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[vv. 1-32]
[<<< 1-32] 1Gorgia prese allora cinquemila uomini e mille cavalli scelti e si levò il campo di notte 2per sorprendere il campo dei Giudei e annientarli all'improvviso; gli uomini dell'Acra gli facevano da guida. 3Ma Giuda lo venne a sapere e mosse anche lui con i suoi valorosi per assalire le forze del re che sostavano in Emmaus, 4mentre i soldati erano ancora dispersi fuori del campo. 5Gorgia giunse al campo di Giuda di notte e non vi trovò nessuno; li andava cercando sui monti dicendo: «Costoro ci sfuggono». 6Fattosi giorno, Giuda apparve nella pianura con tremila uomini; non avevano però né corazze né spade come avrebbero voluto. 7Videro l'accampamento dei pagani difeso e fortificato e la cavalleria disposta intorno e tutti esperti nella guerra. 8Ma Giuda disse ai suoi uomini: «Non temete il loro numero, né abbiate paura dei loro assalti; 9ricordate come i nostri padri furono salvati nel Mare Rosso, quando il faraone li inseguiva con l'esercito. 10Alziamo la nostra voce al Cielo, perché ci usi benevolenza e si ricordi dell'alleanza con i nostri padri e voglia sconfiggere questo schieramento davanti a noi oggi; 11si accorgeranno tutti i popoli che c'è uno che riscatta e salva Israele». 12Gli stranieri alzarono gli occhi e videro che quelli venivano loro incontro; 13così uscirono dagli accampamenti per dar battaglia. Gli uomini di Giuda diedero fiato alle trombe 14e attaccarono. I pagani furono sconfitti e fuggirono verso la pianura, 15ma quelli che erano più indietro caddero tutti uccisi di spada. Li inseguirono fino a Ghezer e fino alle pianure dell'Idumea e di Asdod e di Iamnia; ne furono uccisi circa tremila. 16Quando Giuda e i suoi armati tornarono dal loro inseguimento, 17egli disse alla sua gente: «Non siate avidi delle spoglie, perché ci attende ancora la battaglia. Gorgia e il suo esercito è sul monte vicino a noi; 18ora voi state pronti ad opporvi ai nemici e a combatterli; in seguito farete tranquillamente bottino». 19Aveva appena finito di parlare, quando apparve un reparto che spiava dal monte. 20Avevano visto infatti che i loro erano stati sconfitti e gli altri incendiavano il campo: il fumo che si scorgeva segnalava l'accaduto. 21Ed essi a quello spettacolo si sgomentarono grandemente; vedendo inoltre giù nella pianura lo schieramento di Giuda pronto all'attacco, 22fuggirono tutti nel territorio dei Filistei. 23Allora Giuda ritornò a depredare il campo e raccolsero oro e argento in quantità e stoffe tinte di porpora viola e porpora marina e grandi ricchezze. 24Di ritorno cantavano e innalzavano benedizioni al cielo «perché egli è buono e la sua grazia dura sempre». 25Fu quello un giorno di grande liberazione in Israele.
26Quanti degli stranieri erano scampati, presentandosi a Lisia, gli narrarono tutto quello che era accaduto. 27Egli sentendo ciò, fu preso da turbamento e scoraggiamento, perché le cose in Israele non erano andate come egli voleva e l'esito non era stato secondo gli ordini del re.
28Perciò l'anno dopo mise insieme sessantamila uomini scelti e cinquemila cavalli per combattere contro di loro. 29Vennero nell'Idumea e si accamparono in Bet-Zur. Giuda mosse contro di essi con diecimila uomini. 30Quando vide l'imponente accampamento, innalzò questa preghiera: «Benedetto sei tu, o salvatore d'Israele, tu che hai fiaccato l'impeto del potente per mezzo del tuo servo Davide e hai fatto cadere l'esercito degli stranieri nelle mani di Giònata, figlio di Saul e del suo scudiero; 31fà cadere ancora nello stesso modo questo esercito nelle mani di Israele tuo popolo e fà ricadere l'obbrobrio sul loro esercito e sulla loro cavalleria; 32infondi in loro timore e spezza l'audacia della loro forza, siano travolti nella loro rovina. 33Abbattili con la spada dei tuoi devoti; ti lodino con canti tutti coloro che riconoscono il tuo nome». [vv. 34-61] [<<< 34-61] 34Poi sferrarono l'attacco da una parte e dall'altra e caddero davanti ai Giudei circa cinquemila uomini del campo di Lisia. 35Vedendo Lisia lo scompiglio delle sue file, mentre alle schiere di Giuda cresceva il coraggio ed erano pronti a vivere o a morire gloriosamente, se ne tornò in Antiochia dove assoldò mercenari in maggior numero per venire di nuovo in Giudea.
36Giuda intanto e i suoi fratelli dissero: «Ecco sono stati sconfitti i nostri nemici: andiamo a purificare il santuario e a riconsacrarlo». 37Così si radunò tutto l'esercito e salirono al monte Sion. 38Trovarono il santuario desolato, l'altare profanato, le porte arse e cresciute le erbe nei cortili come in un luogo selvatico o montuoso, e gli appartamenti sacri in rovina. 39Allora si stracciarono le vesti, fecero grande pianto, si cosparsero di cenere, 40si prostrarono con la faccia a terra, fecero dare i segnali con le trombe e alzarono grida al Cielo. 41Giuda ordinò ai suoi uomini di tenere impegnati quelli dell'Acra, finché non avesse purificato il santuario. 42Poi scelse sacerdoti incensurati, osservanti della legge, 43i quali purificarono il santuario e portarono le pietre profanate in luogo immondo. 44Tennero consiglio per decidere che cosa fare circa l'altare degli olocausti, che era stato profanato. 45Vennero nella felice determinazione di demolirlo, perché non fosse loro di vergogna, essendo stato profanato dai pagani. Demolirono dunque l'altare 46e riposero le pietre sul monte del tempio in luogo conveniente finché fosse comparso un profeta a decidere di esse. 47Poi presero pietre grezze secondo la legge ed edificarono un altare nuovo come quello di prima; 48restaurarono il santuario e consacrarono l'interno del tempio e i cortili; 49rifecero gli arredi sacri e collocarono il candelabro e l'altare degli incensi e la tavola nel tempio. 50Poi bruciarono incenso sull'altare e accesero sul candelabro le lampade che splendettero nel tempio. 51Posero ancora i pani sulla tavola e stesero le cortine. Così portarono a termine le opere intraprese. 52Si radunarono il mattino del venticinque del nono mese, cioè il mese di Casleu, nell'anno centoquarantotto, 53e offrirono il sacrificio secondo la legge sull'altare degli olocausti che avevano rinnovato. 54Nella stessa stagione e nello stesso giorno in cui l'avevano profanato i pagani, fu riconsacrato fra canti e suoni di cetre e arpe e cembali. 55Tutto il popolo si prostrò con la faccia a terra e adorarono e benedissero il Cielo che era stato loro propizio. 56Celebrarono la dedicazione dell'altare per otto giorni e offrirono olocausti con gioia e sacrificarono vittime di ringraziamento e di lode. 57Poi ornarono la facciata del tempio con corone d'oro e piccoli scudi. Rifecero i portoni e le camere e vi misero le porte. 58Vi fu gioia molto grande in mezzo al popolo, perché era stata cancellata la vergogna dei pagani. 59Poi Giuda e i suoi fratelli e tutta l'assemblea d'Israele stabilirono che si celebrassero i giorni della dedicazione dell'altare nella loro ricorrenza, ogni anno, per otto giorni, cominciando dal venticinque del mese di Casleu, con gioia e letizia. 60Edificarono in quel tempo intorno al monte Sion mura alte e torri solide, perché i pagani non tornassero a calpestarlo come avevano fatto la prima volta. 61Vi stabilì un contingente per presidiarlo e fortificò il presidio di Bet-Zur perché il popolo avesse una difesa contro l'Idumea.
[vv. 1-61]
[<<< 1-61] 1Gorgia prese allora cinquemila fanti e mille cavalieri scelti, e il campo si levò di notte 2per sorprendere il campo dei Giudei e sconfiggerli all’improvviso; gli uomini della Cittadella gli facevano da guida. 3Ma Giuda lo venne a sapere e mosse anche lui con i suoi valorosi per sconfiggere le forze del re che sostavano a Èmmaus, 4mentre i soldati erano ancora dispersi fuori del campo. 5Gorgia giunse al campo di Giuda di notte e non vi trovò nessuno; li andava cercando sui monti dicendo: «Costoro fuggono davanti a noi». 6Fattosi giorno, Giuda apparve nella pianura con tremila uomini; non avevano però né corazze né spade, come avrebbero voluto. 7Videro l’accampamento dei pagani difeso e fortificato, con la cavalleria disposta intorno, tutti esperti nella guerra. 8Ma Giuda disse ai suoi uomini: «Non temete il loro numero, né abbiate paura dei loro assalti; 9ricordate come i nostri padri furono salvati nel Mar Rosso, quando il faraone li inseguiva con l’esercito. 10Alziamo la nostra voce al Cielo, perché ci usi benevolenza e si ricordi dell’alleanza con i nostri padri e voglia abbattere questo schieramento davanti a noi oggi. 11Allora tutte le nazioni sapranno che c’è chi riscatta e salva Israele». 12Gli stranieri alzarono gli occhi e li videro venire loro incontro; 13perciò uscirono dagli accampamenti per dare battaglia. Gli uomini di Giuda diedero fiato alle trombe 14e attaccarono. I pagani furono sconfitti e fuggirono verso la pianura, 15ma quelli che erano più indietro caddero tutti uccisi di spada. Li inseguirono fino a Ghezer e fino alle pianure dell’Idumea, di Azoto e di Iàmnia; ne caddero circa tremila.
16Quando Giuda e i suoi armati tornarono dal loro inseguimento, 17egli disse alla sua gente: «Non siate avidi delle spoglie, perché ci attende ancora la battaglia. 18Gorgia e il suo esercito sono sul monte vicino a noi. Ora voi state pronti a opporvi ai nemici e combattete contro di loro; poi farete tranquillamente bottino». 19Mentre Giuda ancora parlava, apparve un reparto che spiando dal monte 20vide che i loro erano stati messi in fuga e gli altri incendiavano il campo: il fumo che si scorgeva segnalava l’accaduto. 21A quello spettacolo si sgomentarono grandemente; vedendo inoltre giù nella pianura lo schieramento di Giuda pronto all’attacco, 22fuggirono tutti nel territorio dei Filistei. 23Allora Giuda ritornò a depredare il campo e raccolsero oro e argento in quantità e stoffe tinte di porpora viola e porpora marina e grandi ricchezze. 24Di ritorno cantavano e benedicevano il Cielo perché è buono, perché il suo amore è per sempre. 25Fu quello un giorno di grande liberazione per Israele.
26Quanti degli stranieri erano scampati, presentandosi a Lisia, gli narrarono tutto quello che era accaduto. 27Sentendo ciò, egli fu preso da turbamento e scoraggiamento, perché le cose in Israele non erano andate come egli voleva e l’esito non era stato conforme a quanto il re aveva comandato.
28Perciò l’anno dopo mise insieme sessantamila uomini scelti e cinquemila cavalieri per combattere contro di loro. 29Vennero nell’Idumea e si accamparono a Bet-Sur. Giuda mosse contro di loro con diecimila uomini. 30Quando vide l’imponente accampamento, innalzò questa preghiera: «Benedetto sei tu, o salvatore d’Israele, che hai fiaccato l’impeto del potente per mezzo del tuo servo Davide e hai fatto cadere l’esercito dei Filistei nelle mani di Giònata, figlio di Saul, e del suo scudiero; 31nello stesso modo fa’ cadere questo esercito nelle mani d’Israele, tuo popolo, e così siano svergognati nel loro esercito e nella loro cavalleria. 32Infondi in loro timore e spezza l’audacia della loro forza, siano travolti nella loro rovina. 33Abbattili con la spada dei tuoi devoti; ti lodino con canti tutti coloro che riconoscono il tuo nome». 34Poi sferrarono l’attacco da una parte e dall’altra, e caddero davanti ai Giudei circa cinquemila uomini del campo di Lisia. 35Vedendo Lisia lo scompiglio delle sue file, mentre nelle schiere di Giuda cresceva il coraggio ed erano pronti a vivere o a morire gloriosamente, se ne tornò in Antiòchia dove assoldò mercenari in maggior numero per venire di nuovo in Giudea.
36Giuda intanto e i suoi fratelli dissero: «Ecco, sono stati sconfitti i nostri nemici: andiamo a purificare il santuario e a riconsacrarlo». 37Così si radunò tutto l’esercito e salirono al monte Sion. 38Trovarono il santuario desolato, l’altare profanato, le porte arse e cresciute le erbe nei cortili, come in un luogo selvatico o montuoso, e le celle sacre in rovina. 39Allora si stracciarono le vesti, fecero grande lamento, si cosparsero di cenere, 40si prostrarono con la faccia a terra, fecero dare i segnali con le trombe e alzarono grida al Cielo. 41Giuda ordinò ai suoi uomini di tenere impegnati quelli della Cittadella, finché non avesse purificato il santuario. 42Poi scelse sacerdoti senza macchia, osservanti della legge, 43che purificarono il santuario e portarono le pietre profanate in luogo immondo. 44Tennero consiglio per decidere che cosa fare circa l’altare degli olocausti, che era stato profanato. 45Vennero nella felice determinazione di demolirlo, perché non fosse loro di vergogna, essendo stato profanato dai pagani. Demolirono dunque l’altare 46e riposero le pietre sul monte del tempio in luogo conveniente, finché fosse comparso un profeta a decidere di esse. 47Poi presero pietre grezze, secondo la legge, ed edificarono un altare nuovo, come quello di prima. 48Restaurarono il santuario e consacrarono l’interno del tempio e i cortili; 49rifecero gli arredi sacri e collocarono il candelabro e l’altare degli incensi e la tavola nel tempio. 50Poi bruciarono incenso sull’altare e accesero sul candelabro le lampade che splendettero nel tempio. 51Posero ancora i pani sulla tavola e stesero le cortine. Così portarono a termine tutte le opere intraprese.
