le membra, comandò di accostarlo al fuoco e di arrostirlo mentre era ancora vivo. Mentre il fumo si spandeva largamente all'intorno della padella, gli altri si esortavano a vicenda con la loro madre a morire da forti, esclamando: 6«Il Signore Dio ci vede dall'alto e in tutta verità ci dà conforto, precisamente come dichiarò Mosè nel canto della protesta: Egli si muoverà a compassione dei suoi servi». 7Venuto meno il primo, in egual modo traevano allo scherno il secondo e, strappatagli la pelle del capo con i capelli, gli domandavano: «Sei disposto a mangiare, prima che il tuo corpo venga straziato in ogni suo membro?». 8Egli rispondendo nella lingua paterna protestava: «No». Perciò anch'egli si ebbe gli stessi tormenti del primo. 9Giunto all'ultimo respiro, disse: «Tu, o scellerato, ci elimini dalla vita presente, ma il re del mondo, dopo che saremo morti per le sue leggi, ci risusciterà a vita nuova ed eterna». 10Dopo costui fu torturato il terzo, che alla loro richiesta mise fuori prontamente la lingua e stese con coraggio le mani 11e disse dignitosamente: «Da Dio ho queste membra e, per le sue leggi, le disprezzo, ma da lui spero di riaverle di nuovo»; 12così lo stesso re e i suoi dignitari rimasero colpiti dalla fierezza del giovinetto, che non teneva in nessun conto le torture. 13Fatto morire anche costui, si misero a straziare il quarto con gli stessi tormenti. 14Ridotto in fin di vita, egli diceva: «È bello morire a causa degli uomini, per attendere da Dio l'adempimento delle speranze di essere da lui di nuovo risuscitati; ma per te la risurrezione non sarà per la vita». 15Subito dopo, fu condotto avanti il quinto e fu torturato. 16Ma egli, guardando il re, diceva: «Tu hai potere sugli uomini, e sebbene mortale, fai quanto ti piace; ma non credere che il nostro popolo sia stato abbandonato da Dio. 17Quanto a te, aspetta e vedrai la grandezza della sua forza, come strazierà te e la tua discendenza». 18Dopo di lui presero il sesto; mentre stava per morire, egli disse: «Non illuderti stoltamente; noi soffriamo queste cose per causa nostra, perché abbiamo peccato contro il nostro Dio; perciò ci succedono cose che muovono a meraviglia. 19Ma tu non credere di andare impunito dopo aver osato di combattere contro Dio».
20La madre era soprattutto ammirevole e degna di gloriosa memoria, perché vedendo morire sette figli in un sol giorno, sopportava tutto serenamente per le speranze poste nel Signore. 21Esortava ciascuno di essi nella lingua paterna, piena di nobili sentimenti e, sostenendo la tenerezza femminile con un coraggio virile, diceva loro: 22«Non so come siate apparsi nel mio seno; non io vi ho dato lo spirito e la vita, né io ho dato forma alle membra di ciascuno di voi. 23Senza dubbio il creatore del mondo, che ha plasmato alla origine l'uomo e ha provveduto alla generazione di tutti, per la sua misericordia vi restituirà di nuovo lo spirito e la vita, come voi ora per le sue leggi non vi curate di voi stessi».
24Antioco, credendosi disprezzato e sospettando che quella voce fosse di scherno, esortava il più giovane che era ancora vivo e non solo a parole, ma con giuramenti prometteva che l'avrebbe fatto ricco e molto felice se avesse abbandonato gli usi paterni, e che l'avrebbe fatto suo amico e gli avrebbe affidato cariche. 25Ma poiché il giovinetto non badava affatto a queste parole il re, chiamata la madre, la esortava a farsi consigliera di salvezza per il ragazzo. 26Dopo che il re la ebbe esortata a lungo, essa accettò di persuadere il figlio; 27chinatasi verso di lui, beffandosi del crudele tiranno, disse nella lingua paterna: «Figlio, abbi pietà di me che ti ho portato in seno nove mesi, che ti ho allattato per tre anni, ti ho allevato, ti ho condotto a questa età e ti ho dato il nutrimento. 28Ti scongiuro, figlio, contempla il cielo e la terra, osserva quanto vi è in essi e sappi che Dio li ha fatti non da cose preesistenti; tale è anche l'origine del genere umano. 29Non temere questo carnefice ma, mostrandoti degno dei tuoi fratelli, accetta la morte, perché io ti possa riavere insieme con i tuoi fratelli nel giorno della misericordia». 30Mentre essa finiva di parlare, il giovane disse: «Che aspettate? Non obbedisco al comando del re, ma ascolto il comando della legge che è stata data ai nostri padri per mezzo di Mosè. 31Ma tu, che ti fai autore di tutte le sventure degli Ebrei, non sfuggirai alle mani di Dio. 32Per i nostri peccati noi soffriamo. 33Se per nostro castigo e correzione il Signore vivente si adira per breve tempo con noi, presto si volgerà di nuovo verso i suoi servi. 34Ma tu, o sacrilego e di tutti gli uomini il più empio, non esaltarti invano, agitando segrete speranze, mentre alzi la mano contro i figli del Cielo; 35perché non sei ancora al sicuro dal giudizio dell'onnipotente Dio che tutto vede. 36Gia ora i nostri fratelli, che hanno sopportato breve tormento, hanno conseguito da Dio l'eredità della vita eterna. Tu invece subirai per giudizio di Dio il giusto castigo della tua superbia. 37Anche io, come gia i miei fratelli, sacrifico il corpo e la vita per le patrie leggi, supplicando Dio che presto si mostri placato al suo popolo e che tu fra dure prove e flagelli debba confessare che egli solo è Dio; 38con me invece e con i miei fratelli possa arrestarsi l'ira dell'Onnipotente, giustamente attirata su tutta la nostra stirpe». 39Il re, divenuto furibondo, si sfogò su costui più cudelmente che sugli altri, sentendosi invelenito dallo scherno. 40Così anche costui passò all'altra vita puro, confidando pienamente nel Signore. 41Ultima dopo i figli, anche la madre incontrò la morte.
42Ma ora basti quanto s'è esposto circa i pasti sacrificali e le incredibili crudeltà.
1Ci fu anche il caso di sette fratelli che, presi insieme alla loro madre, furono costretti dal re, a forza di flagelli e nerbate, a cibarsi di carni suine proibite. 2Uno di loro, facendosi interprete di tutti, disse: «Che cosa cerchi o vuoi sapere da noi? Siamo pronti a morire piuttosto che trasgredire le leggi dei padri». 3Allora il re irritato comandò di mettere al fuoco teglie e caldaie. 4Appena queste divennero roventi, il re comandò di tagliare la lingua a quello che si era fatto loro portavoce, di scorticarlo e tagliargli le estremità, sotto gli occhi degli altri fratelli e della madre. 5Dopo averlo mutilato di tutte le membra, comandò di accostarlo al fuoco e di arrostirlo quando ancora respirava. Mentre il vapore si spandeva largamente tutto intorno alla teglia, gli altri si esortavano a vicenda con la loro madre a morire da forti, dicendo: 6«Il Signore Dio ci vede dall’alto e certamente avrà pietà di noi, come dichiarò Mosè nel canto che protesta apertamente con queste parole: “E dei suoi servi avrà compassione”».
7Venuto meno il primo, allo stesso modo esponevano allo scherno il secondo e, strappatagli la pelle del capo con i capelli, gli domandavano: «Sei disposto a mangiare, prima che il tuo corpo venga straziato in ogni suo membro?». 8Egli, rispondendo nella lingua dei padri, protestava: «No». Perciò anch’egli subì gli stessi tormenti del primo. 9Giunto all’ultimo respiro, disse: «Tu, o scellerato, ci elimini dalla vita presente, ma il re dell’universo, dopo che saremo morti per le sue leggi, ci risusciterà a vita nuova ed eterna».
10Dopo costui fu torturato il terzo, che alla loro richiesta mise fuori prontamente la lingua e stese con coraggio le mani, 11dicendo dignitosamente: «Dal Cielo ho queste membra e per le sue leggi le disprezzo, perché da lui spero di riaverle di nuovo». 12Lo stesso re e i suoi dignitari rimasero colpiti dalla fierezza di questo giovane, che non teneva in nessun conto le torture.
13Fatto morire anche questo, si misero a straziare il quarto con gli stessi tormenti. 14Ridotto in fin di vita, egli diceva: «È preferibile morire per mano degli uomini, quando da Dio si ha la speranza di essere da lui di nuovo risuscitati; ma per te non ci sarà davvero risurrezione per la vita».
15Subito dopo condussero il quinto e lo torturarono. 16Ma egli, guardando il re, diceva: «Tu hai potere sugli uomini e, sebbene mortale, fai quanto ti piace; ma non credere che il nostro popolo sia stato abbandonato da Dio. 17Quanto a te, aspetta e vedrai la grandezza della sua forza, come strazierà te e la tua discendenza».
18Dopo di lui presero il sesto che, mentre stava per morire, disse: «Non illuderti stoltamente. Noi soffriamo queste cose per causa nostra, perché abbiamo peccato contro il nostro Dio; perciò ci succedono cose che muovono a meraviglia. 19Ma tu non credere di andare impunito, dopo aver osato combattere contro Dio».
20Soprattutto la madre era ammirevole e degna di gloriosa memoria, perché, vedendo morire sette figli in un solo giorno, sopportava tutto serenamente per le speranze poste nel Signore. 21Esortava ciascuno di loro nella lingua dei padri, piena di nobili sentimenti e, temprando la tenerezza femminile con un coraggio virile, diceva loro: 22«Non so come siate apparsi nel mio seno; non io vi ho dato il respiro e la vita, né io ho dato forma alle membra di ciascuno di voi. 23Senza dubbio il Creatore dell’universo, che ha plasmato all’origine l’uomo e ha provveduto alla generazione di tutti, per la sua misericordia vi restituirà di nuovo il respiro e la vita, poiché voi ora per le sue leggi non vi preoccupate di voi stessi».
24Antioco, credendosi disprezzato e sospettando che quel linguaggio fosse di scherno, esortava il più giovane che era ancora vivo; e non solo a parole, ma con giuramenti prometteva che l’avrebbe fatto ricco e molto felice, se avesse abbandonato le tradizioni dei padri, e che l’avrebbe fatto suo amico e gli avrebbe affidato alti incarichi. 25Ma poiché il giovane non badava per nulla a queste parole, il re, chiamata la madre, la esortava a farsi consigliera di salvezza per il ragazzo. 26Esortata a lungo, ella accettò di persuadere il figlio; 27chinatasi su di lui, beffandosi del crudele tiranno, disse nella lingua dei padri: «Figlio, abbi pietà di me, che ti ho portato in seno nove mesi, che ti ho allattato per tre anni, ti ho allevato, ti ho condotto a questa età e ti ho dato il nutrimento. 28Ti scongiuro, figlio, contempla il cielo e la terra, osserva quanto vi è in essi e sappi che Dio li ha fatti non da cose preesistenti; tale è anche l’origine del genere umano. 29Non temere questo carnefice, ma, mostrandoti degno dei tuoi fratelli, accetta la morte, perché io ti possa riavere insieme con i tuoi fratelli nel giorno della misericordia».
30Mentre lei ancora parlava, il giovane disse: «Che aspettate? Non obbedisco al comando del re, ma ascolto il comando della legge che è stata data ai nostri padri per mezzo di Mosè. 31Tu però, che ti sei fatto autore di ogni male contro gli Ebrei, non sfuggirai alle mani di Dio. 32Noi, in realtà, soffriamo per i nostri peccati. 33Se ora per nostro castigo e correzione il Signore vivente per breve tempo si è adirato con noi, di nuovo si riconcilierà con i suoi servi. 34Ma tu, o sacrilego e il più scellerato di tutti gli uomini, non esaltarti invano, alimentando segrete speranze, mentre alzi la mano contro i figli del Cielo, 35perché non sei ancora al sicuro dal giudizio del Dio onnipotente che vede tutto. 36Già ora i nostri fratelli, che hanno sopportato un breve tormento, per una vita eterna sono entrati in alleanza con Dio. Tu invece subirai nel giudizio di Dio il giusto castigo della tua superbia. 37Anch’io, come già i miei fratelli, offro il corpo e la vita per le leggi dei padri, supplicando Dio che presto si mostri placato al suo popolo e che tu, fra dure prove e flagelli, debba confessare che egli solo è Dio; 38con me invece e con i miei fratelli possa arrestarsi l’ira dell’Onnipotente, giustamente attirata su tutta la nostra stirpe».
39Il re, divenuto furibondo, si sfogò su di lui più crudelmente che sugli altri, sentendosi invelenito dallo scherno. 40Così anche costui passò all’altra vita puro, confidando pienamente nel Signore. 41Ultima dopo i figli, anche la madre incontrò la morte.
42Ma sia sufficiente quanto abbiamo esposto circa i pasti sacrificali e le eccessive crudeltà.
1Intanto Giuda Maccabeo e i suoi compagni, passando di nascosto nei villaggi, invitavano i parenti, raccogliendo in più coloro che erano rimasti fedeli al giudaismo; così misero insieme circa seimila uomini. 2Alzarono allora suppliche al Signore, perché riguardasse il popolo da tutti calpestato, avesse pietà del tempio profanato da uomini empi, 3usasse misericordia alla città devastata e prossima ad essere rasa al suolo, porgesse orecchio al sangue che gridava al suo cospetto, 4non dimenticasse l'iniquo sterminio di fanciulli innocenti e le bestemmie pronunciate contro il suo nome e mostrasse sdegno contro la malvagità. 5Il Maccabeo, postosi a capo del gruppo, divenne ormai invincibile ai pagani, mentre l'ira del Signore si volgeva in misericordia. 6Piombando inaspettatamente su città e villaggi, li incendiava e, impadronendosi delle posizioni più opportune, metteva in fuga non pochi dei nemici, 7scegliendo di preferenza la notte come tempo favorevole a queste incursioni. La fama del suo valore risuonava dovunque.
