12. | Puoi usare l'operatore evidenzia: (o una sua abbreviazione) per evidenzare una parola o frase, ad es. cercare Gesù ed evidenziare anche Cristo: Gesù evidenzia: Cristo. Esempio |
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10. | Insieme alle parole da cercare prova a usare l'operatore in: (o una sua abbreviazione) seguito da una categoria di libri, ad es. in: nt. Esempio |
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12. | Puoi usare l'operatore evidenzia: (o una sua abbreviazione) per evidenzare una parola o frase, ad es. cercare Gesù ed evidenziare anche Cristo: Gesù evidenzia: Cristo. Esempio |
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1Questi sono i sacerdoti e i leviti che tornarono con Zorobabele, figlio di Sealtièl, e con Giosuè: Seraià, Geremia, Esdra, 2Amaria, Malluc, Cattus, 3Secania, Recum, Meremòt, 4Iddo, Ghinnetòn, Abia, 5Miamìn, Maadia, Bilga, 6Semaià, Ioiarìb, Iedaià, 7Sallu, Amok, Chelkia, Iedaià. Questi erano i capi dei sacerdoti e dei loro fratelli al tempo di Giosuè.
8Leviti: Giosuè, Binnùi, Kadmièl, Serebia, Giuda, Mattania, che era preposto agli inni con i suoi fratelli. 9Bakbukia e Unnì, loro fratelli, si alternavano con loro secondo gli incarichi.
10Giosuè generò Ioiakìm, Ioiakìm generò Eliasìb, Eliasìb generò Ioiadà, 11Ioiadà generò Giònata, Giònata generò Iaddua.
12Al tempo di Ioiakìm i sacerdoti capi di casato erano: del casato di Seraià, Meraià; di quello di Geremia, Anania; 13di quello di Esdra, Mesullàm; di quello di Amaria, Giovanni; 14di quello di Melikù, Giònata; di quello di Sebania, Giuseppe; 15di quello di Carim, Adna; di quello di Meraiòt, Chelkài; 16di quello di Iddo, Zaccaria; di quello di Ghinnetòn, Mesullàm; 17di quello di Abia, Zicrì; di quello di Miniamìn, ...; di quello di Moadia, Piltài; 18di quello di Bilga, Sammùa; di quello di Semaià, Giònata; 19di quello di Ioiarìb, Mattenài; di quello di Iedaià, Uzzì; 20di quello di Sallu, Kallài; di quello di Amok, Eber; 21di quello di Chelkia, Casabia; di quello di Iedaià, Netanèl.
22I leviti furono registrati, quanto ai capi di casato, al tempo di Eliasìb, di Ioiadà, di Giovanni e di Iaddua; e i sacerdoti sotto il regno di Dario, il Persiano.
23I leviti capi di casato furono registrati nel libro delle Cronache fino al tempo di Giovanni, figlio di Eliasìb.
24I capi dei leviti Casabia, Serebia, Giosuè, figlio di Kadmièl, e i loro fratelli si alternavano con loro per lodare e ringraziare, secondo l’ordine di Davide, uomo di Dio, turno per turno. 25Mattania, Bakbukia, Abdia, Mesullàm, Talmon, Akkub erano portieri e facevano la guardia ai magazzini delle porte. 26Questi vivevano al tempo di Ioiakìm, figlio di Giosuè, figlio di Iosadàk, e al tempo di Neemia, il governatore, e di Esdra, sacerdote e scriba.
27Per la dedicazione delle mura di Gerusalemme si mandarono a cercare i leviti da tutti i luoghi dove si trovavano, per farli venire a Gerusalemme, per celebrare la dedicazione con gioia, con azioni di grazie, con il canto, con cimbali, arpe e cetre. 28I cantori si radunarono dal distretto intorno a Gerusalemme, dai villaggi dei Netofatiti, 29da Bet-Gàlgala e dal territorio di Gheba e di Azmàvet, poiché i cantori si erano edificati villaggi nei dintorni di Gerusalemme. 30I sacerdoti e i leviti si purificarono e purificarono il popolo, le porte e le mura. 31Allora io feci salire sulle mura i capi di Giuda e formai due grandi cori. Il primo s’incamminò dal lato destro, sulle mura, verso la porta del Letame; 32dietro a loro camminavano Osea, metà dei capi di Giuda, 33Azaria, Esdra, Mesullàm, 34Giuda, Beniamino, Semaià, Geremia, 35e dei sacerdoti con le trombe Zaccaria, figlio di Gionata, figlio di Semaià, figlio di Mattania, figlio di Michea, figlio di Zaccur, figlio di Asaf, 36e i suoi fratelli Semaià, Azarèl, Milalài, Ghilalài, Maài, Netanèl, Giuda, Anàni, con gli strumenti musicali di Davide, uomo di Dio; lo scriba Esdra era davanti a loro. 37E alla porta della Fonte e davanti a loro salirono per le scale della Città di Davide lungo la salita del muro, oltre la casa di Davide, fino alla porta delle Acque, a oriente. 38Il secondo coro si incamminò a sinistra e io lo seguivo, con l’altra metà del popolo, sopra le mura, dalla torre dei Forni e fino al muro largo, 39e dalla porta di Èfraim alla porta Vecchia e alla porta dei Pesci, alla torre di Cananèl e alla torre dei Cento, fino alla porta delle Pecore, e si fermarono alla porta della Prigione. 40I due cori si fermarono nel tempio di Dio; così feci io, con la metà dei magistrati che si trovavano con me 41e i sacerdoti Eliakìm, Maasia, Miniamìn, Michea, Elioenài, Zaccaria, Anania con le trombe, 42e Maasia, Semaià, Eleàzaro, Uzzì, Giovanni, Malchia, Elam, Ezer. I cantori facevano sentire la voce e Izrachia ne era il direttore. 43In quel giorno il popolo offrì numerosi sacrifici e si rallegrò, perché Dio gli aveva concesso una grande gioia. Anche le donne e i fanciulli si rallegrarono e la gioia di Gerusalemme si sentiva di lontano.
44In quel giorno, alcuni uomini furono preposti alle stanze dei magazzini delle offerte, delle primizie e delle decime, per raccogliervi, dalle campagne di ogni località, le parti assegnate dalla legge ai sacerdoti e ai leviti, poiché i Giudei gioivano per i sacerdoti e i leviti intenti alle funzioni: 45essi svolgevano il servizio del loro Dio e il servizio della purificazione, come i cantori e i portieri, secondo l’ordine di Davide e di Salomone, suo figlio. 46Infatti, al tempo di Davide e di Asaf, in antico, vi erano capi cantori e canti di lode e di ringraziamento a Dio. 47E tutto Israele, al tempo di Zorobabele e al tempo di Neemia, ogni giorno forniva le porzioni prescritte ai cantori e ai portieri e quelle consacrate ai leviti, i quali le davano ai figli di Aronne.
1In quel giorno Tobi si ricordò del denaro che aveva depositato presso Gabaèl a Rage di Media 2e disse in cuor suo: «Ecco che io ho invocato la morte: perché dunque non dovrei chiamare mio figlio Tobia e informarlo, prima di morire, di questa somma di denaro?». 3Chiamò il figlio e gli disse: «Figlio, quando morirò, dovrai darmi una sepoltura decorosa; onora tua madre e non abbandonarla per tutti i giorni della sua vita; fa’ ciò che è di suo gradimento e non procurarle nessun motivo di tristezza. 4Ricòrdati, figlio, che ha corso tanti pericoli per te, quando eri nel suo seno. Quando morirà, dovrai darle sepoltura presso di me, in una medesima tomba.
5Ogni giorno, o figlio, ricòrdati del Signore; non peccare né trasgredire i suoi comandamenti. Compi opere buone in tutti i giorni della tua vita e non metterti per la strada dell’ingiustizia. 6Perché se agirai con rettitudine, avrai fortuna nelle tue azioni. 7A tutti quelli che praticano la giustizia fa’ elemosina con i tuoi beni e, nel fare elemosina, il tuo occhio non abbia rimpianti. Non distogliere lo sguardo da ogni povero e Dio non distoglierà da te il suo. 8In proporzione a quanto possiedi fa’ elemosina, secondo le tue disponibilità; se hai poco, non esitare a fare elemosina secondo quel poco. 9Così ti preparerai un bel tesoro per il giorno del bisogno, 10poiché l’elemosina libera dalla morte e impedisce di entrare nelle tenebre. 11Infatti per tutti quelli che la compiono, l’elemosina è un dono prezioso davanti all’Altissimo.
12Guàrdati, o figlio, da ogni sorta di fornicazione; prenditi anzitutto una moglie dalla stirpe dei tuoi padri, non prendere una donna straniera, che cioè non sia della stirpe di tuo padre, perché noi siamo figli di profeti. Ricòrdati di Noè, di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, nostri padri fin da principio. Essi sposarono tutti una donna della loro parentela e furono benedetti nei loro figli e la loro discendenza avrà in eredità la terra. 13E ora, figlio, ama i tuoi fratelli; nel tuo cuore non concepire disprezzo per i tuoi fratelli, e per i figli e le figlie del tuo popolo, e tra loro scegliti la moglie. L’orgoglio infatti è causa di rovina e di grande inquietudine. Nella pigrizia vi è povertà e miseria, perché la pigrizia è madre della fame. 14Non trattenere presso di te la paga di chi lavora per te, ma a lui consegnala subito; se così avrai servito Dio, ti sarà data la ricompensa. Poni attenzione, o figlio, a tutto ciò che fai e sii ben educato in ogni tuo comportamento.
15Non fare a nessuno ciò che non piace a te. Non bere vino fino all’ebbrezza e non avere per compagna del tuo viaggio l’ubriachezza. 16Da’ del tuo pane a chi ha fame e fa’ parte dei tuoi vestiti agli ignudi. Da’ in elemosina quanto ti avanza e quando fai elemosina il tuo occhio non abbia rimpianti. 17Deponi il tuo pane sulla tomba dei giusti, non darne invece ai peccatori. 18Chiedi consiglio a ogni persona che sia saggia e non disprezzare nessun buon consiglio. 19In ogni circostanza benedici il Signore Dio e domanda che ti sia guida nelle tue vie e che i tuoi sentieri e i tuoi desideri giungano a buon fine, poiché nessun popolo possiede la saggezza, ma è il Signore che elargisce ogni bene e abbassa chi vuole fino al profondo degli inferi. E ora, figlio, ricòrdati di questi comandamenti, non lasciare che si cancellino dal tuo cuore.
20Ora, figlio, ti comunico che ho depositato dieci talenti d’argento presso Gabaèl, figlio di Gabri, a Rage di Media. 21Non temere, figlio, se siamo diventati poveri. Tu hai una grande ricchezza se avrai il timore di Dio, se rifuggirai da ogni peccato e farai ciò che piace al Signore, tuo Dio».
1Il giovane partì insieme con l’angelo, e anche il cane li seguì e s’avviò con loro. Camminarono insieme finché li sorprese la prima sera; allora si fermarono a passare la notte sul fiume Tigri. 2Il giovane scese nel fiume per lavarsi i piedi, quand’ecco un grosso pesce balzando dall’acqua tentò di divorare il piede del ragazzo, che si mise a gridare. 3Ma l’angelo gli disse: «Afferra il pesce e non lasciarlo fuggire». Il ragazzo riuscì ad afferrare il pesce e a tirarlo a riva. 4Gli disse allora l’angelo: «Apri il pesce e togline il fiele, il cuore e il fegato; mettili in disparte ma getta via gli intestini. Infatti il suo fiele, il cuore e il fegato possono essere utili medicamenti». 5Il ragazzo squartò il pesce, ne tolse il fiele, il cuore e il fegato. Arrostì una porzione del pesce e la mangiò; l’altra parte la mise in serbo dopo averla salata. 6Poi ambedue ripresero il viaggio, finché non furono vicini alla Media. 7Allora il ragazzo rivolse all’angelo questa domanda: «Azaria, fratello, che rimedio può esserci nel cuore, nel fegato e nel fiele del pesce?». 8Gli rispose: «Quanto al cuore e al fegato, ne puoi fare suffumigi in presenza di una persona, uomo o donna, invasata dal demonio o da uno spirito cattivo, e cesserà da lei ogni vessazione e non ne resterà più traccia alcuna. 9Il fiele invece serve per spalmarlo sugli occhi di chi è affetto da macchie bianche; si soffia su quelle macchie e gli occhi guariscono».
10Erano entrati nella Media e già erano vicini a Ecbàtana, 11quando Raffaele disse al ragazzo: «Fratello Tobia!». Gli rispose: «Eccomi». Riprese: «Questa notte dobbiamo alloggiare presso Raguele, che è tuo parente. Egli ha una figlia chiamata Sara 12e all’infuori di Sara non ha altro figlio o figlia. A te, come parente più stretto, spetta il diritto di sposarla più di qualunque altro uomo e di avere in eredità i beni di suo padre. È una ragazza saggia, coraggiosa, molto graziosa e suo padre è una brava persona». 13E aggiunse: «Tu hai il diritto di sposarla. Ascoltami, fratello: io parlerò della fanciulla al padre questa sera, per serbartela come fidanzata. Quando torneremo dalla città di Rage, celebreremo le sue nozze. So che Raguele non potrà rifiutarla a te o prometterla ad altri; egli incorrerebbe nella morte secondo la prescrizione della legge di Mosè, poiché egli sa che prima di ogni altro spetta a te avere sua figlia. Ascoltami, dunque, fratello. Questa sera parleremo della fanciulla e ne domanderemo la mano. Al nostro ritorno dalla città di Rage la prenderemo e la condurremo con noi a casa tua». 14Allora Tobia rispose a Raffaele: «Fratello Azaria, ho sentito dire che ella è già stata data in moglie a sette uomini ed essi sono morti nella stanza nuziale la notte stessa in cui dovevano unirsi a lei. Inoltre ho sentito dire che un demonio le uccide i mariti. 15Per questo ho paura; il demonio a lei non fa del male, ma se qualcuno le si vuole accostare, egli lo uccide. Io sono l’unico figlio di mio padre. Ho paura di morire e di condurre così alla tomba la vita di mio padre e di mia madre per l’angoscia della mia perdita. Non hanno un altro figlio che possa seppellirli». 16Ma quello gli disse: «Hai forse dimenticato i moniti di tuo padre, che ti ha raccomandato di prendere in moglie una donna del tuo casato? Ascoltami, dunque, o fratello: non preoccuparti di questo demonio e sposala. Sono certo che questa sera ti verrà data in moglie. 17Quando però entri nella camera nuziale, prendi il cuore e il fegato del pesce e mettine un poco sulla brace degli incensi. L’odore si spanderà, il demonio lo dovrà annusare e fuggirà per non farsi più vedere in eterno intorno a lei. 18Poi, prima di unirti con lei, alzatevi tutti e due a pregare. Supplicate il Signore del cielo perché venga su di voi la sua grazia e la sua salvezza. Non temere: ella ti è stata destinata fin dall’eternità. Sarai tu a salvarla. Ella verrà con te e penso che da lei avrai figli che saranno per te come fratelli. Non stare in pensiero». 19Quando Tobia sentì le parole di Raffaele e seppe che Sara era sua parente, della stirpe della famiglia di suo padre, l’amò molto senza poter più distogliere il suo cuore da lei.
1Terminate le feste nuziali, Tobi chiamò suo figlio Tobia e gli disse: «Figlio mio, pensa a dare la ricompensa dovuta a colui che ti ha accompagnato e ad aggiungere qualcos’altro alla somma pattuita». 2Gli disse Tobia: «Padre, quanto dovrò dargli come compenso? Anche se gli dessi la metà dei beni che egli ha portato con me, non ci perderei nulla. 3Egli mi ha condotto sano e salvo, ha guarito mia moglie, ha portato con me il denaro, infine ha guarito anche te! Quanto ancora posso dargli come compenso?». 4Tobi rispose: «Figlio, è giusto che egli riceva la metà di tutti i beni che ha riportato».
5Fece dunque venire l’angelo e gli disse: «Prendi come tuo compenso la metà di tutti i beni che hai riportato e va’ in pace». 6Allora Raffaele li chiamò tutti e due in disparte e disse loro: «Benedite Dio e proclamate davanti a tutti i viventi il bene che vi ha fatto, perché sia benedetto e celebrato il suo nome. Fate conoscere a tutti gli uomini le opere di Dio, come è giusto, e non esitate a ringraziarlo. 7È bene tenere nascosto il segreto del re, ma è motivo di onore manifestare e lodare le opere di Dio. Fate ciò che è bene e non vi colpirà alcun male. 8È meglio la preghiera con il digiuno e l’elemosina con la giustizia, che la ricchezza con l’ingiustizia. Meglio praticare l’elemosina che accumulare oro. 9L’elemosina salva dalla morte e purifica da ogni peccato. Coloro che fanno l’elemosina godranno lunga vita. 10Coloro che commettono il peccato e l’ingiustizia sono nemici di se stessi. 11Voglio dirvi tutta la verità, senza nulla nascondervi: vi ho già insegnato che è bene nascondere il segreto del re, mentre è motivo d’onore manifestare le opere di Dio. 12Ebbene, quando tu e Sara eravate in preghiera, io presentavo l’attestato della vostra preghiera davanti alla gloria del Signore. Così anche quando tu seppellivi i morti. 13Quando poi tu non hai esitato ad alzarti e ad abbandonare il tuo pranzo e sei andato a seppellire quel morto, allora io sono stato inviato per metterti alla prova. 14Ma, al tempo stesso, Dio mi ha inviato per guarire te e Sara, tua nuora. 15Io sono Raffaele, uno dei sette angeli che sono sempre pronti a entrare alla presenza della gloria del Signore».