52Si radunarono il mattino del venticinque del nono mese, cioè il mese di Chisleu, nell’anno centoquarantotto, 53e offrirono il sacrificio secondo la legge sul nuovo altare degli olocausti che avevano costruito. 54Nella stessa stagione e nello stesso giorno in cui l’avevano profanato i pagani, fu riconsacrato fra canti e suoni di cetre e arpe e cimbali. 55Tutto il popolo si prostrò con la faccia a terra, e adorarono e benedissero il Cielo che era stato loro propizio. 56Celebrarono la dedicazione dell’altare per otto giorni e offrirono olocausti con gioia e sacrificarono vittime di ringraziamento e di lode. 57Poi ornarono la facciata del tempio con corone d’oro e piccoli scudi. Rifecero i portoni e le celle sacre, munendole di porte. 58Grandissima fu la gioia del popolo, perché era stata cancellata l’onta dei pagani. 59Giuda, i suoi fratelli e tutta l’assemblea d’Israele, poi, stabilirono che si celebrassero i giorni della dedicazione dell’altare nella loro ricorrenza, ogni anno, per otto giorni, cominciando dal venticinque del mese di Chisleu, con gioia ed esultanza. 60In quel tempo edificarono pure, intorno al monte Sion, mura alte e torri solide, perché i pagani non tornassero a calpestarlo come avevano fatto prima. 61Vi stabilì un contingente per presidiarlo e fortificò Bet-Sur, perché il popolo avesse una difesa contro l’Idumea.
[vv. 1-31]
[<<< 1-31] 1Giuda venne a conoscere la fama dei Romani: che essi erano molto potenti e favorivano tutti quelli che simpatizzavano per loro e accordavano amicizia a quanti si rivolgevano a loro e che erano forti e potenti. 2Gli furono narrate le loro guerre e le loro imprese gloriose compiute tra i Galli: come li avessero vinti e sottoposti al tributo. 3Aveva saputo quanto avevano compiuto nella Spagna per impadronirsi delle miniere di oro e di argento che vi sono; 4e come avevano sottomesso tutta la regione con la loro saggezza e costanza, benché il paese fosse assai lontano da loro, e avevano vinto i re che erano venuti contro di loro dall'estremità della terra: li avevano sconfitti e avevano inflitto loro gravi colpi e gli altri re pagavano loro il tributo ogni anno. 5Avevano poi sconfitto in guerra e sottomesso Filippo e Perseo re dei Chittim e quanti si erano sollevati contro di loro. 6Venne a sapere che Antioco, il grande re dell'Asia, era sceso in guerra contro di loro con centoventi elefanti e cavalleria e carri e un'esercito immenso e fu sconfitto da loro, 7che lo presero vivo e gli imposero di pagare, lui e i suoi successori, un tributo ingente, di consegnare ostaggi e cedere territori: 8la regione dell'India, la Media, la Lidia, tra le migliori loro province, e che, dopo averle tolte a lui, le avevano date al re Eumene. 9Gli fu riferito inoltre come i Greci avevano deciso di affrontarli e distruggerli, 10ma la cosa fu da loro risaputa e mandarono contro di quelli un solo generale; vennero a battaglia con loro e ne caddero uccisi molti; i Romani condussero in schiavitù le loro mogli e i loro figli e saccheggiarono i loro beni, conquistarono il paese e abbatterono le loro fortezze e li resero soggetti fino ad oggi. 11Gli altri regni e le isole e quanti per avventura si erano opposti a loro, li distrussero e soggiogarono; con i loro amici invece e con quanti si appoggiavano ad essi avevano mantenuto amicizia. 12Avevano assoggettato i re vicini e quelli lontani e quanti sentivano il loro nome ne avevano timore. 13Quelli che essi vogliono aiutare e far regnare, regnano; quelli che essi vogliono, li depongono, tanto si sono innalzati in potenza. 14Con tutti questi successi nessuno di loro si è imposto il diadema e non vestono la porpora per fregiarsene. 15Essi hanno costituito un consiglio e ogni giorno trecentoventi consiglieri discutono pienamente riguardo al popolo perché tutto vada bene. 16Affidano il comando e il governo di tutti i loro domìni a uno di loro per un anno e tutti obbediscono a quel solo e non c'è in loro invidia né gelosia.
17Giuda pertanto scelse Eupòlemo, figlio di Giovanni, figlio di Accos, e Giasone, figlio di Eleàzaro, e li inviò a Roma a stringere amicizia e alleanza 18per liberarsi dal giogo, perché vedevano che il regno dei Greci riduceva Israele in schiavitù. 19Andarono fino a Roma con viaggio lunghissimo, entrarono nel senato e incominciarono a dire: 20«Giuda, chiamato anche Maccabeo, e i suoi fratelli e il popolo dei Giudei ci hanno inviati a voi, per concludere con voi alleanza e amicizia e per essere iscritti tra i vostri alleati e amici». 21Piacque loro la proposta. 22Questa è la copia della lettera che trascrissero su tavolette di bronzo e inviarono a Gerusalemme, perché vi rimanesse come documento di amicizia e alleanza per i Giudei.
23«Salute ai Romani e al popolo dei Giudei per mare e per terra sempre; lungi da loro la spada nemica. 24Se verrà mossa guerra prima contro Roma o contro uno qualsiasi dei suoi alleati in tutto il suo dominio, 25il popolo dei Giudei combatterà al loro fianco con piena lealtà come suggerirà loro l'occasione; 26ai nemici non forniranno né procureranno granaglie, armi, denaro, navi, secondo la decisione di Roma, ma manterranno i loro impegni senza compenso. 27Allo stesso modo se capiterà prima una guerra al popolo dei Giudei, combatteranno con loro i Romani con tutto l'animo, come permetteranno loro le circostanze; 28ai nemici non forniranno granaglie, armi, denaro, navi, secondo la decisione di Roma; osserveranno questi impegni senza frode. 29Secondo queste formule i Romani hanno stabilito un'alleanza con il popolo dei Giudei. 30Se dopo queste decisioni vorranno gli uni o gli altri aggiungere o togliere qualche cosa, lo faranno di comune accordo e quello che avranno aggiunto o tolto sarà obbligatorio. 31Riguardo poi ai mali che il re Demetrio compie ai loro danni, gli abbiamo scritto: Perché aggravi il giogo sui Giudei nostri amici e alleati? 32Se dunque si appelleranno contro di te, difenderemo i loro diritti e ti faremo guerra per mare e per terra».
[vv. 1-32]
[<<< 1-32] 1Giuda venne a conoscere la fama dei Romani: che essi erano molto potenti e favorivano tutti quelli che simpatizzavano per loro e accordavano amicizia a quanti si rivolgevano a loro e che erano forti e potenti. 2Gli furono narrate le loro guerre e le loro imprese gloriose compiute tra i Galli e come li avessero vinti e resi tributari; 3quanto avevano compiuto nella Spagna per impadronirsi delle miniere d’oro e d’argento che vi sono, 4e come avevano sottomesso tutta la regione con la loro saggezza e costanza, benché il paese fosse assai lontano da loro. Avevano vinto i re che erano venuti contro di loro dall’estremità della terra: li avevano sconfitti e avevano inflitto loro gravi colpi, mentre gli altri pagavano loro il tributo ogni anno. 5Avevano poi sconfitto in guerra e sottomesso Filippo e Perseo, re dei Chittìm, e quanti si erano sollevati contro di loro. 6Antioco, il grande re dell’Asia, era sceso in guerra contro di loro con centoventi elefanti, cavalleria, carri e un esercito immenso, ma era stato sconfitto da loro, 7lo avevano preso vivo e gli avevano imposto di pagare, lui e i suoi successori, un tributo ingente, di dare ostaggi e cedere 8la regione dell’India, la Media, la Lidia, tra le migliori loro province; ed essi, dopo averle tolte a lui, le avevano consegnate al re Eumene. 9I Greci avevano deciso di affrontarli e distruggerli, 10ma la cosa era stata da loro risaputa, e avevano mandato contro di loro un solo generale, erano venuti a battaglia con loro e molti caddero uccisi; avevano condotto in schiavitù le loro mogli e i loro figli e avevano saccheggiato i loro beni, avevano conquistato il paese, avevano abbattuto le loro fortezze e li avevano resi soggetti fino ad oggi. 11Avevano distrutto e soggiogato gli altri regni e le isole e quanti per avventura si erano opposti a loro. Con i loro amici invece e con quanti si appoggiavano a loro avevano mantenuto amicizia. 12Avevano assoggettato i re vicini e quelli lontani, e quanti sentivano il loro nome ne avevano timore. 13Quelli che essi vogliono aiutare e far regnare, regnano; quelli che essi vogliono, li depongono, tanto si sono levati in alto. 14Con tutti questi successi nessuno di loro si è imposto il diadema né si è rivestito di porpora per fregiarsene. 15Essi hanno costituito un consiglio e ogni giorno trecentoventi consiglieri si consultano continuamente riguardo al popolo, perché sia ben governato. 16Affidano il comando e il governo di tutti i loro domìni a uno di loro per un anno e tutti obbediscono a quello solo e non c’è in loro invidia né gelosia.
17Giuda pertanto scelse Eupòlemo, figlio di Giovanni, figlio di Acco, e Giasone, figlio di Eleàzaro, e li inviò a Roma a stringere amicizia e alleanza, 18per liberarsi dal giogo, perché vedevano che il regno dei Greci riduceva Israele in schiavitù. 19Andarono fino a Roma con viaggio lunghissimo, entrarono nel Senato e incominciarono a dire: 20«Giuda, chiamato anche Maccabeo, e i suoi fratelli e il popolo dei Giudei ci hanno inviati a voi, per concludere con voi alleanza e pace e per essere iscritti tra i vostri alleati e amici». 21Piacque loro la proposta. 22Questa è la copia della lettera che trascrissero su tavolette di bronzo e inviarono a Gerusalemme, perché vi rimanesse come documento di pace e alleanza per i Giudei:
23«Ai Romani e alla nazione dei Giudei, prosperità per mare e per terra, sempre! Lontano da loro la spada nemica! 24Se verrà mossa guerra, contro Roma anzitutto, o contro uno qualsiasi dei suoi alleati in tutto il suo dominio, 25la nazione dei Giudei combatterà al loro fianco con piena lealtà, come permetteranno loro le circostanze; 26ai nemici non forniranno né procureranno grano, armi, denaro, navi, secondo quanto ha stabilito Roma, e osserveranno i loro impegni senza compenso. 27Allo stesso modo, se capiterà prima una guerra alla nazione dei Giudei, combatteranno con loro i Romani con tutto l’animo, come permetteranno loro le circostanze; 28ai nemici non forniranno grano, armi, denaro, navi, secondo quanto ha stabilito Roma, e osserveranno questi impegni senza inganno. 29In questi termini i Romani hanno stabilito un’alleanza con il popolo dei Giudei. 30Se dopo queste decisioni vorranno gli uni o gli altri aggiungere o togliere qualche cosa, lo faranno di comune accordo e quanto avranno aggiunto o tolto sarà vincolante. 31Riguardo poi ai mali che il re Demetrio compie ai loro danni, gli abbiamo scritto: “Perché aggravi il giogo sui Giudei, nostri amici e alleati? 32Se dunque si appelleranno contro di te, difenderemo i loro diritti e ti faremo guerra per mare e per terra”».