8Filippo, osservando che quest'uomo a poco a poco otteneva vantaggio e progrediva continuamente nei successi, scrisse a Tolomeo, stratega della Celesiria e della Fenicia, perché intervenisse a favore degli interessi del re. 9Quegli incaricò Nicànore, figlio di Pàtroclo, uno dei primi amici del re, e lo inviò, mettendo ai suoi ordini gente d'ogni nazione in numero non inferiore a ventimila, per sterminare totalmente la stirpe dei Giudei. Gli associò anche Gorgia, un generale di professione ed esperto nelle azioni belliche. 10Nicànore stabilì di pagare il tributo che il re doveva ai Romani, che era di duemila talenti, con la vendita degli schiavi giudei. 11Anzi spedì senz'altro un avviso alle città della costa, invitandole all'acquisto di schiavi giudei e promettendo di barattare novanta prigionieri per un talento; non immaginava che la vendetta dell'Onnipotente stava per piombare su di lui.
12Giuda fu informato della spedizione di Nicànore e annunciò ai suoi uomini la presenza dell'esercito. 13Allora i paurosi e i diffidenti della giustizia di Dio fuggirono, portandosi lontano dalla zona. 14Altri vendevano tutte le cose che erano loro rimaste e insieme pregavano il Signore di salvare coloro che l'empio Nicànore aveva venduti prima ancora dello scontro; 15questo, se non per loro merito, almeno per l'alleanza con i loro padri e per riguardo al suo glorioso nome invocato sopra di loro. 16Il Maccabeo poi, radunando i suoi uomini in numero di seimila, li esortava a non scoraggiarsi davanti ai nemici, né a lasciarsi prendere da timore di fronte alla moltitudine dei pagani venuti ingiustamente contro di loro, ma a combattere da forti, 17tenendo davanti agli occhi le violenze da essi empiamente perpetrate contro il luogo santo e lo strazio della città messa a ludibrio e ancora la soppressione dell'ordinamento politico degli antenati. 18«Costoro - disse - confidano nelle armi e insieme nel loro ardire; noi confidiamo nel Dio onnipotente, capace di abbattere quanti vengono contro di lui e il mondo intero con un sol cenno». 19Ricordò loro distintamente gli interventi divini al tempo degli antenati, quello avvenuto contro Sennàcherib, quando morirono centottantacinquemila uomini, 20e quello successo in Babilonia nella battaglia contro i Gàlati, quando vennero nella necessità di battersi, essendo in tutto ottomila insieme con quattromila Macedoni, e mentre i Macedoni soccombevano, gli ottomila sterminarono centoventimila uomini con l'aiuto venuto loro dal Cielo e trassero un grande vantaggio.
21Con queste parole li rese coraggiosi e pronti a morire per le leggi e per la patria; poi divise in qualche modo l'esercito in quattro parti; 22mise al comando di ogni schieramento i suoi fratelli Simone, Giuseppe e Giònata, affidando a ciascuno millecinquecento uomini; 23fece inoltre leggere da Eleàzaro il libro sacro e, data la parola d'ordine «Aiuto di Dio», postosi a capo del primo reparto, attaccò Nicànore. 24L'Onnipotente si fece in realtà loro alleato ed essi uccisero più di novemila nemici, ferirono e mutilarono nelle membra la maggior parte dell'esercito di Nicànore e costrinsero tutti a fuggire. 25S'impadronirono anche del denaro dei mercanti convenuti per acquistarli; inseguirono poi i nemici per un pezzo, ma tornarono indietro impediti dall'ora tarda. 26Era la vigilia del sabato e per questa ragione non protrassero l'inseguimento. 27Raccolte le armi dei nemici e tolte loro le spoglie, passarono il sabato benedicendo incessantemente e ringraziando il Signore che li aveva fatti giungere salvi fino a quel giorno, fissandolo per loro come inizio della sua misericordia. 28Dopo il sabato distribuirono parte delle spoglie ai sinistrati, alle vedove, agli orfani; il resto se lo divisero loro e i loro figli. 29Compiute queste cose, alzarono insieme preghiere al Signore misericordioso, scongiurandolo di riconciliarsi pienamente con i suoi servi.
30Combatterono anche con gli uomini di Timòteo e di Bàcchide, uccidendone più di ventimila, e divennero padroni di alte fortezze e distribuirono le molte spoglie, facendo parti uguali per sé, per i sinistrati, per gli orfani, per le vedove e anche per i vecchi. 31Raccolte le armi dei nemici, con molta cura riposero il tutto in luoghi opportuni; il resto del bottino lo portarono a Gerusalemme. 32Uccisero anche l'ufficiale preposto alle guardie di Timòteo, uomo scelleratissimo, che aveva fatto soffrire molto i Giudei. 33Mentre si celebrava la vittoria in patria, bruciarono coloro che avevano incendiato le sacre porte, compreso Callìstene, che si era rifugiato in una casupola; ricevette così una degna mercede della sua empietà.
34Il tristissimo Nicànore, colui che aveva convocato mille mercanti per la vendita dei Giudei, 35umiliato, con l'aiuto di Dio, da coloro che erano da lui ritenuti insignificanti, deposta la splendida veste, fuggiasco come uno schiavo attraverso la campagna e ormai privo di tutto, arrivò ad Antiochia, gia troppo fortunato di essere sopravvissuto alla rovina dell'esercito. 36Così chi si riprometteva di assicurare il tributo per i Romani con la vendita dei prigionieri in Gerusalemme, confessava ora che i Giudei avevano un difensore, che i Giudei erano per questa ragione invincibili, perché obbedivano alle leggi stabilite da lui.
1Intanto Giuda Maccabeo e i suoi compagni, passando di nascosto nei villaggi, chiamavano a sé i loro congiunti e, raccolti quanti erano rimasti fedeli al giudaismo, misero insieme circa seimila uomini. 2Alzarono allora suppliche al Signore, perché volgesse lo sguardo al popolo da tutti calpestato, avesse pietà del tempio profanato da uomini empi, 3usasse misericordia alla città devastata e prossima a essere rasa al suolo, porgesse orecchio al sangue che gridava al suo cospetto, 4non dimenticasse l’iniquo sterminio di fanciulli innocenti e le bestemmie pronunciate contro il suo nome e mostrasse il suo sdegno contro la malvagità. 5Il Maccabeo, postosi a capo del gruppo, divenne ormai invincibile per le nazioni, mentre l’ira del Signore si volgeva in misericordia. 6Piombando all’improvviso su città e villaggi, li incendiava e, impadronendosi delle posizioni più opportune, metteva in fuga non pochi nemici, 7scegliendo di preferenza la notte come tempo favorevole a queste incursioni. La fama del suo valore risuonava dovunque.
8Filippo, osservando che quest’uomo a poco a poco otteneva successi e progrediva continuamente, scrisse a Tolomeo, stratega della Celesiria e della Fenicia, perché intervenisse a favore degli interessi del re. 9Quello incaricò subito Nicànore, figlio di Pàtroclo, uno dei primi amici del re, e, affidando ai suoi ordini truppe di uomini di ogni nazione in numero non inferiore a ventimila, lo inviò a sterminare totalmente la stirpe dei Giudei. Gli associò anche Gorgia, un generale di professione, esperto in tattica militare. 10Nicànore si propose di pagare il tributo che il re doveva ai Romani, che era di duemila talenti, con la vendita degli schiavi giudei. 11Anzi, spedì senz’altro alle città della costa l’invito ad acquistare schiavi giudei, promettendo di barattare novanta prigionieri per un talento; non immaginava che la vendetta dell’Onnipotente stava per piombare su di lui.
12Giuda fu informato della spedizione di Nicànore e annunciò ai suoi uomini l’avvicinarsi dell’esercito. 13Allora i paurosi e quanti non confidavano nella giustizia di Dio fuggirono, portandosi lontano dalla zona. 14Altri vendevano tutte le cose che erano loro rimaste e insieme pregavano il Signore di salvare coloro che l’empio Nicànore aveva venduto prima ancora dello scontro: 15questo, se non per loro merito, almeno per l’alleanza con i loro padri e per riguardo al suo augusto e glorioso nome invocato sopra di loro. 16Il Maccabeo poi, radunati i suoi uomini in numero di seimila, li esortava a non scoraggiarsi davanti ai nemici, né a lasciarsi prendere da timore di fronte alla moltitudine delle nazioni venute ingiustamente contro di loro, ma a combattere da forti, 17tenendo davanti agli occhi le violenze che quelli avevano iniquamente perpetrato contro il luogo santo, lo strazio della città vilipesa e ancora la soppressione dell’ordinamento politico degli antenati. 18«Costoro – disse – confidano nelle armi e così pure nel loro ardire; noi confidiamo nel Dio onnipotente, capace di abbattere quanti vengono contro di lui e il mondo intero con un solo cenno». 19Ricordò loro distintamente gli interventi a favore dei loro antenati, quello contro Sennàcherib, quando morirono centoottantacinquemila uomini, 20e quello avvenuto in Babilonia nella battaglia contro i Gàlati, quando tutti si trovarono in necessità, ottomila insieme con quattromila Macèdoni: mentre i Macèdoni soccombevano, gli ottomila sterminarono centoventimila uomini con l’aiuto venuto loro dal Cielo, ricevendone un grande vantaggio.
21Con queste parole li rese coraggiosi e pronti a morire per le leggi e per la patria. Poi divise in qualche modo l’esercito in quattro parti 22e mise al comando di ogni schieramento i suoi fratelli Simone, Giuseppe e Giònata, affidando a ciascuno millecinquecento uomini. 23Vi aggiunse Eleàzaro, lesse poi in pubblico il libro sacro e, data la parola d’ordine «Aiuto di Dio», si pose lui stesso a capo del primo reparto e attaccò Nicànore. 24L’Onnipotente si fece loro alleato ed essi uccisero più di novemila nemici, ferirono e mutilarono nelle membra la maggior parte dell’esercito di Nicànore e costrinsero tutti a fuggire. 25Si impadronirono dei beni di quanti erano convenuti per il loro acquisto; inseguirono poi i nemici per un lungo tratto, ma impediti dall’ora tarda tornarono indietro. 26Era la vigilia del sabato e per questa ragione non protrassero l’inseguimento. 27Raccolte le armi dei nemici e tolte loro le spoglie, passarono il sabato benedicendo incessantemente e ringraziando il Signore che li aveva salvati in quel giorno, cominciando ad aver misericordia per loro. 28Dopo il sabato distribuirono parte delle spoglie ai danneggiati, alle vedove, agli orfani; il resto se lo divisero tra loro e i loro figli. 29Compiute queste cose, fecero una supplica in comune, scongiurando il Signore misericordioso di riconciliarsi pienamente con i suoi servi.
30Poi, si scontrarono anche con gli uomini di Timòteo e Bàcchide e ne uccisero più di ventimila, si impadronirono saldamente di alte fortezze e divisero l’abbondante bottino in parti uguali tra loro, i danneggiati, gli orfani, le vedove e anche i vecchi. 31Raccolte le loro armi, con molta cura riposero il tutto in luoghi opportuni e portarono il resto del bottino a Gerusalemme. 32Uccisero anche l’ufficiale preposto alle guardie di Timòteo, uomo scelleratissimo, che aveva fatto soffrire molto i Giudei. 33Mentre si celebrava la vittoria in patria, bruciarono coloro che avevano incendiato le sacre porte, compreso Callìstene, che si era rifugiato in una casupola; ricevette così una degna ricompensa per la sua empietà.
34Il tristissimo Nicànore, colui che aveva convocato mille mercanti per la vendita dei Giudei, 35umiliato, con l’aiuto del Signore, da coloro che erano da lui ritenuti insignificanti, deposta la splendida veste, fuggiasco come uno schiavo attraverso la campagna e ormai privo di tutto, arrivò ad Antiòchia, già troppo fortunato per essere sopravvissuto alla rovina dell’esercito. 36Così, chi si riprometteva di assicurare il tributo per i Romani con la vendita dei prigionieri a Gerusalemme, confessava ora che i Giudei avevano un difensore e che i Giudei per questa ragione erano invincibili, perché obbedivano alle leggi da lui stabilite.
1Avvenne in quel periodo il ritorno ignominioso di Antioco dalle regioni della Persia. 2Infatti egli era giunto nella città chiamata Persepoli e si era accinto a depredare il tempio e ad impadronirsi della piazza, ma i cittadini ricorsero in massa alle armi e lo ricacciarono; perciò Antioco, messo in fuga dagli abitanti, dovette ritirarsi vergognosamente. 3Mentre si trovava presso Ecbàtana, gli giunsero le notizie su ciò che era accaduto a Nicànore e agli uomini di Timòteo. 4Montato in gran furore, pensava di sfogarsi sui Giudei anche per lo smacco inflittogli da coloro che lo avevano messo in fuga. Perciò diede ordine al cocchiere di compiere il viaggio spingendo i cavalli senza sosta; ma incombeva ormai su di lui il giudizio del Cielo. Così diceva nella sua superbia: «Farò di Gerusalemme un cimitero di Giudei, appena vi sarò giunto». 5Ma il Signore che tutto vede, il Dio d'Israele, lo colpì con piaga insanabile e invisibile. Aveva appena terminato quella frase, quando lo colpì un insopportabile dolore alle viscere e terribili spasimi intestinali, 6ben meritati da colui che aveva straziato le viscere altrui con molti e strani generi di tormenti. 7Ma egli non desisteva affatto dalla sua alterigia, anzi pieno ancora di superbia spirava il fuoco della sua collera contro i Giudei e comandava di accelerare la corsa. Ma gli accadde di cadere dal carro in corsa tumultuosa e per la grave caduta di riportare contusioni in tutte le membra del corpo. 8Colui che poco prima pensava di comandare ai flutti del mare, arrogandosi di essere un superuomo e di pesare sulla bilancia le cime dei monti, ora gettato a terra doveva farsi portare in lettiga, rendendo a tutti manifesta la potenza di Dio, 9a tal punto che nel corpo di quell'empio si formavano i vermi e, mentre era ancora vivo, le sue carni fra spasimi e dolori cadevano a brandelli e l'esercito era tutto nauseato dal fetore e dal marciume di lui. 10Colui che poco prima credeva di toccare gli astri del cielo, ora nessuno poteva sopportarlo per l'intollerabile intensità del fetore. 11Allora finalmente, malconcio a quel modo, incominciò ad abbassare il colmo della sua superbia e ad avviarsi al ravvedimento per effetto del divino flagello, mentre ad ogni istante era lacerato dai dolori. 12Non potendo più sopportare il suo proprio fetore, disse: «È giusto sottomettersi a Dio e non pensare di essere uguale a Dio quando si è mortali!». 13Quell'empio si mise a pregare quel Signore che ormai non avrebbe più avuto misericordia di lui, e diceva 14che avrebbe dichiarato libera la città santa, che prima si affrettava a raggiungere per raderla al suolo e farne un cimitero; 15che avrebbe reso pari agli Ateniesi tutti i Giudei che prima aveva stabilito di non degnare neppure della sepoltura, ma di gettare in pasto alle fiere insieme con i loro bambini; 16che avrebbe adornato con magnifici doni votivi il sacro tempio, che prima aveva saccheggiato, e avrebbe restituito in maggior numero tutti gli arredi sacri e avrebbe provveduto con le proprie entrate ai contributi fissati per i sacrifici; 17inoltre che si sarebbe fatto Giudeo e si sarebbe recato in ogni luogo abitato per annunciare la potenza di Dio.