16Allora furono presi da grande timore tutti e due; si prostrarono con la faccia a terra ed ebbero una grande paura. 17Ma l’angelo disse loro: «Non temete: la pace sia con voi. Benedite Dio per tutti i secoli. 18Quando ero con voi, io stavo con voi non per bontà mia, ma per la volontà di Dio: lui dovete benedire sempre, a lui cantate inni. 19Quando voi mi vedevate mangiare, io non mangiavo affatto: ciò che vedevate era solo apparenza. 20Ora benedite il Signore sulla terra e rendete grazie a Dio. Ecco, io ritorno a colui che mi ha mandato. Scrivete tutte queste cose che vi sono accadute». E salì in alto. 21Essi si rialzarono, ma non poterono più vederlo. 22Allora andavano benedicendo e celebrando Dio e lo ringraziavano per queste grandi opere, perché era loro apparso l’angelo di Dio.
1Allora Tobi disse:
2«Benedetto Dio che vive in eterno,
benedetto il suo regno;
egli castiga e ha compassione,
fa scendere agli inferi, nelle profondità della terra,
e fa risalire dalla grande perdizione:
nessuno sfugge alla sua mano.
3Lodatelo, figli d’Israele, davanti alle nazioni,
perché in mezzo ad esse egli vi ha disperso
4e qui vi ha fatto vedere la sua grandezza;
date gloria a lui davanti a ogni vivente,
poiché è lui il nostro Signore, il nostro Dio,
lui il nostro Padre, Dio per tutti i secoli.
5Vi castiga per le vostre iniquità,
ma avrà compassione di tutti voi
e vi radunerà da tutte le nazioni,
fra le quali siete stati dispersi.
6Quando vi sarete convertiti a lui
con tutto il cuore e con tutta l’anima
per fare ciò che è giusto davanti a lui,
allora egli ritornerà a voi
e non vi nasconderà più il suo volto.
7Ora guardate quello che ha fatto per voi
e ringraziatelo con tutta la voce;
benedite il Signore che è giusto
e date gloria al re dei secoli.
8Io gli do lode nel paese del mio esilio
e manifesto la sua forza e la sua grandezza
a un popolo di peccatori.
Convertitevi, o peccatori,
e fate ciò che è giusto davanti a lui;
chissà che non torni ad amarvi
e ad avere compassione di voi.
9Io esalto il mio Dio,
l’anima mia celebra il re del cielo
ed esulta per la sua grandezza.
10Tutti ne parlino
e diano lode a lui in Gerusalemme.
Gerusalemme, città santa,
egli ti castiga per le opere dei tuoi figli,
ma avrà ancora pietà per i figli dei giusti.
11Da’ lode degnamente al Signore
e benedici il re dei secoli;
egli ricostruirà in te il suo tempio con gioia,
12per allietare in te tutti i deportati
e per amare in te tutti gli sventurati,
per tutte le generazioni future.
13Una luce splendida brillerà sino ai confini della terra:
nazioni numerose verranno a te da lontano,
gli abitanti di tutti i confini della terra
verranno verso la dimora del tuo santo nome,
portando in mano i doni per il re del cielo.
Generazioni e generazioni esprimeranno in te l’esultanza
e il nome della città eletta durerà per le generazioni future.
14Maledetti tutti quelli che ti insultano!
Maledetti tutti quelli che ti distruggono,
che demoliscono le tue mura,
rovinano le tue torri
e incendiano le tue abitazioni!
Ma benedetti per sempre tutti quelli che ti temono.
15Sorgi ed esulta per i figli dei giusti,
tutti presso di te si raduneranno
e benediranno il Signore dei secoli.
Beati coloro che ti amano,
beati coloro che esulteranno per la tua pace.
16Beati coloro che avranno pianto per le tue sventure:
gioiranno per te e vedranno tutta la tua gioia per sempre.
Anima mia, benedici il Signore, il grande re,
17perché Gerusalemme sarà ricostruita
come città della sua dimora per sempre.
Beato sarò io, se rimarrà un resto della mia discendenza
per vedere la tua gloria e dare lode al re del cielo.
Le porte di Gerusalemme saranno ricostruite
con zaffiro e con smeraldo
e tutte le sue mura con pietre preziose.
Le torri di Gerusalemme saranno ricostruite con oro
e i loro baluardi con oro purissimo.
Le strade di Gerusalemme saranno lastricate
con turchese e pietra di Ofir.
18Le porte di Gerusalemme risuoneranno di canti di esultanza,
e in tutte le sue case canteranno: “Alleluia!
Benedetto il Dio d’Israele
e benedetti coloro che benedicono il suo santo nome
nei secoli e per sempre!”».
1Così Tobi terminò il suo canto di ringraziamento.
2Tobi morì in pace all’età di centododici anni e fu sepolto con onore a Ninive. Egli aveva sessantadue anni quando divenne cieco; dopo la sua guarigione visse nella prosperità, praticò l’elemosina e continuò sempre a benedire Dio e a celebrare la sua grandezza.
3Quando stava per morire, chiamò il figlio Tobia e gli diede queste istruzioni: 4«Figlio, porta via i tuoi figli e rifùgiati in Media, perché io credo alla parola di Dio che Naum ha pronunciato su Ninive. Tutto dovrà accadere, tutto si realizzerà sull’Assiria e su Ninive, come hanno predetto i profeti d’Israele, inviati da Dio; non una delle loro parole andrà a vuoto. Ogni cosa si realizzerà a suo tempo. Vi sarà maggior sicurezza in Media che in Assiria o in Babilonia. Perché io so e credo che quanto Dio ha detto si compirà e avverrà, e non andrà a vuoto alcuna delle sue parole. I nostri fratelli che abitano il paese d’Israele saranno tutti dispersi e deportati lontano dalla loro amata terra e tutto il paese d’Israele sarà ridotto a un deserto. Anche Samaria e Gerusalemme diventeranno un deserto e il tempio di Dio sarà nell’afflizione e resterà bruciato fino a un certo tempo. 5Poi di nuovo Dio avrà pietà di loro e li ricondurrà nella terra d’Israele. Essi ricostruiranno il tempio, ma non uguale al primo, fino al momento in cui si compirà il tempo stabilito. Dopo, torneranno tutti dall’esilio e ricostruiranno Gerusalemme nella sua magnificenza, e il tempio di Dio sarà ricostruito, come hanno preannunciato i profeti d’Israele. 6Tutte le nazioni che si trovano su tutta la terra si convertiranno e temeranno Dio nella verità. Tutti abbandoneranno i loro idoli, che li hanno fatti errare nella menzogna, e benediranno il Dio dei secoli nella giustizia. 7Tutti gli Israeliti che saranno scampati in quei giorni e si ricorderanno di Dio con sincerità, si raduneranno e verranno a Gerusalemme, e per sempre abiteranno tranquilli la terra di Abramo, che sarà data loro in possesso. Coloro che amano Dio nella verità gioiranno; coloro invece che commettono il peccato e l’ingiustizia spariranno da tutta la terra.
8Ora, figli, vi raccomando: servite Dio nella verità e fate ciò che a lui piace. Anche ai vostri figli insegnate a fare la giustizia e l’elemosina, a ricordarsi di Dio, a benedire il suo nome in ogni tempo, nella verità e con tutte le forze. 9Tu dunque, figlio, parti da Ninive, non restare più qui. Dopo aver sepolto tua madre vicino a me, quel giorno stesso non devi più restare entro i confini di Ninive. Vedo infatti trionfare in essa molta ingiustizia e grande perfidia, e nessuno se ne vergogna. 10Vedi, figlio, quanto ha fatto Nadab al padre adottivo Achikàr. Non è stato egli costretto a scendere ancora vivo sotto terra? Ma Dio ha rigettato l’infamia in faccia al colpevole: Achikàr ritornò alla luce, mentre Nadab entrò nelle tenebre eterne, perché aveva cercato di uccidere Achikàr. Per aver praticato l’elemosina, Achikàr sfuggì al laccio mortale che gli aveva teso Nadab; Nadab invece cadde in quel laccio, che lo fece perire. 11Così, figli miei, vedete dove conduce l’elemosina e dove conduce l’iniquità: essa conduce alla morte. Ma ecco, mi manca il respiro!». Essi lo distesero sul letto; morì e fu sepolto con onore.
12Quando morì la madre, Tobia la seppellì vicino al padre, poi partì per la Media con la moglie e i figli. Abitò a Ecbàtana, presso Raguele suo suocero. 13Curò con onore i suoceri nella loro vecchiaia e li seppellì a Ecbàtana in Media. Tobia ereditò il patrimonio di Raguele e quello del padre Tobi. 14Morì all’età di centodiciassette anni onorato da tutti. 15Prima di morire sentì parlare della rovina di Ninive e vide i prigionieri che venivano deportati in Media per opera di Achikàr, re della Media. Allora benedisse Dio per quanto aveva fatto nei confronti degli abitanti di Ninive e dell’Assiria. Prima di morire poté dunque gioire della sorte di Ninive e benedisse il Signore Dio nei secoli dei secoli.
1Cessata l’agitazione della gente radunata attorno al consiglio militare, parlò Oloferne, comandante supremo dell’esercito di Assur, rivolgendosi ad Achiòr, alla presenza di tutta quella folla di stranieri, e a tutti i Moabiti: 2«Chi sei tu, o Achiòr, e voi, mercenari di Èfraim, per profetare in mezzo a noi come hai fatto oggi e suggerire di non combattere il popolo d’Israele, perché il loro Dio li proteggerà dall’alto? E chi è dio se non Nabucodònosor? Questi manderà il suo esercito e li sterminerà dalla faccia della terra, né il loro Dio potrà liberarli. 3Saremo noi suoi servi a spazzarli via come un sol uomo, perché non potranno sostenere l’impeto dei nostri cavalli. 4Li bruceremo in casa loro, i loro monti si inebrieranno del loro sangue, i loro campi si colmeranno dei loro cadaveri, né potrà resistere la pianta dei loro piedi davanti a noi, ma saranno completamente distrutti. Questo dice Nabucodònosor, il signore di tutta la terra: così ha parlato e le sue parole non potranno essere smentite.
5Quanto a te, Achiòr, mercenario di Ammon, che hai pronunciato queste parole nel giorno della tua sventura, non vedrai più la mia faccia, da oggi fino a quando farò vendetta di questa razza che viene dall’Egitto. 6Allora il ferro dei miei soldati e la numerosa schiera dei miei ministri trapasserà i tuoi fianchi, e tu cadrai fra i loro cadaveri quando io tornerò a vederti. 7I miei servi ora ti esporranno sulla montagna e ti lasceranno in una delle città delle alture; 8non morirai finché non sarai sterminato con quella gente. 9Ma se in cuor tuo speri davvero che costoro non saranno catturati, non c’è bisogno che il tuo aspetto sia così depresso. Ho parlato: nessuna mia parola andrà a vuoto».
10Allora Oloferne diede ordine ai suoi servi, che erano di turno nella sua tenda, di prendere Achiòr, di condurlo vicino a Betùlia e di abbandonarlo nelle mani degli Israeliti. 11I suoi servi lo presero e lo condussero fuori dell’accampamento verso la pianura, poi dalla pianura lo spinsero verso la montagna e arrivarono alle fonti che erano sotto Betùlia. 12Quando gli uomini della città li scorsero sulla cresta del monte, presero le armi e uscirono dalla città dirigendosi verso la cima del monte. Tutti i frombolieri occuparono la via di accesso e si misero a lanciare pietre su di loro.
13Ridiscesi al riparo del monte, legarono Achiòr e lo abbandonarono, gettandolo a terra alle falde del monte; quindi fecero ritorno dal loro signore.
14Scesi dalla loro città, gli Israeliti si avvicinarono a lui, lo slegarono, lo condussero a Betùlia e lo presentarono ai capi della loro città, 15che in quel tempo erano Ozia, figlio di Mica, della tribù di Simeone, Cabrì, figlio di Gotonièl, e Carmì, figlio di Melchièl. 16Radunarono subito tutti gli anziani della città, e tutti i giovani e le donne accorsero al luogo del raduno. Posero Achiòr in mezzo a tutto il popolo e Ozia lo interrogò sull’accaduto. 17In risposta riferì loro le parole del consiglio militare di Oloferne, tutto il discorso che Oloferne aveva pronunciato in mezzo ai capi degli Assiri e quello che con arroganza aveva detto contro la casa d’Israele.
18Allora tutto il popolo si prostrò ad adorare Dio e alzò questa supplica: 19«Signore, Dio del cielo, guarda la loro superbia, abbi pietà dell’umiliazione della nostra stirpe e guarda benigno in questo giorno il volto di coloro che sono consacrati a te». 20Poi confortarono Achiòr e gli rivolsero parole di grande lode. 21Ozia, da parte sua, dopo il raduno lo accolse nella sua casa e offrì un banchetto a tutti gli anziani, e per tutta quella notte invocarono l’aiuto del Dio d’Israele.
1Quando Giuditta ebbe cessato di supplicare il Dio d’Israele ed ebbe terminato di pronunciare tutte queste parole, 2si alzò da terra, chiamò la sua ancella e scese nella casa dove usava passare i giorni dei sabati e le feste. 3Qui si tolse il cilicio di cui era rivestita, depose le vesti della sua vedovanza, si lavò il corpo con acqua e lo unse con profumo denso; spartì i capelli del capo e vi impose il diadema. Poi indossò gli abiti da festa, che aveva usato quando era vivo suo marito Manasse. 4Si mise i sandali ai piedi, cinse le collane e infilò i braccialetti, gli anelli e gli orecchini e ogni altro ornamento che aveva e si rese molto bella, tanto da sedurre qualunque uomo l’avesse vista.
5Poi affidò alla sua ancella un otre di vino e un’ampolla d’olio; riempì anche una bisaccia di farina tostata, di fichi secchi e di pani puri e, fatto un involto di tutte queste provviste, glielo mise sulle spalle. 6Allora uscirono verso la porta della città di Betùlia e trovarono lì presenti Ozia e gli anziani della città, Cabrì e Carmì. 7Costoro, quando la videro trasformata nell’aspetto e con gli abiti mutati, rimasero molto ammirati della sua bellezza e le dissero: 8«Il Dio dei padri nostri ti conceda di trovar favore e di portare a termine quello che hai stabilito di fare, a gloria degli Israeliti e ad esaltazione di Gerusalemme». 9Essa si chinò ad adorare Dio e rispose loro: «Fatemi aprire la porta della città e io uscirò per dare compimento alle parole che mi avete rivolto». Quelli diedero ordine ai giovani di guardia di aprirle come aveva chiesto. 10Così fecero e Giuditta uscì: lei sola e l’ancella che aveva con sé. Dalla città gli uomini la seguirono con gli sguardi mentre scendeva dal monte, finché attraversò la vallata e non poterono più scorgerla.
11Esse andavano avanti diritte per la valle, quando si fecero loro incontro le sentinelle assire. 12La fermarono e la interrogarono: «Di quale popolo sei, da dove vieni e dove vai?». Rispose: «Sono figlia degli Ebrei e fuggo da loro, perché stanno per esservi consegnati per essere divorati. 13Io quindi vengo alla presenza di Oloferne, comandante supremo dei vostri eserciti, per dargli delle informazioni sicure e mettergli sotto gli occhi la strada per cui potrà passare e impadronirsi di tutti questi monti senza che perisca uno solo dei suoi uomini». 14Quegli uomini, quando sentirono queste parole e considerarono l’aspetto di lei, che appariva loro come un miracolo di bellezza, le dissero: 15«Hai messo in salvo la tua vita, affrettandoti a scendere alla presenza del nostro signore. Vieni dunque alla tenda di lui; alcuni di noi ti accompagneranno, finché non ti abbiano affidato alle sue mani. 16Quando poi sarai alla sua presenza, non temere in cuor tuo, ma riferisci a lui quanto ci hai detto ed egli ti tratterà bene».
17Scelsero pertanto cento uomini tra loro, i quali si affiancarono a lei e alla sua ancella e le condussero alla tenda di Oloferne. 18In tutto il campo ci fu un grande accorrere, essendosi sparsa la voce del suo arrivo tra gli attendamenti. Una volta sopraggiunti, la circondarono in massa mentre era fuori della tenda di Oloferne, in attesa di essere annunciata a lui. 19Erano ammirati della sua bellezza e ammirati degli Israeliti a causa di lei e si dicevano l’un l’altro: «Chi disprezzerà un popolo che possiede tali donne? Sarà bene non lasciarne sopravvivere neppure uno, perché se fossero risparmiati sarebbero capaci di ingannare tutto il mondo».