[vv. 1-29]
[<<< 1-29] 1Demetrio seppe che era morto Nicànore ed era stato distrutto il suo esercito in combattimento e decise di mandare di nuovo Bàcchide e Alcimo in Giudea e l'ala destra dell'esercito con loro. 2Seguirono la via di Gàlgala e si accamparono sopra Mesalot in Arbèla; la occuparono prima e vi fecero morire molti uomini. 3Nel primo mese dell'anno centocinquantadue posero il campo contro Gerusalemme. 4Poi lo tolsero e si portarono a Berea con ventimila uomini e duemila cavalli. 5Giuda era accampato in Elasa con tremila uomini scelti. 6Quando videro la massa di un esercito così numeroso, ne rimasero sgomentati e molti si dileguarono dal campo e non rimasero che ottocento uomini. 7Giuda vide che il suo esercito si disgregava mentre la battaglia incalzava; si sentì venire meno il cuore, perché non aveva possibilità di radunare i suoi, 8e tutto affranto disse ai superstiti: «Alziamoci e andiamo contro i nostri avversari, se mai possiamo debellarli». 9Ma lo dissuadevano dicendo: «Non riusciremo ora se non a mettere in salvo noi stessi, ma torneremo poi con i nostri fratelli e combatteremo; da soli siamo troppo pochi». 10Giuda disse: «Non sia mai che facciamo una cosa simile, fuggire da loro; se è giunta la nostra ora, moriamo da eroi per i nostri fratelli e non lasciamo ombra alla nostra gloria». 11L'esercito nemico uscì dal campo schierandosi contro i Giudei: la cavalleria si divise in due ali e i frombolieri e gli arcieri precedevano lo schieramento; i più validi erano in prima fila e Bàcchide stava all'ala destra. 12La falange si mosse avanzando ai due lati e al suono delle trombe; anche dalla parte di Giuda si diede fiato alle trombe. 13La terra fu scossa dal fragore degli eserciti; si scatenò la battaglia che durò dal mattino fino a sera. 14Giuda notò che Bàcchide e la parte più forte dell'esercito era a destra: allora si unirono a lui tutti i più coraggiosi 15e fu travolta l'ala destra dal loro urto ed egli l'inseguì fino al monte di Asdòd. 16Ma quelli dell'ala sinistra, vedendo che era stata sconfitta l'ala destra, si volsero sugli stessi passi di Giuda e dei suoi uomini assalendoli alle spalle. 17Così si accese la battaglia e caddero feriti a morte molti da una parte e dall'altra; 18cadde anche Giuda e gli altri fuggirono.
19Giònata e Simone raccolsero Giuda loro fratello e lo seppellirono nel sepolcro dei suoi padri in Modin. 20Tutto Israele lo pianse: furono in gran lutto e fecero lamenti per molti giorni, esclamando: 21Come è caduto l'eroe che salvava Israele?». 22Il resto delle imprese di Giuda e delle sue battaglie, degli eroismi di cui diede prova e dei suoi titoli di gloria non è stato scritto, perché troppo grande era il loro numero.
23Dopo la morte di Giuda riapparvero i rinnegati in tutto il territorio d'Israele e risorsero tutti gli operatori di iniquità. 24In quei giorni sopravvenne una terribile carestia e la terra stessa congiurò in loro favore. 25Bàcchide scelse gli uomini più empi e li fece padroni della regione. 26Quelli si diedero a ricercare e braccare gli amici di Giuda e li condussero da Bàcchide, che si vendicava di loro e li scherniva. 27Ci fu grande tribolazione in Israele, come non si verificava da quando fra loro erano scomparsi i profeti. 28Allora tutti gli amici di Giuda si radunarono e dissero a Giònata: 29«Da quando è morto tuo fratello Giuda, non c'è uomo simile a lui per condurre l'azione contro i nemici e Bàcchide e gli avversari della nostra nazione. 30Ora noi ti eleggiamo oggi nostro capo e condottiero nelle nostre battaglie». [vv. 31-73] [<<< 31-73] 31Giònata assunse il comando in quella occasione e prese il posto di Giuda suo fratello.
32Appena Bàcchide ne ebbe notizia, cercò di ucciderlo. 33Furono informati anche Giònata e Simone suo fratello e tutti i loro seguaci, ed essi fuggirono nel deserto di Tekòa e si accamparono presso la cisterna di Asfar. 34Bàcchide lo seppe in giorno di sabato e si portò con tutto il suo esercito al di là del Giordano. 35Giònata inviò suo fratello, capo della turba, a chiedere ai Nabatei suoi amici di custodire presso di sé i loro equipaggiamenti che erano abbondanti. 36Ma i figli di Iambri che abitavano in Màdaba fecero una razzia e catturarono Giovanni, con tutte le cose che aveva, e portarono via tutto. 37Dopo questo fatto riferirono a Giònata e a Simone suo fratello: «I figli di Iambri hanno una grande festa di nozze e conducono a Nàdabat la sposa, figlia di uno dei grandi magnati di Canaan, con corteo solenne». 38Si ricordarono allora del sangue del loro fratello Giovanni, perciò si mossero e si appostarono in un antro del monte. 39Ed ecco alzando gli occhi videro un corteo numeroso e festante e lo sposo con gli amici e fratelli, che avanzava incontro al corteo, con tamburi e strumenti musicali e grande apparato. 40Balzando dal loro appostamento li trucidarono; molti caddero colpiti a morte mentre gli altri ripararono sul monte ed essi presero le loro spoglie. 41Le nozze furono mutate in lutto e i suoni delle loro musiche in lamento. 42Così vendicarono il sangue del loro fratello e ritornarono nelle paludi del Giordano.
43Bàcchide ne ebbe notizia e venne in giorno di sabato fin sulle sponde del Giordano con numeroso esercito. 44Giònata disse ai suoi: «Alziamoci e combattiamo per la nostra vita, perché oggi non è come gli altri giorni. 45Ecco abbiamo i nemici di fronte a noi e alle spalle, dall'uno e dall'altro lato l'acqua del Giordano o la palude o la boscaglia, non c'è possibilità di sfuggire. 46Alzate ora le vostre grida al Cielo, perché possiate scampare dalla mano dei vostri nemici». 47E si attaccò battaglia. Giònata stese la mano per colpire Bàcchide, ma questi lo scansò e si tirò indietro. 48Allora Giònata e i suoi uomini si gettarono nel Giordano e raggiunsero a nuoto l'altra sponda; gli altri non passarono il Giordano per inseguirli. 49Dalla parte di Bàcchide caddero in quella giornata circa duemila uomini.
50Bàcchide tornò in Gerusalemme ed edificò fortezze in tutta la Giudea: le fortezze di Gerico, Emmaus, Bet-Coròn, Betel, Tamnata, Piraton e Tefon con mura alte, porte e sbarre e 51vi pose un presidio per molestare Israele. 52Fortificò anche la città di Bet-Zur e Ghezer e l'Acra e vi stabilì milizie e vettovaglie. 53Prese come ostaggi i figli dei capi della regione e li pose come prigionieri nell'Acra a Gerusalemme.
54Nell'anno centocinquantatrè, nel secondo mese, Alcimo ordinò di demolire il muro del cortile interno del santuario; così demoliva l'opera dei profeti. Si incominciò dunque a demolire. 55Ma in quel tempo Alcimo ebbe un colpo e fu interrotta la sua opera. La sua bocca rimase impedita e paralizzata e non poteva più parlare né dare disposizioni per la sua casa. 56Alcimo morì in quel tempo con grande spasimo. 57Bàcchide, vedendo che Alcimo era morto, se ne tornò presso il re e la Giudea rimase tranquilla per due anni.
58Tutti gli empi tennero questo consiglio: «Ecco Giònata e i suoi vivono tranquilli e sicuri. Noi dunque faremo venire Bàcchide e li catturerà tutti in una sola notte». 59Andarono e tennero consiglio da lui. 60Egli si mosse per venire con un esercito numeroso e mandò di nascosto lettere a tutti i suoi fautori nella Giudea, perché s'impadronissero di Giònata e dei suoi. Ma non riuscirono, perché era stata svelata la loro trama. 61Anzi questi presero una cinquantina di uomini, tra i promotori di tale iniquità nel paese e li misero a morte. 62Poi Giònata e Simone con i loro uomini si recarono fuori del paese a Bet-Basi nel deserto e ricostruirono le sue rovine e la fortificarono. 63Lo seppe Bàcchide e radunò la sua gente e avvisò quelli della Giudea. 64Andò ad accamparsi presso Bet-Basi e la attaccò per molti giorni allestendo anche macchine. 65Giònata lasciò Simone suo fratello nella città e uscì nella regione, percorrendola con un drappello di armati. 66Battè Odomèra con i suoi fratelli e i figli di Fasiron nel loro attendamento. Cominciarono così a battersi e aumentarono di forze. 67Simone a sua volta e i suoi fecero una sortita dalla città e incendiarono le macchine. 68Poi attaccarono Bàcchide, che fu sconfitto, e lo gettarono in grande disappunto, perché il suo piano e la sua impresa erano andati a vuoto. 69Si rivolse con rabbia contro quei rinnegati che l'avevano consigliato di venire nel paese. 70Giònata lo seppe e gli mandò messaggeri per concludere la pace con lui e scambiare i prigionieri. 71Quegli accettò e fece secondo le sue proposte e gli giurò che non gli avrebbe recato alcun male per il resto dei suoi giorni; 72poi gli restituì i prigionieri che prima aveva catturati nella Giudea e, messosi sulla via del ritorno, se ne andò nel suo paese e non volle più tornare nel loro territorio. 73Così si riposò la spada in Israele. Giònata risiedeva in Micmas e incominciò a governare il popolo e a far scomparire gli empi da Israele.
[vv. 1-73]
[<<< 1-73] 1Quando Demetrio seppe che era morto Nicànore ed era stato distrutto il suo esercito in combattimento, decise di mandare di nuovo Bàcchide e Àlcimo in Giudea e l’ala destra dell’esercito con loro. 2Seguirono la via di Gàlgala e si accamparono sopra Mesalòt in Arbela; la occuparono e vi fecero morire molti uomini. 3Nel primo mese dell’anno centocinquantadue posero il campo contro Gerusalemme. 4Poi lo tolsero e si portarono a Berea con ventimila fanti e duemila cavalieri. 5Giuda era accampato a Elasà con tremila uomini scelti. 6Quando videro la massa di un esercito così numeroso, ne rimasero sgomenti e molti si dileguarono dal campo e non restarono che ottocento uomini. 7Giuda vide che il suo esercito si disgregava mentre la battaglia incalzava; si sentì venire meno il cuore, perché non aveva possibilità di radunare i suoi, 8e tutto affranto disse ai superstiti: «Alziamoci e andiamo contro i nostri avversari, nella speranza di poterli debellare». 9Ma lo dissuadevano dicendo: «Per il momento non riusciremo a fare altro che metterci in salvo, ma torneremo poi con i nostri fratelli e combatteremo contro di loro; da soli siamo troppo pochi». 10Giuda disse: «Non faremo mai una cosa simile: fuggire da loro! Se è giunta la nostra ora, moriamo da eroi per i nostri fratelli e non lasciamo ombra alla nostra gloria». 11L’esercito nemico uscì dal campo, schierandosi contro i Giudei: la cavalleria si divise in due ali e i frombolieri e gli arcieri precedevano lo schieramento; i più validi erano tutti in prima fila e Bàcchide stava all’ala destra. 12La falange si mosse avanzando ai due lati, al suono delle trombe; anche dalla parte di Giuda si diede fiato alle trombe. 13La terra fu scossa dal fragore degli eserciti. Si scatenò la battaglia che durò dal mattino fino a sera. 14Giuda notò che Bàcchide e la parte più forte dell’esercito erano a destra: allora si unirono a lui tutti i più coraggiosi 15e fu travolta l’ala destra dal loro urto ed egli la inseguì fino al monte di Azoto. 16Ma quelli dell’ala sinistra, vedendo che era stata sconfitta l’ala destra, si volsero sugli stessi passi di Giuda e dei suoi uomini assalendoli alle spalle. 17Così si accese la battaglia e caddero molti feriti a morte, da una parte e dall’altra; 18cadde anche Giuda e gli altri fuggirono.
19Giònata e Simone raccolsero Giuda, loro fratello, e lo seppellirono nel sepolcro dei suoi padri, a Modin. 20Tutto Israele lo pianse: furono in gran lutto e fecero lamenti per molti giorni, esclamando: 21«Come è potuto cadere l’eroe che salvava Israele?». 22Il resto delle imprese di Giuda e delle battaglie, degli eroismi di cui diede prova e dei suoi titoli di gloria non è stato scritto, perché troppo grande era il loro numero.
23Dopo la morte di Giuda riapparvero gli iniqui in tutto il territorio d’Israele e risorsero tutti gli operatori d’ingiustizia. 24In quei giorni sopravvenne una terribile carestia e gli stessi abitanti della regione passarono dalla loro parte. 25Bàcchide scelse uomini rinnegati e li fece padroni della regione. 26Si diedero a ricercare e braccare gli amici di Giuda e li conducevano da Bàcchide, che si vendicava di loro e li scherniva. 27Ci fu grande tribolazione in Israele, come non si verificava dal giorno in cui non era più apparso un profeta in mezzo a loro. 28Allora tutti gli amici di Giuda si radunarono e dissero a Giònata: 29«Da quando è morto tuo fratello Giuda, non c’è uomo simile a lui per condurre l’azione contro i nemici e Bàcchide, e contro gli avversari della nostra nazione. 30Ora noi oggi eleggiamo te nostro capo e condottiero al suo posto, per combattere le nostre battaglie». 31Giònata assunse il comando in quella occasione e prese il posto di Giuda, suo fratello.