18Ma poiché i dolori non diminuivano per nulla - era arrivato infatti su di lui il giusto giudizio di Dio - e disperando ormai di sé, scrisse ai Giudei la lettera che riportiamo qui sotto, nello stile di una supplica, così concepita:
19«Ai Giudei, ottimi cittadini, il re e condottiero Antioco augura magnifica salute, benessere e prosperità. 20Se voi state bene e i figli e le vostre cose procedono secondo il vostro pensiero, io, riponendo le mie speranze nel Cielo, 21mi ricordo con tenerezza del vostro onore e della vostra benevolenza. Ritornando dalle province della Persia e trovandomi colpito da una malattia insopportabile, ho creduto necessario pensare alla comune sicurezza di tutti. 22Pur non disperando del mio stato, ma avendo molta fiducia di poter scampare dalla malattia, 23considerando d'altra parte che anche mio padre, quando aveva intrapreso spedizioni nelle province settentrionali, aveva indicato il successore, 24perché se accadesse qualche cosa di inaspettato o si diffondesse la notizia di qualche grave incidente, gli abitanti del paese, sapendo in mano a chi era stato lasciato il governo, non si agitassero; 25e oltre a questo constatando che i sovrani vicini e confinanti con il nostro regno spiano il momento opportuno e attendono gli eventi, ho designato come re mio figlio Antioco, che gia più volte, quando intraprendevo i viaggi nei distretti settentrionali, ho raccomandato e affidato a moltissimi di voi. A lui indirizzo la lettera qui unita. 26Vi prego dunque e vi scongiuro di ricordarvi dei benefici ricevuti pubblicamente o privatamente e prego ciascuno di conservare la vostra benevolenza verso di me e mio figlio. 27Ho fiducia che egli si comporterà con voi con moderazione e umanità, secondo le mie direttive».
28Quest'omicida e bestemmiatore dunque, soffrendo crudeli tormenti, come li aveva fatti subire agli altri, finì così la sua vita in terra straniera, in una zona montuosa, con una sorte misera. 29Curò il trasporto della salma Filippo, cresciuto insieme a lui, il quale poi, diffidando del figlio di Antioco, si recò in Egitto presso Tolomeo Filomètore.
1In quel periodo Antioco ritornò con disonore dalle regioni della Persia. 2Infatti egli era giunto nella città chiamata Persèpoli e si era accinto a depredare il tempio e a impadronirsi della città; ma i cittadini, ricorsi in massa all’aiuto delle armi, lo respinsero e accadde così che Antioco, messo in fuga dagli abitanti, dovette ritirarsi vergognosamente. 3Mentre si trovava presso Ecbàtana, gli giunse notizia di ciò che era accaduto a Nicànore e agli uomini di Timòteo. 4Mosso da gran furore, pensava di sfogarsi sui Giudei anche per lo smacco inflittogli da coloro che lo avevano messo in fuga. Perciò diede ordine al cocchiere di compiere il viaggio spingendo i cavalli senza sosta; ma incombeva ormai su di lui il giudizio del Cielo. Così diceva nella sua superbia: «Farò di Gerusalemme un cimitero di Giudei, appena vi sarò giunto». 5Ma il Signore che tutto vede, il Dio d’Israele, lo colpì con piaga insanabile e invisibile. Aveva appena terminato quella frase, quando lo colpì un insopportabile dolore alle viscere e terribili spasimi intestinali, 6ben meritati da colui che aveva straziato le viscere altrui con molti e strani generi di torture. 7Ma egli non desisteva affatto dalla sua alterigia, anzi era pieno ancora di superbia, spirando fuoco d’ira contro i Giudei, e comandando di accelerare la corsa. Gli capitò perciò di cadere dal carro in corsa tumultuosa e di rovinarsi tutte le membra del corpo nella violenta caduta. 8Colui che poco prima, nella sua sovrumana arroganza, pensava di comandare ai flutti del mare, e credeva di pesare sulla bilancia le cime dei monti, ora, gettato a terra, doveva farsi portare in lettiga, rendendo a tutti manifesta la potenza di Dio, 9a tal punto che nel corpo di quell’empio si formavano i vermi e, mentre era ancora vivo, le sue carni, fra spasimi e dolori, cadevano a brandelli e l’esercito era tutto nauseato dal fetore e dal marciume di lui. 10Colui che poco prima credeva di toccare gli astri del cielo, ora nessuno poteva sopportarlo per l’intollerabile intensità del fetore.
11Allora finalmente, malconcio a quel modo, incominciò a deporre gran parte della sua superbia e ad avviarsi al ravvedimento per effetto del divino flagello, mentre senza tregua era lacerato dai dolori. 12Non potendo più sopportare il suo proprio fetore, disse: «È giusto sottomettersi a Dio e non pretendere di essere uguale a Dio, quando si è mortali!». 13Quindi quello scellerato si mise a pregare quel Signore che ormai non avrebbe più avuto misericordia di lui, e diceva 14che avrebbe dichiarato libera la città santa, che prima si affrettava a raggiungere per raderla al suolo e farne un cimitero. 15Diceva inoltre che avrebbe reso pari agli Ateniesi tutti i Giudei, che prima aveva stabilito di non degnare neppure della sepoltura, ma di gettare in pasto alle fiere insieme con i loro bambini, 16e che avrebbe adornato con magnifici doni votivi il sacro tempio, che prima aveva saccheggiato, e avrebbe restituito in numero ancora più grande tutti gli arredi sacri e avrebbe provveduto con le proprie entrate ai contributi fissati per i sacrifici. 17Prometteva, infine, che si sarebbe fatto Giudeo e si sarebbe recato in ogni luogo abitato per annunciare la potenza di Dio.
18Ma poiché i dolori non diminuivano per nulla – era arrivato infatti su di lui il giusto giudizio di Dio – e disperando ormai di sé, scrisse ai Giudei la lettera riportata qui sotto, nello stile di una supplica, così concepita:
19«Ai Giudei, ottimi cittadini, il re e condottiero Antioco augura perfetta salute, benessere e prosperità. 20Se voi state bene e i figli e le vostre cose procedono secondo il vostro pensiero, io, riponendo la mia speranza nel Cielo, 21mi ricordo con tenerezza del vostro onore e della vostra benevolenza. Ritornando dalle province della Persia e trovandomi colpito da una malattia insopportabile, ho creduto necessario pensare alla comune sicurezza di tutti. 22Non dispero del mio stato, avendo molta fiducia di scampare alla malattia. 23Considerando d’altra parte che anche mio padre, quando aveva intrapreso spedizioni nelle province settentrionali, designava il successore, 24perché, se fosse accaduto qualche cosa di inaspettato o si fosse diffusa la notizia di qualche grave incidente, gli abitanti del paese, sapendo in mano a chi era stato lasciato il governo, non si agitassero, 25e oltre a questo, constatando che i sovrani vicini e confinanti con il nostro regno spiano il momento opportuno e attendono gli eventi, ho designato come re mio figlio Antioco, che già più volte, quando intraprendevo i viaggi nei distretti settentrionali, ho raccomandato e affidato a moltissimi di voi. A lui indirizzo la lettera qui unita. 26Vi prego dunque e vi scongiuro di ricordarvi dei benefici ricevuti, pubblicamente o privatamente, e prego ciascuno di conservare la vostra benevolenza verso di me e mio figlio. 27Ho fiducia che egli, seguendo le mie direttive, si comporterà con voi con moderazione e umanità».
28Quest’omicida e bestemmiatore, dunque, soffrendo crudeli tormenti, come li aveva fatti subire agli altri, finì così la sua vita con miserabile morte in terra straniera, sui monti. 29Curò il trasporto della salma Filippo, suo compagno d’infanzia, il quale poi, diffidando del figlio di Antioco, si ritirò in Egitto presso Tolomeo Filomètore.
1Il Maccabeo intanto e i suoi uomini, guidati dal Signore, rioccuparono il tempio e la città, 2distrussero le are innalzate dagli stranieri sulle piazze e i recinti sacri. 3Purificarono il tempio e vi costruirono un altro altare; poi facendo scintille con le pietre, ne trassero il fuoco e offrirono sacrifici, dopo un'interruzione di due anni; prepararono l'altare degli incensi, le lampade e l'offerta dei pani. 4Fatto questo, prostrati a terra, supplicarono il Signore, che non li facesse più incorrere in quei mali ma, se mai peccassero ancora, venissero da lui corretti con clemenza, ma non abbandonati in mano a un popolo di barbari e bestemmiatori. 5La purificazione del tempio avvenne nello stesso giorno in cui gli stranieri l'avevano profanato, il venticinque dello stesso mese, cioè di Casleu. 6Con gioia passarono otto giorni come nella festa delle Capanne, ricordando come poco tempo prima avevano passato la feste delle Capanne dispersi sui monti e nelle caverne come animali selvatici. 7Perciò, tenendo in mano bastoni ornati, rami verdi e palme, innalzavano inni a colui che aveva fatto ben riuscire la purificazione del suo proprio tempio. 8Stabilirono quindi con pubblico decreto e deliberazione per tutto il popolo dei Giudei, che ogni anno si celebrassero questi giorni.
9Tali furono le vicende riguardanti la morte di Antioco chiamato Epìfane. 10Ora invece esporremo le cose accadute sotto Antioco Eupàtore, figlio di quell'empio, sunteggiando le principali sventure connesse alle guerre. 11Costui, dunque, succeduto nel regno, nominò capo degli affari politici un certo Lisia, primo stratega della Celesiria e della Fenicia. 12Tolomeo, chiamato Macrone, preferendo osservare la giustizia nei riguardi dei Giudei, a causa dei torti che erano stati fatti loro, cercava di svolgere i rapporti con loro pacificamente. 13Per questo motivo fu accusato dagli amici presso l'Eupàtore ed egli, sentendosi spesso chiamare traditore per aver abbandonato Cipro a lui affidata dal Filomètore ed essere passato dalla parte di Antioco Epìfane, né potendo esercitare con onore la carica, preso il veleno, pose fine alla propria vita.
14Gorgia, divenuto stratega della regione, assoldava stranieri e teneva viva la guerra contro i Giudei. 15Insieme con lui anche gli Idumei, che occupavano fortezze strategiche, lottavano contro i Giudei e, dando asilo a tutti i fuorusciti da Gerusalemme, cominciarono a fomentare la guerra. 16Pertanto gli uomini del Maccabeo, dopo aver innalzato preghiere e supplicato Dio che si facesse loro alleato, mossero contro le fortezze degli Idumei 17e, attaccandole con energia, si impadronirono delle posizioni, respinsero quelli che combattevano sulle mura e uccisero quanti erano venuti a tiro; ne uccisero così non meno di ventimila. 18Non meno di novemila tuttavia fuggirono in due torri fortificate a regola d'arte e fornite di tutto l'occorrente per sostenere l'assedio. 19Allora il Maccabeo, lasciando Simone e Giuseppe e inoltre Zaccheo e i suoi uomini, sufficienti per quell'assedio, si recò in zone più critiche. 20Ma gli uomini di Simone, vinti dalla prospettiva del guadagno, si lasciarono persuadere per denaro da alcuni che erano nelle torri e, ricevute settantamila dramme, ne lasciarono fuggire alcuni. 21Quando fu riferito al Maccabeo l'accaduto, radunati i capi del popolo, li accusò di aver venduto per denaro i loro fratelli, dando libertà ai loro nemici. 22Fece giustiziare coloro che si erano resi colpevoli di tradimento e senza indugio espugnò le due torri. 23Essendo ben riuscito in tutto con le armi in mano, mise a morte nelle due fortezze più di ventimila uomini.
24Timòteo, che prima aveva perduto di fronte ai Giudei, assoldando ora forze straniere in gran numero e radunando la cavalleria dell'Asia, che non era meno numerosa, avanzò con l'intenzione di soggiogare la Giudea con le armi. 25Gli uomini del Maccabeo al suo avvicinarsi, si cosparsero il capo di polvere per la preghiera a Dio e, cintisi i fianchi di sacco, 26si prostrarono sul rialzo davanti all'altare e lo supplicarono che si mostrasse loro propizio e fosse nemico dei loro nemici e avversario dei loro avversari, secondo l'espressione della legge. 27Terminata la preghiera, presero le armi e uscirono dalla città per un bel tratto. Quando furono vicini ai nemici, si fermarono. 28Appena spuntata la luce del mattino, iniziò l'attacco dalle due parti, gli uni avendo a garanzia del successo e della vittoria gloriosa la fiducia nel Signore, gli altri ponendo come guida nel conflitto il loro ardire. 29Accesasi una lotta durissima, apparvero dal cielo ai nemici cinque uomini splendidi su cavalli dalle briglie d'oro, che guidavano i Giudei. 30Essi presero in mezzo il Maccabeo e, riparandolo con le loro armature, lo rendevano invulnerabile; contro gli avversari invece scagliavano dardi e folgori ed essi, confusi e accecati, si dispersero in preda al disordine. 31Ne furono uccisi ventimilacinquecento e seicento cavalieri. 32Lo stesso Timòteo dovette rifugiarsi nella fortezza chiamata Ghezer, ben munita, dove era comandante Chèrea. 33Ma i soldati del Maccabeo assediarono con entusiasmo la fortezza per quattro giorni. 34Gli assediati, fidando delle fortificazioni del luogo, bestemmiavano in modo orribile e lanciavano empie frasi. 35Alle prime luci del quinto giorno, venti giovani del Maccabeo, accesi di sdegno per le bestemmie, prese d'assalto le mura coraggiosamente e con selvaggio furore, travolsero chiunque trovarono. 36Anche altri, attaccando con una manovra di aggiramento, incendiarono le torri e, accesi dei fuochi, bruciarono vivi i bestemmiatori; altri ancora sfondarono le porte e fatto entrare il resto dell'esercito affrettarono la presa della città. 37Uccisero Timòteo che si era nascosto in una buca e il fratello di lui Chèrea e Apollòfane. 38Terminata l'impresa, con canti e inni di riconoscenza benedicevano il Signore che aveva magnificamente favorito Israele e concesso loro la vittoria.