20Vennero fuori le guardie del corpo di Oloferne e tutti gli ufficiali e la introdussero nella sua tenda. 21Oloferne era adagiato sul suo letto, che era posto dentro una cortina intessuta di porpora ricamata d’oro, di smeraldo e di pietre preziose. 22Gli annunciarono la presenza di lei ed egli uscì sull’ingresso della tenda, preceduto da fiaccole d’argento. 23Quando Giuditta avanzò alla presenza di lui e dei suoi ufficiali, tutti stupirono per la bellezza del suo aspetto. Ella si prostrò con la faccia a terra per riverirlo, ma i servi la fecero rialzare.
1Poi Oloferne ordinò che la conducessero dove erano riposte le sue argenterie e prescrisse pure che le dessero da mangiare dei suoi cibi e le dessero da bere del suo vino. 2Ma disse Giuditta: «Io non toccherò questi cibi, perché non me ne derivi un’occasione di caduta, ma mi saranno serviti quelli che ho portato con me». 3Oloferne le disse: «Quando verrà a mancare quello che hai con te, dove ci riforniremo di cibi simili per darteli? In mezzo a noi non c’è nessuno della tua gente». 4Giuditta gli rispose: «Per la tua vita, mio signore, ti assicuro che io, tua serva, non finirò le riserve che ho con me, prima che il Signore abbia compiuto per mano mia quello che ha stabilito». 5Poi gli ufficiali di Oloferne la condussero alla tenda ed ella dormì fino a mezzanotte; poi si alzò all’alba, al cambio della guardia del mattino. 6Mandò a dire a Oloferne: «Comandi il mio signore che lascino uscire la tua serva per la preghiera». 7Oloferne ordinò alle guardie del corpo di non impedirla.
Rimase così al campo tre giorni: usciva di notte nella valle di Betùlia e si lavava nella zona dell’accampamento alla sorgente d’acqua. 8Quando risaliva, pregava il Signore, Dio d’Israele, di dirigere la sua impresa per rialzare le sorti dei figli del suo popolo. 9Rientrando purificata, rimaneva nella sua tenda, finché verso sera non le si portava il cibo.
10Ed ecco, al quarto giorno, Oloferne fece preparare un banchetto riservato ai suoi servi, senza invitare nessuno dei suoi funzionari. 11Disse a Bagoa, l’eunuco sovrintendente a tutti i suoi affari: «Va’ e persuadi la donna ebrea che è presso di te a venire con noi, per mangiare e bere con noi. 12Sarebbe disonorevole per la nostra reputazione trascurare una donna simile senza godere della sua compagnia; perché se non la corteggiamo, si farà beffe di noi». 13Bagoa, uscito dalla presenza di Oloferne, andò da lei e disse: «Non esiti questa bella fanciulla a venire dal mio signore, per essere onorata alla sua presenza e bere con noi il vino in allegria e diventare oggi come una delle donne assire, che stanno nel palazzo di Nabucodònosor». 14Giuditta gli rispose: «Chi sono io per contraddire il mio signore? Quanto sarà gradito ai suoi occhi, mi affretterò a compierlo e sarà per me motivo di gioia fino al giorno della mia morte».
15Subito si alzò e si adornò delle vesti e d’ogni altro ornamento femminile; la sua ancella l’aveva preceduta e aveva steso a terra per lei davanti ad Oloferne le pellicce che aveva avuto da Bagoa per suo uso quotidiano, per adagiarvisi sopra e prendere cibo. 16Giuditta entrò e si distese. Il cuore di Oloferne ne rimase incantato, si turbò il suo spirito e molto intenso era il suo desiderio di unirsi a lei: dal giorno in cui l’aveva vista, cercava l’occasione di sedurla. 17Le disse pertanto Oloferne: «Bevi e divertiti con noi». 18Giuditta rispose: «Sì, signore, berrò perché sento che la mia vita è oggi onorata come non mai dal giorno della mia nascita». 19Incominciò quindi a mangiare e a bere davanti a lui ciò che le aveva preparato l’ancella. 20Oloferne si deliziò della presenza di lei e bevve abbondantemente tanto vino quanto non ne aveva mai bevuto in un solo giorno da quando era al mondo.
1Giuditta rispose loro: «Ascoltatemi, fratelli: prendete questa testa e appendetela sugli spalti delle vostre mura. 2Quando apparirà la luce del mattino e il sole sorgerà sulla terra, prenderete ciascuno le vostre armature da guerra e ogni uomo valido uscirà dalla città. Quindi date inizio all’azione contro di loro come se voleste scendere in pianura contro le prime difese degli Assiri, ma non scenderete. 3Quelli prenderanno le loro armi e correranno nel loro accampamento a svegliare i capi dell’esercito assiro. Poi si raduneranno insieme davanti alla tenda di Oloferne, ma non lo troveranno e così si lasceranno prendere dal terrore e fuggiranno davanti a voi. 4Allora inseguiteli voi e quanti abitano l’intero territorio d’Israele e abbatteteli nella loro fuga. 5Ma, prima di far questo, chiamatemi Achiòr l’Ammonita, perché venga a vedere e riconoscere colui che ha disprezzato la casa d’Israele e che lo ha inviato qui tra noi come per destinarlo alla morte».
6Chiamarono subito Achiòr dalla casa di Ozia ed egli, appena giunse e vide la testa di Oloferne in mano ad un uomo in mezzo al popolo radunato, cadde a terra e rimase senza respiro. 7Quando l’ebbero sollevato, si gettò ai piedi di Giuditta pieno di riverenza per la sua persona e disse: «Benedetta sei tu in ogni tenda di Giuda e tra tutti i popoli: quanti udranno il tuo nome saranno presi da terrore. 8Ed ora raccontami tutto quello che hai fatto in questi giorni». E Giuditta in mezzo al popolo gli narrò quanto aveva compiuto dal giorno in cui era partita fino al momento in cui parlava loro. 9Quando finì di parlare, il popolo scoppiò in alte grida di giubilo e riempì la città di voci festose. 10Allora Achiòr, vedendo quello che il Dio d’Israele aveva fatto, credette fermamente in Dio, si fece circoncidere e fu accolto nella casa d’Israele fino ad oggi.
11Quando spuntò il mattino, appesero la testa di Oloferne alle mura; poi ogni uomo prese le sue armi e scesero lungo i sentieri del monte, divisi in manipoli. 12Appena li videro, gli Assiri mandarono a informare i loro capi e questi corsero dagli strateghi, dai chiliarchi e da tutti i loro comandanti. 13Poi si radunarono davanti alla tenda di Oloferne e dissero al suo attendente: «Sveglia il nostro signore, perché quegli schiavi hanno osato scendere per darci battaglia e così distruggerci completamente». 14Bagoa entrò e bussò alla parete della tenda, poiché pensava che egli dormisse con Giuditta. 15Ma siccome nessuno rispondeva, aprì ed entrò nella camera da letto e lo trovò morto, steso a terra vicino all’ingresso, con la testa tagliata via dal tronco. 16Allora diede in alte grida di dolore e di lamento, urlando con tutte le forze e stracciandosi le vesti. 17Poi si precipitò nella tenda dove era alloggiata Giuditta e non la trovò. Allora corse fuori davanti al popolo e gridò: 18«Gli schiavi ci hanno traditi! Una sola donna ebrea ha gettato la vergogna sulla casa del re Nabucodònosor! Oloferne eccolo a terra, ed è privo della testa».
19I comandanti dell’esercito assiro, appena udirono questo annuncio, si stracciarono i mantelli e rimasero terribilmente sconvolti nel loro animo; entro l’accampamento si elevarono altissime le loro grida e le urla di dolore.
1aNel secondo anno di regno del grande re Artaserse, il giorno primo di Nisan, Mardocheo, figlio di Giàiro, figlio di Simei, figlio di Kis, della tribù di Beniamino, ebbe in sogno una visione.
1bEgli era un Giudeo che abitava nella città di Susa, un uomo ragguardevole, che prestava servizio alla corte del re
1ce proveniva dal gruppo degli esuli che Nabucodònosor, re di Babilonia, aveva deportato da Gerusalemme con Ieconia, re della Giudea.
1dQuesto fu il suo sogno: ecco, grida e tumulto, tuoni e terremoto, sconvolgimenti sulla terra.
1eEd ecco: due enormi draghi avanzarono, tutti e due pronti alla lotta, e risuonò potente il loro grido.
1fAl loro grido ogni nazione si preparò alla guerra, per combattere contro il popolo dei giusti.
1gEcco, un giorno di tenebre e di caligine! Tribolazione e angustia, afflizione e grandi sconvolgimenti sulla terra!
1hTutta la nazione dei giusti rimase sconvolta: essi, temendo la propria rovina, si prepararono a morire e levarono a Dio il loro grido.
1iMa dal loro grido, come da una piccola fonte, sorse un grande fiume con acque abbondanti.
1kApparvero la luce e il sole: gli umili furono esaltati e divorarono i superbi.
1lMardocheo allora si svegliò: aveva visto questo sogno e quello che Dio aveva deciso di fare; in cuor suo continuava a ripensarvi fino a notte, cercando di comprenderlo in ogni suo particolare.
1mMardocheo alloggiava alla corte con Gabatà e Tarra, i due eunuchi del re che custodivano la corte.
1nIntese i loro ragionamenti, indagò sui loro disegni e venne a sapere che quelli si preparavano a mettere le mani sul re Artaserse. Allora ne avvertì il re.
1oIl re sottopose i due eunuchi a un interrogatorio: essi confessarono e furono tolti di mezzo.
1pPoi il re fece scrivere questi fatti nelle cronache e anche Mardocheo li mise per iscritto.
1qIl re costituì Mardocheo funzionario della corte e gli fece regali in compenso di queste cose.
1rMa vi era anche Aman, figlio di Amadàta, il Bugeo, che era molto stimato presso il re e cercò il modo di fare del male a Mardocheo e al suo popolo, per questa faccenda che riguardava i due eunuchi del re.
1Dopo queste cose, al tempo di Artaserse – quell’Artaserse che regnava dall’India sopra centoventisette province –, 2proprio in quel tempo il re Artaserse, che regnava nella città di Susa, 3l’anno terzo del suo regno fece un banchetto per gli amici e per quelli delle altre nazionalità, per i nobili dei Persiani e i dei Medi e per i prefetti delle province. 4Dopo aver mostrato loro le ricchezze del suo regno e il fasto attraente della sua ricchezza per centoottanta giorni, 5quando si compirono i giorni delle nozze, il re fece un banchetto per i rappresentanti delle nazioni che si trovavano nella città, per sei giorni, nella sala della reggia. 6La sala era adornata con drappi di lino delicato e pregiato, appesi a cordoni di lino color porpora, fissati a ganci d’oro e d’argento, su colonne di marmo pario e di pietra. I divani erano d’oro e d’argento, sopra un pavimento di pietra verde smeraldo e di madreperla e di marmo pario; vi erano inoltre tappeti con ricami variegati e rose disposte in circolo. 7Per bere c’erano coppe d’oro e d’argento, come pure un piccolo calice di turchese, del valore di trentamila talenti. Il vino era abbondante e dolce e lo stesso re ne beveva. 8Si poteva bere senza limiti: così infatti aveva voluto il re, ordinando ai camerieri di soddisfare il desiderio suo e degli altri.
9Anche Vasti, la regina, tenne un banchetto per le donne nella stessa reggia di Artaserse. 10Il settimo giorno il re, euforico per il vino, ordinò ad Aman, Bazan, Tarra, Borazè, Zatoltà, Abatazà, Tarabà, i sette eunuchi che erano al servizio del re Artaserse, 11di far venire davanti a lui la regina per intronizzarla, ponendole sul capo il diadema, e per mostrare ai prìncipi e alle nazioni la sua bellezza: era infatti molto bella. 12Ma la regina Vasti rifiutò di andare con gli eunuchi. Il re ne fu addolorato e irritato 13e disse ai suoi amici: «Così e così ha parlato Vasti: giudicate, dunque, secondo la legge e il diritto». 14Si fecero avanti Archeseo e Sarsateo e Maleseàr, prìncipi dei Persiani e dei Medi, che erano più vicini al re e che, primi, sedevano accanto al re, 15e gli espressero il proprio parere su che cosa si dovesse fare alla regina Vasti, secondo le leggi, perché non aveva eseguito l’ordine datole dal re Artaserse per mezzo degli eunuchi.
16Mucheo disse in presenza del re e dei prìncipi: «La regina Vasti ha mancato non solo nei confronti del re, ma anche nei confronti di tutti i prìncipi e i capi del re 17– infatti costui aveva riferito loro le parole della regina e come ella aveva risposto al re – e, come ella ha risposto al re Artaserse, 18così oggi le altre principesse dei capi dei Persiani e dei Medi, avendo udito ciò che ella ha detto al re, oseranno disprezzare allo stesso modo i loro mariti. 19Se dunque sembra bene al re, sia emanato un decreto reale, scritto secondo le leggi dei Medi e dei Persiani e irrevocabile, secondo il quale la regina non possa più comparire davanti a lui, e il re conferisca la dignità a una donna migliore di lei. 20E l’editto emanato dal re sia fatto conoscere nel suo regno e così tutte le donne rispetteranno i loro mariti, dal più povero al più ricco». 21La proposta piacque al re e ai prìncipi. Il re fece come aveva detto Mucheo: 22mandò lettere a tutto il regno, a ogni provincia secondo la sua lingua, in modo che i mariti fossero rispettati nelle loro case.
1Lo stesso giorno, il re Artaserse donò a Ester la proprietà di Aman, il calunniatore, e Mardocheo fu chiamato dal re, perché Ester aveva rivelato che egli era legato da parentela con lei. 2Allora il re prese l’anello che aveva fatto ritirare ad Aman e lo diede a Mardocheo, ed Ester stabilì Mardocheo su tutte le proprietà di Aman.
3Ester parlò di nuovo al re, cadde ai suoi piedi e lo pregava di rimuovere il male fatto da Aman, tutto quello che aveva fatto contro i Giudei. 4Il re stese lo scettro d’oro verso Ester ed Ester si alzò per stare accanto al re. 5Disse Ester: «Se piace a te e ho trovato grazia, si ordini di revocare le lettere inviate da Aman, quelle che erano state scritte per sterminare i Giudei che si trovano nel tuo regno. 6Come potrei infatti sopportare la vista dei mali del mio popolo e come potrei sopravvivere allo sterminio della mia stirpe?».
7Il re rispose a Ester: «Se ti ho dato tutti i beni di Aman e ti ho concesso la mia grazia, se l’ho fatto appendere a un palo perché aveva messo le mani sui Giudei, che cosa chiedi ancora? 8Potete scrivere voi a mio nome, come vi sembra, e sigillate con il mio anello: infatti tutto quello che è stato scritto su comando del re ed è stato sigillato con il mio anello reale non può essere revocato». 9Il ventitré del primo mese, quello di Nisan, dello stesso anno, furono convocati i segretari e fu scritto ai Giudei tutto quello che era stato comandato ai governatori e ai capi dei satrapi, dall’India fino all’Etiopia, centoventisette satrapie, provincia per provincia, secondo le loro lingue. 10Fu scritto a nome del re e fu posto il sigillo del suo anello, e le lettere furono mandate per mezzo di corrieri: 11si prescriveva loro di seguire le loro leggi in qualunque città, sia per difendersi che per trattare come volevano i loro nemici e i loro avversari, 12e ciò in un solo giorno: il tredici del dodicesimo mese, quello di Adar, in tutto il regno di Artaserse.
12aQuanto segue è la copia della lettera:
12b«Il grande re Artaserse ai governatori delle centoventisette satrapie, dall’India all’Etiopia, e a quelli che hanno a cuore i nostri interessi, salute.
12cMolti uomini, quanto più spesso vengono onorati dalla più munifica generosità dei benefattori, tanto più s’inorgogliscono e non solo cercano di fare il male ai nostri sudditi, ma, incapaci di frenare la loro superbia, tramano insidie anche contro i loro benefattori. 12dNon solo cancellano la riconoscenza dal cuore degli uomini, ma, esaltati dallo strepito spavaldo di chi ignora il bene, si lusingano di sfuggire a Dio, che tutto vede, e alla sua giustizia che odia il male. 12eSpesso poi molti di coloro che sono costituiti in autorità, per aver affidato a certi amici la responsabilità degli affari pubblici e per aver subìto la loro influenza, divennero con essi responsabili del sangue innocente e furono travolti in disgrazie irreparabili, 12fperché i falsi ragionamenti di nature perverse avevano sviato l’incontaminata buona fede dei governanti. 12gQuesto si può vedere non tanto nelle storie più antiche a cui abbiamo accennato, quanto piuttosto badando alle iniquità perpetrate dal comportamento corrotto di coloro che indegnamente esercitano il potere. 12hProvvederemo per l’avvenire ad assicurare a tutti gli uomini un regno indisturbato e pacifico, 12ioperando cambiamenti opportuni e giudicando sempre con la più equa fermezza gli affari che ci vengono posti sotto gli occhi.