32Bàcchide, avutane notizia, cercava di ucciderlo. 33Ma Giònata e Simone, suo fratello, con tutti i loro seguaci, lo seppero e fuggirono nel deserto di Tekòa e si accamparono presso la cisterna di Asfar. 34Bàcchide però lo venne a sapere in giorno di sabato e si portò anche lui con tutto il suo esercito al di là del Giordano. 35Giònata inviò suo fratello, capo della turba, a chiedere ai Nabatei, suoi amici, di poter deporre presso di loro i propri equipaggiamenti, che erano abbondanti. 36Ma i figli di Iambrì, che abitavano a Màdaba, fecero una razzia e catturarono Giovanni con tutte le cose che aveva e portarono via tutto. 37Dopo questo fatto riferirono a Giònata e a Simone, suo fratello: «I figli di Iambrì celebrano una grande festa di nozze e da Nadabàt conducono la sposa, figlia di uno dei grandi magnati di Canaan, con corteo solenne». 38Si ricordarono allora del sangue del loro fratello Giovanni, perciò si mossero e si appostarono in un antro del monte. 39Ed ecco, alzando gli occhi, videro un corteo numeroso e festante e lo sposo con gli amici e i fratelli, che avanzava incontro al corteo, con tamburelli e strumenti musicali e grande apparato. 40Balzando sopra di loro dall’appostamento in cui si trovavano, li trucidarono; molti caddero colpiti a morte mentre gli altri ripararono sul monte, ed essi presero le loro spoglie. 41Le nozze furono mutate in lutto e i suoni delle loro musiche in lamento. 42Così vendicarono il sangue del loro fratello e ritornarono nelle paludi del Giordano.
43Bàcchide ne ebbe notizia e venne in giorno di sabato fin sulle sponde del Giordano con un numeroso esercito. 44Giònata disse ai suoi: «Alziamoci e combattiamo per la nostra vita, perché oggi non è come ieri e l’altro ieri. 45Ecco, abbiamo i nemici di fronte a noi e alle spalle, dall’uno e dall’altro lato abbiamo l’acqua del Giordano, la palude e la boscaglia: non c’è possibilità di scampo. 46Alzate perciò ora le vostre grida al Cielo, perché possiate salvarvi dalla mano dei vostri nemici». 47E si attaccò battaglia. Giònata stese la mano per colpire Bàcchide, ma questi lo scansò e si tirò indietro. 48Allora Giònata e i suoi uomini si gettarono nel Giordano e raggiunsero a nuoto l’altra sponda; ma gli altri non passarono il Giordano per inseguirli. 49Dalla parte di Bàcchide caddero in quella giornata circa mille uomini. 50Bàcchide poi tornò a Gerusalemme ed edificò fortezze in tutta la Giudea: le fortezze di Gerico, Èmmaus, Bet-Oron, Betel, Tamnata, Piratòn e Tefon, con mura alte, porte e sbarre, e 51vi pose un presidio per molestare Israele. 52Fortificò anche la città di Bet-Sur, Ghezer e la Cittadella e vi stabilì milizie e vettovaglie. 53Prese come ostaggi i figli dei capi della regione e li pose come prigionieri nella Cittadella a Gerusalemme.
54Nell’anno centocinquantatré, nel secondo mese, Àlcimo ordinò di demolire il muro del cortile interno del santuario; distrusse così l’opera dei profeti. Si incominciò dunque a demolire. 55Ma in quel tempo Àlcimo ebbe un grave malore e la sua opera fu interrotta. La sua bocca rimase impedita e paralizzata, e non poteva più parlare né dare disposizioni per la sua casa. 56Àlcimo morì in quel tempo con grande tormento. 57Bàcchide, vedendo che Àlcimo era morto, se ne tornò presso il re, e la Giudea rimase tranquilla per due anni.
58Tutti gli iniqui tennero questo consiglio: «Ecco, Giònata e i suoi vivono tranquilli e sicuri. Noi dunque faremo venire Bàcchide, che li catturerà tutti in una sola notte». 59Andarono e tennero consiglio da lui. 60Egli si mosse per venire con un esercito numeroso e mandò di nascosto lettere a tutti i suoi fautori nella Giudea, perché s’impadronissero di Giònata e dei suoi. Ma non vi riuscirono, perché era stata svelata la loro trama. 61Anzi, questi presero una cinquantina di uomini, tra i promotori di tale scelleratezza nel paese, e li misero a morte. 62Poi Giònata e Simone con i loro uomini si ritirarono a Bet-Basì nel deserto, ricostruirono le sue rovine e la fortificarono. 63Lo seppe Bàcchide; radunò la sua gente e avvisò quelli della Giudea. 64Quindi andò ad accamparsi presso Bet-Basì e l’attaccò per molti giorni allestendo anche macchine. 65Giònata lasciò Simone, suo fratello, nella città e uscì nella regione, percorrendola con un drappello di armati. 66Batté Odomerà con i suoi fratelli e i figli di Fasiròn nel loro attendamento. Cominciarono così a battersi e aumentarono di forze. 67Simone, a sua volta, e i suoi fecero una sortita dalla città e incendiarono le macchine. 68Poi attaccarono Bàcchide, che fu da loro sconfitto, e lo posero in grande angustia, perché il suo piano e la sua impresa erano andati a vuoto. 69Si rivolse con rabbia contro quegli iniqui, che l’avevano consigliato di venire in quella regione, e ne mandò a morte molti; poi decise di ritornare nella sua terra. 70Giònata lo seppe e gli mandò messaggeri per concludere la pace e scambiare i prigionieri. 71Quegli accettò e fece secondo le sue proposte, giurandogli che non gli avrebbe recato alcun male per il resto dei suoi giorni; 72gli restituì i prigionieri che prima aveva catturato nella Giudea e, messosi sulla via del ritorno, se ne andò nella sua terra e non volle più tornare nel loro territorio. 73Così si riposò la spada in Israele. Giònata si stabilì a Micmas. Incominciò a governare il popolo e fece sparire i rinnegati da Israele.
[vv. 1-19]
[<<< 1-19] 1Nell'anno centosessanta Alessandro Epìfane, figlio di Antioco, s'imbarcò e occupò Tolemàide; vi fu riconosciuto re e cominciò a regnare. 2Quando lo seppe, il re Demetrio radunò un esercito molto grande e gli mosse contro per fargli guerra. 3Demetrio mandò anche lettere a Giònata con espressioni di amicizia per esaltarlo. 4Diceva infatti: «Preveniamo costoro con la proposta di far pace con noi, prima che Giònata concluda un'alleanza con Alessandro contro tutti noi. 5Si ricorderà certo di tutti i mali che abbiamo causati a lui, ai suoi fratelli e al suo popolo». 6Gli concesse facoltà di raccogliere milizie, di preparare armi e considerarsi suo alleato e gli fece restituire gli ostaggi che erano nell'Acra. 7Giònata venne in Gerusalemme e lesse le lettere davanti a tutto il popolo e a quelli dell'Acra. 8Questi ebbero grande timore quando sentirono che il re gli aveva concesso facoltà di arruolare milizie. 9Quelli dell'Acra restituirono gli ostaggi ed egli li rese ai loro genitori. 10Giònata pose la residenza in Gerusalemme e incominciò a ricostruire e rinnovare la città. 11Ordinò ai costruttori di edificare le mura e la cinta muraria del monte Sion con pietre quadrate per fortificazione, e così fecero. 12Gli stranieri che stavano nelle fortezze edificate da Bàcchide fuggirono; 13ognuno abbandonò la sua posizione e tornò alla sua terra; 14solo in Bet-Zur erano rimasti alcuni traditori della legge e dei comandamenti; fu quello il loro rifugio.
15Il re Alessandro seppe dell'ambasciata che Demetrio aveva mandato a Giònata; gli narrarono anche le battaglie e gli atti di valore che egli e i suoi fratelli avevano compiuto e le fatiche sopportate 16e disse: «Troveremo un altro come lui? Facciamocelo amico e alleato». 17Scrisse e spedì a lui questa lettera:
18«Il re Alessandro al fratello Giònata salute. 19Abbiamo sentito dire di te che sei uomo forte e potente e disposto ad essere nostro amico. 20Noi dunque ti nominiamo oggi sommo sacerdote del tuo popolo e amico del re - gli aveva inviato anche la porpora e la corona d'oro - perché tu favorisca la nostra causa e mantenga amicizia con noi». [vv. 21-54] [<<< 21-54] 21Giònata indossò le vesti sacre nel settimo mese dell'anno centosessanta nella festa delle Capanne e arruolò soldati e fece preparare molte armi.
22Demetrio venne a sapere queste cose e si rattristò e disse: 23«Perché abbiamo lasciato che Alessandro ci prevenisse nell'accaparrarsi l'amicizia dei Giudei a suo sostegno? 24Scriverò anch'io parole d'invito e proposte di onori e di doni, perché passino dalla nostra parte». 25Scrisse loro in questi termini: «Il re Demetrio al popolo dei Giudei salute. 26Avete osservato le nostre alleanze e siete rimasti nella nostra amicizia e non siete passati ai nostri nemici: l'abbiamo saputo e ne siamo felici. 27Continuate dunque a mantenerci la vostra fedeltà e ricambieremo con favori quello che farete per noi. 28Vi concederemo ampie immunità e vi invieremo doni. 29Fin da ora dispenso voi ed esonero tutti i Giudei dal tributo e dalla tassa del sale e dalle corone. 30Rinuncio anche da oggi in poi a riscuotere dalla Giudea e dai tre distretti che le sono annessi, dalla Samaria e dalla Galilea, la terza parte del grano e la metà dei frutti degli alberi che mi spetta, da oggi per sempre. 31Gerusalemme sia santa ed esente con il suo distretto e così siano sacre le decime e i tributi. 32Rinuncio anche al potere sull'Acra in Gerusalemme e la concedo al sommo sacerdote perché vi stabilisca uomini da lui scelti a presidiarla. 33Rimetto in libertà senza compenso anche ogni persona giudea, fatta prigioniera fuori del paese di Giuda in tutti i miei domìni; tutti siano esonerati dai tributi, anche da quelli del bestiame. 34Tutte le feste e i sabati e i noviluni e il triduo prima e il triduo dopo la festa siano tutti giorni di esenzione e di immunità per tutti i Giudei che sono nel mio regno; 35nessuno avrà il potere di intentare causa contro di loro o di disturbarli per alcun motivo. 36Si potranno arruolare nell'esercito del re fino a tremila Giudei e sarà dato loro il soldo, come spetta a tutte le forze del re. 37Saranno posti di stanza alcuni di loro nelle più grandi fortezze del re, alcuni di loro saranno anche preposti agli affari di fiducia del regno; i loro superiori e i comandamenti saranno scelti tra di loro e potranno regolarsi secondo le loro leggi, come ha prescritto il re anche per la Giudea. 38I tre distretti assegnati alla Giudea, detraendoli dalla regione della Samaria, saranno riconosciuti dalla Giudea e considerati come sottoposti a uno solo e non dipendenti da altra autorità che non sia quella del sommo sacerdote. 39Assegno Tolemàide e le sue dipendenze come dono al tempio di Gerusalemme per le spese necessarie al santuario. 40Io personalmente assegno ogni anno quindicimila sicli d'argento prelevati dai diritti del re sulle località più convenienti. 41Gli ulteriori contributi che non sono stati versati dagli incaricati come negli anni precedenti, d'ora in poi saranno corrisposti per le oprere del tempio. 42Oltre a ciò i cinquemila sicli che venivano prelevati dall'ammontare delle entrate annuali del tempio sono anche condonati perché appartengono ai sacerdoti che vi prestano servizio. 43Chiunque si rifugerà nel tempio di Gerusalemme e nella sua zona con debiti da rendere al re o per qualunque motivo, sarà dichiarato libero con quanto gli appartiene nel mio regno. 44Per le costruzioni e i restauri nel tempio le spese saranno sostenute dalla cassa del re. 45Anche per la costruzione delle mura e delle fortificazioni intorno a Gerusalemme le spese saranno sostenute dall'erario del re e così la costruzione di mura nella Giudea».
46Quando Giònata e il popolo intesero simili espressioni, non vi prestarono fede e non le accettarono, ricordando le grandi iniquità da lui compiute contro Israele e quanto li avesse fatti soffrire. 47Ma preferirono Alessandro, perché questi era stato il primo ad avviare trattative di pace, e gli furono sempre alleati.
48Il re Alessandro raccolse grandi forze e uscì in campo contro Demetrio. 49I due re attaccarono battaglia e l'esercito di Demetrio fu messo in fuga; Alessandro lo inseguì ed ebbe la meglio sulle sue truppe; 50la battaglia infuriò fino al tramonto del sole e Demetrio cadde ucciso in quel giorno.
51Alessandro mandò allora ambasciatori al re Tolomeo con questo messaggio: 52«Poiché sono rientrato nel mio regno e mi sono seduto sul trono dei miei padri, ho ripreso il comando e ho sconfitto Demetrio - egli si era impadronito del mio territorio 53ma io gli ho mosso guerra ed egli e il suo esercito furono sconfitti dal nostro e ci siamo seduti sul trono del suo regno - 54concludiamo tra di noi amicizia; tu concedimi in sposa tua figlia, io sarò tuo genero e offrirò a te e a lei doni degni di te».
55Tolomeo rispose: «Felice il giorno in cui sei tornato nella terra dei tuoi padri e ti sei seduto sul trono del loro regno. [vv. 56-69] [<<< 56-69] 56Io farò quanto hai proposto nella lettera, ma tu vienimi incontro fino a Tolemàide, perché ci vediamo a vicenda, e io diventerò tuo suocero, come hai chiesto».
57Tolomeo partì dall'Egitto con la figlia Cleopatra e si recò a Tolemàide nell'anno centosessantadue. 58Gli andò incontro il re Alessandro: Tolomeo gli diede sua figlia Cleopatra e celebrò le nozze con lei in Tolemàide secondo lo stile dei re con grande sfarzo.