1Intanto il Maccabeo e i suoi uomini, guidati dal Signore, rioccuparono il tempio e la città 2e distrussero gli altari innalzati dagli stranieri sulle piazze e i recinti sacri. 3Purificarono il tempio e vi costruirono un altro altare; poi, facendo scintille con le pietre, ne trassero il fuoco e offrirono sacrifici, dopo un’interruzione di due anni e prepararono l’altare degli incensi, le lampade e l’offerta dei pani. 4Fatto ciò, prostrati a terra, supplicarono il Signore di non farli più incorrere in quei mali ma, qualora peccassero di nuovo, di venire da lui corretti con clemenza, e non abbandonati in mano a un popolo di barbari e bestemmiatori. 5La purificazione del tempio avvenne nello stesso giorno in cui gli stranieri l’avevano profanato, il venticinque dello stesso mese, cioè di Chisleu. 6Con gioia passarono otto giorni come nella festa delle Capanne, ricordando come poco tempo prima avevano passato la festa delle Capanne dispersi sui monti e nelle caverne come animali selvatici. 7Perciò, tenendo in mano bastoni ornati, rami verdi e palme, innalzavano inni a colui che li aveva felicemente condotti alla purificazione del suo proprio tempio. 8Poi con pubblico editto, confermato da una deliberazione comune, decretarono che tutta la nazione dei Giudei celebrasse ogni anno questi giorni.
9Tali furono le vicende riguardanti la morte di Antioco, chiamato Epìfane. 10Ora invece esporremo le cose accadute sotto Antioco Eupàtore, figlio di quell’empio, sintetizzando le principali sventure causate dalle guerre. 11Costui, dunque, succeduto nel regno, nominò incaricato degli affari un certo Lisia, governatore generale della Celesiria e della Fenicia. 12Infatti Tolomeo, chiamato Macrone, che aveva cominciato a praticare la giustizia verso i Giudei, a causa dei torti che erano stati fatti loro, cercava di trattare con loro pacificamente. 13Per questo motivo fu accusato dagli amici presso l’Eupàtore. Sentendosi poi chiamare spesso traditore per aver abbandonato Cipro, a lui affidata dal Filomètore, ed essere passato dalla parte di Antioco Epìfane, non potendo esercitare con onore la carica, datosi il veleno, pose fine alla propria vita.
14Gorgia, divenuto stratega della regione, assoldava stranieri e manteneva viva la guerra contro i Giudei. 15Insieme con lui anche gli Idumei, che occupavano fortezze importanti, lottavano contro i Giudei e, dando asilo a tutti i fuorusciti da Gerusalemme, cominciarono a fomentare la guerra. 16Gli uomini del Maccabeo pertanto, dopo aver innalzato preghiere e supplicato Dio che si facesse loro alleato, mossero contro le fortezze degli Idumei 17e, attaccandole con energia, si impadronirono delle posizioni, respinsero tutti quelli che combattevano sulle mura e trucidarono quanti erano venuti a tiro; ne uccisero così non meno di ventimila. 18Non meno di novemila tuttavia fuggirono in due torri saldamente fortificate e fornite di tutto l’occorrente per sostenere l’assedio. 19Allora il Maccabeo, lasciando Simone e Giuseppe, Zaccheo e i suoi uomini, sufficienti per quell’assedio, si recò in zone più critiche. 20Ma gli uomini di Simone, vinti dalla prospettiva del guadagno, si lasciarono persuadere per denaro da alcuni che erano nelle torri e, ricevute settantamila dracme, ne lasciarono fuggire alcuni. 21Quando fu riferito al Maccabeo l’accaduto, radunati i capi del popolo, li accusò di aver venduto per denaro i loro fratelli, mettendo in libertà i loro nemici. 22Fece giustiziare coloro che si erano resi colpevoli di tradimento e senza indugio espugnò le due torri. 23Essendo riuscito in ogni impresa con le armi in mano, mise a morte nelle due fortezze più di ventimila uomini.
24Timòteo, che prima era stato battuto dai Giudei, assoldò forze straniere in grande numero, radunò buona parte della cavalleria dell’Asia e avanzò con l’intenzione di soggiogare la Giudea con le armi. 25Gli uomini del Maccabeo, al suo avvicinarsi, si cosparsero il capo di polvere per la preghiera a Dio e, con i fianchi cinti di sacco, 26si prostrarono davanti all’altare e supplicarono Dio di mostrarsi loro propizio e di farsi nemico dei loro nemici e avversario dei loro avversari, come attesta la legge. 27Terminata la preghiera, presero le armi e uscirono dalla città per un bel tratto. Quando furono vicini ai nemici, si fermarono. 28Appena spuntata la luce del mattino, iniziò l’attacco dalle due parti, gli uni avendo a garanzia del successo e della vittoria gloriosa la fiducia nel Signore, gli altri assumendo come guida nel conflitto il loro ardire. 29Si era accesa una lotta durissima, apparvero dal cielo ai nemici cinque uomini splendidi su cavalli dalle briglie d’oro, che si misero alla guida dei Giudei. 30Essi presero in mezzo il Maccabeo e, riparandolo con le loro armature, lo rendevano invulnerabile; scagliavano invece dardi e folgori contro gli avversari i quali, confusi e accecati, si dispersero in preda al disordine. 31Ne furono uccisi ventimilacinquecento e seicento cavalieri. 32Timòteo si rifugiò in una fortezza chiamata Ghezer, saldamente difesa, dove era comandante Cherea. 33Ma i soldati del Maccabeo assediarono con entusiasmo la fortezza per quattro giorni. 34Gli assediati, fidando nelle fortificazioni del luogo, bestemmiavano in modo orribile e lanciavano orrende frasi. 35Alle prime luci del quinto giorno, venti giovani del Maccabeo, accesi di sdegno per le bestemmie, presero d’assalto le mura coraggiosamente e, con selvaggio furore, travolsero chiunque trovavano. 36Anche altri, attaccando con una manovra di aggiramento, incendiarono le torri e, accesi dei fuochi, bruciarono vivi i bestemmiatori; altri ancora sfondarono le porte e, fatto entrare il resto dell’esercito, affrettarono la presa della città. 37Trucidarono Timòteo che si era nascosto in una cisterna, suo fratello Cherea e Apollòfane. 38Compiuta l’impresa, con canti e inni di lode benedicevano il Signore, che aveva tanto favorito Israele e concesso loro la vittoria.
1Dopo brevissimo tempo Lisia, tutore e parente del re e incaricato degli affari di stato, mal sopportando l'accaduto, 2raccolti circa ottantamila uomini e tutta la cavalleria, mosse contro i Giudei, calcolando di ridurre la città a dimora dei Greci, 3di imporre tasse al tempio come agli altri edifici di culto dei pagani e di mettere in vendita ogni anno il sommo sacerdozio. 4Egli non considerava per niente la potenza di Dio, ma si appoggiava sulla potenza di migliaia di fanti, sulle migliaia di cavalli e sugli ottanta elefanti. 5Entrato nella Giudea e avvicinatosi a Bet-Zur, che era una posizione fortificata distante da Gerusalemme circa venti miglia, la cinse d'assedio. 6Quando gli uomini del Maccabeo vennero a sapere che quegli assediava le fortezze, tra gemiti e lacrime supplicarono con tutto il popolo il Signore che inviasse il suo angelo buono a salvare Israele. 7Lo stesso Maccabeo, cingendo per primo le armi, esortò gli altri ad esporsi con lui al pericolo per andare in aiuto dei loro fratelli: tutti insieme partirono con coraggio. 8Mentre si trovavano ancora vicino a Gerusalemme, apparve come condottiero davanti a loro un cavaliere in sella, vestito di bianco, in atto di agitare un'armatura d'oro. 9Tutti insieme benedissero Dio misericordioso e si sentirono così rafforzati in cuore, che erano pronti ad assalire non solo gli uomini ma anche le bestie più feroci e mura di ferro. 10Procedevano in ordine, con un alleato venuto dal cielo, per la misericordia che il Signore aveva avuto di loro. 11Gettatisi come leoni sui nemici, ne stesero al suolo undicimila e milleseicento cavalieri, tutti gli altri li costrinsero a fuggire. 12Costoro in gran parte riuscirono a salvarsi feriti e spogliati. Anche Lisia per salvarsi fu costretto a fuggire vergognosamente.
13Ma, non privo di intelligenza, pensando alla sconfitta subìta e constatando che gli Ebrei erano invincibili, perché l'onnipotente Dio combatteva al loro fianco, 14mandò a proporre un accordo su tutto ciò che fosse giusto, assicurando che a questo scopo avrebbe persuaso il re, facendo pressione su di lui perché diventasse loro amico. 15Il Maccabeo, badando a ciò che più conveniva, acconsentì a tutto quanto Lisia chiedeva. Quanto infatti il Maccabeo aveva presentato a Lisia per iscritto a riguardo dei Giudei, fu accordato dal re. 16Il contenuto della lettera scritta da Lisia ai Giudei era del seguente tenore:
17«Lisia al popolo dei Giudei salute. Giovanni e Assalonne, inviati da voi, ci hanno consegnato la decisione qui sotto riportata e hanno chiesto la ratifica dei punti in essa dichiarati. 18Quanto era necessario riferire al re, l'ho riferito ed egli ha accordato quanto era accettabile. 19Se dunque conserverete il vostro buon impegno per gli interessi del regno, procurerò anche in avvenire di esservi causa di favori. 20Su questi punti e sui particolari ho dato ordine a questi due e ai miei incaricati di trattare con voi. 21State bene. L'anno centoquarantotto, il ventiquattro del mese di Dioscorinzio».
22La lettera del re si esprimeva così:
«Il re Antioco al fratello Lisia salute. 23Dopo che nostro padre è passato tra gli dei, volendo noi che i cittadini del regno possano tranquillamente attendere ai loro interessi particolari 24e, avendo sentito che i Giudei, non favorevoli al disegno di ellenizzazione di nostro padre, attaccati invece al loro sistema di vita, chiedono di potersi attenere alle proprie leggi, 25desiderosi a nostra volta che anche questo popolo sia libero da turbamenti, decretiamo che il tempio sia loro restituito e si governino secondo le tradizioni dei loro antenati. 26Farai quindi cosa opportuna a inviare loro messaggeri e ad offrire loro la destra perché, conosciuta la nostra decisione, si sentano contenti e riprendano a loro agio la cura delle proprie cose».
27La lettera del re indirizzata al popolo era così concepita:
«Il re Antioco al consiglio degli anziani dei Giudei e agli altri Giudei salute. 28Se state bene, è appunto come noi vogliamo: anche noi godiamo ottima salute. 29Menelao ci ha rivelato che voi volete tornare a vivere nelle vostre sedi. 30A quelli che si metteranno in viaggio entro i trenta giorni del mese di Xàntico, sarà garantita sicurezza e facoltà 31di usare, come Giudei, delle loro regole alimentari e delle loro leggi come prima e nessuno di loro potrà essere molestato da alcuno per le mancanze commesse per ignoranza. 32Ho anche mandato Menelao per rassicurarvi. 33State bene. L'anno centoquarantotto, il venticinque del mese di Xàntico».
34Anche i Romani inviarono loro questa lettera:
«Quinto Memmio e Tito Manio, legati dei Romani, al popolo dei Giudei salute. 35Riguardo a ciò che Lisia, parente del re, vi ha accordato, anche noi siamo d'accordo. 36Riguardo invece a quei punti che egli ha giudicato dover riferire al re, mandate subito uno, dopo aver deliberato tra di voi, perché possiamo esporre le cose in modo conveniente per voi. Noi siamo in viaggio per Antiochia. 37Mandate dunque in fretta alcuni per farci conoscere di quale parere siete. 38State bene. L'anno centoquarantotto, il venticinque del mese di Xàntico».
1Poco tempo dopo, Lisia, tutore e parente del re e incaricato degli affari di stato, mal sopportando l’accaduto, 2raccolti circa ottantamila uomini e tutta la cavalleria, mosse contro i Giudei, contando di ridurre la città a residenza dei Greci, 3di imporre tasse al tempio come agli altri edifici di culto delle nazioni e di mettere in vendita ogni anno il sommo sacerdozio. 4Egli non teneva in nessun conto la potenza di Dio, ma confidava soltanto nelle sue miriadi di fanti, nelle migliaia di cavalieri e negli ottanta elefanti. 5Entrato nella Giudea e avvicinatosi a Bet-Sur, che era una posizione fortificata distante da Gerusalemme circa venti miglia, la cinse d’assedio. 6Quando gli uomini del Maccabeo vennero a sapere che quello assediava le fortezze, tra gemiti e lacrime supplicarono con tutto il popolo il Signore che inviasse l’angelo buono a salvare Israele. 7Lo stesso Maccabeo, cingendo per primo le armi, esortò gli altri a esporsi con lui al pericolo per andare in aiuto dei loro fratelli: tutti insieme partirono con coraggio. 8Mentre si trovavano ancora vicino a Gerusalemme, apparve come condottiero davanti a loro un cavaliere in sella, vestito di bianco, che brandiva armi d’oro. 9Tutti insieme benedissero Dio misericordioso e si sentirono rincuorati, pronti ad assalire non solo gli uomini ma anche le bestie più feroci e mura di ferro. 10Procedevano in ordine, con un alleato venuto dal cielo, per la misericordia che il Signore aveva avuto di loro. 11Gettatisi come leoni sui nemici, stesero al suolo undicimila fanti e milleseicento cavalieri e costrinsero tutti a fuggire. 12Costoro in gran parte riuscirono a salvarsi feriti e spogliati. E lo stesso Lisia si salvò fuggendo vergognosamente.
13Ma, non privo di intelligenza, pensando alla sconfitta subita e constatando che gli Ebrei erano invincibili, perché il Dio potente combatteva al loro fianco, 14mandò a proporre un accordo su tutto ciò che fosse giusto, assicurando che a questo scopo avrebbe persuaso il re, facendo pressione su di lui perché diventasse loro amico. 15Il Maccabeo, badando a ciò che più conveniva, acconsentì a tutto quanto Lisia chiedeva. Infatti, quanto il Maccabeo aveva presentato a Lisia per iscritto riguardo ai Giudei, il re lo accordò.