12kQuesto è il caso di Aman, figlio di Amadàta, il Macèdone, il quale estraneo, per la verità, al sangue persiano e ben lontano dalla nostra bontà, essendo stato accolto come ospite presso di noi, 12laveva tanto approfittato dell’umanità che professiamo verso qualunque nazione, da essere proclamato nostro padre e da ottenere il secondo rango presso il trono regale, venendo da tutti onorato con la prostrazione. 12mMa non reggendo al peso della sua superbia, egli si adoperò per privare noi del potere e della vita 12ne, con falsi e tortuosi argomenti, richiese la pena di morte per il nostro salvatore e strenuo benefattore Mardocheo, per l’irreprensibile consorte del nostro regno Ester e per tutto il loro popolo. 12oEgli infatti, avendoci messo in una condizione di isolamento, pensava di trasferire l’impero dei Persiani ai Macèdoni.
12pOra, noi troviamo che questi Giudei, destinati da quell’uomo tre volte scellerato allo sterminio, non sono malfattori, ma sono governati da leggi giustissime, 12qsono figli del Dio altissimo, massimo, vivente, il quale in favore nostro e dei nostri antenati dirige il regno nel migliore dei modi. 12rFarete dunque bene a non tenere conto delle lettere mandate da Aman, figlio di Amadàta, perché costui, che ha perpetrato tali cose, è stato impiccato a un palo con tutta la sua famiglia alle porte di Susa, giusto castigo datogli rapidamente da Dio, dominatore di tutti gli eventi. 12sEsposta invece una copia della presente lettera in ogni luogo, permettete ai Giudei di valersi con tutta sicurezza delle loro leggi e prestate loro man forte per respingere coloro che volessero assalirli al momento della persecuzione, in quello stesso giorno, cioè il tredici del dodicesimo mese, chiamato Adar. 12tInfatti questo giorno, invece di segnare la rovina della stirpe eletta, Dio, dominatore di ogni cosa, lo ha cambiato per loro in giorno di gioia.
12uQuanto a voi, dunque, tra le vostre feste commemorative celebrate questo giorno insigne con ogni sorta di banchetti, perché, ora e in avvenire, sia salvezza per noi e per gli amici dei Persiani, ma per quelli che ci insidiano sia ricordo della loro perdizione. 12vOgni città e, in generale, ogni località che non agirà secondo queste disposizioni, sarà inesorabilmente messa a ferro e fuoco; non soltanto agli uomini sarà resa inaccessibile, ma anche alle fiere e agli uccelli diventerà orribile per tutti i tempi.
13Le copie della lettera siano esposte in chiara evidenza in tutto il regno e in quel giorno i Giudei siano pronti a combattere contro i loro nemici».
14Allora i cavalieri partirono in fretta per eseguire gli ordini del re, mentre il decreto fu promulgato anche a Susa.
15Mardocheo uscì indossando la veste regale e portando una corona d’oro e un diadema di lino purpureo. Al vederlo gli abitanti di Susa se ne rallegrarono. 16Per i Giudei vi era luce e letizia; 17in ogni città e provincia dove era stato pubblicato l’editto, dovunque era stato esposto il decreto, vi erano per i Giudei gioia ed esultanza, festa e allegria. E molti pagani si fecero circoncidere e, per paura dei Giudei, si fecero Giudei.
1Il dodicesimo mese, il tredici del mese di Adar, le lettere scritte dal re erano giunte. 2In quel giorno i nemici dei Giudei perirono; nessuno resistette per paura di loro. 3Infatti i capi dei satrapi, i prìncipi e gli scribi del re onoravano i Giudei, poiché la paura di Mardocheo si era impadronita di loro. 4In effetti l’editto del re imponeva che egli fosse onorato in tutto il regno. 5[I Giudei dunque colpirono tutti i nemici, passandoli a fil di spada, uccidendoli e sterminandoli; fecero dei nemici quello che vollero.] 6Nella città di Susa i Giudei uccisero cinquecento uomini: 7Farsannestàin, Delfo, Fasga, 8Fardata, Barea, Sarbacà, 9Marmasimà, Arufeo, Arseo, Zabuteo, 10i dieci figli di Aman, figlio di Amadàta, il Bugeo, nemico dei Giudei, e fecero saccheggio. 11In quello stesso giorno il numero di quelli che perirono a Susa fu reso noto al re.
12Allora il re disse a Ester: «I Giudei hanno fatto perire cinquecento uomini nella città di Susa, e come pensi si siano comportati nel resto del paese? Che cosa chiedi ancora? Ti sarà dato». 13Ester disse al re: «Sia concesso ai Giudei di comportarsi allo stesso modo domani, fino a quando saranno impiccati i dieci figli di Aman». 14Ed egli permise che così si facesse e consegnò ai Giudei della città i corpi dei figli di Aman per essere appesi. 15I Giudei si radunarono nella città di Susa il quattordicesimo giorno del mese di Adar e uccisero trecento uomini, ma non fecero alcun saccheggio. 16Il resto dei Giudei che si erano radunati nel regno, si aiutarono a vicenda ed ebbero tregua dai loro nemici: infatti ne sterminarono quindicimila nel tredicesimo giorno del mese di Adar, ma non fecero alcun saccheggio. 17Il quattordicesimo giorno dello stesso mese si riposarono e trascorsero quel giorno di riposo con gioia ed esultanza. 18Invece nella città di Susa i Giudei che si erano radunati anche il quattordicesimo giorno, ma senza riposarsi, trascorsero nella gioia e nell’esultanza anche il quindicesimo giorno. 19È per questo dunque che i Giudei sparsi in ogni provincia straniera celebrano con gioia il quattordicesimo giorno del mese di Adar come giorno di festa, mandando ciascuno regali al suo prossimo. Coloro che risiedono invece nelle città principali celebrano con gioia anche il quindicesimo giorno del mese di Adar come giorno di festa, mandando ciascuno regali al suo prossimo.
20Mardocheo scrisse queste cose su un libro e lo mandò ai Giudei che vivevano nel regno di Artaserse vicini e lontani, 21per stabilire questi giorni come festivi, da celebrare il quattordici e il quindici del mese di Adar. 22In quei giorni infatti i Giudei ebbero tregua dai loro nemici, e quello fu il mese, Adar, nel quale essi passarono dal pianto alla gioia e dal dolore a un giorno di festa; perciò esso deve essere considerato tutto quanto come un periodo di giorni festivi, di nozze ed esultanza, in cui si inviano doni agli amici e ai poveri.
23I Giudei approvarono il racconto che aveva scritto loro Mardocheo: 24come Aman, figlio di Amadàta, il Macèdone, li aveva combattuti, come egli aveva emesso il decreto e aveva tirato le sorti per farli scomparire 25e come egli era andato dal re dicendogli di impiccare Mardocheo; ma tutti i mali che egli aveva cercato di far cadere sopra i Giudei erano venuti sopra di lui, ed era stato impiccato lui e i suoi figli.
26Perciò quei giorni furono chiamati Purìm a motivo delle sorti, poiché nella loro lingua esse sono chiamate Purìm, e a motivo delle parole di questa lettera, che ricordava tutto quello che avevano sofferto e che era loro capitato. 27Mardocheo stabilì e i Giudei approvarono per sé, per i loro discendenti e per quelli che si fossero uniti a loro, che non si sarebbero comportati in modo diverso: questi giorni dovevano essere un memoriale da osservare di generazione in generazione, in ogni città, famiglia e provincia. 28Questi giorni dei Purìm saranno celebrati in ogni tempo, e il loro ricordo non sia lasciato cadere dai loro discendenti. 29La regina Ester, figlia di Aminadàb, e Mardocheo, il Giudeo, scrissero tutto quello che avevano fatto e confermarono la lettera dei Purìm.
31Mardocheo e la regina Ester stabilirono per sé privatamente di digiunare; imposero allora la loro volontà contro la loro salute. 32Ester lo stabilì con un ordine che fu scritto come memoriale.
1Il re impose tributi a tutto il regno sia per terra che per mare. 2La sua potenza e il suo valore, la ricchezza e la gloria del suo regno, tutto sta scritto nel libro del re dei Persiani e dei Medi, a memoria. 3Mardocheo era secondo rispetto al re Artaserse, era grande nel regno ed era onorato dai Giudei; trascorse la sua vita amato da tutta la sua nazione.
3aE Mardocheo disse: «Queste cose sono avvenute per volere di Dio. 3bMi ricordo infatti del sogno che ebbi circa le cose di cui sto parlando: neppure un loro dettaglio è stato tralasciato. 3cLa piccola sorgente che divenne un fiume, la luce che spuntò, il sole e l’acqua copiosa: questo fiume è Ester, che il re ha sposato e costituito regina. 3dI due draghi siamo io e Aman. 3eLe nazioni sono quelle che si coalizzarono per distruggere il nome dei Giudei. 3fLa mia nazione è Israele, quelli che elevarono le loro grida a Dio e furono salvati. Sì, il Signore ha salvato il suo popolo, ci ha liberati da tutti questi mali; Dio ha operato segni e prodigi grandi, quali non sono accaduti mai tra le nazioni. 3gCosì egli gettò due sorti: una per il popolo di Dio e una per tutte le nazioni. 3hQueste due sorti si sono realizzate nell’ora, nel momento opportuno, nel giorno del giudizio al cospetto di Dio e in tutte le nazioni. 3iDio allora si ricordò del suo popolo e rese giustizia alla sua eredità. 3kQuesti giorni del mese di Adar, il quattordici e il quindici dello stesso mese, saranno celebrati con riunioni, gioia e letizia davanti a Dio, di generazione in generazione, per sempre, nel suo popolo Israele».
3lNell’anno quarto del re Tolomeo e di Cleopatra, Dositeo, che diceva di essere sacerdote e levita, e Tolomeo, suo figlio, portarono in Egitto la presente lettera sui Purìm, e dissero che si trattava della lettera autentica tradotta da Lisìmaco, figlio di Tolomeo, residente a Gerusalemme.
1Nel dodicesimo mese, cioè il mese di Adar, il tredici del mese, quando l’ordine del re e il suo decreto dovevano essere eseguiti, il giorno in cui i nemici dei Giudei speravano di averli in loro potere, avvenne invece tutto il contrario, poiché i Giudei ebbero in mano i loro nemici. 2I Giudei si radunarono nelle loro città, in tutte le province del re Assuero, per stendere la mano contro quelli che cercavano di fare loro del male; nessuno poté resistere loro, perché il timore dei Giudei era piombato su tutti i popoli. 3Tutti i capi delle province, i satrapi, i governatori e quelli che curavano gli affari del re diedero man forte ai Giudei, perché il timore di Mardocheo era piombato su di loro. 4Mardocheo, infatti, era grande nella reggia e per tutte le province si diffondeva la sua fama; quest’uomo, Mardocheo, diventava sempre più potente. 5I Giudei dunque colpirono tutti i nemici, passandoli a fil di spada, uccidendoli e sterminandoli; fecero dei nemici quello che vollero. 6Nella cittadella di Susa i Giudei uccisero e sterminarono cinquecento uomini 7e misero a morte Parsandàta, Dalfòn, Aspàta, 8Poràta, Adalià, Aridàta, 9Parmàsta, Arisài, Aridài e Vaizàta, 10i dieci figli di Aman, figlio di Ammedàta, il nemico dei Giudei, ma non si diedero al saccheggio. 11Quel giorno stesso il numero di quelli che erano stati uccisi nella cittadella di Susa fu portato a conoscenza del re.
12Il re disse alla regina Ester: «Nella cittadella di Susa i Giudei hanno ucciso, hanno sterminato cinquecento uomini e i dieci figli di Aman; che cosa avranno mai fatto nelle altre province del re? Ora che cosa chiedi di più? Ti sarà dato. Che cos’altro desideri? Sarà fatto!». 13Allora Ester disse: «Se così piace al re, sia permesso ai Giudei che sono a Susa di fare anche domani quello che era stato decretato per oggi; siano impiccati al palo i dieci figli di Aman». 14Il re ordinò che così fosse fatto. Il decreto fu promulgato a Susa e i dieci figli di Aman furono appesi al palo. 15I Giudei che erano a Susa si radunarono ancora il quattordici del mese di Adar e uccisero a Susa trecento uomini, ma non si diedero al saccheggio. 16Anche gli altri Giudei che erano nelle province del re si radunarono, difesero la loro vita e si misero al sicuro dagli attacchi dei nemici; uccisero settantacinquemila tra quelli che li odiavano, ma non si diedero al saccheggio. 17Questo avvenne il tredici del mese di Adar; il quattordici si riposarono e ne fecero un giorno di banchetto e di gioia. 18I Giudei che erano a Susa si radunarono invece il tredici e il quattordici di quel mese; il quindici si riposarono e ne fecero un giorno di banchetto e di gioia. 19Perciò i Giudei della campagna, che abitano in città non circondate da mura, fanno del quattordici del mese di Adar un giorno di gioia, di banchetto e di festa, nel quale si mandano regali gli uni gli altri.
20Mardocheo mise per iscritto questi avvenimenti e mandò lettere a tutti i Giudei che erano in tutte le province del re Assuero, vicini e lontani, 21per stabilire loro che ogni anno celebrassero il quattordici e il quindici del mese di Adar, 22come giorni nei quali i Giudei ebbero tregua dai loro nemici e il mese in cui il loro dolore si mutò in gioia, il loro lutto in festa, e perché li trascorressero come giorni di banchetto e di gioia, scambiandosi regali e facendo doni ai poveri.
23I Giudei ratificarono quello che avevano già cominciato a fare e che Mardocheo aveva loro prescritto. 24Aman, infatti, il figlio di Ammedàta, l’Agaghita, il nemico di tutti i Giudei, aveva tramato contro i Giudei per distruggerli e aveva gettato il pur, cioè la sorte, per confonderli e farli perire. 25Ma quando Ester si fu presentata al re, questi ordinò con uno scritto che la scellerata trama di Aman contro i Giudei fosse fatta ricadere sul capo di lui e che egli e i suoi figli fossero impiccati al palo.
26Perciò quei giorni furono chiamati Purìm dalla parola pur. In conformità a tutto ciò che era contenuto in quella lettera, e in seguito a quanto avevano visto a questo proposito ed era loro accaduto, 27i Giudei stabilirono e accettarono per sé, per la loro stirpe e per quanti si fossero uniti a loro, di celebrare in modo irrevocabile ogni anno quei due giorni, secondo le disposizioni di quello scritto e alla data fissata. 28Questi giorni devono essere commemorati e celebrati di generazione in generazione, in ogni famiglia, in ogni provincia, in ogni città; questi giorni di Purìm non devono cessare mai di essere celebrati fra i Giudei e il loro ricordo non dovrà mai cancellarsi fra i loro discendenti. 29La regina Ester, figlia di Abicàil, e Mardocheo, il Giudeo, scrissero con piena autorità, per dare valore a questa loro seconda lettera relativa ai Purìm.
30Si mandarono lettere a tutti i Giudei nelle centoventisette province del regno di Assuero, con parole di pace e di fedeltà, 31per stabilire questi giorni di Purìm nelle loro date precise, come avevano stabilito loro Mardocheo, il Giudeo, e la regina Ester, e avevano disposto per sé e per i loro discendenti, in occasione del loro digiuno e del loro lamento. 32Così la disposizione di Ester stabilì gli ordinamenti di questi Purìm e fu scritta in un libro.
1Al suo posto sorse il figlio di lui, Giuda, chiamato Maccabeo; 2lo aiutavano tutti i suoi fratelli e quanti si erano legati al padre e conducevano la battaglia d’Israele con entusiasmo.
3Egli accrebbe la gloria del suo popolo,
rivestì la corazza come gigante,
cinse l’armatura di guerra
e sostenne battaglie,
difendendo il campo con la spada.
4Nelle sue gesta fu simile a leone,
come leoncello ruggente sulla preda.
5Inseguì gli iniqui braccandoli,
i perturbatori del popolo distrusse con il fuoco.
6Gli iniqui sbigottirono per paura di lui,
tutti i malfattori furono confusi
e la salvezza per mezzo di lui ebbe buon esito.
7Inflisse amarezze a molti re,
rallegrò con le sue gesta Giacobbe;
sempre la sua memoria sarà benedetta.
8Percorse le città di Giuda
e vi sterminò i rinnegati
e distolse l’ira da Israele.
9Divenne celebre fino all’estremità della terra
e radunò coloro che erano dispersi.