59Il re Alessandro scrisse a Giònata di venirgli incontro. 60Egli andò con grande parata a Tolemàide e s'incontrò con i due re; offrì loro e ai loro amici oro e argento e molti doni e si guadagnò il loro favore. 61Si accordarono però contro di lui uomini pestiferi d'Israele, traditori della legge, per deporre contro di lui, ma il re non prestò loro ascolto. 62Il re invece diede ordine di far deporre a Giònata le sue vesti e di rivestirlo della porpora e l'ordine fu eseguito. 63Il re lo fece sedere accanto a sé e disse ai suoi ufficiali: «Attraversate con lui la città e proclamate che nessuno porti accuse contro di lui per qualunque motivo e nessuno gli rechi molestia in alcun modo». 64Ora, quando i suoi accusatori videro gli onori che riceveva, come proclamava il banditore, e che era stato rivestito di porpora, si dileguarono tutti. 65Il re gli conferì onori e lo ascrisse tra i suoi primi amici e lo costituì stratega e governatore della provincia. 66Così Giònata tornò a Gerusalemme in pace e gioia.
67Nell'anno centosessantacinque Demetrio, figlio di Demetrio, venne da Creta nella terra dei suoi padri. 68Il re Alessandro, quando lo seppe, ne fu assai preoccupato e tornò in Antiochia. 69Demetrio affidò il governo della Celesiria ad Apollonio e questi raccolse un grande esercito, si accampò presso Iamnia e inviò al sommo sacerdote Giònata questo messaggio:
70«Soltanto tu ti sei alzato contro di noi e io sono diventato oggetto di derisione e di scherno a causa tua. Perché ti fai forte contro di noi stando sui monti? [v. 71] [<< 71] 71Ora, se sei tanto sicuro delle tue forze, scendi contro di noi nella pianura e qui misuriamoci, perché con me c'è la forza delle città. 72Infòrmati e sappi chi sono io e chi sono gli altri miei alleati. Questi ti diranno: Non potrete tener saldo il piede davanti a noi, perché gia due volte sono stati da noi sconfitti i tuoi padri nella loro terra. [vv. 73-89] [<<< 73-89] 73Così ora non potrai resistere alla cavalleria e a un esercito come il nostro in pianura, ove non c'è roccia né scoglio né luogo in cui rifugiarsi». 74Quando Giònata intese le parole di Apollonio, ne ebbe l'animo irritato; scelse diecimila uomini e uscì da Gerusalemme. Suo fratello Simone gli venne incontro per aiutarlo. 75Si accampò presso Giaffa, ma gli abitanti avevano chiuso la città, perché a Giaffa vi era un presidio di Apollonio. Le diedero l'assalto; 76i cittadini spaventati aprirono e Giònata fu padrone di Giaffa. 77Apollonio lo seppe e mise in campo tremila cavalli e molte truppe e si mosse verso Asdòd, come se intendesse fare quel percorso, ma subito si spinse nella pianura, poiché aveva una cavalleria numerosa sulla quale contava. 78Giònata lo inseguì alle spalle in direzione di Asdòd e gli eserciti attaccarono battaglia. 79Apollonio aveva lasciato un migliaio di cavalieri nascosti dietro di loro; 80Giònata però si era accorto che c'era un appostamento dietro di lui. Quelli circondarono il suo schieramento e lanciarono frecce contro le truppe da mattina fino a sera. 81Ma le truppe tennero fermo come aveva ordinato Giònata, mentre i cavalli di quelli si stancarono. 82Allora Simone fece uscire le sue riserve e attaccò la falange e poiché la cavalleria ormai era esausta, quelli furono travolti e si diedero alla fuga; 83i cavalieri si dispersero nella pianura e gli altri si rifugiarono in Asdòd ed entrarono in Bret-Dagon, il tempio del loro idolo, in cerca di scampo. 84Giònata allora incendiò Asdòd e le città all'intorno, prese le loro spoglie e diede alle fiamme anche il tempio di Dagon e quanti vi si erano rifugiati. 85Gli uccisi di spada e i morti tra le fiamme assommarono a circa ottomila uomini. 86Poi Giònata tolse il campo di là e si accampò di fronte ad Ascalòna e i cittadini gli vennero incontro con grandi onori. 87Così Giònata tornò in Gerusalemme con i suoi uomini carichi di bottino. 88Il re Alessandro, udendo queste notizie, aumentò gli onori a Giònata; 89gli inviò la fibbia d'oro che si usa inviare ai parenti del re e gli diede in possesso Ekròn e tutto il suo territorio.
[vv. 1-89]
[<<< 1-89] 1Nell’anno centosessanta Alessandro Epìfane, figlio di Antioco, s’imbarcò e occupò Tolemàide, dove fu ben accolto e cominciò a regnare. 2Quando lo seppe, il re Demetrio radunò un esercito molto grande e gli mosse contro per fargli guerra. 3Demetrio mandò anche lettere a Giònata, con espressioni di amicizia per esaltarlo. 4Diceva infatti tra sé: «Affrettiamoci a far pace con Giònata, prima che lui la faccia con Alessandro contro di noi. 5Si ricorderà certo di tutti i mali che abbiamo causato a lui, ai suoi fratelli e al suo popolo». 6Gli concesse facoltà di raccogliere milizie, di preparare armi e considerarsi suo alleato, e gli fece restituire gli ostaggi che erano nella Cittadella. 7Giònata venne a Gerusalemme e lesse le lettere davanti a tutto il popolo e a quelli della Cittadella, 8i quali ebbero grande timore quando sentirono che il re gli aveva concesso facoltà di arruolare milizie. 9Quelli della Cittadella perciò restituirono gli ostaggi a Giònata, che li rese ai loro genitori. 10Giònata allora pose la residenza a Gerusalemme e incominciò a ricostruire e rinnovare la città. 11Ordinò ai costruttori di edificare le mura e la cinta muraria del monte Sion con pietre quadrate per fortificazione, e così fecero. 12Gli stranieri che stavano nelle fortezze edificate da Bàcchide fuggirono, 13abbandonando ciascuno la sua posizione e tornando alla propria terra; 14solo a Bet-Sur rimasero alcuni traditori della legge e dei comandamenti, e fu quello il loro rifugio.
15Il re Alessandro seppe dell’ambasciata che Demetrio aveva mandato a Giònata; gli narrarono anche le battaglie e gli atti di valore che egli e i suoi fratelli avevano compiuto e le fatiche sopportate. 16Allora disse: «Troveremo un altro come lui? Facciamocelo amico e nostro alleato». 17Scrisse e spedì a lui questa lettera:
18«Il re Alessandro al fratello Giònata, salute! 19Abbiamo sentito dire di te che sei uomo forte e potente e disposto a essere nostro amico. 20Noi dunque ti nominiamo oggi sommo sacerdote del tuo popolo e amico del re – gli aveva inviato anche la porpora e la corona d’oro – perché tu favorisca la nostra causa e mantenga amicizia con noi». 21Giònata indossò le vesti sacre nel settimo mese dell’anno centosessanta, nella festa delle Capanne, arruolò soldati e fece preparare molte armi.
22Demetrio venne a sapere queste cose e rattristato disse: 23«Perché abbiamo lasciato che Alessandro ci prevenisse nell’accaparrarsi l’amicizia dei Giudei a suo sostegno? 24Scriverò anch’io parole d’invito con proposte di onori e di doni, perché mi siano di aiuto». 25Scrisse loro in questi termini: «Il re Demetrio alla nazione dei Giudei, salute! 26Avete osservato le nostre alleanze, siete rimasti nella nostra amicizia e non siete passati ai nostri nemici: l’abbiamo saputo e ce ne siamo rallegrati. 27Continuate dunque a mantenerci la vostra fedeltà e ricambieremo con favori quello che farete per noi. 28Vi concederemo ampie immunità e vi invieremo doni. 29Fin da ora dispenso voi ed esonero tutti i Giudei dal tributo e dalla tassa del sale e dalle corone. 30Rinuncio anche da oggi in poi a riscuotere dalla Giudea e dai tre distretti che le sono annessi, dalla Samaria e dalla Galilea, la terza parte del grano e la metà dei frutti degli alberi che mi spetta, da oggi per sempre. 31Gerusalemme con il suo distretto sia santa ed esente dalle decime e dai tributi. 32Rinuncio al potere sulla Cittadella di Gerusalemme e la cedo al sommo sacerdote, perché vi stabilisca uomini da lui scelti a presidiarla. 33Rimetto in libertà senza compenso ogni persona giudea, fatta prigioniera fuori del paese di Giuda in tutti i miei domìni; tutti siano esonerati dai tributi, anche da quelli del bestiame. 34Tutte le feste, i sabati, i noviluni, i giorni stabiliti, il triduo prima e il triduo dopo la festa, siano tutti giorni di esenzione e di immunità per tutti i Giudei che sono nel mio regno; 35nessuno avrà il potere di intentare causa contro di loro o di disturbarli per alcun motivo. 36Si arruoleranno nell’esercito del re fino a trentamila uomini e sarà dato loro il soldo, come spetta a tutte le forze del re. 37Sarà posto di stanza qualcuno di loro nelle più grandi fortezze del re e alcuni di loro saranno preposti agli affari di fiducia del regno; i loro superiori e i comandanti saranno scelti tra di loro e potranno regolarsi secondo le loro leggi, come ha prescritto il re anche per la Giudea. 38I tre distretti assegnati alla Giudea, detraendoli dalla regione della Samaria, saranno riconosciuti alla Giudea e considerati come sottoposti a uno solo e non dipendenti da altra autorità che non sia quella del sommo sacerdote. 39Assegno Tolemàide e le sue dipendenze come dono al tempio di Gerusalemme, per le spese necessarie al santuario. 40Dai diritti del re sulle località di mia spettanza, io ogni anno assegno quindicimila sicli d’argento. 41Gli ulteriori contributi, che non sono stati versati dagli incaricati come negli anni precedenti, d’ora in poi saranno corrisposti per le opere del tempio. 42Oltre a ciò, i cinquemila sicli che venivano prelevati dall’ammontare delle entrate annuali del tempio, sono condonati anch’essi, perché appartengono ai sacerdoti che vi prestano servizio. 43Chiunque si rifugerà nel tempio di Gerusalemme e nella sua zona, con debiti da rendere al re o per qualunque motivo, sarà dichiarato libero con quanto gli appartiene nel mio regno. 44Per le costruzioni e i restauri nel tempio le spese saranno sostenute dalla cassa del re. 45Anche per la costruzione delle mura e delle fortificazioni intorno a Gerusalemme le spese saranno sostenute dall’erario del re e così per la costruzione di mura nella Giudea».
46Quando Giònata e il popolo intesero simili espressioni, non vi prestarono fede e non le accettarono, ricordando le grandi iniquità da lui compiute contro Israele e quanto li avesse fatti soffrire. 47Invece preferirono Alessandro, perché questi era stato il primo ad avviare trattative di pace, e gli furono sempre alleati.
48Il re Alessandro raccolse grandi forze e uscì in campo contro Demetrio. 49I due re attaccarono battaglia e l’esercito di Demetrio fu messo in fuga; Alessandro lo inseguì ed ebbe la meglio sulle sue truppe. 50La battaglia infuriò fino al tramonto del sole e Demetrio cadde ucciso in quel giorno. 51Alessandro mandò allora ambasciatori a Tolomeo, re d’Egitto, con questo messaggio: 52«Ecco, sono rientrato nel mio regno e mi sono seduto sul trono dei miei padri; ho ripreso il comando e ho sconfitto Demetrio e mi sono impadronito della nostra regione. 53Infatti gli ho mosso guerra ed egli e il suo esercito sono stati sconfitti da noi, sicché ci siamo seduti sul trono del suo regno. 54Ora, perciò, concludiamo tra noi un patto di amicizia; tu concedimi in sposa tua figlia, io sarò tuo genero e offrirò a te e a lei doni degni di te».
55Il re Tolomeo rispose: «Felice il giorno in cui sei tornato nella terra dei tuoi padri e ti sei seduto sul trono del loro regno. 56Io farò quanto hai proposto, ma tu vienimi incontro fino a Tolemàide, perché possiamo vederci l’un l’altro, e io diventerò tuo suocero, come hai chiesto».
57Tolomeo partì dall’Egitto con la figlia Cleopatra e si recò a Tolemàide nell’anno centosessantadue. 58Gli andò incontro il re Alessandro: Tolomeo gli diede sua figlia Cleopatra e celebrò le sue nozze a Tolemàide, secondo lo stile dei re, in grande sfarzo.
59Il re Alessandro scrisse a Giònata di venirgli incontro. 60Egli andò con grande sfarzo a Tolemàide e s’incontrò con i due re; offrì a loro e ai loro amici oro e argento e molti doni, e si guadagnò il loro favore. 61Si accordarono però contro di lui uomini pestiferi d’Israele, traditori della legge, per deporre contro di lui, ma il re non prestò loro ascolto. 62Il re invece diede ordine di far deporre a Giònata le sue vesti e di rivestirlo della porpora, e l’ordine fu eseguito. 63Il re lo fece sedere accanto a sé e disse ai suoi ufficiali: «Attraversate con lui la città e proclamate che nessuno porti accuse contro di lui, per qualunque motivo, e nessuno gli rechi molestia in alcun modo». 64Ora, quando i suoi accusatori videro gli onori che riceveva, come proclamava il banditore, e che era stato rivestito di porpora, si dileguarono tutti. 65Il re gli conferì onori e lo ascrisse tra i suoi primi amici e lo costituì stratega e governatore della provincia. 66Così Giònata tornò a Gerusalemme in pace e gioia.