16Il contenuto della lettera scritta da Lisia ai Giudei era del seguente tenore:
17«Lisia al popolo dei Giudei, salute! Giovanni e Assalonne, inviati da voi, ci hanno consegnato il documento sotto riportato e hanno chiesto la ratifica dei punti in esso contenuti. 18Quanto era necessario riferire anche al re, gliel’ho esposto ed egli ha accordato quanto era accettabile. 19Se dunque continuerete a essere favorevoli agli interessi del regno, cercherò anche in avvenire di procurarvi dei favori. 20Su questi punti e sui particolari ho dato ordine ai vostri e ai miei incaricati di trattare con voi. 21State bene. L’anno centoquarantotto, il ventiquattro del mese di Dioscorinzio».
22La lettera del re si esprimeva così:
«Il re Antioco al fratello Lisia, salute! 23Dopo che nostro padre è passato tra gli dèi, vogliamo che i cittadini del regno possano tranquillamente attendere ai loro interessi. 24Avendo sentito che i Giudei non intendono accettare l’ellenizzazione voluta da nostro padre, ma, attaccati al loro sistema di vita, chiedono di attenersi alle proprie leggi, 25volendo perciò che anche questa nazione sia libera da turbamenti, decretiamo che il tempio sia loro restituito e si governino secondo le tradizioni dei loro antenati. 26Farai bene, dunque, a inviare loro messaggeri e a dare loro la destra, perché, conosciuta la nostra decisione, si sentano rincuorati e riprendano a loro agio la cura delle proprie cose».
27La lettera del re indirizzata alla nazione era così concepita:
«Il re Antioco al consiglio degli anziani dei Giudei e agli altri Giudei, salute! 28Se state bene, è appunto come noi vogliamo; anche noi godiamo ottima salute. 29Menelao ci ha rivelato che voi volete tornare a vivere nelle vostre sedi. 30A quelli che si metteranno in viaggio entro i trenta giorni del mese di Xàntico sarà garantita sicurezza e facoltà 31di usare, come Giudei, delle loro regole alimentari e delle loro leggi, come prima, e nessuno di loro potrà essere molestato da alcuno per le mancanze commesse per ignoranza. 32Ho anche mandato Menelao per rassicurarvi. 33State bene. L’anno centoquarantotto, il quindici del mese di Xàntico».
34Anche i Romani inviarono loro questa lettera:
«Quinto Memmio e Tito Manio, legati dei Romani, al popolo dei Giudei, salute! 35Riguardo a ciò che Lisia, parente del re, vi ha concesso, anche noi siamo d’accordo. 36Riguardo invece a quei punti che egli ha giudicato dover riferire al re, mandate subito qualcuno, dopo averli esaminati, perché possiamo riferire le cose in modo conveniente per voi. Noi siamo in viaggio per Antiòchia. 37Mandate dunque in fretta dei messaggeri per farci conoscere di quale parere siete. 38State bene. L’anno centoquarantotto, il quindici del mese di Xàntico».
1Conclusi questi accordi, Lisia ritornò presso il re; i Giudei invece si diedero a coltivare la terra. 2Ma alcuni dei comandanti dei distretti e precisamente Timòteo e Apollonio, figlio di Gennèo, Ierònimo e Demofonte e, oltre questi, Nicànore, il comandante dei mercenari di Cipro, non li lasciavano vivere tranquilli né procedere in pace. 3Gli abitanti di Giaffa perpetrarono un'empietà di questo genere: invitarono i Giudei che abitavano con loro a salire con le mogli e con i figli su barche allestite da loro, come se non ci fosse alcuna cattiva intenzione a loro riguardo, 4ma fosse un'iniziativa di tutta la cittadinanza. Essi accettarono, desiderosi di rinsaldare la pace, e lontani da ogni sospetto. Ma quando furono al largo, li fecero affondare in numero non inferiore a duecento. 5Quando Giuda fu informato di questa crudeltà compiuta contro i suoi connazionali, diede ordine ai suoi uomini 6e, invocando Dio, giusto giudice, mosse contro gli assassini dei suoi fratelli e nella notte incendiò il porto, bruciò le navi e uccise di spada quanti vi si erano rifugiati. 7Poi, dato che il luogo era sbarrato, abbandonò l'impresa con l'idea di tornare un'altra volta e sradicare tutta la cittadinanza di Giaffa. 8Avendo poi appreso che anche i cittadini di Iamnia volevano usare lo stesso sistema con i Giudei che abitavano con loro, 9piombando di notte sui cittadini di Iamnia, incendiò il porto con la flotta, così che si vedeva il bagliore delle fiamme fino a Gerusalemme, che è distante duecentoquaranta stadi.
10Quando si furono allontanati di là per nove stadi, dirigendosi contro Timòteo, non meno di cinquemila Arabi con cinquecento cavalieri irruppero contro Giuda. 11Ne nacque una zuffa furiosa, ma gli uomini di Giuda con l'aiuto di Dio ebbero la meglio. I nomadi invece, sopraffatti, supplicarono Giuda che stendesse loro la destra promettendo di cedergli bestiame e di aiutarlo in tutto il resto. 12Giuda, prevedendo che realmente gli sarebbero stati utili in molte cose, acconsentì a far la pace con loro ed essi, strette le destre, tornarono alle loro tende. 13Attaccò anche una città difesa da contrafforti, circondata da mura e abitata da gente d'ogni stirpe, chiamata Casfin. 14Quelli di dentro, sicuri della solidità delle mura e delle riserve di viveri, si mostravano insolenti con gli uomini di Giuda, insultandoli, aggiungendo bestemmie e pronunciando frasi che non è lecito riferire. 15Ma gli uomini di Giuda, dopo aver invocato il grande Signore del mondo, il quale senza arieti e senza macchine ingegnose aveva fatto cadere Gerico al tempo di Giosuè, assalirono furiosamente le mura. 16Presa la città per volere di Dio, fecero innumerevoli stragi, cosicché il lago adiacente, largo due stadi, sembrava pieno del sangue che vi colava dentro.
17Allontanatisi di là settecentocinquanta stadi giunsero a Caraca, presso i Giudei chiamati Tubiani; 18ma da quelle parti non trovarono Timòteo, il quale era gia partito dalla zona, senza aver intrapreso alcuna azione, ma lasciando in un certo luogo un presidio molto forte. 19Dosìteo e Sosìpatro, due capitani del Maccabeo, in una sortita sterminarono gli uomini di Timòteo lasciati nella fortezza, che erano più di diecimila. 20Intanto il Maccabeo ordinò il suo esercito dividendolo in reparti, nominò questi al comando dei reparti e mosse contro Timòteo, il quale aveva con sé centoventimila fanti e duemilacinquecento cavalieri. 21Quando Timòteo seppe dell'arrivo di Giuda, mandò avanti le donne, i fanciulli e tutto il bagaglio nel luogo chiamato Carnion: era questa una posizione inespugnabile e inaccessibile per la strettezza di tutti i passaggi. 22All'apparire del primo reparto di Giuda, si diffuse tra i nemici il panico e il terrore perché si verificò contro di loro l'apparizione di colui che dall'alto tutto vede, e perciò cominciarono a fuggire precipitandosi chi da una parte chi dall'altra, cosicché spesso erano colpiti dai propri compagni e trafitti dalle punte delle loro spade. 23Giuda dirigeva l'inseguimento con ogni energia, trafiggendo quegli empi: ne sterminò circa trentamila. 24Lo stesso Timòteo, caduto in mano agli uomini di Dosìteo e Sosìpatro, supplicava con molta astuzia di essere lasciato sano e salvo, perché tratteneva come ostaggi i genitori di molti di loro e di alcuni i fratelli ai quali sarebbe capitato di essere trattati senza riguardo. 25Avendo egli con molti discorsi prestato solenne promessa di restituire incolumi gli ostaggi, lo lasciarono libero per la salvezza dei propri fratelli.
26Giuda mosse poi contro Carnion e l'Atergatèo e uccise venticinquemila uomini.
27Dopo la sconfitta e lo sterminio di questi, marciò contro la fortezza di Efron, nella quale era stanziato Lisia con una moltitudine di gente di ogni razza; davanti alle mura erano schierati i giovani più forti e combattevano vigorosamente, mentre nella città stavano pronte molte riserve di macchine e di proiettili. 28Avendo invocato il Signore che distrugge con la sua potenza le forze dei nemici, i Giudei fecero cadere la città nelle proprie mani e uccisero venticinquemila di coloro che vi stavano dentro. 29Ritornati di là, mossero verso Beisan, che dista seicento stadi da Gerusalemme. 30Ma i Giudei che vi abitavano testimoniarono che i cittadini di Beisan avevano dimostrato loro benevolenza e buona comprensione nel tempo della sventura 31e questi li ringraziarono e li esortarono ad essere ben disposti anche in seguito verso il loro popolo. Poi si recarono a Gerusalemme nell'imminenza della festa delle settimane.
32Dopo questa festa, chiamata Pentecoste, mossero contro Gorgia, stratega dell'Idumea. 33Questi avanzò con tremila fanti e quattrocento cavalieri. 34Schieratisi in combattimento, caddero un piccolo numero di Giudei. 35Un certo Dosìteo, degli uomini di Bacènore, abile nel cavalcare e valoroso, si attaccò a Gorgia e, afferratolo per la clamide, lo trascinava a gran forza volendo prendere vivo quello scellerato; ma uno dei cavalieri traci si gettò su di lui tagliandogli la spalla e Gorgia potè fuggire a Maresa. 36Poiché gli uomini di Esdrin combattevano da lungo tempo ed erano stanchi, Giuda supplicò il Signore che si mostrasse loro alleato e guida nella battaglia. 37Poi, intonato nella lingua paterna il grido di guerra che si accompagnava agli inni, diede un assalto improvviso alle truppe di Gorgia e le mise in fuga.
38Giuda poi radunò l'esercito e venne alla città di Odollam; poiché si compiva la settimana, si purificarono secondo l'uso e vi passarono il sabato. 39Il giorno dopo, quando ormai la cosa era diventata necessaria, gli uomini di Giuda andarono a raccogliere i cadaveri per deporli con i loro parenti nei sepolcri di famiglia. 40Ma trovarono sotto la tunica di ciascun morto oggetti sacri agli idoli di Iamnia, che la legge proibisce ai Giudei; fu perciò a tutti chiaro il motivo per cui costoro erano caduti. 41Perciò tutti, benedicendo l'operato di Dio, giusto giudice che rende palesi le cose occulte, 42ricorsero alla preghiera, supplicando che il peccato commesso fosse pienamente perdonato. Il nobile Giuda esortò tutti quelli del popolo a conservarsi senza peccati, avendo visto con i propri occhi quanto era avvenuto per il peccato dei caduti. 43Poi fatta una colletta, con tanto a testa, per circa duemila dramme d'argento, le inviò a Gerusalemme perché fosse offerto un sacrificio espiatorio, agendo così in modo molto buono e nobile, suggerito dal pensiero della risurrezione. 44Perché se non avesse avuto ferma fiducia che i caduti sarebbero risuscitati, sarebbe stato superfluo e vano pregare per i morti. 45Ma se egli considerava la magnifica ricompensa riservata a coloro che si addormentano nella morte con sentimenti di pietà, la sua considerazione era santa e devota. Perciò egli fece offrire il sacrificio espiatorio per i morti, perché fossero assolti dal peccato.
1Conclusi questi accordi, Lisia ritornò presso il re; i Giudei invece si diedero a coltivare la terra. 2Ma alcuni dei comandanti dei distretti, e precisamente Timòteo e Apollònio, figlio di Genneo, Girolamo e Demofonte e, oltre questi, Nicànore, il comandante dei mercenari di Cipro, non li lasciavano tranquilli né vivere in pace. 3Gli abitanti di Giaffa perpetrarono un’empietà di questo genere: invitarono i Giudei che abitavano con loro a salire con le mogli e con i figli su barche allestite da loro, come se non ci fosse alcuna cattiva intenzione a loro riguardo, 4ma fosse un’iniziativa di tutta la cittadinanza. Essi accettarono, desiderosi di rinsaldare la pace, e lontani da ogni sospetto. Ma quando furono al largo, li fecero affondare in numero non inferiore a duecento. 5Quando Giuda fu informato di questa crudeltà compiuta contro i suoi connazionali, diede ordini ai suoi uomini 6e, invocando Dio, giusto giudice, mosse contro gli assassini dei suoi fratelli e nella notte incendiò il porto, bruciò le navi e uccise di spada quanti vi si erano rifugiati. 7Poi, dato che il luogo era sbarrato, abbandonò l’impresa con l’idea di tornare un’altra volta e di estirpare tutta la cittadinanza di Giaffa. 8Avendo poi appreso che anche i cittadini di Iàmnia volevano usare lo stesso sistema con i Giudei che abitavano con loro, 9piombando di notte sui cittadini di Iàmnia, incendiò il porto con la flotta, così che si vedeva il bagliore delle fiamme fino a Gerusalemme, che è distante duecentoquaranta stadi.
10Quando si furono allontanati di là per nove stadi, mentre marciavano contro Timòteo, non meno di cinquemila Arabi con cinquecento cavalieri irruppero contro Giuda. 11Ne nacque una zuffa furiosa, ma gli uomini di Giuda, con l’aiuto di Dio, ebbero la meglio. I nomadi invece, sopraffatti, supplicarono Giuda che desse loro la destra, promettendo di cedergli bestiame e di aiutarlo in tutto il resto. 12Giuda, prevedendo che gli sarebbero stati veramente utili in molte cose, acconsentì a fare la pace con loro ed essi, strette le destre, tornarono alle loro tende.
13Attaccò anche una città difesa da contrafforti, circondata da mura e abitata da gente d’ogni stirpe, chiamata Casfin. 14Quelli di dentro, sicuri della solidità delle mura e delle riserve di viveri, si mostravano insolenti con gli uomini di Giuda, insultandoli e anche bestemmiando e pronunciando frasi che non è lecito riferire. 15Ma gli uomini di Giuda, invocato il grande Signore dell’universo, il quale senza arieti e senza macchine ingegnose aveva fatto cadere Gerico al tempo di Giosuè, assalirono furiosamente le mura. 16Presa la città per volere di Dio, fecero innumerevoli stragi, cosicché il lago adiacente, largo due stadi, sembrava pieno del sangue che vi colava dentro.