10Apollònio radunò dei pagani e un forte esercito dalla Samaria per combattere Israele. 11Giuda lo seppe e avanzò contro di lui, lo sconfisse e lo uccise; molti caddero colpiti a morte e i superstiti fuggirono. 12Così s’impadronirono delle loro spoglie e Giuda si riservò la spada di Apollònio e l’adoperò in guerra per tutto il tempo della sua vita. 13Quando Seron, comandante delle forze di Siria, seppe che Giuda aveva radunato un contingente e c’era con lui uno stuolo di fedeli e uomini preparati alla guerra, 14disse: «Mi farò un nome e mi coprirò di gloria nel regno, combattendo Giuda e i suoi uomini che hanno disprezzato gli ordini del re». 15Fece i preparativi e si unì a lui un forte gruppo di rinnegati per aiutarlo a vendicarsi dei figli d’Israele. 16Si spinse fino alla salita di Bet-Oron e Giuda gli andò incontro con una piccola schiera. 17Ma quando videro lo schieramento avanzare contro di loro, dissero a Giuda: «Come faremo noi così pochi ad attaccare battaglia contro una moltitudine così forte? Oltre tutto, siamo rimasti oggi senza mangiare». 18Giuda rispose: «Non è impossibile che molti cadano in mano a pochi e non c’è differenza per il Cielo tra salvare per mezzo di molti e salvare per mezzo di pochi; 19perché la vittoria in guerra non dipende dalla moltitudine delle forze, ma è dal Cielo che viene la forza. 20Costoro vengono contro di noi pieni d’insolenza e d’iniquità per eliminare noi, le nostre mogli e i nostri figli e saccheggiarci; 21noi combattiamo per la nostra vita e le nostre leggi. 22Sarà lui a stritolarli davanti a noi. Voi dunque non temeteli». 23Quando ebbe finito di parlare, piombò su di loro all’improvviso e Seron con il suo schieramento fu sgominato davanti a lui. 24Lo inseguirono nella discesa di Bet-Oron fino alla pianura: caddero tra loro circa ottocento uomini, gli altri fuggirono nel territorio dei Filistei. 25Così cominciò a diffondersi il timore di Giuda e dei suoi fratelli e le genti intorno furono prese da terrore. 26La fama di lui giunse fino al re, e delle sue imprese militari parlavano le genti.
27Quando il re Antioco seppe queste cose, si adirò furiosamente e diede ordine di radunare tutte le forze militari del suo regno, un esercito molto potente. 28Aprì il suo tesoro e diede alle truppe il soldo per un anno, ordinando loro di stare pronti per ogni evenienza. 29Ma si accorse che non bastavano le riserve delle sue casse e che le entrate del paese erano poche, a causa delle rivolte e delle rovine che aveva provocato nella regione, per estirpare le tradizioni che erano in vigore dai tempi antichi; 30temette di non avere, come altre volte in passato, le risorse per le spese e i doni, che faceva con mano prodiga, superando i re precedenti. 31Ne fu grandemente angustiato e prese la decisione di invadere la Persia, per riscuotere i tributi di quelle province e ammassare molto denaro. 32Lasciò Lisia, uomo illustre e di stirpe regale, alla direzione degli affari del re, dall’Eufrate fino ai confini dell’Egitto, 33e con l’incarico di curare l’educazione del figlio Antioco fino al suo ritorno. 34A lui affidò metà dell’esercito e gli elefanti e gli diede istruzioni per tutte le cose che voleva fossero eseguite; riguardo agli abitanti della Giudea e di Gerusalemme 35gli ordinò di mandare contro di loro milizie, per distruggere ed eliminare le forze d’Israele e quanto restava a Gerusalemme e cancellare il loro ricordo dalla regione, 36di trasferire stranieri su tutti i loro monti e di distribuire le loro terre. 37Il re poi prese l’altra metà dell’esercito e partì da Antiòchia, la capitale del suo regno, nell’anno centoquarantasette; passò l’Eufrate e percorse le regioni settentrionali.
38Allora Lisia scelse Tolomeo, figlio di Dorimene, Nicànore e Gorgia, uomini potenti tra gli amici del re, 39e spedì ai loro ordini quarantamila fanti e settemila cavalieri nella terra di Giuda, per devastarla secondo il comando del re. 40Questi partirono con tutte le truppe e andarono ad accamparsi vicino a Èmmaus, nella pianura. 41I mercanti della regione ne ebbero notizia e si rifornirono in abbondanza d’oro e d’argento e di catene e vennero presso l’accampamento per acquistare come schiavi gli Israeliti. A loro si aggiunsero forze della Siria e del territorio dei Filistei. 42Giuda e i suoi fratelli videro che i mali si erano aggravati e che l’esercito era accampato nel loro territorio; vennero a conoscere quanto il re aveva ordinato di fare per la rovina e l’annientamento del loro popolo. 43Allora si dissero l’un l’altro: «Facciamo risorgere il popolo dalla sua rovina e combattiamo per il nostro popolo e per il luogo santo». 44Si radunò l’assemblea per prepararsi alla battaglia e per pregare e chiedere pietà e misericordia.
45Gerusalemme era disabitata come un deserto,
nessuno dei suoi figli vi entrava o ne usciva,
il santuario era calpestato,
gli stranieri erano nella Cittadella,
soggiorno dei pagani.
La gioia era sparita da Giacobbe,
erano scomparsi il flauto e la cetra.
46Si radunarono dunque e vennero a Masfa di fronte a Gerusalemme, perché nei tempi antichi a Masfa c’era un luogo di preghiera in Israele. 47In quel giorno digiunarono e si vestirono di sacco, si cosparsero di cenere il capo e si stracciarono le vesti. 48Aprirono il libro della legge per scoprirvi quanto i pagani cercavano di sapere dagli idoli dei loro dèi. 49Portarono le vesti sacerdotali, le primizie e le decime e fecero venire avanti i nazirei, che avevano terminato i giorni del loro voto, 50e alzarono la voce al Cielo gridando: «Che cosa faremo di costoro e dove li condurremo, 51mentre il tuo santuario è calpestato e profanato e i tuoi sacerdoti sono in lutto e desolazione? 52Ecco, i pagani si sono alleati contro di noi per distruggerci; tu sai quello che vanno macchinando contro di noi. 53Come potremo resistere di fronte a loro, se tu non ci aiuterai?». 54Diedero fiato alle trombe e gridarono a gran voce. 55Dopo questo, Giuda stabilì i condottieri del popolo, i comandanti di mille, di cento, di cinquanta e di dieci uomini. 56A coloro che costruivano case o che stavano per prendere moglie, a quelli che piantavano la vigna o che erano paurosi disse di tornare a casa loro, secondo la legge. 57Poi levò il campo e si disposero a mezzogiorno di Èmmaus. 58Giuda ordinò: «Cingetevi e siate forti e state preparati per l’alba di domani a dar battaglia a questi pagani, che si sono alleati per distruggere noi e il nostro santuario. 59Del resto è meglio per noi morire in battaglia, che vedere la rovina della nostra gente e del santuario. 60Però, qualunque sia la volontà del Cielo, così accadrà».
1Gorgia prese allora cinquemila fanti e mille cavalieri scelti, e il campo si levò di notte 2per sorprendere il campo dei Giudei e sconfiggerli all’improvviso; gli uomini della Cittadella gli facevano da guida. 3Ma Giuda lo venne a sapere e mosse anche lui con i suoi valorosi per sconfiggere le forze del re che sostavano a Èmmaus, 4mentre i soldati erano ancora dispersi fuori del campo. 5Gorgia giunse al campo di Giuda di notte e non vi trovò nessuno; li andava cercando sui monti dicendo: «Costoro fuggono davanti a noi». 6Fattosi giorno, Giuda apparve nella pianura con tremila uomini; non avevano però né corazze né spade, come avrebbero voluto. 7Videro l’accampamento dei pagani difeso e fortificato, con la cavalleria disposta intorno, tutti esperti nella guerra. 8Ma Giuda disse ai suoi uomini: «Non temete il loro numero, né abbiate paura dei loro assalti; 9ricordate come i nostri padri furono salvati nel Mar Rosso, quando il faraone li inseguiva con l’esercito. 10Alziamo la nostra voce al Cielo, perché ci usi benevolenza e si ricordi dell’alleanza con i nostri padri e voglia abbattere questo schieramento davanti a noi oggi. 11Allora tutte le nazioni sapranno che c’è chi riscatta e salva Israele». 12Gli stranieri alzarono gli occhi e li videro venire loro incontro; 13perciò uscirono dagli accampamenti per dare battaglia. Gli uomini di Giuda diedero fiato alle trombe 14e attaccarono. I pagani furono sconfitti e fuggirono verso la pianura, 15ma quelli che erano più indietro caddero tutti uccisi di spada. Li inseguirono fino a Ghezer e fino alle pianure dell’Idumea, di Azoto e di Iàmnia; ne caddero circa tremila.
16Quando Giuda e i suoi armati tornarono dal loro inseguimento, 17egli disse alla sua gente: «Non siate avidi delle spoglie, perché ci attende ancora la battaglia. 18Gorgia e il suo esercito sono sul monte vicino a noi. Ora voi state pronti a opporvi ai nemici e combattete contro di loro; poi farete tranquillamente bottino». 19Mentre Giuda ancora parlava, apparve un reparto che spiando dal monte 20vide che i loro erano stati messi in fuga e gli altri incendiavano il campo: il fumo che si scorgeva segnalava l’accaduto. 21A quello spettacolo si sgomentarono grandemente; vedendo inoltre giù nella pianura lo schieramento di Giuda pronto all’attacco, 22fuggirono tutti nel territorio dei Filistei. 23Allora Giuda ritornò a depredare il campo e raccolsero oro e argento in quantità e stoffe tinte di porpora viola e porpora marina e grandi ricchezze. 24Di ritorno cantavano e benedicevano il Cielo perché è buono, perché il suo amore è per sempre. 25Fu quello un giorno di grande liberazione per Israele.
26Quanti degli stranieri erano scampati, presentandosi a Lisia, gli narrarono tutto quello che era accaduto. 27Sentendo ciò, egli fu preso da turbamento e scoraggiamento, perché le cose in Israele non erano andate come egli voleva e l’esito non era stato conforme a quanto il re aveva comandato.
28Perciò l’anno dopo mise insieme sessantamila uomini scelti e cinquemila cavalieri per combattere contro di loro. 29Vennero nell’Idumea e si accamparono a Bet-Sur. Giuda mosse contro di loro con diecimila uomini. 30Quando vide l’imponente accampamento, innalzò questa preghiera: «Benedetto sei tu, o salvatore d’Israele, che hai fiaccato l’impeto del potente per mezzo del tuo servo Davide e hai fatto cadere l’esercito dei Filistei nelle mani di Giònata, figlio di Saul, e del suo scudiero; 31nello stesso modo fa’ cadere questo esercito nelle mani d’Israele, tuo popolo, e così siano svergognati nel loro esercito e nella loro cavalleria. 32Infondi in loro timore e spezza l’audacia della loro forza, siano travolti nella loro rovina. 33Abbattili con la spada dei tuoi devoti; ti lodino con canti tutti coloro che riconoscono il tuo nome». 34Poi sferrarono l’attacco da una parte e dall’altra, e caddero davanti ai Giudei circa cinquemila uomini del campo di Lisia. 35Vedendo Lisia lo scompiglio delle sue file, mentre nelle schiere di Giuda cresceva il coraggio ed erano pronti a vivere o a morire gloriosamente, se ne tornò in Antiòchia dove assoldò mercenari in maggior numero per venire di nuovo in Giudea.
36Giuda intanto e i suoi fratelli dissero: «Ecco, sono stati sconfitti i nostri nemici: andiamo a purificare il santuario e a riconsacrarlo». 37Così si radunò tutto l’esercito e salirono al monte Sion. 38Trovarono il santuario desolato, l’altare profanato, le porte arse e cresciute le erbe nei cortili, come in un luogo selvatico o montuoso, e le celle sacre in rovina. 39Allora si stracciarono le vesti, fecero grande lamento, si cosparsero di cenere, 40si prostrarono con la faccia a terra, fecero dare i segnali con le trombe e alzarono grida al Cielo. 41Giuda ordinò ai suoi uomini di tenere impegnati quelli della Cittadella, finché non avesse purificato il santuario. 42Poi scelse sacerdoti senza macchia, osservanti della legge, 43che purificarono il santuario e portarono le pietre profanate in luogo immondo. 44Tennero consiglio per decidere che cosa fare circa l’altare degli olocausti, che era stato profanato. 45Vennero nella felice determinazione di demolirlo, perché non fosse loro di vergogna, essendo stato profanato dai pagani. Demolirono dunque l’altare 46e riposero le pietre sul monte del tempio in luogo conveniente, finché fosse comparso un profeta a decidere di esse. 47Poi presero pietre grezze, secondo la legge, ed edificarono un altare nuovo, come quello di prima. 48Restaurarono il santuario e consacrarono l’interno del tempio e i cortili; 49rifecero gli arredi sacri e collocarono il candelabro e l’altare degli incensi e la tavola nel tempio. 50Poi bruciarono incenso sull’altare e accesero sul candelabro le lampade che splendettero nel tempio. 51Posero ancora i pani sulla tavola e stesero le cortine. Così portarono a termine tutte le opere intraprese.
52Si radunarono il mattino del venticinque del nono mese, cioè il mese di Chisleu, nell’anno centoquarantotto, 53e offrirono il sacrificio secondo la legge sul nuovo altare degli olocausti che avevano costruito. 54Nella stessa stagione e nello stesso giorno in cui l’avevano profanato i pagani, fu riconsacrato fra canti e suoni di cetre e arpe e cimbali. 55Tutto il popolo si prostrò con la faccia a terra, e adorarono e benedissero il Cielo che era stato loro propizio. 56Celebrarono la dedicazione dell’altare per otto giorni e offrirono olocausti con gioia e sacrificarono vittime di ringraziamento e di lode. 57Poi ornarono la facciata del tempio con corone d’oro e piccoli scudi. Rifecero i portoni e le celle sacre, munendole di porte. 58Grandissima fu la gioia del popolo, perché era stata cancellata l’onta dei pagani. 59Giuda, i suoi fratelli e tutta l’assemblea d’Israele, poi, stabilirono che si celebrassero i giorni della dedicazione dell’altare nella loro ricorrenza, ogni anno, per otto giorni, cominciando dal venticinque del mese di Chisleu, con gioia ed esultanza. 60In quel tempo edificarono pure, intorno al monte Sion, mura alte e torri solide, perché i pagani non tornassero a calpestarlo come avevano fatto prima. 61Vi stabilì un contingente per presidiarlo e fortificò Bet-Sur, perché il popolo avesse una difesa contro l’Idumea.
1I popoli vicini, quando sentirono che era stato ricostruito l’altare e rinnovato il santuario come prima, fremettero di rabbia 2e decisero di eliminare quelli della stirpe di Giacobbe che si trovavano in mezzo a loro, e cominciarono a uccidere e a sopprimere gente in mezzo al popolo. 3Allora Giuda mosse guerra ai figli di Esaù nell’Idumea e nell’Acrabattene, perché assediavano Israele; inflisse loro un grave colpo, li umiliò e s’impadronì delle loro spoglie. 4Si ricordò poi della perfidia dei figli di Bean, che erano stati di laccio e d’inciampo per il popolo, tendendo insidie nelle vie. 5Egli li rinchiuse nelle torri, si accampò contro di loro, li votò allo sterminio e diede fuoco alle torri con tutti coloro che vi erano dentro. 6Poi passò agli Ammoniti e vi trovò un forte contingente e un popolo numeroso al comando di Timòteo. 7Organizzò contro di loro molte azioni di guerra e furono sconfitti e annientati. 8Conquistò anche Iazer e le sue dipendenze e ritornò in Giudea.
9Anche i pagani di Gàlaad si coalizzarono contro gli Israeliti che erano nel loro territorio per eliminarli; ma questi fuggirono a Dàtema, nella fortezza, 10e inviarono questa lettera a Giuda e ai suoi fratelli: «Contro di noi si sono riuniti i pagani dei dintorni per eliminarci 11e si preparano a venire a espugnare la fortezza dove siamo rifugiati; Timòteo è a capo del loro esercito. 12Su, vieni a liberarci dalle mani di costoro, perché molti di noi sono caduti 13e tutti i nostri fratelli che erano nel territorio di Tubia sono stati messi a morte, sono state condotte in schiavitù le loro mogli con i figli e con i loro beni, e sono periti circa un migliaio di uomini».
14Stavano ancora leggendo la lettera, quand’ecco presentarsi altri messaggeri dalla Galilea con le vesti stracciate, che annunciavano le stesse cose. 15Dicevano: «Si sono uniti contro di noi gli abitanti di Tolemàide, Tiro e Sidone e tutta la Galilea degli stranieri per distruggerci». 16Quando Giuda e il popolo ebbero udito queste cose, si raccolse una grande assemblea per decidere che cosa fare per i loro fratelli posti nella tribolazione e attaccati dai nemici. 17Giuda disse a Simone, suo fratello: «Scegliti degli uomini e corri a liberare i tuoi fratelli della Galilea; io e mio fratello Giònata andremo nella regione di Gàlaad». 18Lasciò Giuseppe, figlio di Zaccaria, e Azaria, capo del popolo, con il resto delle forze a presidiare la Giudea, 19dando loro questa consegna: «Governate questo popolo, ma non attaccate battaglia contro i pagani fino al nostro ritorno». 20Furono assegnati a Simone tremila uomini per la spedizione in Galilea, a Giuda ottomila uomini per la regione di Gàlaad.