67Nell’anno centosessantacinque Demetrio, figlio di Demetrio, venne da Creta nella terra dei suoi padri. 68Il re Alessandro, quando lo seppe, ne fu assai preoccupato e tornò ad Antiòchia. 69Demetrio affidò il governo della Celesiria ad Apollònio, il quale, radunato un grande esercito, si accampò presso Iàmnia e inviò al sommo sacerdote Giònata questo messaggio:
70«Soltanto tu ti sei alzato contro di noi e io sono diventato oggetto di derisione e di scherno a causa tua. Perché ti fai forte contro di noi stando sui monti? 71Ora, se sei tanto sicuro delle tue forze, scendi contro di noi nella pianura e qui misuriamoci, perché con me c’è la forza delle città. 72Infórmati e sappi chi sono io e chi sono gli altri che ci aiutano. Ti diranno: “Non potete tenere saldo il piede davanti a noi, perché già due volte sono stati da noi respinti i tuoi padri nella loro terra”. 73Così ora non potrai resistere alla cavalleria e a un esercito come il nostro in pianura, ove non c’è roccia né scoglio né luogo in cui rifugiarsi». 74Quando Giònata intese le parole di Apollònio, ne ebbe l’animo irritato; scelse diecimila uomini e uscì da Gerusalemme. Suo fratello Simone gli venne incontro per aiutarlo. 75Si accampò presso Giaffa, ma gli abitanti avevano chiuso la città, perché a Giaffa c’era un presidio di Apollònio. Le diedero l’assalto 76e i cittadini, spaventati, aprirono. Così Giònata divenne padrone di Giaffa. 77Apollònio lo seppe e mise in campo tremila cavalieri e molte truppe e si mosse verso Azoto, come se intendesse fare quel percorso; ma subito si spinse nella pianura, poiché aveva una cavalleria numerosa, sulla quale contava. 78Giònata lo inseguì alle spalle in direzione di Azoto e gli eserciti attaccarono battaglia. 79Apollònio aveva lasciato un migliaio di cavalieri nascosti dietro di loro; 80Giònata però si era accorto che c’era un appostamento dietro di lui. Quelli circondarono il suo schieramento e lanciarono frecce contro le truppe dal mattino alla sera. 81Ma le truppe tennero fermo, come aveva ordinato Giònata, mentre i cavalli di quelli si stancarono. 82Allora Simone fece uscire le sue riserve e attaccò la falange e, poiché la cavalleria ormai era esausta, quelli furono da lui travolti e si diedero alla fuga; 83i cavalieri si dispersero nella pianura: fuggirono verso Azoto ed entrarono in Bet-Dagon, il tempio del loro idolo, in cerca di scampo. 84Giònata allora incendiò Azoto e le città dei dintorni, prese le loro spoglie e diede alle fiamme anche il tempio di Dagon con quanti vi si erano rifugiati. 85Gli uccisi di spada e i morti tra le fiamme assommarono a circa ottomila uomini. 86Poi Giònata tolse il campo di là e si accampò di fronte ad Àscalon, e i cittadini gli vennero incontro con grandi onori. 87Così Giònata tornò a Gerusalemme con i suoi uomini carichi di bottino. 88Il re Alessandro, udendo queste notizie, aumentò gli onori a Giònata; 89gli inviò la fibbia d’oro, che si usa donare ai parenti del re, e gli diede in possesso Ekron e tutto il suo territorio.
[vv. 1-8] [<<< 1-8] 1Il re d'Egitto raccolse forze numerose come la sabbia che è lungo il lido del mare e molte navi e cercava di impadronirsi con inganno del regno di Alessandro per annetterlo al proprio regno. 2Venne in Siria con dimostrazioni pacifiche e tutte le città gli aprivano le porte e gli andavano incontro, perché era ordine del re Alessandro di andargli incontro, essendo suo suocero. 3Ma quando Tolomeo entrava nelle città, stabiliva in ognuna di esse le sue truppe di guarnigione. 4Quando giunse ad Asdòd, gli mostrarono il tempio di Dagon bruciato e i villaggi intorno distrutti, i cadaveri buttati qua e là e quelli carbonizzati dagli incendi nella guerra: li avevano appunto accumulati lungo il percorso del re. 5Raccontarono al re quanto aveva fatto Giònata, per metterlo in cattiva luce, ma il re tacque. 6Giònata andò incontro al re in Giaffa con grande apparato e si salutarono a vicenda e passarono la notte colà. 7Giònata accompagnò poi il re fino al fiume chiamato Elèutero e fece ritorno in Gerusalemme. 8Il re Tolomeo si impadronì di tutte le città della costa fino a Selèucia marittima e covava piani iniqui riguardo ad Alessandro. 9Mandò un'ambasciata a dire al re Demetrio: «Su, concludiamo un'alleanza fra noi: io ti darò mia figlia, che Alessandro ha in moglie, e la possibilità di rientrare nel regno di tuo padre. [vv. 10-56] [<<< 10-56] 10Mi sono pentito di avergli dato mia figlia, perché ha cercato di uccidermi». 11Lo calunniò perché egli aspirava al suo regno; 12quindi, toltagli la figlia, la diede a Demetrio e cambiò atteggiamento verso Alessandro e divenne così manifesta la loro inimicizia. 13Tolomeo entrò in Antiochia e cinse la corona dell'Asia; si pose in capo due corone, quella dell'Egitto e quella dell'Asia. 14Alessandro in quel frattempo era in Cilicia, perché si erano sollevati gli abitanti di quelle province. 15Appena seppe la cosa, Alessandro venne contro di lui per combatterlo. Tolomeo condusse l'esercito contro di lui e gli andò incontro con forze ingenti e lo sconfisse. 16Alessandro fuggì in Arabia per trovarvi scampo e il re Tolomeo trionfò. 17L'arabo Zabdiel tagliò la testa ad Alessandro e la mandò a Tolomeo. 18Ma anche il re Tolomeo morì tre giorni dopo e quelli che egli aveva lasciato nelle fortezze furono sopraffatti da altri che si trovavano sulle fortezze stesse. 19Così Demetrio divenne re nell'anno centosessantasette.
20In quei giorni Giònata radunò gli uomini della Giudea per espugnare l'Acra in Gerusalemme e allestì molte macchine contro di essa. 21Allora alcuni nemici del popolo, uomini iniqui, corsero dal re ad annunciare che Giònata assediava l'Acra. 22Sentendo la cosa, quegli si adirò; quando ne ebbe conferma, si mise subito in viaggio, venne a Tolemàide e scrisse a Giònata di sospendere l'assedio e di andargli incontro a Tolemàide al più presto per un colloquio. 23Quando Giònata ricevette il messaggio, ordinò di continuare l'assedio e, scelti alcuni anziani e sacerdoti, decise di esporre se stesso al pericolo; 24prese con sé argento e oro, vesti e molti altri doni e si recò dal re a Tolemàide e trovò favore presso di lui. 25C'erano però alcuni traditori del suo popolo a deporre contro di lui, 26ma il re lo trattò come lo avevano trattato i suoi predecessori e lo esaltò davanti a tutti i suoi amici, 27lo confermò nella dignità di sommo sacerdote e in tutti gli onori che aveva prima e stabilì che fosse annoverato tra i primi suoi amici. 28Giònata ottenne che il re dichiarasse la Giudea esente dai tributi insieme alle tre toparchie e alla Samaria e gli promise trecento talenti. 29Il re acconsentì e scrisse a Giònata, a proposito di tutto questo, lettere del seguente tenore:
30«Il re Demetrio al fratello Giònata e al popolo dei Giudei salute. 31Rimettiamo anche a voi copia della lettera che abbiamo scritta a Làstene nostro parente intorno a voi, perché ne prendiate conoscenza. 32Re Demetrio a Làstene suo padre salute. 33Abbiamo deciso di beneficare il popolo dei Giudici nostri amici e rispettosi dei nostri diritti, per la loro benevolenza nei nostri riguardi. 34Abbiamo assegnato a loro il territorio della Giudea; i tre distretti di Afèrema, Lidda e Ramatàim restano trasferiti dalla Samaria alla Giudea con le loro dipendenze in favore di quanti offrono sacrifici in Gerusalemme, in compenso dei diritti che il re prelevava in passato ogni anno da loro sui frutti della terra e degli alberi. 35Da qui innanzi tutte le altre nostre competenze delle decime e delle tasse a noi dovute e le saline e le corone a noi spettanti, tutto condoniamo loro. 36Nessuna di queste disposizioni sarà mai revocata da oggi. 37Sia dunque vostra cura preparare una copia della presente e rimetterla a Giònata perché sia esposta sul monte santo in luogo visibile».
38Il re Demetrio, vedendo che il paese era in pace sotto di lui e nessuno gli faceva resistenza, congedò le truppe perché ognuno tornasse a casa sua, eccetto le forze straniere che aveva assoldate dalle isole dei pagani. Allora gli si inimicarono tutte le milizie dei suoi padri. 39Trifone, che prima stava con Alessandro, vide che tutte le milizie mormoravano contro Demetrio e andò presso l'arabo Imalcue che allevava il piccolo Antioco figlio di Alessandro. 40Egli insistette che glielo cedesse per farlo regnare al posto di suo padre e gli riferì quanto aveva detto Demetrio e l'ostilità che avevano per lui i soldati, e rimase là molti giorni. 41Giònata intanto mandò a chiedere al re che richiamasse gli occupanti dell'Acra in Gerusalemme e quelli delle altre fortezze, perché erano sempre in lotta con Israele. 42Demetrio fece rispondere a Giònata: «Non solo questo farò per te e per il tuo popolo ma colmerò te e il tuo popolo di onori appena ne avrò l'opportunità. 43Ora però farai bene a inviarmi uomini che combattano con me, perché si sono ritirate le mie truppe». 44Giònata gli inviò ad Antiochia tremila degli uomini più forti; essi si recarono presso il re, e il re si rallegrò della loro venuta. 45I cittadini della capitale si radunarono al centro della città in numero di circa centoventimila uomini e volevano eliminare il re. 46Il re si rifugiò nel palazzo, ma i cittadini occuparono le vie della città e incominciarono i combattimenti. 47Il re chiamò in aiuto i Giudei, i quali accorsero tutti a lui; poi si sparsero per la città e ne uccisero in quel giorno circa centomila; 48quindi incendiarono la città, fecero in quel giorno gran bottino e salvarono il re. 49I cittadini videro che i Giudei si erano impadroniti della città a loro piacere e si persero d'animo e gridarono verso il re con voce supplichevole: 50«Stendi a noi la destra e desistano i Giudei dal combattere noi e la città». 51Gettarono le armi e fecero la pace. I Giudei crebbero in fama presso il re e presso quanti erano nel suo regno e fecero ritorno in Gerusalemme portando grande bottino. 52Demetrio rimase sul trono del suo regno e il paese fu in pace sotto di lui. 53Ma rinnegò quanto aveva detto, cambiò rapporti con Giònata e non corrispose alla benevolenza che questi gli aveva dimostrata e lo fece soffrire molto.
54Dopo questi fatti, Trifone ritornò con Antioco ancora adolescente, il quale cominciò a regnare e cinse la corona. 55Si raccolsero presso di lui tutte le milizie che Demetrio aveva licenziate e mossero guerra contro di lui ed egli fuggì e rimase sconfitto. 56Trifone catturò gli elefanti e si impadronì di Antiochia. 57Allora il giovinetto Antioco scrisse a Giònata: «Ti confermo il sommo sacerdozio, ti faccio capo dei quattro distretti e ti concedo di essere tra gli amici del re». [vv. 58-74] [<<< 58-74] 58Gli inviò vasi d'oro e un servizio da tavola con la facoltà di bere in quei vasi, di vestire la porpora e portare la fibbia d'oro. 59Nominò anche Simone suo fratello comandante dalla Scala di Tiro fino ai confini dell'Egitto. 60Giònata si diede a percorrere la provincia dell'Oltrefiume e le varie città e accorse a lui, come alleato, tutto l'esercito della Siria. Andò ad Ascalòna e i cittadini gli uscirono incontro a rendergli omaggio. 61Di là passò a Gaza, ma gli abitanti di Gaza gli chiusero le porte; egli la cinse d'assedio e incendiò i sobborghi e li mise a sacco. 62Allora quelli di Gaza supplicarono Giònata, il quale diede loro la destra, prelevando i figli dei loro capi come ostaggi e inviandoli a Gerusalemme; poi percorse la regione fino a Damasco. 63Giònata venne a sapere che i capi di Demetrio si trovavano presso Cades in Galilea con un numeroso esercito e con l'intenzione di distorglielo dall'impresa. 64Egli si mosse contro di loro, lasciando il fratello Simone nel paese. 65Simone si accampò contro Bet-Zur e l'assalì per molti giorni assediandola. 66Allora supplicarono che desse loro la destra ed egli la diede, ma li fece sloggiare di là, occupò la città e vi pose una guarnigione. 67Giònata a sua volta e il suo esercito si erano accampati presso il lago di Gennesaret e raggiunsero di buon mattino la pianura di Casòr. 68Ed ecco l'esercito degli stranieri avanzare contro di lui nella pianura, dopo aver disposto appostamenti contro di lui sui monti. Essi avanzavano di fronte 69quando gli appostati sbucarono dalle loro posizioni e attaccarono battaglia. 70Tutti gli uomini di Giònata fuggirono, nessuno di loro rimase se non Mattatia figlio di Assalonne e Giuda figlio di Calfi, comandanti di contingenti dell'esercito. 71Allora Giònata si stracciò le vesti, si cosparse il capo di polvere e si prostrò a pregare. 72Poi ritornò a combattere contro di loro, li sconfisse e li costrinse alla fuga. 73I suoi che erano fuggiti, quando videro ciò, ritornarono a lui e con lui si diedero all'inseguimento fino a Cades dov'era il loro accampamento e là anch'essi si accamparono. 74Gli stranieri caduti in quel giorno furono circa tremila. Giònata tornò poi in Gerusalemme.