17Allontanatisi di là settecentocinquanta stadi, giunsero a Càraca, presso i Giudei chiamati Tubiani; 18da quelle parti però non trovarono Timòteo, il quale era già partito dalla zona, senza avere intrapreso alcuna azione, ma lasciando in un certo luogo un presidio molto forte. 19Dositeo e Sosìpatro, due capitani del Maccabeo, in una sortita sterminarono gli uomini di Timòteo lasciati nella fortezza, che erano più di diecimila. 20Il Maccabeo ordinò il suo esercito dividendolo in reparti, pose costoro al comando dei reparti e mosse contro Timòteo, il quale aveva con sé centoventimila fanti e duemilacinquecento cavalieri. 21Quando Timòteo seppe dell’arrivo di Giuda, mandò avanti le donne, i fanciulli e tutto il bagaglio nel luogo chiamato Kàrnion: era questa una posizione inespugnabile e inaccessibile per la strettezza di tutti i passaggi. 22All’apparire del primo reparto di Giuda, si diffuse tra i nemici il panico e il terrore, perché si verificò contro di loro l’apparizione di colui che dall’alto tutto vede, e perciò cominciarono a fuggire precipitandosi chi da una parte chi dall’altra, cosicché spesso erano colpiti dai propri compagni e trafitti dalle punte delle loro spade. 23Giuda li inseguì con ogni energia, trafiggendo quegli scellerati e uccidendone circa trentamila. 24Lo stesso Timòteo, caduto in mano agli uomini di Dositeo e Sosìpatro, supplicava con molta astuzia di essere rilasciato sano e salvo, perché tratteneva come ostaggi i genitori di molti di loro e di altri i fratelli, ai quali sarebbe capitato di essere trattati senza riguardo. 25Avendo egli con molti discorsi prestato solenne promessa di restituire incolumi gli ostaggi, lo lasciarono libero per la salvezza dei propri fratelli.
26Giuda mosse poi contro Kàrnion e l’Atargatèo e uccise venticinquemila uomini. 27Dopo la sconfitta e lo sterminio di questi, marciò contro la fortezza di Efron, nella quale si trovava Lisia con una moltitudine di gente di ogni razza. Davanti alle mura erano schierati i giovani più forti, che combattevano vigorosamente, mentre nella città stavano pronte molte riserve di macchine e di proiettili. 28Ma, invocato il Signore che con potenza distrugge le forze dei nemici, fecero cadere la città nelle proprie mani e uccisero venticinquemila di coloro che vi stavano dentro. 29Partiti di là, mossero contro Scitòpoli, che dista seicento stadi da Gerusalemme. 30Ma poiché i Giudei che vi abitavano testimoniarono che i cittadini di Scitòpoli avevano dimostrato loro benevolenza e buona comprensione nel tempo della sventura, 31li ringraziarono e li esortarono a essere ben disposti anche in seguito verso il loro popolo. Poi raggiunsero Gerusalemme; era già vicina la festa delle Settimane.
32Dopo questa festa, chiamata Pentecoste, mossero contro Gorgia, stratega dell’Idumea. 33Questi avanzò con tremila fanti e quattrocento cavalieri. 34Si schierarono in combattimento; cadde però un piccolo numero di Giudei. 35Un certo Dositeo, valoroso cavaliere degli uomini di Bacènore, aveva afferrato Gorgia e lo teneva per il mantello, mentre lo trascinava con forza, poiché voleva prendere vivo quello scellerato; uno dei cavalieri traci si gettò su di lui tagliandogli il braccio e Gorgia poté fuggire a Maresà. 36Poiché gli uomini di Esdrin combattevano da lungo tempo ed erano stanchi, Giuda supplicò il Signore che si mostrasse loro alleato e guida nella battaglia. 37Poi, intonato nella lingua dei padri il grido di guerra accompagnato da inni, diede un assalto improvviso alle truppe di Gorgia e le mise in fuga.
38Giuda poi radunò l’esercito e venne alla città di Odollàm; poiché stava per iniziare il settimo giorno, si purificarono secondo l’uso e vi passarono il sabato. 39Il giorno dopo, quando ormai la cosa era diventata necessaria, gli uomini di Giuda andarono a raccogliere i cadaveri dei caduti per deporli con i loro parenti nei sepolcri dei loro padri. 40Ma trovarono sotto la tunica di ciascun morto oggetti sacri agli idoli di Iàmnia, che la legge proibisce ai Giudei. Così fu a tutti chiaro il motivo per cui costoro erano caduti. 41Perciò tutti, benedicendo Dio, giusto giudice che rende palesi le cose occulte, 42si misero a pregare, supplicando che il peccato commesso fosse pienamente perdonato. Il nobile Giuda esortò tutti a conservarsi senza peccati, avendo visto con i propri occhi quanto era avvenuto a causa del peccato di quelli che erano caduti. 43Poi fatta una colletta, con tanto a testa, per circa duemila dracme d’argento, le inviò a Gerusalemme perché fosse offerto un sacrificio per il peccato, compiendo così un’azione molto buona e nobile, suggerita dal pensiero della risurrezione. 44Perché, se non avesse avuto ferma fiducia che i caduti sarebbero risuscitati, sarebbe stato superfluo e vano pregare per i morti. 45Ma se egli pensava alla magnifica ricompensa riservata a coloro che si addormentano nella morte con sentimenti di pietà, la sua considerazione era santa e devota. Perciò egli fece offrire il sacrificio espiatorio per i morti, perché fossero assolti dal peccato.
1Nell'anno centoquarantanove giunse notizia agli uomini di Giuda che Antioco Eupàtore muoveva contro la Giudea con numerose truppe; 2era con lui Lisia, suo tutore e preposto agli affari dello stato, che aveva con sé un esercito greco di centodiecimila fanti, cinquemilatrecento cavalli, ventidue elefanti e trecento carri falcati. 3A costoro si unì anche Menelao, il quale incoraggiava con molta astuzia Antioco, non per la salvezza della patria, ma per la speranza di essere rimesso al suo posto di comando. 4Ma il Re dei re eccitò l'ira di Antioco contro quello scellerato e, quando Lisia ebbe additato costui come causa di tutti i mali, diede ordine che fosse condotto a Berèa e messo a morte secondo l'usanza del luogo. 5Vi è là una torre di cinquanta cubiti piena di cenere. Essa ha un ordigno girevole che da ogni lato fa cadere a precipizio sulla cenere. 6Di lassù chi è reo di sacrilegio o chi ha raggiunto gli estremi in certi altri delitti, tutti lo spingono alla morte. 7In tal modo l'empio Menelao incontrò la morte e non trovò terra per la sepoltura; 8giusto castigo poiché, dopo aver commesso molti delitti attorno all'altare dov'erano il fuoco sacro e la cenere, nella cenere trovò la sua morte.
9Il re avanzava con barbari sentimenti e con l'intenzione di far provare ai Giudei trattamenti peggiori di quelli che avevano subiti sotto suo padre. 10Quando Giuda seppe queste cose, ordinò al popolo di pregare il Signore giorno e notte, perché, come altre volte, così anche ora aiutasse coloro che erano in pericolo di essere privati della legge, della patria e del tempio santo 11e non permettesse che il popolo, che aveva appena goduto di un breve respiro, cadesse in mano a quegli infami pagani. 12Quando ebbero fatto ciò tutti insieme ed ebbero supplicato il Signore misericordioso con gemiti e digiuni e prostrazioni per tre giorni continui, Giuda li esortò e comandò loro di tenersi preparati. 13Tenuto poi un convegno a parte con gli anziani, decise che si dovesse, con l'aiuto di Dio, risolvere le cose uscendo a battaglia prima che l'esercito entrasse nella Giudea e si impadronisse della città. 14Affidando poi ogni cura al creatore del mondo, esortò i suoi a combattere da prodi fino alla morte per le leggi, per il tempio, per la città, per la patria, per le loro istituzioni, e pose il campo vicino a Modin. 15Data ai suoi uomini la parola d'ordine «Vittoria di Dio», con giovani valorosi ben scelti, piombò di notte sulla tenda del re nell'accampamento, uccise circa tremila uomini e trafisse il più grosso degli elefanti insieme con l'uomo che era nella torretta 16e alla fine riempirono tutto il campo di terrore e confusione; poi se ne tornarono ad impresa ben riuscita. 17Quando gia spuntava il giorno, la cosa era compiuta, per la protezione del Signore che aveva assistito Giuda.
18Il re, avuto questo saggio dell'audacia dei Giudei, tentava con l'astuzia la conquista delle posizioni. 19Così si spingeva contro Bet-Zur, una ben munita fortezza dei Giudei, ma veniva respinto, aveva sfortuna e falliva; 20mentre Giuda faceva giungere il necessario agli assediati. 21Intanto Rodoco, appartenente alle file dei Giudei, aveva rivelato i segreti ai nemici: fu ricercato, preso e tolto di mezzo. 22Il re tornò a trattare con quelli che erano in Bet-Zur, diede e ricevette la destra di pace e se ne andò. Assalì gli uomini di Giuda ma ebbe la peggio. 23Ricevette poi notizia che Filippo, lasciato in Antiochia a dirigere gli affari, agiva da dissennato e ne rimase sconcertato; invitò i Giudei a trattare, si sottomise, si obbligò con giuramento a rispettare tutte le giuste condizioni, ristabilì l'accordo e offrì un sacrificio, onorò il tempio e beneficò il luogo. 24Fece accoglienze al Maccabeo e lasciò Egemònide come stratega da Tolemàide fino al paese dei Gerreni. 25Venne a Tolemàide, ma i cittadini di Tolemàide si mostrarono malcontenti per quegli accordi; erano irritati contro coloro che avevano voluto abolire i loro privilegi. 26Salì allora sulla tribuna Lisia, fece la sua difesa meglio che potè, li persuase, li calmò, li rese ragionevoli; poi tornò ad Antiochia. Così si svolse la spedizione del re e il suo ritorno.
1Nell’anno centoquarantanove giunse notizia agli uomini di Giuda che Antioco Eupàtore muoveva contro la Giudea con numerose truppe; 2era con lui Lisia, suo tutore e incaricato d’affari, che aveva con sé un esercito greco di centodiecimila fanti, cinquemilatrecento cavalieri, ventidue elefanti e trecento carri falcati. 3A costoro si era unito anche Menelao, il quale incoraggiava con molta astuzia Antioco, non per la salvezza della patria, ma per la speranza di tornare al potere. 4Ma il re dei re eccitò l’ira di Antioco contro quello scellerato e, avendogli Lisia dimostrato che era causa di tutti i mali, ordinò che fosse condotto a Berea e messo a morte secondo l’usanza del luogo. 5Vi è là una torre di cinquanta cubiti piena di cenere, dotata di un ordigno girevole che da ogni lato pende a precipizio sulla cenere. 6Di lassù tutti possono spingere verso la morte chi è reo di sacrilegio o chi ha raggiunto il colmo di altri delitti. 7In tal modo morì Menelao, che non ebbe in sorte nemmeno la terra per la sepoltura. 8Giusto castigo poiché, dopo aver commesso molti delitti attorno all’altare, il cui fuoco è sacro quanto la cenere, nella cenere trovò la sua morte.
9Il re avanzava con barbari sentimenti e con l’intenzione di far provare ai Giudei trattamenti peggiori di quelli che avevano subìto sotto suo padre. 10Quando Giuda seppe queste cose, ordinò al popolo di pregare il Signore giorno e notte perché, come altre volte, così anche ora aiutasse coloro che correvano il rischio di essere privati della legge, della patria e del tempio santo 11e non permettesse che il popolo, che aveva appena goduto di un breve respiro, cadesse in mano a quelle nazioni infami. 12Quando tutti insieme ebbero fatto ciò, supplicando il Signore misericordioso con gemiti e digiuni e prostrazioni per tre giorni consecutivi, Giuda li esortò e comandò loro di tenersi pronti. 13Quindi, incontratosi da solo con gli anziani, decise che con l’aiuto di Dio si doveva risolvere la situazione uscendo a battaglia prima che l’esercito del re entrasse nella Giudea e si impadronisse della città. 14Affidando poi ogni cura al Creatore dell’universo, esortò i suoi a combattere da prodi fino alla morte per le leggi, il tempio, la città, la patria, le loro istituzioni, e pose il campo vicino a Modin. 15Data ai suoi uomini la parola d’ordine «Vittoria di Dio», con giovani, scelti tra i più valorosi, piombò di notte sulla tenda del re nell’accampamento, uccise circa duemila uomini e trafisse il più grosso degli elefanti insieme con l’uomo che era nella torretta. 16Alla fine, riempito il campo di terrore e confusione, se ne tornarono soddisfatti per il successo ottenuto. 17Quando già spuntava il giorno, l’impresa era compiuta, per la protezione del Signore che aveva assistito Giuda.
18Il re, avuto questo saggio dell’audacia dei Giudei, tentò di prendere con astuzia quei luoghi. 19Marciò contro Bet-Sur, una ben munita fortezza dei Giudei, ma fu respinto, ostacolato e battuto, 20poiché Giuda fece giungere il necessario agli assediati. 21Intanto un certo Ròdoco, dell’esercito dei Giudei, aveva rivelato i segreti ai nemici: fu ricercato, catturato e tolto di mezzo. 22Il re tornò a trattare con quelli che erano a Bet-Sur, diede e ricevette la destra e se ne andò. Assalì gli uomini di Giuda, ma ebbe la peggio. 23Venne poi a sapere che Filippo, lasciato ad Antiòchia come incaricato d’affari, era uscito di senno. Costernato, invitò i Giudei a trattare, si sottomise, si obbligò con giuramento a rispettare tutte le giuste condizioni, ristabilì l’accordo e offrì un sacrificio, onorò il tempio e beneficò il luogo santo. 24Poi ricevette il Maccabeo e lasciò Egemònide come stratega da Tolemàide fino al paese dei Gerreni. 25Venne a Tolemàide, ma i cittadini di Tolemàide si mostrarono malcontenti per quegli accordi; erano irritati contro coloro che avevano voluto abolire i loro privilegi. 26Lisia allora salì sulla tribuna, fece la sua difesa meglio che poté, li persuase, li calmò, li rese ragionevoli; poi tornò ad Antiòchia. Così si svolsero i fatti relativi alla spedizione del re e alla sua ritirata.