21Simone si recò in Galilea e sferrò molti attacchi contro i pagani, e questi rimasero sconfitti davanti a lui; 22egli li inseguì fino alle porte di Tolemàide. Caddero tra i pagani circa tremila uomini e Simone portò via le loro spoglie. 23Prese poi gli Israeliti che erano in Galilea e in Arbatta con le donne, i figli e tutti i loro averi, e li condusse in Giudea con grande gioia.
24Da parte loro Giuda Maccabeo e il fratello Giònata passarono il Giordano e camminarono per tre giorni nel deserto. 25S’imbatterono nei Nabatei, che vennero loro incontro pacificamente e narrarono tutte le vicende dei loro fratelli nella regione di Gàlaad: 26che molti di loro erano assediati a Bosra e Bosor, ad Àlema, a Casfo, a Maked e Karnàin, tutte città fortificate e grandi, 27che altri erano rinchiusi nelle altre città di Gàlaad, che per il giorno dopo era stabilito di dare l’assalto alle fortezze, di espugnarle e di eliminare tutti in un solo giorno. 28Allora Giuda con il suo esercito tornò subito indietro per la via del deserto verso Bosra; prese la città e passò ogni maschio a fil di spada, s’impadronì di tutte le loro spoglie e incendiò la città. 29Nella notte partì di là e marciarono fino alla fortezza. 30Verso il mattino alzarono gli occhi ed ecco una folla innumerevole che issava scale e macchine per espugnare la fortezza e stava attaccando. 31Giuda, vedendo che la battaglia era già incominciata e che le grida della città arrivavano al cielo, per il suono delle trombe e le urla altissime, 32disse ai suoi soldati: «Combattete oggi per i vostri fratelli». 33Irruppero in tre schiere alle loro spalle, diedero fiato alle trombe e innalzarono grida e invocazioni. 34L’esercito di Timòteo venne a sapere che c’era il Maccabeo; fuggirono davanti a lui, che inflisse loro una grave sconfitta; ne rimasero uccisi in quel giorno circa ottomila. 35Poi piegò su Àlema, l’assalì e la prese; ne uccise tutti i maschi, la saccheggiò e appiccò il fuoco. 36Tolse il campo di là e conquistò Casfo, Maked e Bosor e le altre città di Gàlaad.
37Dopo questi fatti Timòteo raccolse un altro esercito e si accampò di fronte a Rafon, al di là del torrente. 38Giuda mandò a esplorare il campo e gli riferirono: «Sono radunati con lui tutti i pagani che ci circondano: sono un esercito imponente. 39Anche gli Arabi sono assoldati come suoi ausiliari; sono accampati al di là del torrente e sono pronti a venire a battaglia con te». Giuda si mosse per affrontarli. 40Timòteo disse ai comandanti del suo esercito, mentre Giuda e il suo esercito si avvicinavano al torrente: «Se passerà per primo contro di noi, non potremo resistergli, perché certamente ci vincerà. 41Se invece si mostrerà titubante e porrà il campo al di là del fiume, andremo noi contro di lui e avremo la meglio». 42Quando Giuda si fu avvicinato al corso d’acqua, dispose gli scribi del popolo lungo il torrente e comandò loro: «Non permettete che alcuno si fermi, ma vengano tutti a combattere». 43Passò per primo contro i nemici e tutto il popolo dietro di lui. I pagani furono tutti travolti davanti a lui, gettarono le armi e fuggirono nel tempio di Karnàin. 44Conquistarono la città e appiccarono il fuoco al tempio con quanti vi erano dentro. Così Karnàin fu vinta e non poté più resistere di fronte a Giuda.
45Giuda poi radunò tutti gli Israeliti che erano in Gàlaad, dal più piccolo al più grande, con le donne, i figli e i loro beni, una carovana molto grande, per andare nella Giudea. 46Arrivarono a Efron, grande città posta sul percorso, particolarmente fortificata, che non era possibile evitare da nessuna parte e bisognava passarvi in mezzo. 47Gli abitanti della città avevano chiuso loro il passaggio barricando le porte con pietre. 48Giuda mandò a far loro proposte pacifiche dicendo: «Attraverseremo il vostro paese solo per tornare al nostro; nessuno vi farà del male, non faremo altro che passare a piedi». Ma non vollero aprirgli. 49Giuda fece annunciare a tutta la truppa che ciascuno si accampasse dov’era. 50I soldati si fermarono e diedero l’assalto alla città, tutto quel giorno e tutta la notte, e la città si consegnò nelle sue mani. 51Giuda passò tutti i maschi a fil di spada, la distrusse totalmente, ne prese le spoglie e attraversò la città passando sopra i cadaveri. 52Poi attraversarono il Giordano verso la grande pianura di fronte a Bet-Sean. 53Giuda sollecitava quelli che rimanevano indietro e confortava il popolo durante tutto il viaggio, finché giunsero nella Giudea. 54Salirono il monte Sion in letizia ed esultanza e offrirono olocausti, perché nessuno di loro era caduto, fino al loro ritorno in pace.
55Nel tempo in cui Giuda e Giònata erano rimasti in Gàlaad, e Simone, loro fratello, in Galilea di fronte a Tolemàide, 56Giuseppe, figlio di Zaccaria, e Azaria, comandanti dell’esercito, vennero a sapere delle imprese gloriose e delle battaglie che avevano compiute 57e dissero: «Facciamoci onore anche noi e usciamo a combattere contro i pagani che sono intorno a noi». 58Diedero ordine ai soldati che erano con loro e si diressero a Iàmnia. 59Ma Gorgia uscì dalla città con i suoi uomini incontro a loro per attaccarli. 60Giuseppe e Azaria furono vinti e inseguiti fin nel territorio della Giudea, e in quel giorno caddero circa duemila uomini del popolo d’Israele. 61Toccò questa grave sconfitta al popolo, perché non avevano ascoltato Giuda e i suoi fratelli, pensando di compiere gesta eroiche. 62Costoro non erano della stirpe di quegli uomini, alle cui mani era stata affidata la salvezza d’Israele.
63Il prode Giuda e i suoi fratelli crebbero in grande fama presso tutto Israele e presso tutti i popoli ai quali giungeva notizia del loro nome. 64Tutti si adunavano attorno a loro per acclamarli.
65Giuda con i suoi fratelli uscì ancora per combattere contro i figli di Esaù nella regione meridionale e colpì Ebron e le sue dipendenze, distrusse le sue fortezze e diede fuoco tutt’intorno alle sue torri. 66Poi levò il campo per andare nel paese dei Filistei e attraversò Maresà. 67In quel giorno caddero in battaglia alcuni sacerdoti i quali, smaniosi di eroismi, erano usciti a combattere sconsideratamente. 68Giuda piegò su Azoto, terra dei Filistei: distrusse i loro altari, bruciò le statue dei loro dèi, mise a sacco la loro città e fece ritorno in Giudea.
1Nell’anno centocinquantuno Demetrio, figlio di Seleuco, partì da Roma e sbarcò con pochi uomini in una città della costa, dove si proclamò re. 2Quando rientrò nella reggia dei suoi padri, l’esercito catturò Antioco e Lisia per consegnarglieli. 3Informato della cosa, disse: «Non mostratemi la loro faccia». 4Perciò i soldati li uccisero e Demetrio sedette sul trono del suo regno.
5Allora andarono da lui tutti gli uomini iniqui e rinnegati d’Israele, guidati da Àlcimo, che aspirava al sommo sacerdozio. 6Essi accusarono il popolo davanti al re, dicendo: «Giuda con i suoi fratelli ha sterminato tutti i tuoi amici e ci ha strappato dal nostro paese. 7Ora manda un uomo fidato che venga e prenda visione della rovina generale procurata da lui a noi e ai domìni del re e provveda a punire quella famiglia e tutti i suoi sostenitori». 8Il re designò Bàcchide, uno degli amici del re, preposto alla regione dell’Oltrefiume, potente nel regno e fedele al re, 9e lo inviò con il rinnegato Àlcimo; attribuì a questi il sommo sacerdozio e gli diede ordine di fare vendetta contro gli Israeliti. 10Così partirono e giunsero in Giudea con forze numerose. Bàcchide mandò messaggeri a Giuda e ai suoi fratelli, per portare con inganno parole di pace. 11Ma essi non credettero alle loro parole: avevano infatti saputo che erano giunti con un forte esercito. 12Un gruppo di scribi si radunò tuttavia presso Àlcimo e Bàcchide, per chiedere il riconoscimento dei diritti. 13Gli Asidei furono i primi tra gli Israeliti a chiedere loro la pace. 14Dicevano infatti: «Un sacerdote della stirpe di Aronne è venuto con i soldati, non ci farà certo del male». 15Egli usò con loro parole di pace e giurò loro: «Non faremo alcun male né a voi né ai vostri amici». 16E quelli gli credettero. Ma egli prese sessanta di loro e li uccise in un solo giorno, proprio secondo la parola che sta scritta:
17«Le carni dei tuoi fedeli e il loro sangue
hanno versato intorno a Gerusalemme
e nessuno li seppelliva».
18Allora la paura e il terrore si sparsero per tutto il popolo, perché dicevano: «Non c’è in loro verità né giustizia, perché hanno trasgredito il patto e il giuramento prestato». 19Bàcchide poi levò il campo da Gerusalemme e si accampò a Bet-Zait; mandò ad arrestare molti degli uomini che erano passati dalla sua parte e alcuni del popolo, e li fece uccidere e gettare in un grande pozzo. 20Affidò il paese ad Àlcimo e gli lasciò soldati che lo sostenessero; quindi Bàcchide fece ritorno dal re. 21Àlcimo lottava per il sommo sacerdozio; 22i perturbatori del popolo si unirono tutti a lui, si impadronirono della Giudea e procurarono grandi sventure a Israele. 23Giuda vide tutti i mali che Àlcimo e i suoi fautori facevano agli Israeliti, peggio dei pagani; 24uscì allora nelle regioni intorno alla Giudea, fece vendetta degli uomini che avevano disertato e impedì loro di fare scorrerie nella regione. 25Quando Àlcimo vide che Giuda e i suoi si erano rinforzati e che non avrebbe potuto resistere loro, ritornò presso il re e li accusò di cose malvagie.
26Allora il re mandò Nicànore, uno dei suoi capi più illustri, che nutriva odio e inimicizia per Israele, e gli ordinò di sterminare il popolo. 27Nicànore venne a Gerusalemme con truppe ingenti e mandò messaggeri a Giuda e ai suoi fratelli, a far queste proposte ingannevoli di pace: 28«Non ci sia battaglia tra me e voi. Verrò con pochi uomini, per incontrarmi con voi pacificamente». 29Venne da Giuda e si salutarono a vicenda con segni di pace: ma i nemici stavano pronti per metter le mani su Giuda. 30Quando Giuda fu informato che quello era venuto da lui con inganno, ebbe timore di lui e non volle più vedere la sua faccia. 31Nicànore allora, come vide che il suo piano era stato scoperto, uscì all’attacco contro Giuda verso Cafarsalamà, 32e caddero dalla parte di Nicànore circa cinquecento uomini. Poi ripararono nella Città di Davide.
33Dopo questi fatti Nicànore salì al monte Sion e gli vennero incontro dal santuario alcuni sacerdoti e anziani del popolo, per salutarlo con espressioni di pace e mostrargli l’olocausto offerto per il re. 34Ma egli li schernì, li derise, anzi li oltraggiò e parlò con arroganza; 35giurò incollerito: «Se non sarà consegnato subito Giuda e il suo esercito nelle mie mani, quando tornerò a guerra finita, darò alle fiamme questo tempio». E se ne andò tutto furioso. 36I sacerdoti rientrarono e stando davanti all’altare e al tempio dissero piangendo: 37«Tu hai scelto questo tempio, perché su di esso fosse invocato il tuo nome e fosse casa di orazione e di supplica per il tuo popolo. 38Fa’ vendetta di quest’uomo e delle sue schiere; siano trafitti di spada. Ricòrdati delle loro bestemmie: non lasciarli sopravvivere».
39Nicànore uscì da Gerusalemme, si accampò a Bet-Oron e l’esercito della Siria gli andò incontro. 40Giuda pose il campo in Adasà con tremila uomini e pregò: 41«Quando gli ufficiali del re assiro lanciarono bestemmie, venne il tuo angelo e ne abbatté centoottantacinquemila: 42abbatti allo stesso modo questo esercito davanti a noi oggi; sappiano gli altri che egli ha parlato empiamente contro il tuo santuario e giudicalo secondo la sua malvagità». 43Si scontrarono gli eserciti in combattimento il tredici del mese di Adar e fu sconfitto l’esercito di Nicànore, anzi egli cadde in battaglia per primo. 44Quando i suoi soldati videro che Nicànore era caduto, gettarono le armi e fuggirono. 45Li inseguirono per una giornata di cammino, da Adasà fino a Ghezer, suonando le trombe dietro a loro per dare l’allarme. 46Uscirono allora uomini da tutti i villaggi circostanti della Giudea e li accerchiarono; essi si voltavano gli uni contro gli altri e caddero tutti di spada: non ne scampò neppure uno. 47I Giudei presero le spoglie e il bottino, mozzarono la testa di Nicànore e la sua destra, che aveva steso con arroganza, e le portarono nei pressi di Gerusalemme, dove le esposero. 48Il popolo fece gran festa e trascorse quel giorno come un solenne giorno di gioia. 49Stabilirono di celebrare ogni anno questo giorno il tredici di Adar. 50Così la Giudea rimase tranquilla per un po’ di tempo.
1Quando Demetrio seppe che era morto Nicànore ed era stato distrutto il suo esercito in combattimento, decise di mandare di nuovo Bàcchide e Àlcimo in Giudea e l’ala destra dell’esercito con loro. 2Seguirono la via di Gàlgala e si accamparono sopra Mesalòt in Arbela; la occuparono e vi fecero morire molti uomini. 3Nel primo mese dell’anno centocinquantadue posero il campo contro Gerusalemme. 4Poi lo tolsero e si portarono a Berea con ventimila fanti e duemila cavalieri. 5Giuda era accampato a Elasà con tremila uomini scelti. 6Quando videro la massa di un esercito così numeroso, ne rimasero sgomenti e molti si dileguarono dal campo e non restarono che ottocento uomini. 7Giuda vide che il suo esercito si disgregava mentre la battaglia incalzava; si sentì venire meno il cuore, perché non aveva possibilità di radunare i suoi, 8e tutto affranto disse ai superstiti: «Alziamoci e andiamo contro i nostri avversari, nella speranza di poterli debellare». 9Ma lo dissuadevano dicendo: «Per il momento non riusciremo a fare altro che metterci in salvo, ma torneremo poi con i nostri fratelli e combatteremo contro di loro; da soli siamo troppo pochi». 10Giuda disse: «Non faremo mai una cosa simile: fuggire da loro! Se è giunta la nostra ora, moriamo da eroi per i nostri fratelli e non lasciamo ombra alla nostra gloria». 11L’esercito nemico uscì dal campo, schierandosi contro i Giudei: la cavalleria si divise in due ali e i frombolieri e gli arcieri precedevano lo schieramento; i più validi erano tutti in prima fila e Bàcchide stava all’ala destra. 12La falange si mosse avanzando ai due lati, al suono delle trombe; anche dalla parte di Giuda si diede fiato alle trombe. 13La terra fu scossa dal fragore degli eserciti. Si scatenò la battaglia che durò dal mattino fino a sera. 14Giuda notò che Bàcchide e la parte più forte dell’esercito erano a destra: allora si unirono a lui tutti i più coraggiosi 15e fu travolta l’ala destra dal loro urto ed egli la inseguì fino al monte di Azoto. 16Ma quelli dell’ala sinistra, vedendo che era stata sconfitta l’ala destra, si volsero sugli stessi passi di Giuda e dei suoi uomini assalendoli alle spalle. 17Così si accese la battaglia e caddero molti feriti a morte, da una parte e dall’altra; 18cadde anche Giuda e gli altri fuggirono.
19Giònata e Simone raccolsero Giuda, loro fratello, e lo seppellirono nel sepolcro dei suoi padri, a Modin. 20Tutto Israele lo pianse: furono in gran lutto e fecero lamenti per molti giorni, esclamando: 21«Come è potuto cadere l’eroe che salvava Israele?». 22Il resto delle imprese di Giuda e delle battaglie, degli eroismi di cui diede prova e dei suoi titoli di gloria non è stato scritto, perché troppo grande era il loro numero.