[vv. 1-74]
[<<< 1-74] 1Il re d’Egitto raccolse forze numerose come la sabbia che è lungo il lido del mare e molte navi, cercando d’impadronirsi con inganno del regno di Alessandro per annetterlo al proprio regno. 2Venne in Siria con dimostrazioni pacifiche, e tutte le città gli aprivano le porte e gli andavano incontro, perché era ordine del re Alessandro di andargli incontro, essendo suo suocero. 3Ma quando Tolomeo entrava nelle città, stabiliva in ognuna di esse le sue truppe di guarnigione. 4Quando giunse ad Azoto, gli mostrarono il tempio di Dagon bruciato e Azoto e i villaggi intorno distrutti, i cadaveri buttati qua e là e quelli carbonizzati, che Giònata aveva bruciato nella guerra: li avevano appunto accumulati lungo il suo percorso. 5Raccontarono al re quanto aveva fatto Giònata, per metterlo in cattiva luce, ma il re tacque. 6Giònata andò incontro al re a Giaffa con sfarzo e si salutarono scambievolmente e vi passarono la notte. 7Giònata accompagnò poi il re fino al fiume chiamato Elèutero e fece ritorno a Gerusalemme. 8Il re Tolomeo si impadronì di tutte le città della costa fino a Selèucia marittima e covava piani iniqui riguardo ad Alessandro. 9Mandò ambasciatori a dire al re Demetrio: «Su, concludiamo un’alleanza fra noi: io ti darò mia figlia che Alessandro ha in moglie, e regnerai nel regno di tuo padre. 10Mi sono pentito di avergli dato mia figlia, perché ha cercato di uccidermi». 11In realtà lo calunniava, perché egli aspirava al suo regno. 12Quindi, toltagli la figlia, la diede a Demetrio e cambiò atteggiamento verso Alessandro e così divenne manifesta la loro inimicizia. 13Tolomeo entrò in Antiòchia e cinse la corona dell’Asia; si pose in capo due corone, quella dell’Egitto e quella dell’Asia. 14Il re Alessandro in quel frattempo era in Cilicia, perché si erano sollevati gli abitanti di quelle province. 15Appena seppe la cosa, Alessandro venne contro di lui per combatterlo. Tolomeo condusse l’esercito contro di lui, gli andò incontro con forze ingenti e lo sconfisse. 16Alessandro fuggì in Arabia per trovarvi scampo e il re Tolomeo trionfò. 17L’arabo Zabdièl tagliò la testa ad Alessandro e la mandò a Tolomeo. 18Ma anche il re Tolomeo morì al terzo giorno, e coloro che si trovavano nelle sue fortezze furono sopraffatti da quelli che già erano di stanza nelle fortezze. 19Così Demetrio divenne re nell’anno centosessantasette.
20In quei giorni Giònata radunò gli uomini della Giudea per espugnare la Cittadella di Gerusalemme e allestì molte macchine contro di essa. 21Allora alcuni nemici del popolo, uomini iniqui, che odiavano la propria gente, corsero dal re ad annunciare che Giònata assediava la Cittadella. 22Sentendo la cosa, quegli si adirò; quando ne ebbe conferma, si mise subito in viaggio, venne a Tolemàide e scrisse a Giònata di sospendere l’assedio e di andargli incontro a Tolemàide al più presto per un colloquio. 23Quando Giònata ricevette il messaggio, ordinò di continuare l’assedio e, scelti alcuni anziani e sacerdoti, decise di esporre se stesso al pericolo; 24prese con sé argento e oro, vesti e molti altri doni, e si recò dal re a Tolemàide e trovò favore presso di lui. 25C’erano però alcuni rinnegati del suo popolo a deporre contro di lui, 26ma il re lo trattò come lo avevano trattato i suoi predecessori e lo esaltò davanti a tutti i suoi amici, 27lo confermò nella dignità di sommo sacerdote e in tutti gli onori che aveva prima e stabilì che fosse annoverato tra i primi suoi amici. 28Giònata poi chiese che il re dichiarasse la Giudea esente dai tributi, insieme alle tre toparchie e alla Samaria, e gli promise trecento talenti. 29Il re acconsentì e scrisse a Giònata, a proposito di tutto questo, lettere del seguente tenore:
30«Il re Demetrio al fratello Giònata e alla nazione dei Giudei, salute! 31Rimettiamo anche a voi copia della lettera che abbiamo scritto a Làstene, nostro parente, intorno a voi, perché ne prendiate conoscenza. 32“Re Demetrio a Làstene, suo padre, salute! 33Abbiamo deciso di beneficare la nazione dei Giudei, nostri amici e rispettosi dei nostri diritti, per la loro benevolenza nei nostri riguardi. 34Abbiamo assegnato loro il territorio della Giudea e i tre distretti di Afèrema, Lod e Ramatàim; restano trasferiti dalla Samaria alla Giudea con le loro dipendenze in favore di quanti offrono sacrifici a Gerusalemme, in compenso dei diritti che il re prelevava in passato ogni anno da loro sui frutti della terra e degli alberi. 35D’ora innanzi tutte le altre nostre competenze delle decime e delle tasse a noi dovute e le saline e le corone a noi spettanti, tutto condoniamo loro. 36Nessuna di queste disposizioni sarà mai revocata da oggi e per sempre. 37Sia dunque vostra cura preparare una copia della presente e rimetterla a Giònata, perché sia esposta sul monte santo in luogo visibile”».
38Il re Demetrio, vedendo che il paese rimaneva tranquillo sotto di lui e nessuno gli faceva resistenza, congedò tutte le sue truppe perché ognuno tornasse a casa sua, eccetto le forze straniere che aveva assoldate dalle isole dei pagani. Allora gli si inimicarono tutte le milizie dei suoi padri. 39Trifone, che prima stava con quelli di Alessandro, come vide che tutte le milizie mormoravano contro Demetrio, andò presso l’arabo Imalcuè, che allevava il piccolo Antioco, figlio di Alessandro, 40e insisteva perché glielo cedesse per farlo regnare al posto di suo padre. Gli riferì quanto aveva detto Demetrio e l’ostilità che avevano per lui i soldati e rimase là molti giorni. 41Giònata intanto mandò a chiedere al re Demetrio che richiamasse da Gerusalemme gli occupanti della Cittadella e quelli delle altre fortezze, perché erano sempre in lotta con Israele. 42Demetrio fece rispondere a Giònata: «Non solo questo farò per te e per la tua nazione, ma colmerò te e la tua nazione di onori appena ne avrò l’opportunità. 43Ora però farai bene a inviarmi uomini che combattano con me, perché si sono ritirate le mie truppe». 44Giònata gli inviò ad Antiòchia tremila uomini tra i più forti; essi si recarono presso il re e il re si rallegrò della loro venuta. 45I cittadini si radunarono al centro della città in numero di circa centoventimila e volevano eliminare il re. 46Il re si rifugiò nel palazzo, i cittadini occuparono le vie della città e incominciarono a combattere. 47Il re chiamò in aiuto i Giudei, i quali accorsero tutti presso di lui, poi si sparsero per la città e ne uccisero in quel giorno circa centomila; 48quindi incendiarono la città, fecero in quel giorno gran bottino e salvarono il re. 49I cittadini videro che i Giudei si erano impadroniti della città a loro piacere, si persero d’animo e gridarono al re con voce supplichevole: 50«Dacci la mano destra e desistano i Giudei dal combattere noi e la città». 51Gettarono le armi e fecero la pace. Così i Giudei si coprirono di gloria davanti al re e presso quanti erano nel suo regno, e fecero ritorno a Gerusalemme portando grande bottino. 52Demetrio rimase sul trono del suo regno, e il paese rimase tranquillo sotto di lui. 53Ma rinnegò quanto aveva detto, cambiò rapporti con Giònata e non corrispose alla benevolenza che gli aveva dimostrata e lo fece soffrire molto.
54Dopo questi fatti, Trifone ritornò con Antioco ancora adolescente, il quale cominciò a regnare e cinse la corona. 55Si raccolsero presso di lui tutte le milizie che Demetrio aveva congedato; combatterono contro costui, il quale fuggì e rimase sconfitto. 56Trifone catturò gli elefanti e si impadronì di Antiòchia. 57Allora il giovane Antioco scrisse a Giònata: «Ti confermo il sommo sacerdozio, ti faccio capo dei quattro distretti e ti concedo di essere tra gli amici del re». 58Gli inviò vasi d’oro e un servizio da tavola, con la facoltà di bere in vasi d’oro, di vestire la porpora e portare la fibbia d’oro. 59Nominò anche Simone, suo fratello, comandante dalla Scala di Tiro fino ai confini dell’Egitto. 60Giònata poi si diede a percorrere la regione dell’Oltrefiume e le varie città e accorse a lui, come alleato, tutto l’esercito della Siria. Andò ad Àscalon e i cittadini gli uscirono incontro a rendergli omaggio. 61Di là passò a Gaza, ma gli abitanti di Gaza gli chiusero le porte; egli la cinse d’assedio e incendiò i sobborghi e li saccheggiò. 62Allora quelli di Gaza supplicarono Giònata, il quale diede loro la destra, prelevando i figli dei loro capi come ostaggi e inviandoli a Gerusalemme; poi percorse la regione fino a Damasco. 63Giònata venne a sapere che i capi di Demetrio si trovavano presso Kedes di Galilea con un numeroso esercito, con l’intenzione di distoglierlo dall’impresa. 64Egli si mosse contro di loro, lasciando il fratello Simone nel paese. 65Simone si accampò contro Bet-Sur e l’assalì per molti giorni assediandola. 66Allora supplicarono che desse loro la destra ed egli la diede, ma li fece sloggiare di là, occupò la città e vi pose una guarnigione. 67Giònata, a sua volta, e il suo esercito si erano accampati presso il lago di Gennèsaret e raggiunsero di buon mattino la pianura di Asor. 68Ed ecco l’esercito degli stranieri avanzare contro di lui nella pianura, dopo aver disposto un’imboscata contro di lui sui monti. Essi avanzavano di fronte, 69quando quelli che erano appostati sbucarono dalle loro posizioni e attaccarono battaglia. 70Tutti gli uomini di Giònata fuggirono, nessuno di loro rimase, se non Mattatia, figlio di Assalonne, e Giuda, figlio di Calfì, comandanti di contingenti dell’esercito. 71Allora Giònata si stracciò le vesti, si cosparse il capo di polvere e si prostrò a pregare. 72Poi ritornò a combattere contro di loro, li sconfisse e li costrinse alla fuga. 73I suoi che erano fuggiti, quando videro ciò, ritornarono a lui e con lui si diedero all’inseguimento fino a Kedes, dov’era il loro accampamento, e là anche loro si accamparono. 74Gli stranieri caduti in quel giorno furono circa tremila. Giònata tornò poi a Gerusalemme.
[vv. 1-44]
[<<< 1-44] 1Giònata, vedendo che le circostanze gli erano propizie, scelse uomini adatti e li inviò a Roma per ristabilire e rinnovare l'amicizia con quel popolo. 2Anche presso gli Spartani e in altre località inviò lettere sullo stesso argomento. 3Partirono dunque per Roma e là entrarono nel consiglio e dissero: «Giònata sommo sacerdote e il popolo dei Giudei ci hanno inviati a rinnovare la comune amicizia e l'alleanza come la prima volta». 4E i Romani diedero loro lettere di raccomandazione per le autorità dei vari luoghi, perché favorissero il loro ritorno pacifico in Giudea.
5Questa è invece la copia della lettera che Giònata scrisse agli Spartani:
6«Giònata sommo sacerdote e il consiglio degli anziani del popolo e i sacerdoti e tutto il resto del popolo giudaico, agli Spartani loro fratelli salute. 7Gia in passato era stata spedita una lettera ad Onia sommo sacerdote da parte di Areo, che regnava fra di voi, con l'attestazione che siete nostri fratelli, come risulta dalla copia annessa. 8Onia aveva accolto con onore l'inviato e aveva accettato la lettera nella quale vi erano le dichiarazioni di alleanza e di amicizia. 9Noi dunque, pur non avendone bisogno, avendo a conforto le scritture sacre che sono nelle nostre mani, 10ci siamo indotti a questa missione per rinnovare la fraternità e l'amicizia con voi in modo da non diventare per voi degli estranei; molti anni infatti sono passati da quando mandaste messaggeri a noi. 11Noi dunque fedelmente in tutte le feste e negli altri giorni prescritti ci ricordiamo di voi nei sacrifici che offriamo e nelle nostre invocazioni, com'è doveroso e conveniente ricordarsi dei fratelli. 12Ci rallegriamo della vostra gloria. 13Noi invece siamo stati circondati da tante oppressioni e molte guerre: ci hanno combattuti i re dei paesi vicini, 14ma non abbiamo voluto disturbare né voi né gli altri nostri alleati e amici in queste lotte: 15abbiamo infatti dal cielo un valido aiuto per il quale noi siamo stati liberati dai nostri nemici ed essi sono stati umiliati. 16Ora abbiamo designato Numenio figlio di Antioco e Antìpatro figlio di Giasone e li abbiamo inviati presso i Romani a rinnovare la precedente amicizia e alleanza con loro. 17Abbiamo quindi dato loro disposizioni di passare anche da voi, per salutarvi e consegnarvi la nostra lettera, riguardante la ripresa dei nostri rapporti e la nostra fraternità. 18Voi dunque farete cosa ottima comunicandoci una risposta su queste cose».