1Dopo un periodo di tre anni, venne all'orecchio degli uomini di Giuda che Demetrio, figlio di Selèuco, era sbarcato nel porto di Tripoli con un grande esercito e la flotta 2e si era impadronito del paese, eliminando Antioco e il suo tutore Lisia. 3Un certo Alcimo, che era stato prima sommo sacerdote, ma che si era volontariamente contaminato nei giorni della secessione, accorgendosi che per nessun verso si apriva a lui una via di salvezza né ulteriore accesso al sacro altare, 4andò dal re Demetrio verso l'anno centocinquantuno offrendogli una corona d'oro e una palma oltre ai tradizionali ramoscelli di ulivo del tempio e per quel giorno stette quieto. 5Ma colse l'occasione favorevole alla sua follia, quando fu chiamato da Demetrio al consiglio e fu interrogato in quale disposizione e mentalità si tenessero i Giudei. A questa richiesta rispose: 6«I Giudei che si dicono Asidèi, a capo dei quali sta Giuda il Maccabeo, alimentano guerre e ribellioni e non lasciano che il regno trovi la tranquillità. 7Per questo anch'io, privato della dignità ereditaria, intendo dire del sommo sacerdozio, sono venuto qui, 8spinto anzitutto da schietta premura per gli interessi del re e dalla preoccupazione della sconsideratezza delle suddette persone, in secondo luogo mirando ai miei concittadini, perché, a causa del disordine della situazione descritta, tutto il nostro popolo viene non poco impoverito. 9Ora che sai queste cose in particolare, tu, re, provvedi al paese e alla nostra stirpe che va decadendo, con quella cortese benevolenza che hai con tutti. 10Fin quando Giuda è là, la situazione non può mettersi tranquilla». 11Dopo queste sue parole, gli altri amici, irritati per i successi di Giuda, si affrettarono a infiammare Demetrio. 12Questi, designato subito Nicànore, gia a capo degli elefanti, e nominatolo stratega della Giudea, lo inviò 13con l'ordine di eliminare prima Giuda, di disperdere i suoi uomini e di costituire Alcimo sommo sacerdote del tempio massimo. 14Allora i pagani della Giudea, che erano fuggiti davanti a Giuda, si univano in massa a Nicànore sapendo che le sfortune e le calamità dei Giudei sarebbero state apportatrici di fortuna per loro.
15Quando seppero della venuta di Nicànore e dell'aggressione dei pagani, i Giudei cosparsi di polvere, elevarono suppliche a colui che ha stabilito il suo popolo per i secoli e che con segni palesi sempre protegge la sua porzione. 16Poi il comandante, dati gli ordini, mosse rapidamente di là e si scontrò con loro presso il villaggio di Dessau. 17Simone, fratello di Giuda, aveva gia attaccato Nicànore, ma era rimasto battuto per l'improvvisa comparsa dei nemici. 18Tuttavia Nicànore, sentendo parlare del valore che avevano gli uomini di Giuda e del loro entusiasmo nelle lotte per la patira, non si arrischiava a decidere la sorte con spargimento di sangue. 19Per questo mandò Posidonio e Teòdoto e Mattatia a dare e ricevere la destra per la pace. 20Fu fatto un lungo esame intorno a queste cose e, quando il comandante ne diede comunicazione alle truppe, il parere risultò concorde e accettarono gli accordi. 21Fissarono il giorno nel quale sarebbero venuti a un incontro privato. Dall'una e dall'altra parte avanzò una lettiga e collocarono dei seggi. 22Giuda tuttavia dispose degli uomini armati nei luoghi opportuni per paura che si verificasse d'improvviso qualche tradimento da parte dei nemici: così in buon accordo tennero il convegno. 23Nicànore si trattenne in Gerusalemme e non fece alcun gesto fuori luogo; anzi licenziò le turbe raccogliticce che gli si erano unite. 24Voleva Giuda sempre alla sua presenza, sentiva un'intima inclinazione per quel prode. 25L'esortò a sposarsi e ad avere figli; e quegli si sposò, potè mettersi a posto e godere giorni sereni.
26Ma Alcimo, vedendo la loro reciproca simpatia e procuratosi copia degli accordi intercorsi, andò da Demetrio e gli disse che Nicànore seguiva una linea contraria agli interessi dello stato: aveva infatti nominato suo successore Giuda, il sobillatore del regno. 27Il re, acceso di sdegno e irritato per le calunnie di quel genio malefico, scrisse a Nicànore, dichiarandogli di essere scontento delle alleanze concluse e ordinandogli che gli mandasse subito ad Antiochia il Maccabeo in catene. 28Nicànore, sopreso da questi ordini, rimase sconcertato e aveva ripugnanza a rompere le alleanze senza che l'uomo avesse commesso alcuna colpa. 29Ma, poiché non gli era possibile agire contro la volontà del re, cercava l'occasione per effettuare la cosa con qualche stratagemma. 30Il Maccabeo, notando che Nicànore era più freddo nei rapporti con lui e che nei consueti incontri si comportava con durezza, arguendo che questa freddezza non presagiva niente di buono, raccolti non pochi dei suoi non si fece più vedere da Nicànore. 31Quest'altro, accortosi di essere stato giocato abilmente da quell'uomo, salito al massimo e santo tempio, mentre i sacerdoti stavano compiendo i sacrifici prescritti, ordinò che gli fosse consegnato l'uomo. 32I sacerdoti dichiararono con giuramento che non sapevano dove mai fosse il ricercato 33ma egli, stendendo la destra contro il tempio, giurò: «Se non mi consegnerete Giuda in catene, farò di questa dimora di Dio una piazza pulita, abbatterò dalle fondamenta l'altare e innalzerò qui uno splendido tempio a Dioniso». 34Dette queste grosse parole, se ne andò. I sacerdoti alzando le mani al cielo, invocarono il protettore sempre vigile del nostro popolo: 35«Tu, Signore, che di nulla hai bisogno, ti sei compiaciuto di porre il tempio della tua abitazione in mezzo a noi. 36E ora tu, Santo e Signore di ogni santità, custodisci questa tua casa, appena purificata, per sempre libera da contaminazioni».
37Fu denunziato a Nicànore un certo Razis degli anziani di Gerusalemme, uomo pieno di amore per la città, che godeva grandissima fama e chiamato per la sua benevolenza padre dei Giudei. 38Egli infatti nei giorni precedenti la rivolta si era attirata l'accusa di giudaismo e realmente per il giudaismo aveva impegnato corpo e anima con piena generosità. 39Volendo Nicànore far nota a tutti l'ostilità che aveva verso i Giudei, mandò più di cinquecento soldati per arrestarlo; 40pensava infatti che, prendendo costui, avrebbe arrecato loro un grave colpo. 41Ma, quando quella truppa stava per occupare la torre e tentava di forzare la porta del cortile e ordinavano di portare il fuoco e di appiccarlo alle porte, egli, accerchiato da ogni lato, si piantò la spada in corpo, 42preferendo morire nobilmente piuttosto che divenire schiavo degli empi e subire insulti indegni della sua nobiltà. 43Non avendo però portato a segno il colpo per la fretta della lotta, mentre la folla premeva fuori delle porte, salì coraggiosamente sulle mura e si lasciò cadere a precipizio sulla folla con gesto da prode. 44Essi lo scansarono immediatamente lasciando uno spazio libero ed egli cadde in mezzo allo spazio vuoto. 45Poiché respirava ancora, con l'animo infiammato, si alzò, mentre il sangue gli usciva a fiotti e le ferite lo straziavano e, attraversata di corsa la folla, salì su di un tratto di roccia, 46ormai completamente esague; si trappò gli intestini e prendendoli con le mani li gettò contro la folla; morì in tal modo invocando il Signore della vita e dello spirito perché di nuovo glieli restituisse.
1Dopo un periodo di tre anni, giunse notizia agli uomini di Giuda che Demetrio, figlio di Seleuco, sbarcato nel porto di Trìpoli con un grande esercito e la flotta, 2si era impadronito del paese, eliminando Antioco e il suo tutore Lisia. 3Un certo Àlcimo, che era stato prima sommo sacerdote, ma che si era volontariamente contaminato al tempo della rivolta, avendo capito che non si apriva a lui in alcun modo una via di salvezza e non vi era più la possibilità di accedere al sacro altare, 4andò dal re Demetrio verso l’anno centocinquantuno, offrendogli una corona d’oro e una palma, oltre ai tradizionali ramoscelli di ulivo del tempio. Per quel giorno restò tranquillo. 5Ma colta l’occasione favorevole alla sua follia, quando da Demetrio fu convocato a consiglio e interrogato su quali fossero lo stato d’animo e le intenzioni dei Giudei, rispose: 6«I Giudei che si dicono Asidei, a capo dei quali sta Giuda il Maccabeo, alimentano guerre e ribellioni e non lasciano che il regno trovi la calma. 7Per questo anch’io, privato della dignità ereditaria, intendo dire del sommo sacerdozio, sono venuto qui, 8spinto anzitutto da schietta premura per gli interessi del re, ma in secondo luogo mirando anche ai miei concittadini, perché, a causa dell’irragionevolezza di dette persone, tutto il nostro popolo si va impoverendo non poco. 9Ora che conosci bene ognuna di queste cose, tu, o re, provvedi al paese e alla nostra stirpe che va decadendo, con quella cortese benevolenza che hai con tutti. 10Fin quando Giuda è vivo, è impossibile che la situazione torni pacifica». 11Dopo queste sue parole, gli altri amici, irritati per i successi di Giuda, si affrettarono a infiammare Demetrio. 12Questi, designato subito Nicànore, che era a capo degli elefanti, e nominatolo stratega della Giudea, ve lo inviò 13con l’ordine di eliminare Giuda, di disperdere i suoi uomini e di costituire Àlcimo sommo sacerdote del tempio massimo. 14Allora le nazioni della Giudea, che erano fuggite davanti a Giuda, si unirono in massa a Nicànore, pensando che le sfortune e le calamità dei Giudei sarebbero state apportatrici di fortuna per loro.
15Quando seppero della venuta di Nicànore e dell’aggressione delle nazioni, i Giudei, cosparsi di polvere, elevarono suppliche a colui che ha costituito il suo popolo per sempre e che con segni palesi protegge sempre coloro che sono la sua porzione. 16Poi, dati gli ordini, il capo mosse rapidamente di là e si scontrò con loro presso il villaggio di Dessau. 17Simone, fratello di Giuda, aveva già attaccato Nicànore, ma per l’improvvisa comparsa dei nemici, lentamente aveva dovuto cedere. 18Tuttavia Nicànore, conosciuto il valore che avevano gli uomini di Giuda e il loro entusiasmo nelle lotte per la patria, non osava decidere la questione con spargimento di sangue. 19Per questo mandò Posidonio e Teodoto e Mattatia a dare e ricevere la destra. 20La cosa fu discussa lungamente e, quando il comandante ne diede comunicazione alle truppe, il parere risultò unanime e accettarono gli accordi. 21Fissarono il giorno nel quale sarebbero venuti a un incontro privato. Dall’una e dall’altra parte avanzò un carro e collocarono dei seggi. 22Giuda tuttavia dispose degli uomini armati nei luoghi opportuni, per paura che si verificasse d’improvviso qualche tradimento da parte dei nemici. Così in buon accordo conclusero l’incontro. 23Nicànore si trattenne a Gerusalemme e non fece alcun male; anzi licenziò le turbe raccogliticce che a lui si erano unite. 24Aveva sempre Giuda con sé e nutriva un intimo affetto per lui. 25Lo esortò a sposarsi e ad avere figli; si sposò, se ne stette tranquillo e visse normalmente la sua vita.
26Ma Àlcimo, vedendo la loro reciproca simpatia e procuratosi copia degli accordi intercorsi, andò da Demetrio e gli disse che Nicànore seguiva una linea contraria agli interessi dello stato: aveva infatti nominato suo successore Giuda, il sobillatore del regno. 27Il re, contrariato e acceso di sdegno per le calunnie di quel genio malefico, scrisse a Nicànore, dichiarandogli di essere scontento delle alleanze concluse e ordinandogli che gli mandasse subito ad Antiòchia il Maccabeo in catene. 28Nicànore, quando gli giunse quest’ordine, rimase sconcertato ed era riluttante a rompere i patti senza che quell’uomo avesse commesso alcuna colpa. 29Ma, poiché non gli era possibile agire contro la volontà del re, cercava l’occasione per effettuare la cosa con qualche stratagemma. 30Il Maccabeo, notando che Nicànore era più freddo nei suoi confronti e aspro nei consueti incontri, arguendo che questa freddezza non presagiva niente di buono, raccolti non pochi dei suoi, non si fece più vedere da Nicànore. 31Questi, accortosi di essere stato giocato abilmente da Giuda, salì al massimo e santo tempio, mentre i sacerdoti stavano compiendo i sacrifici prescritti, e ordinò che gli fosse consegnato quell’uomo. 32I sacerdoti dichiararono con giuramento che non sapevano dove fosse il ricercato. 33Allora egli, stendendo la destra contro il tempio, giurò: «Se non mi consegnerete Giuda in catene, spianerò questa dimora di Dio, abbatterò dalle fondamenta l’altare e innalzerò qui uno splendido tempio a Diòniso». 34Detto questo, se ne andò. I sacerdoti, alzando le mani al cielo, invocarono il protettore sempre vigile del nostro popolo, dicendo: 35«Tu, Signore, che di nulla hai bisogno, ti sei compiaciuto di porre il tempio della tua abitazione in mezzo a noi. 36Ora, Signore, santo di ogni santità, custodisci per sempre incontaminata questa tua casa, che da poco è stata purificata».
37Fu denunciato a Nicànore un certo Razìs, degli anziani di Gerusalemme, uomo pieno di amore per la città, che godeva grandissima fama, chiamato padre dei Giudei per la sua benevolenza. 38Egli infatti, nei giorni precedenti la rivolta, si era attirato l’accusa di giudaismo e realmente per il giudaismo aveva impegnato corpo e anima con piena generosità. 39Volendo Nicànore far nota a tutti l’ostilità che aveva verso i Giudei, mandò più di cinquecento soldati per arrestarlo; 40pensava infatti che, prendendo costui, avrebbe arrecato loro un grave colpo. 41Ma, quando quella truppa stava per occupare la torre e tentava di forzare la porta del cortile, dando ordine di portare il fuoco e di appiccarlo alle porte, egli, accerchiato da ogni lato, rivolse la spada contro se stesso, 42preferendo morire nobilmente piuttosto che divenire schiavo degli scellerati e subire insulti indegni della sua nobiltà. 43Non avendo però portato a segno il colpo per la fretta della lotta, mentre la folla premeva fuori delle porte, salì arditamente sulle mura e si gettò giù coraggiosamente sulla folla. 44Questa, subito indietreggiando, fece largo e così egli cadde in mezzo allo spazio vuoto. 45Poiché respirava ancora, con l’animo infiammato, si alzò, mentre il sangue gli usciva a fiotti e le ferite lo straziavano, di corsa passò in mezzo alla folla, salì su di un tratto di roccia 46e, ormai completamente esangue, si strappò gli intestini e prendendoli con le mani li gettò contro la folla. Morì in tal modo, invocando il Signore della vita e dello spirito perché di nuovo glieli restituisse.