23Dopo la morte di Giuda riapparvero gli iniqui in tutto il territorio d’Israele e risorsero tutti gli operatori d’ingiustizia. 24In quei giorni sopravvenne una terribile carestia e gli stessi abitanti della regione passarono dalla loro parte. 25Bàcchide scelse uomini rinnegati e li fece padroni della regione. 26Si diedero a ricercare e braccare gli amici di Giuda e li conducevano da Bàcchide, che si vendicava di loro e li scherniva. 27Ci fu grande tribolazione in Israele, come non si verificava dal giorno in cui non era più apparso un profeta in mezzo a loro. 28Allora tutti gli amici di Giuda si radunarono e dissero a Giònata: 29«Da quando è morto tuo fratello Giuda, non c’è uomo simile a lui per condurre l’azione contro i nemici e Bàcchide, e contro gli avversari della nostra nazione. 30Ora noi oggi eleggiamo te nostro capo e condottiero al suo posto, per combattere le nostre battaglie». 31Giònata assunse il comando in quella occasione e prese il posto di Giuda, suo fratello.
32Bàcchide, avutane notizia, cercava di ucciderlo. 33Ma Giònata e Simone, suo fratello, con tutti i loro seguaci, lo seppero e fuggirono nel deserto di Tekòa e si accamparono presso la cisterna di Asfar. 34Bàcchide però lo venne a sapere in giorno di sabato e si portò anche lui con tutto il suo esercito al di là del Giordano. 35Giònata inviò suo fratello, capo della turba, a chiedere ai Nabatei, suoi amici, di poter deporre presso di loro i propri equipaggiamenti, che erano abbondanti. 36Ma i figli di Iambrì, che abitavano a Màdaba, fecero una razzia e catturarono Giovanni con tutte le cose che aveva e portarono via tutto. 37Dopo questo fatto riferirono a Giònata e a Simone, suo fratello: «I figli di Iambrì celebrano una grande festa di nozze e da Nadabàt conducono la sposa, figlia di uno dei grandi magnati di Canaan, con corteo solenne». 38Si ricordarono allora del sangue del loro fratello Giovanni, perciò si mossero e si appostarono in un antro del monte. 39Ed ecco, alzando gli occhi, videro un corteo numeroso e festante e lo sposo con gli amici e i fratelli, che avanzava incontro al corteo, con tamburelli e strumenti musicali e grande apparato. 40Balzando sopra di loro dall’appostamento in cui si trovavano, li trucidarono; molti caddero colpiti a morte mentre gli altri ripararono sul monte, ed essi presero le loro spoglie. 41Le nozze furono mutate in lutto e i suoni delle loro musiche in lamento. 42Così vendicarono il sangue del loro fratello e ritornarono nelle paludi del Giordano.
43Bàcchide ne ebbe notizia e venne in giorno di sabato fin sulle sponde del Giordano con un numeroso esercito. 44Giònata disse ai suoi: «Alziamoci e combattiamo per la nostra vita, perché oggi non è come ieri e l’altro ieri. 45Ecco, abbiamo i nemici di fronte a noi e alle spalle, dall’uno e dall’altro lato abbiamo l’acqua del Giordano, la palude e la boscaglia: non c’è possibilità di scampo. 46Alzate perciò ora le vostre grida al Cielo, perché possiate salvarvi dalla mano dei vostri nemici». 47E si attaccò battaglia. Giònata stese la mano per colpire Bàcchide, ma questi lo scansò e si tirò indietro. 48Allora Giònata e i suoi uomini si gettarono nel Giordano e raggiunsero a nuoto l’altra sponda; ma gli altri non passarono il Giordano per inseguirli. 49Dalla parte di Bàcchide caddero in quella giornata circa mille uomini. 50Bàcchide poi tornò a Gerusalemme ed edificò fortezze in tutta la Giudea: le fortezze di Gerico, Èmmaus, Bet-Oron, Betel, Tamnata, Piratòn e Tefon, con mura alte, porte e sbarre, e 51vi pose un presidio per molestare Israele. 52Fortificò anche la città di Bet-Sur, Ghezer e la Cittadella e vi stabilì milizie e vettovaglie. 53Prese come ostaggi i figli dei capi della regione e li pose come prigionieri nella Cittadella a Gerusalemme.
54Nell’anno centocinquantatré, nel secondo mese, Àlcimo ordinò di demolire il muro del cortile interno del santuario; distrusse così l’opera dei profeti. Si incominciò dunque a demolire. 55Ma in quel tempo Àlcimo ebbe un grave malore e la sua opera fu interrotta. La sua bocca rimase impedita e paralizzata, e non poteva più parlare né dare disposizioni per la sua casa. 56Àlcimo morì in quel tempo con grande tormento. 57Bàcchide, vedendo che Àlcimo era morto, se ne tornò presso il re, e la Giudea rimase tranquilla per due anni.
58Tutti gli iniqui tennero questo consiglio: «Ecco, Giònata e i suoi vivono tranquilli e sicuri. Noi dunque faremo venire Bàcchide, che li catturerà tutti in una sola notte». 59Andarono e tennero consiglio da lui. 60Egli si mosse per venire con un esercito numeroso e mandò di nascosto lettere a tutti i suoi fautori nella Giudea, perché s’impadronissero di Giònata e dei suoi. Ma non vi riuscirono, perché era stata svelata la loro trama. 61Anzi, questi presero una cinquantina di uomini, tra i promotori di tale scelleratezza nel paese, e li misero a morte. 62Poi Giònata e Simone con i loro uomini si ritirarono a Bet-Basì nel deserto, ricostruirono le sue rovine e la fortificarono. 63Lo seppe Bàcchide; radunò la sua gente e avvisò quelli della Giudea. 64Quindi andò ad accamparsi presso Bet-Basì e l’attaccò per molti giorni allestendo anche macchine. 65Giònata lasciò Simone, suo fratello, nella città e uscì nella regione, percorrendola con un drappello di armati. 66Batté Odomerà con i suoi fratelli e i figli di Fasiròn nel loro attendamento. Cominciarono così a battersi e aumentarono di forze. 67Simone, a sua volta, e i suoi fecero una sortita dalla città e incendiarono le macchine. 68Poi attaccarono Bàcchide, che fu da loro sconfitto, e lo posero in grande angustia, perché il suo piano e la sua impresa erano andati a vuoto. 69Si rivolse con rabbia contro quegli iniqui, che l’avevano consigliato di venire in quella regione, e ne mandò a morte molti; poi decise di ritornare nella sua terra. 70Giònata lo seppe e gli mandò messaggeri per concludere la pace e scambiare i prigionieri. 71Quegli accettò e fece secondo le sue proposte, giurandogli che non gli avrebbe recato alcun male per il resto dei suoi giorni; 72gli restituì i prigionieri che prima aveva catturato nella Giudea e, messosi sulla via del ritorno, se ne andò nella sua terra e non volle più tornare nel loro territorio. 73Così si riposò la spada in Israele. Giònata si stabilì a Micmas. Incominciò a governare il popolo e fece sparire i rinnegati da Israele.
1Nell’anno centosessanta Alessandro Epìfane, figlio di Antioco, s’imbarcò e occupò Tolemàide, dove fu ben accolto e cominciò a regnare. 2Quando lo seppe, il re Demetrio radunò un esercito molto grande e gli mosse contro per fargli guerra. 3Demetrio mandò anche lettere a Giònata, con espressioni di amicizia per esaltarlo. 4Diceva infatti tra sé: «Affrettiamoci a far pace con Giònata, prima che lui la faccia con Alessandro contro di noi. 5Si ricorderà certo di tutti i mali che abbiamo causato a lui, ai suoi fratelli e al suo popolo». 6Gli concesse facoltà di raccogliere milizie, di preparare armi e considerarsi suo alleato, e gli fece restituire gli ostaggi che erano nella Cittadella. 7Giònata venne a Gerusalemme e lesse le lettere davanti a tutto il popolo e a quelli della Cittadella, 8i quali ebbero grande timore quando sentirono che il re gli aveva concesso facoltà di arruolare milizie. 9Quelli della Cittadella perciò restituirono gli ostaggi a Giònata, che li rese ai loro genitori. 10Giònata allora pose la residenza a Gerusalemme e incominciò a ricostruire e rinnovare la città. 11Ordinò ai costruttori di edificare le mura e la cinta muraria del monte Sion con pietre quadrate per fortificazione, e così fecero. 12Gli stranieri che stavano nelle fortezze edificate da Bàcchide fuggirono, 13abbandonando ciascuno la sua posizione e tornando alla propria terra; 14solo a Bet-Sur rimasero alcuni traditori della legge e dei comandamenti, e fu quello il loro rifugio.
15Il re Alessandro seppe dell’ambasciata che Demetrio aveva mandato a Giònata; gli narrarono anche le battaglie e gli atti di valore che egli e i suoi fratelli avevano compiuto e le fatiche sopportate. 16Allora disse: «Troveremo un altro come lui? Facciamocelo amico e nostro alleato». 17Scrisse e spedì a lui questa lettera:
18«Il re Alessandro al fratello Giònata, salute! 19Abbiamo sentito dire di te che sei uomo forte e potente e disposto a essere nostro amico. 20Noi dunque ti nominiamo oggi sommo sacerdote del tuo popolo e amico del re – gli aveva inviato anche la porpora e la corona d’oro – perché tu favorisca la nostra causa e mantenga amicizia con noi». 21Giònata indossò le vesti sacre nel settimo mese dell’anno centosessanta, nella festa delle Capanne, arruolò soldati e fece preparare molte armi.
22Demetrio venne a sapere queste cose e rattristato disse: 23«Perché abbiamo lasciato che Alessandro ci prevenisse nell’accaparrarsi l’amicizia dei Giudei a suo sostegno? 24Scriverò anch’io parole d’invito con proposte di onori e di doni, perché mi siano di aiuto». 25Scrisse loro in questi termini: «Il re Demetrio alla nazione dei Giudei, salute! 26Avete osservato le nostre alleanze, siete rimasti nella nostra amicizia e non siete passati ai nostri nemici: l’abbiamo saputo e ce ne siamo rallegrati. 27Continuate dunque a mantenerci la vostra fedeltà e ricambieremo con favori quello che farete per noi. 28Vi concederemo ampie immunità e vi invieremo doni. 29Fin da ora dispenso voi ed esonero tutti i Giudei dal tributo e dalla tassa del sale e dalle corone. 30Rinuncio anche da oggi in poi a riscuotere dalla Giudea e dai tre distretti che le sono annessi, dalla Samaria e dalla Galilea, la terza parte del grano e la metà dei frutti degli alberi che mi spetta, da oggi per sempre. 31Gerusalemme con il suo distretto sia santa ed esente dalle decime e dai tributi. 32Rinuncio al potere sulla Cittadella di Gerusalemme e la cedo al sommo sacerdote, perché vi stabilisca uomini da lui scelti a presidiarla. 33Rimetto in libertà senza compenso ogni persona giudea, fatta prigioniera fuori del paese di Giuda in tutti i miei domìni; tutti siano esonerati dai tributi, anche da quelli del bestiame. 34Tutte le feste, i sabati, i noviluni, i giorni stabiliti, il triduo prima e il triduo dopo la festa, siano tutti giorni di esenzione e di immunità per tutti i Giudei che sono nel mio regno; 35nessuno avrà il potere di intentare causa contro di loro o di disturbarli per alcun motivo. 36Si arruoleranno nell’esercito del re fino a trentamila uomini e sarà dato loro il soldo, come spetta a tutte le forze del re. 37Sarà posto di stanza qualcuno di loro nelle più grandi fortezze del re e alcuni di loro saranno preposti agli affari di fiducia del regno; i loro superiori e i comandanti saranno scelti tra di loro e potranno regolarsi secondo le loro leggi, come ha prescritto il re anche per la Giudea. 38I tre distretti assegnati alla Giudea, detraendoli dalla regione della Samaria, saranno riconosciuti alla Giudea e considerati come sottoposti a uno solo e non dipendenti da altra autorità che non sia quella del sommo sacerdote. 39Assegno Tolemàide e le sue dipendenze come dono al tempio di Gerusalemme, per le spese necessarie al santuario. 40Dai diritti del re sulle località di mia spettanza, io ogni anno assegno quindicimila sicli d’argento. 41Gli ulteriori contributi, che non sono stati versati dagli incaricati come negli anni precedenti, d’ora in poi saranno corrisposti per le opere del tempio. 42Oltre a ciò, i cinquemila sicli che venivano prelevati dall’ammontare delle entrate annuali del tempio, sono condonati anch’essi, perché appartengono ai sacerdoti che vi prestano servizio. 43Chiunque si rifugerà nel tempio di Gerusalemme e nella sua zona, con debiti da rendere al re o per qualunque motivo, sarà dichiarato libero con quanto gli appartiene nel mio regno. 44Per le costruzioni e i restauri nel tempio le spese saranno sostenute dalla cassa del re. 45Anche per la costruzione delle mura e delle fortificazioni intorno a Gerusalemme le spese saranno sostenute dall’erario del re e così per la costruzione di mura nella Giudea».
46Quando Giònata e il popolo intesero simili espressioni, non vi prestarono fede e non le accettarono, ricordando le grandi iniquità da lui compiute contro Israele e quanto li avesse fatti soffrire. 47Invece preferirono Alessandro, perché questi era stato il primo ad avviare trattative di pace, e gli furono sempre alleati.
48Il re Alessandro raccolse grandi forze e uscì in campo contro Demetrio. 49I due re attaccarono battaglia e l’esercito di Demetrio fu messo in fuga; Alessandro lo inseguì ed ebbe la meglio sulle sue truppe. 50La battaglia infuriò fino al tramonto del sole e Demetrio cadde ucciso in quel giorno. 51Alessandro mandò allora ambasciatori a Tolomeo, re d’Egitto, con questo messaggio: 52«Ecco, sono rientrato nel mio regno e mi sono seduto sul trono dei miei padri; ho ripreso il comando e ho sconfitto Demetrio e mi sono impadronito della nostra regione. 53Infatti gli ho mosso guerra ed egli e il suo esercito sono stati sconfitti da noi, sicché ci siamo seduti sul trono del suo regno. 54Ora, perciò, concludiamo tra noi un patto di amicizia; tu concedimi in sposa tua figlia, io sarò tuo genero e offrirò a te e a lei doni degni di te».
55Il re Tolomeo rispose: «Felice il giorno in cui sei tornato nella terra dei tuoi padri e ti sei seduto sul trono del loro regno. 56Io farò quanto hai proposto, ma tu vienimi incontro fino a Tolemàide, perché possiamo vederci l’un l’altro, e io diventerò tuo suocero, come hai chiesto».
57Tolomeo partì dall’Egitto con la figlia Cleopatra e si recò a Tolemàide nell’anno centosessantadue. 58Gli andò incontro il re Alessandro: Tolomeo gli diede sua figlia Cleopatra e celebrò le sue nozze a Tolemàide, secondo lo stile dei re, in grande sfarzo.
59Il re Alessandro scrisse a Giònata di venirgli incontro. 60Egli andò con grande sfarzo a Tolemàide e s’incontrò con i due re; offrì a loro e ai loro amici oro e argento e molti doni, e si guadagnò il loro favore. 61Si accordarono però contro di lui uomini pestiferi d’Israele, traditori della legge, per deporre contro di lui, ma il re non prestò loro ascolto. 62Il re invece diede ordine di far deporre a Giònata le sue vesti e di rivestirlo della porpora, e l’ordine fu eseguito. 63Il re lo fece sedere accanto a sé e disse ai suoi ufficiali: «Attraversate con lui la città e proclamate che nessuno porti accuse contro di lui, per qualunque motivo, e nessuno gli rechi molestia in alcun modo». 64Ora, quando i suoi accusatori videro gli onori che riceveva, come proclamava il banditore, e che era stato rivestito di porpora, si dileguarono tutti. 65Il re gli conferì onori e lo ascrisse tra i suoi primi amici e lo costituì stratega e governatore della provincia. 66Così Giònata tornò a Gerusalemme in pace e gioia.
67Nell’anno centosessantacinque Demetrio, figlio di Demetrio, venne da Creta nella terra dei suoi padri. 68Il re Alessandro, quando lo seppe, ne fu assai preoccupato e tornò ad Antiòchia. 69Demetrio affidò il governo della Celesiria ad Apollònio, il quale, radunato un grande esercito, si accampò presso Iàmnia e inviò al sommo sacerdote Giònata questo messaggio:
70«Soltanto tu ti sei alzato contro di noi e io sono diventato oggetto di derisione e di scherno a causa tua. Perché ti fai forte contro di noi stando sui monti? 71Ora, se sei tanto sicuro delle tue forze, scendi contro di noi nella pianura e qui misuriamoci, perché con me c’è la forza delle città. 72Infórmati e sappi chi sono io e chi sono gli altri che ci aiutano. Ti diranno: “Non potete tenere saldo il piede davanti a noi, perché già due volte sono stati da noi respinti i tuoi padri nella loro terra”. 73Così ora non potrai resistere alla cavalleria e a un esercito come il nostro in pianura, ove non c’è roccia né scoglio né luogo in cui rifugiarsi». 74Quando Giònata intese le parole di Apollònio, ne ebbe l’animo irritato; scelse diecimila uomini e uscì da Gerusalemme. Suo fratello Simone gli venne incontro per aiutarlo. 75Si accampò presso Giaffa, ma gli abitanti avevano chiuso la città, perché a Giaffa c’era un presidio di Apollònio. Le diedero l’assalto 76e i cittadini, spaventati, aprirono. Così Giònata divenne padrone di Giaffa. 77Apollònio lo seppe e mise in campo tremila cavalieri e molte truppe e si mosse verso Azoto, come se intendesse fare quel percorso; ma subito si spinse nella pianura, poiché aveva una cavalleria numerosa, sulla quale contava. 78Giònata lo inseguì alle spalle in direzione di Azoto e gli eserciti attaccarono battaglia. 79Apollònio aveva lasciato un migliaio di cavalieri nascosti dietro di loro; 80Giònata però si era accorto che c’era un appostamento dietro di lui. Quelli circondarono il suo schieramento e lanciarono frecce contro le truppe dal mattino alla sera. 81Ma le truppe tennero fermo, come aveva ordinato Giònata, mentre i cavalli di quelli si stancarono. 82Allora Simone fece uscire le sue riserve e attaccò la falange e, poiché la cavalleria ormai era esausta, quelli furono da lui travolti e si diedero alla fuga; 83i cavalieri si dispersero nella pianura: fuggirono verso Azoto ed entrarono in Bet-Dagon, il tempio del loro idolo, in cerca di scampo. 84Giònata allora incendiò Azoto e le città dei dintorni, prese le loro spoglie e diede alle fiamme anche il tempio di Dagon con quanti vi si erano rifugiati. 85Gli uccisi di spada e i morti tra le fiamme assommarono a circa ottomila uomini. 86Poi Giònata tolse il campo di là e si accampò di fronte ad Àscalon, e i cittadini gli vennero incontro con grandi onori. 87Così Giònata tornò a Gerusalemme con i suoi uomini carichi di bottino. 88Il re Alessandro, udendo queste notizie, aumentò gli onori a Giònata; 89gli inviò la fibbia d’oro, che si usa donare ai parenti del re, e gli diede in possesso Ekron e tutto il suo territorio.
1Simone seppe che Trifone stava radunando un numeroso esercito per venire in Giudea a devastarla. 2Vedendo che il popolo era tremante e impaurito, andò a Gerusalemme e radunò il popolo; 3li confortò e disse loro: «Voi sapete bene quanto io e i miei fratelli e la casa di mio padre abbiamo fatto per le leggi e per il santuario, e le guerre e le difficoltà che abbiamo sostenuto. 4È per questo che i miei fratelli sono morti tutti per la causa d’Israele e sono restato io solo. 5Ebbene, mai risparmierò la vita di fronte a qualunque tribolazione, perché io non sono più importante dei miei fratelli. 6Anzi, io vendicherò la mia nazione, il santuario, le vostre mogli e i vostri figli, poiché tutti i pagani, spinti dall’odio, si sono radunati per sterminarci». 7Lo spirito del popolo si infiammò all’udire queste parole; 8perciò risposero gridando a gran voce: «Tu sei il nostro condottiero al posto di Giuda e di Giònata, tuo fratello; 9combatti la nostra guerra e quanto ci comanderai noi lo faremo». 10Egli allora radunò tutti gli uomini idonei alle armi e accelerò il completamento delle mura di Gerusalemme e la fortificò tutt’intorno. 11Poi inviò Giònata, figlio di Assalonne, con un forte esercito a Giaffa; ne scacciò gli occupanti e vi si stabilì.
12Intanto Trifone si mosse da Tolemàide con ingenti forze per venire in Giudea e con lui Giònata prigioniero. 13Simone a sua volta si accampò ad Adidà, di fronte alla pianura. 14Trifone venne a sapere che Simone era succeduto a Giònata, suo fratello, e che si accingeva a muovergli guerra; perciò gli mandò messaggeri a proporgli: 15«Giònata, tuo fratello, lo tratteniamo a causa del denaro che doveva al tesoro del re per gli affari che amministrava. 16Ora, mandaci cento talenti d’argento e due dei suoi figli in ostaggio, perché, una volta liberato, non si allontani per ribellarsi a noi. Con questo lo rimetteremo in libertà». 17Simone si rese conto che gli parlavano con inganno, ma mandò ugualmente a prendere l’argento e i figli, per non attirarsi forte inimicizia da parte del popolo, 18che poteva commentare: «È morto perché non gli hai mandato l’argento né i figli». 19Perciò gli mandò i cento talenti e i figli; ma quello non mantenne la parola e non liberò Giònata. 20Fatto questo, Trifone si mosse per entrare nel paese e devastarlo, girando per la via che conduce ad Adorà. Ma Simone con le sue truppe ne seguiva le mosse, puntando su tutti i luoghi dove quegli si dirigeva. 21Quelli della Cittadella intanto inviarono messaggeri a Trifone, sollecitandolo a venire da loro attraverso il deserto e a inviare loro vettovaglie. 22Trifone allestì tutta la sua cavalleria per andare, ma in quella notte cadde neve abbondantissima e così a causa della neve non poté andare. Perciò si mosse e andò in Gàlaad. 23Quando fu vicino a Bascamà, uccise Giònata e lo seppellì sul posto. 24Poi tornò e partì per la sua regione.
25Simone mandò a prendere le ossa di Giònata, suo fratello, e lo seppellì a Modin, città dei suoi padri. 26Tutto Israele lo pianse con un grande lamento e fece lutto su di lui per molti giorni. 27Simone sopraelevò il sepolcro del padre e dei fratelli e lo pose bene in vista, con pietre levigate, dietro e davanti. 28Poi dispose sette piramidi, l’una di fronte all’altra, per il padre, per la madre e per i quattro fratelli. 29Le completò con una struttura architettonica, ponendovi attorno grandi colonne; pose sulle colonne trofei di armi a perenne memoria e presso i trofei navi scolpite, che si potessero osservare da quanti erano in navigazione sul mare. 30Tale è il mausoleo che eresse a Modin e che esiste ancora.
31Trifone agiva con perfidia verso Antioco, il re ancora giovane, e lo uccise. 32Si fece re al suo posto, si mise in capo la corona dell’Asia e procurò grandi rovine al paese. 33Simone intanto completò le fortezze della Giudea, le cinse di torri elevate e di mura solide con portoni e sbarre e rifornì le fortezze di viveri. 34Poi Simone scelse alcuni uomini e li inviò al re Demetrio per ottenere esenzioni al paese, perché tutti gli atti di Trifone erano stati delle rapine.
35Il re Demetrio lo assicurò in questo senso, poi gli rispose per iscritto inviandogli la seguente lettera:
36«Il re Demetrio a Simone, sommo sacerdote e amico del re, agli anziani e alla nazione dei Giudei, salute! 37Abbiamo ricevuto la corona d’oro e la palma che ci avete inviato e siamo pronti a concludere con voi una pace solenne e a scrivere ai sovrintendenti agli affari di concedervi le esenzioni; 38quanto stabilimmo con voi resta stabilito e le fortezze che avete costruito restino di vostra proprietà. 39Vi condoniamo le mancanze e le colpe commesse fino ad oggi e la corona che ci dovete; se altro si riscuoteva a Gerusalemme, non sia più riscosso. 40Se alcuni di voi sono idonei a essere arruolati nella nostra guardia del corpo, siano iscritti e regni la pace tra noi».
41Nell’anno centosettanta fu tolto il giogo dei pagani da Israele 42e il popolo cominciò a scrivere negli atti pubblici e nei contratti: «Anno primo di Simone, sommo sacerdote insigne, stratega e capo dei Giudei».
43In quei giorni Simone pose il campo contro Ghezer, la circondò di accampamenti, fece allestire una torre mobile, la spinse contro la città e abbatté una torre e la conquistò. 44I soldati della torre mobile si lanciarono nella città e si produsse in città un grande trambusto. 45I cittadini salirono sulle mura insieme con le mogli e i bambini, stracciandosi le vesti, e supplicavano a gran voce, chiedendo a Simone di dare loro la destra, 46e dicevano: «Non trattarci secondo le nostre iniquità, ma secondo la tua clemenza». 47Simone venne a patti con loro e non combatté oltre contro di loro; ma li scacciò dalla città, purificò le case nelle quali c’erano idoli, e così entrò in città con canti di lode e di ringraziamento. 48Eliminò da essa ogni impurità e vi stabilì uomini osservanti della legge; poi la fortificò e vi costruì un’abitazione per sé.
49Ora quelli della Cittadella di Gerusalemme, messi nell’impossibilità di uscire e venire nel paese a comprare e vendere, erano molto affamati e una parte di essi moriva di fame. 50Allora supplicarono Simone perché desse loro la destra, e Simone la diede; ma li sloggiò di là e purificò la Cittadella da tutte le contaminazioni. 51Fecero ingresso in quel luogo il ventitré del secondo mese dell’anno centosettantuno, con canti di lode e con palme, con suoni di cetre, cimbali e arpe e con inni e canti, perché era stato eliminato un grande nemico da Israele. 52Simone stabilì di celebrare ogni anno questo giorno di festa. Intanto completò la fortificazione del monte del tempio vicino alla Cittadella e vi si stabilì con i suoi. 53Vedendo poi che suo figlio Giovanni era ormai uomo, Simone lo fece capo di tutte le milizie e questi pose la sua residenza a Ghezer.
1Nell’anno centosettantadue il re Demetrio radunò le sue milizie e partì per la Media, per raccogliere rinforzi e combattere Trifone. 2Ma Arsace, re della Persia e della Media, appena seppe che Demetrio era entrato nel suo territorio, mandò uno dei suoi generali per catturarlo vivo. 3Costui venne, batté l’esercito di Demetrio, lo catturò e lo condusse ad Arsace e questi lo mise in carcere.
4Rimase tranquilla la terra di Giuda per tutta la vita di Simone;
egli cercò il bene della sua gente
e a loro fu gradito il suo potere
e la sua gloria per tutti i suoi giorni.
5In aggiunta a tutte le sue glorie
egli prese Giaffa per farne un porto
e aprì un accesso alle isole del mare.
6Ampliò i confini del suo popolo
e riconquistò la regione.
7Raccolse una turba di prigionieri
e si impadronì di Ghezer, di Bet-Sur e della Cittadella;
spazzò via da essa le impurità,
e nessuno gli si oppose.
8In pace si diedero a coltivare la loro terra;
il suolo dava i suoi prodotti
e gli alberi della campagna i loro frutti.
9I vecchi sedevano nelle piazze,
tutti deliberavano sugli interessi comuni,
i giovani indossavano splendide vesti
e armature di guerra.
10Alle città fornì vettovaglie,
e le munì con mezzi di difesa;
così divenne celebre il suo nome
e la sua gloria fino all’estremità della terra.
11Fece regnare sul paese la pace
e Israele gioì di grande letizia.
12Ognuno sedeva sotto la sua vite
e sotto il suo fico
e nessuno incuteva loro timore.
13Scomparve dal paese chi li avversava
e i re andarono in rovina in quei giorni.
14Confortò tutti i derelitti nel suo popolo;
ricercò la legge ed eliminò ogni iniquo e maligno.
15Diede splendore al tempio
e lo arricchì dei suoi arredi.
16Si sparse fino a Roma e a Sparta la notizia che era morto Giònata e se ne rattristarono molto. 17Tuttavia, quando seppero che Simone, suo fratello, era divenuto sommo sacerdote al suo posto e continuava a mantenere il potere sulla regione e sulle città, 18gli scrissero su tavolette di bronzo per rinnovare con lui l’amicizia e l’alleanza che avevano concluso con Giuda e Giònata, suoi fratelli. 19I messaggi furono letti davanti all’assemblea a Gerusalemme. 20Questa è la copia della lettera che inviarono gli Spartani:
«Le autorità e la cittadinanza degli Spartani a Simone, grande sacerdote, agli anziani, ai sacerdoti e al resto del popolo dei Giudei, loro fratelli, salute! 21I messaggeri inviati al nostro popolo ci hanno riferito intorno alla vostra gloria e al vostro onore e noi ci siamo rallegrati per il loro arrivo. 22Abbiamo registrato le loro dichiarazioni negli atti pubblici, in questi termini: “Numenio, figlio di Antioco, e Antìpatro, figlio di Giasone, messaggeri dei Giudei, sono giunti presso di noi per rinnovare l’amicizia con noi. 23È piaciuto al popolo di ricevere questi uomini con ogni onore e inserire la copia del loro discorso nei registri a disposizione del pubblico, perché il popolo degli Spartani ne mantenga il ricordo. Ne è stata scritta una copia per Simone, il sommo sacerdote”».
24Successivamente Simone mandò a Roma Numenio con un grande scudo d’oro, del peso di mille mine, per confermare l’alleanza con loro.
25Quando il popolo seppe queste cose, si disse: «Quale contraccambio daremo a Simone e ai suoi figli? 26Egli infatti e i suoi fratelli e la casa di suo padre sono stati saldi e hanno ricacciato da sé con le armi i nemici d’Israele e gli hanno restituito la libertà». Incisero perciò un’iscrizione su tavole di bronzo e l’apposero su colonne sul monte Sion. 27Questa è la copia dell’iscrizione:
«Il diciotto di Elul dell’anno centosettantadue, che è il terzo anno di Simone, sommo sacerdote, in Asaramèl, 28nella grande assemblea dei sacerdoti e del popolo, dei capi della nazione e degli anziani della regione, ci è stato reso noto: 29Poiché più volte erano sorte guerre nel paese, Simone, figlio di Mattatia, sacerdote della stirpe di Ioarìb, e i suoi fratelli si gettarono nella mischia e si opposero agli avversari del loro popolo, perché restassero incolumi il santuario e la legge, procurando gloria grande al loro popolo. 30Giònata diede unità alla nazione, ne divenne sommo sacerdote e poi fu riunito al suo popolo. 31I loro nemici volevano invadere il loro paese e stendere la mano contro il santuario. 32Simone allora si oppose e si batté per la sua nazione, spese molto del suo per dotare di armi le milizie della sua nazione e pagò loro il salario. 33Inoltre fortificò le città della Giudea e Bet-Sur nel territorio della Giudea, dove prima c’era la roccaforte dei nemici, e vi pose un presidio di soldati giudei. 34Fortificò anche Giaffa, situata sul mare, e Ghezer presso i confini di Azoto, nelle quali prima risiedevano i nemici; vi fece abitare dei Giudei e le rifornì di quanto era necessario al loro sostentamento. 35Il popolo vide la fede di Simone e la gloria che egli si proponeva di procurare alla sua nazione; lo costituirono loro capo e sommo sacerdote per queste sue imprese e per la giustizia e la fede che egli aveva conservato al suo popolo e perché aveva cercato con ogni mezzo di elevare il suo popolo. 36Nei suoi giorni si riuscì felicemente, per suo mezzo, a scacciare dal paese le nazioni e quelli che erano nella Città di Davide e a Gerusalemme, che si erano edificati la Cittadella e ne uscivano profanando i dintorni del santuario e recando offesa grande alla sua purità. 37Egli vi insediò soldati giudei, la fortificò per la sicurezza della regione e della città ed elevò le mura di Gerusalemme. 38Il re Demetrio quindi gli confermò il sommo sacerdozio, 39lo ascrisse tra i suoi amici e gli conferì grandi onori. 40Seppe infatti che i Giudei erano considerati amici, alleati e fratelli da parte dei Romani, e che questi erano andati incontro ai messaggeri di Simone con segni di onore, 41che i Giudei e i sacerdoti avevano approvato che Simone fosse sempre loro condottiero e sommo sacerdote finché non sorgesse un profeta fedele, 42che fosse loro stratega e avesse cura del santuario e fossero nominati da lui i sovrintendenti ai lavori, al paese, agli armamenti e alle fortezze, 43che si prendesse cura del santuario, fosse da tutti obbedito e si scrivessero nel suo nome tutti i contratti del paese e vestisse di porpora e ornamenti d’oro. 44Non dovrà essere lecito a nessuno del popolo né dei sacerdoti respingere alcuno di questi diritti o disobbedire ai suoi ordini o convocare riunioni senza il suo consenso e vestire di porpora e ornarsi della fibbia d’oro; 45chiunque agirà contro questi decreti o ne respingerà qualcuno, sarà ritenuto colpevole. 46Piacque a tutto il popolo sancire che Simone si comportasse secondo questi decreti. 47Simone da parte sua accettò e gradì di esercitare il sommo sacerdozio, di essere anche stratega ed etnarca dei Giudei e dei sacerdoti e capo di tutti».
48Disposero che questa iscrizione fosse riportata su tavole di bronzo, da collocarsi nel recinto del santuario in luogo visibile, 49e che se ne depositasse copia nel tesoro, perché fosse a disposizione di Simone e dei suoi figli.