1Nicànore, avendo saputo che gli uomini di Giuda si trovavano nella regione della Samaria, decise di assalirli a colpo sicuro nel giorno del riposo. 2Poiché i Giudei che l'avevano seguito forzatamente gli dicevano: «Assolutamente non devi ucciderli in modo così crudele e barbaro; rendi onore al giorno che è stato gia onorato rivestendolo di santità da colui che tutto vede», 3quell'uomo tre volte scellerato chiese se c'era in cielo un Signore che aveva comandato di celebrare il giorno del sabato. 4Essi risposero: «Vi è il Signore vivente; egli è il sovrano del cielo, che ha comandato di celebrare il settimo giorno». 5L'altro ribattè: «E io sono sovrano sulla terra, che comando di prendere le armi e portare a termine le disposizioni del re». Tuttavia non riuscì a mandare ad effetto il suo crudele intento.
6Nicànore, dunque, alzata la testa con tutta la superbia, aveva decretato di erigere un pubblico trofeo per la vittoria sugli uomini di Giuda. 7Il Maccabeo invece era costantemente convinto e pienamente fiducioso di trovare protezione da parte del Signore. 8Esortava i suoi uomini a non temere l'attacco dei pagani, ma a tener fissi in mente gli aiuti che in passato erano venuti loro dal Cielo e ad aspettare ora la vittoria che sarebbe stata loro concessa dall'Onnipotente. 9Confortandoli così con le parole della legge e dei profeti e ricordando loro le lotte che avevano gia condotte a termine, li rese più coraggiosi. 10Avendo così stimolato i loro sentimenti, espose e denunziò la malafede dei pagani e la violazione dei giuramenti. 11Dopo aver armato ciascuno di loro non tanto con la sicurezza degli scudi e delle lance quanto con il conforto delle egrege parole, li riempì di gioia, narrando loro un sogno degno di fede, anzi una vera visione. 12La sua visione era questa: Onia, che era stato sommo sacerdote, uomo eccellente, modesto nel portamento, mite nel contegno, dignitoso nel proferir parole, occupato dalla fanciullezza in quanto riguardava la virtù, con le mani protese pregava per tutta la nazione giudaica. 13Gli era anche apparso un personaggio che si distingueva per la canizie e la dignità ed era rivestito di una maestà meravigliosa e piena di magnificenza. 14Onia disse: «Questi è l'amico dei suoi fratelli, colui che innalza molte preghiere per il popolo e per la città santa, Geremia il profeta di Dio». 15E Geremia stendendo la destra consegnò a Giuda una spada d'oro, pronunciando queste parole nel porgerla: 16«Prendi la spada sacra come dono da parte di Dio; con questa abbatterai i nemici».
17Esortati dalle bellissime parole di Giuda, capaci di spingere all'eroismo e di rendere virile anche l'animo dei giovani, decisero di non restare in campo, ma di intervenire coraggiosamente e decidere la sorte attaccando battaglia con tutto il coraggio, perché la città e le cose sante e il tempio erano in pericolo. 18Minore era il loro timore per le donne e i figli come pure per i fratelli e i parenti, poiché la prima e principale preoccupazione era per il tempio consacrato. 19Anche per quelli rimasti in città non era piccola l'angoscia, essendo tutti turbati per l'ansia del combattimento in campo aperto. 20Mentre tutti erano in attesa della prova imminente e i nemici gia avevano cominciato ad attaccare e l'esercito era in ordine di battaglia e gli elefanti erano piazzati in posizione opportuna e la cavalleria schierata ai lati, 21il Maccabeo dopo aver osservato le moltitudini presenti e la svariata attrezzatura delle armi e la ferocia delle bestie, alzò le mani al cielo e invocò il Signore che compie prodigi, convinto che non è possibile vincere con le armi, ma che egli concede la vittoria a coloro che ne sono degni, secondo il suo giudizio. 22Invocando il Signore, si esprimeva in questo modo: «Tu, Signore, inviasti il tuo angelo al tempo di Ezechia re della Giudea ed egli fece perire nel campo di Sennàcherib centottantacinquemila uomini. 23Anche ora, sovrano del cielo, manda un angelo buono davanti a noi per incutere paura e tremore. 24Siano atterriti dalla potenza del tuo braccio coloro che bestemmiando sono venuti qui contro il tuo santo tempio». Con queste parole egli terminò.
25Gli uomini di Nicànore avanzavano al suono delle trombe e degli inni di guerra. 26Invece gli uomini di Giuda con invocazioni e preghiere si gettarono nella mischia contro i nemici. 27In tal modo combattendo con le mani e pregando Dio con il cuore, travolsero non meno di tretacinquemila uomini, rallegrandosi grandemente per la manifesta presenza di Dio. 28Terminata la battaglia, mentre facevano ritorno pieni di gioia, riconobbero Nicànore caduto con tutte le sue armi. 29Levarono alte grida dandosi all'entusiasmo, mentre benedicevano l'Onnipotente nella lingua paterna. 30Quindi colui che era stato sempre il primo a combattere per i suoi concittadini con anima e corpo, colui che aveva conservato l'affetto della prima età verso i suoi connazionali, comandò che tagliassero la testa di Nicànore e la sua mano con il braccio e li portassero a Gerusalemme. 31Quando vi giunse, chiamò a raccolta tutti i connazionali e i sacerdoti davanti all'altare: sostando in mezzo a loro mandò a chiamare quelli dell'Acra 32e mostrò loro la testa dell'empio Nicànore e la mano che quel bestemmiatore aveva steso contro la sacra dimora dell'Onnipotente pronunciando parole orgogliose. 33Tagliata poi la lingua del sacrilego Nicànore, la fece gettare a pezzi agli uccelli e ordinò di appendere davanti al tempio la mercede della sua follia.
34Tutti allora, rivolti verso il cielo, benedissero il Signore glorioso dicendo: «Benedetto colui che ha conservato la sua dimora inviolata». 35Fece poi appendere la testa di Nicànore all'Acra alla vista di tutti, perché fosse segno manifesto dell'aiuto di Dio. 36Quindi decretarono unanimemente con voto pubblico di non lasciar passare inosservato quel giorno, ma di commemorarlo il tredici del decimosecondo mese - che in lingua siriaca si chiama Adar - il giorno precedente la festa di Mardocheo.
37Così andarono le cose riguardo a Nicànore e, poiché da quel tempo la città è rimasta in mano agli Ebrei, anch'io chiudo qui la mia narrazione. 38Se la disposizione dei fatti è riuscita scritta bene e ben composta, era quello che volevo; se invece è riuscita di poco valore e mediocre, questo solo ho potuto fare. 39Come il bere solo vino e anche il bere solo acqua è dannoso e viceversa come il vino mescolato con acqua è amabile e procura un delizioso piacere, così l'arte di ben disporre l'argomento delizia gli orecchi di coloro a cui capita di leggere la composizione. E qui sia la fine.
1Nicànore, avendo saputo che gli uomini di Giuda si trovavano nella regione della Samaria, decise di assalirli a colpo sicuro nel giorno del riposo. 2Poiché i Giudei che l’avevano seguito per necessità gli dicevano: «Assolutamente non devi ucciderli in modo così crudele e barbaro; piuttosto rispetta il giorno che è stato onorato e santificato da colui che tutto vede», 3quell’uomo tre volte scellerato chiese se c’era in cielo un Signore che aveva comandato di celebrare il giorno del sabato. 4Essi risposero: «C’è il Signore vivente; egli è il sovrano del cielo, che ha comandato di celebrare il settimo giorno». 5L’altro ribatté: «E io sono sovrano sulla terra, che comando di prendere le armi e di eseguire le disposizioni del re». Tuttavia non riuscì a mandare a effetto il suo crudele intento.
6Nicànore, dunque, che si era montato la testa con tutta la sua arroganza, aveva deciso di erigere un pubblico trofeo per la vittoria sugli uomini di Giuda. 7Il Maccabeo invece era fermamente convinto e sperava pienamente di ottenere protezione dal Signore. 8Esortava perciò i suoi uomini a non temere l’attacco delle nazioni, ma a tenere impressi nella mente gli aiuti che in passato erano venuti loro dal Cielo e ad aspettare ora la vittoria che sarebbe stata loro concessa dall’Onnipotente. 9Confortandoli così con le parole della legge e dei profeti e ricordando loro le lotte che avevano già condotto a termine, li rese più coraggiosi. 10Avendo così rinfrancato i loro sentimenti, espose e denunciò la malafede delle nazioni e la loro violazione dei giuramenti. 11Dopo aver armato ciascuno di loro non tanto con la sicurezza degli scudi e delle lance quanto con il conforto di quelle efficaci parole, li riempì di gioia, narrando loro un sogno degno di fede, anzi una vera visione. 12La sua visione era questa: Onia, che era stato sommo sacerdote, uomo onesto e buono, modesto nel portamento, mite nel contegno, spedito ed elegante nel parlare, occupato fin dalla fanciullezza in tutto ciò che è proprio della virtù, con le mani protese pregava per tutta la comunità dei Giudei. 13Poi, allo stesso modo, era apparso un uomo distinto per età senile e maestà, circonfuso di dignità meravigliosa e piena di magnificenza. 14Presa la parola, Onia disse: «Questi è l’amico dei suoi fratelli, che prega molto per il popolo e per la città santa, Geremia, il profeta di Dio». 15E Geremia stendendo la destra consegnò a Giuda una spada d’oro, pronunciando queste parole nel porgerla: 16«Prendi la spada sacra come dono di Dio; con questa abbatterai i nemici».
17Incoraggiati dalle parole di Giuda, molto belle e tali da spingere all’eroismo e da rendere virile anche l’animo dei giovani, stabilirono di non restare nel campo, ma di intervenire coraggiosamente e decidere la sorte attaccando battaglia con tutto il coraggio, perché la città e le cose sante e il tempio erano in pericolo. 18Minore era il loro timore per le donne e i figli come pure per i fratelli e i parenti, poiché la prima e principale preoccupazione era per il tempio consacrato. 19Anche per quelli rimasti in città non era piccola l’angoscia, essendo tutti turbati per l’ansia del combattimento in campo aperto. 20Tutti ormai attendevano la prova imminente, poiché i nemici già avevano cominciato ad attaccare e l’esercito era in ordine di battaglia, gli elefanti erano piazzati in posizione opportuna e la cavalleria schierata ai lati. 21Il Maccabeo, dopo aver osservato la moltitudine dei presenti, la varietà delle armi pronte e la ferocia delle bestie, alzò le mani al cielo e invocò il Signore che compie prodigi, convinto che non è possibile vincere con le armi, ma che egli concede la vittoria a coloro che ne sono degni, secondo il suo giudizio. 22Nel pregare il Signore, si esprimeva in questo modo: «Tu, Signore, inviasti il tuo angelo al tempo di Ezechia, re della Giudea, ed egli fece perire nel campo di Sennàcherib centoottantacinquemila uomini. 23Anche ora, sovrano del cielo, manda un angelo buono davanti a noi per incutere paura e tremore. 24Siano atterriti dalla potenza del tuo braccio coloro che bestemmiando sono venuti qui contro il tuo popolo santo». Con queste parole egli terminò.
25Gli uomini di Nicànore avanzavano al suono delle trombe e degli inni di guerra. 26Gli uomini di Giuda invece si gettarono nella mischia contro i nemici tra invocazioni e preghiere. 27In tal modo, combattendo con le mani, ma pregando Dio con il cuore, travolsero non meno di trentacinquemila uomini, rallegrandosi grandemente per la manifesta presenza di Dio. 28Terminata la battaglia, mentre facevano ritorno pieni di gioia, riconobbero Nicànore caduto con tutte le sue armi. 29Levarono alte grida dandosi all’entusiasmo, mentre benedicevano l’Onnipotente nella lingua dei padri. 30Quindi colui che era stato sempre il primo a combattere per i suoi concittadini con anima e corpo, colui che aveva conservato l’affetto dell’età giovanile verso i suoi connazionali, comandò che tagliassero la testa di Nicànore e la sua mano con il braccio e li portassero a Gerusalemme. 31Quando vi giunse, convocati tutti i connazionali e collocati i sacerdoti davanti all’altare, mandò a chiamare quelli della Cittadella 32e mostrò loro la testa dello scellerato Nicànore e la mano che quel bestemmiatore aveva steso contro la sacra dimora dell’Onnipotente, pronunciando parole arroganti. 33Tagliata poi la lingua del sacrilego Nicànore, la fece gettare a pezzi agli uccelli e ordinò di appendere davanti al tempio la ricompensa della sua follia.
34Tutti allora, rivolti verso il cielo, benedissero il Signore glorioso dicendo: «Benedetto colui che ha conservato la sua dimora inviolata». 35Fece poi appendere la testa di Nicànore alla Cittadella alla vista di tutti, perché fosse segno manifesto dell’aiuto di Dio. 36Quindi deliberarono tutti insieme, con voto pubblico, di non lasciar passare inosservato quel giorno, ma di commemorarlo il tredici del dodicesimo mese – che in lingua aramaica si chiama Adar – il giorno precedente la festa di Mardocheo.
37Così andarono le cose riguardo a Nicànore e, poiché da quel tempo la città è rimasta in mano agli Ebrei, anch’io chiudo qui la mia narrazione. 38Se essa è riuscita ben ordinata, era quello che volevo; se invece è di poco conto e mediocre, questo solo ho potuto fare. 39Come il bere solo vino o bere solo acqua è nocivo, mentre vino mescolato con acqua è amabile e procura un delizioso piacere, così un discorso ben elaborato delizia gli orecchi di coloro che leggono la narrazione. E qui sia la fine.