19Segue ora copia della lettera che essi avevano inviato ad Onia:
20«Areo, re degli Spartani, a Onia sommo sacerdote salute. 21Si è trovato in una scrittura, riguardante gli Spartani e i Giudei, che essi sono fratelli e che discendono dalla stirpe di Abramo. 22Ora, dal momento che siamo venuti a conoscenza di questa cosa, ci farete cosa gradita scrivendoci sui vostri sentimenti di amicizia. 23Noi intanto vi rispondiamo: I vostri armenti e i vostri averi ci appartengono e i nostri appartengono a voi. Abbiamo quindi disposto perché vi sia riferito in questo senso».
24Giònata ebbe notizia che i generali di Demetrio erano ritornati con forze più numerose di prima per ritentare la guerra contro di lui. 25Egli si mosse da Gerusalemme e andò loro incontro nella regione di Amat, perché non volle dar loro il tempo di entrare nel suo paese. 26Mandò nel loro campo delle spie, le quali tornarono annunciando che essi stavano disponendosi per dar loro l'assalto di notte. 27Quando fu il tramonto, Giònata comandò ai suoi di vegliare tutta la notte e di stare con le armi pronte per la battaglia e dispose sentinelle intorno al campo. 28Ma anche gli avversari seppero che Giònata e i suoi uomini stavano pronti per la battaglia e furon presi da timore ed esitazione d'animo e allora accesero fuochi nel loro campo. 29Giònata e i suoi uomini non si accorsero di nulla fino al mattino, perché continuavano a vedere il bagliore dei fuochi. 30Allora si diede a inseguire le loro tracce, ma non potè raggiungerli, perché avevano passato il fiume Elèutero. 31Giònata piegò sugli Arabi chiamati Zabadei, li assalì e si impadronì delle loro spoglie. 32Poi ripartì e andò a Damasco e si diede a percorrere tutto il paese. 33Anche Simone fece una spedizione, marciando fino ad Ascalòna e ai vicini posti di guarnigione, poi piegò su Giaffa e se ne impadronì; 34aveva sentito infatti che avevano intenzione di consegnare la fortezza ai partigiani di Demetrio; perciò vi pose una guarnigione per presidiarla.
35Quando Giònata fu di ritorno, radunò in assemblea gli anziani del popolo e deliberò con loro di costruire fortezze in Giudea, 36di sopraelevare le mura di Gerusalemme e di alzare una grande barriera tra la città e l'Acra per separare questa dalla città affinchè fosse isolata, così che non potessero più né comperare né vendere. 37Si organizzarono dunque per ricostruire la città e poiché era rovinato parte del muro sul torrente dal lato orientale, Giònata allestì il cosiddetto Kafenata. 38Simone a sua volta ricostruì Adida nella Sefela fortificandola e applicandovi porte e sbarre.
39Intanto Trifone cercava di diventare re dell'Asia, cingere la corona e stendere la mano contro il re Antioco, 40ma sospettava che Giònata glielo impedisse e, nel caso, gli muovesse guerra. Perciò cercava di averlo nelle mani e di eliminarlo; si mosse dunque e venne a Beisan. 41Giònata gli uscì incontro con quarantamila uomini scelti e inquadrati e venne a Beisan. 42Trifone, vedendo che era venuto con numeroso esercito, si guardò bene dal mettergli le mani addosso. 43Anzi lo ricevette con molti onori, lo presentò a tutti i suoi amici, gli offrì doni e ordinò ai suoi amici e alle sue truppe di obbedirgli come a lui stesso. 44Disse a Giònata: «Perché mai hai disturbato tutta questa gente, non essendoci guerra tra di noi? 45Su, dovresti rimandarli alle loro case; tu scegli per te pochi uomini che ti accompagnino e vieni con me a Tolemàide e io la consegnerò a te insieme con le altre fortezze e il resto dell'esercito e tutti i funzionari, poi tornerò indietro e partirò: sono venuto appunto per questo». [vv. 46-53] [<<< 46-53] 46Giònata, fidatosi di lui, fece quanto aveva detto e rimandò le truppe che tornarono nella Giudea. 47Fece rimanere tremila uomini, di cui duemila lasciò in Galilea e gli altri mille andarono con lui. 48Ma quando Giònata fu entrato in Tolemàide, i cittadini chiusero le porte e si impadronirono di lui e passarono a fil di spada quanti erano entrati con lui. 49Trifone mandò poi fanti e cavalli in Galilea e nella grande pianura per liquidare tutti gli uomini di Giònata. 50Ma essi avevano sentito dire che Giònata era stato catturato e che era finita per lui e per quelli che erano con lui e, incoraggiatisi l'un l'altro, si presentarono inquadrati, pronti alla battaglia. 51Gli inseguitori li videro decisi a difendere la loro vita e se ne tornarono. 52Così tutti giunsero senza molestie in Giudea; fecero lutto per Giònata e per quelli della sua scorta e furono presi da grande timore. Tutto Israele si immerse in un lutto profondo. 53Tutti i popoli intorno a loro cercarono subito di sterminarli, dicendo appunto: «Non hanno più né capo né sostegno: scendiamo ora in guerra contro di loro e cancelleremo anche il loro ricordo dagli uomini».
[vv. 1-53]
[<<< 1-53] 1Giònata, vedendo che le circostanze gli erano propizie, scelse alcuni uomini e li inviò a Roma per ristabilire e rinnovare l’amicizia con i Romani. 2Anche presso gli Spartani e in altre località inviò lettere sullo stesso argomento. 3Partirono dunque per Roma, entrarono nel Senato e dissero: «Giònata, sommo sacerdote, e la nazione dei Giudei ci hanno inviati a rinnovare l’amicizia e l’alleanza con loro come prima». 4E i Romani diedero loro delle lettere per le autorità dei vari luoghi, perché favorissero il loro ritorno pacifico in Giudea.
5Questa è invece la copia della lettera che Giònata scrisse agli Spartani:
6«Giònata, sommo sacerdote, e il consiglio degli anziani della nazione, i sacerdoti e il resto del popolo dei Giudei, agli Spartani, loro fratelli, salute! 7Già in passato era stata spedita una lettera a Onia, sommo sacerdote, da parte di Areo, che regnava fra di voi, con l’attestazione che siete nostri fratelli, come risulta dalla copia annessa. 8Onia aveva accolto con onore l’inviato e aveva accettato la lettera, nella quale erano dichiarazioni di alleanza e di amicizia. 9Noi dunque, pur non avendone bisogno, avendo a conforto le scritture sacre che sono nelle nostre mani, 10ci siamo indotti a questa missione per rinnovare la fratellanza e l’amicizia con voi, in modo da non diventare per voi degli estranei; molti anni infatti sono passati da quando mandaste messaggeri a noi. 11Noi dunque fedelmente, in tutte le feste e negli altri giorni prescritti, ci ricordiamo di voi nei sacrifici che offriamo e nelle nostre invocazioni, com’è doveroso e conveniente ricordarsi dei fratelli. 12Ci rallegriamo della vostra gloria. 13Noi invece siamo stati stretti da tante oppressioni e molte guerre: ci hanno combattuto i re dei paesi vicini, 14ma non abbiamo voluto disturbare né voi né gli altri nostri alleati e amici in queste lotte; 15abbiamo infatti dal Cielo un valido aiuto, per il quale siamo stati liberati dai nostri nemici, mentre essi sono stati umiliati. 16Ora abbiamo designato Numenio, figlio di Antioco, e Antìpatro, figlio di Giasone, e li abbiamo inviati presso i Romani a rinnovare la precedente amicizia e alleanza con loro. 17Abbiamo quindi dato loro disposizioni di passare anche da voi, per salutarvi e consegnarvi la nostra lettera, riguardante la ripresa dei nostri rapporti e la nostra fratellanza. 18Voi dunque farete cosa ottima, comunicandoci una risposta al riguardo».
19E questa è la copia della lettera che essi avevano inviato a Onia:
20«Areo, re degli Spartani, a Onia, grande sacerdote, salute! 21Si è trovato in una scrittura, riguardante gli Spartani e i Giudei, che essi sono fratelli e che discendono dalla stirpe di Abramo. 22Ora, dal momento che siamo venuti a conoscenza di questo fatto, ci farete cosa gradita, scrivendoci sui vostri sentimenti di amicizia. 23Noi intanto vi rispondiamo: “Il vostro bestiame e i vostri averi ci appartengono e i nostri appartengono a voi”. Abbiamo quindi ordinato che vi sia riferito in questo senso».
24Giònata ebbe notizia che i generali di Demetrio erano ritornati con forze più numerose di prima, per ritentare la guerra contro di lui. 25Egli si mosse da Gerusalemme e andò loro incontro nella regione di Amat, perché non volle dare loro il tempo di penetrare nella sua regione. 26Mandò nel loro campo delle spie, le quali tornarono annunciando che essi stavano disponendosi per dare loro l’assalto di notte. 27Quando fu il tramonto, Giònata comandò ai suoi di vegliare tutta la notte e di stare con le armi pronte per la battaglia, e dispose sentinelle intorno al campo. 28Ma anche gli avversari seppero che Giònata e i suoi uomini stavano pronti per la battaglia; furon presi da timore, si persero d’animo, accesero fuochi nel loro campo e fuggirono. 29Giònata e i suoi uomini non si accorsero di nulla fino al mattino, perché continuavano a vedere il bagliore dei fuochi. 30Giònata allora si diede a inseguirli, ma non poté raggiungerli, perché avevano passato il fiume Elèutero. 31Giònata allora piegò sugli Arabi chiamati Zabadei, li assalì e si impadronì delle loro spoglie. 32Poi ripartì e andò a Damasco, e si diede a percorrere tutto il paese. 33Anche Simone fece una spedizione, marciando fino ad Àscalon e ai vicini posti di guarnigione, poi piegò su Giaffa e la conquistò: 34aveva sentito infatti che avevano intenzione di consegnare la fortezza ai partigiani di Demetrio; perciò vi pose una guarnigione per presidiarla.
35Quando Giònata fu di ritorno, radunò in assemblea gli anziani del popolo e deliberò con loro di costruire fortezze in Giudea, 36di sopraelevare le mura di Gerusalemme e di alzare una grande barriera tra la città e la Cittadella per separare questa dalla città, affinché fosse isolata, così che non potessero più né comperare né vendere. 37Si organizzarono dunque per ricostruire la città e, poiché era rovinata parte del muro sul torrente dal lato orientale, Giònata allestì il cosiddetto Cafenatà.
38Simone a sua volta ricostruì Adidà nella Sefela, fortificandola e applicandovi porte e sbarre.
39Intanto Trifone cercava di diventare re dell’Asia, cingere la corona e stendere la mano contro il re Antioco, 40ma sospettava che Giònata glielo impedisse e, nel caso, gli muovesse guerra. Perciò cercava di averlo nelle mani e di eliminarlo; si mosse dunque e venne a Bet-Sean. 41Giònata gli uscì incontro con quarantamila uomini scelti e inquadrati e venne a Bet-Sean. 42Trifone, vedendo che era venuto con un numeroso esercito, si guardò bene dal mettergli le mani addosso. 43Anzi lo ricevette con molti onori, lo presentò a tutti i suoi amici, gli offrì doni e ordinò ai suoi amici e alle sue truppe di obbedirgli come a lui stesso. 44Disse a Giònata: «Perché mai hai disturbato tutta questa gente, non essendoci guerra tra noi? 45Su, rimandali alle loro case; scegliti pochi uomini che ti accompagnino e vieni con me a Tolemàide. Io te la consegnerò insieme con le altre fortezze e il resto dell’esercito e tutti i funzionari, poi tornerò indietro e partirò: sono venuto appunto per questo». 46Giònata si fidò di lui, fece quanto aveva detto e rimandò le truppe che tornarono nella Giudea. 47Trattenne con sé tremila uomini, di cui duemila li lasciò in Galilea e mille andarono con lui. 48Ma appena Giònata fu entrato in Tolemàide, i cittadini chiusero le porte, lo catturarono e passarono a fil di spada quanti erano entrati con lui. 49Trifone mandò poi truppe e cavalleria in Galilea e nella grande pianura per sterminare tutti gli uomini di Giònata. 50Ma costoro, avendo saputo che era stato catturato e che era ormai perduto insieme a quelli che erano con lui, incoraggiatisi l’un l’altro, si presentarono inquadrati, pronti alla battaglia. 51Gli inseguitori li videro decisi a difendere la loro vita e tornarono indietro. 52Così tutti giunsero senza molestie in Giudea; piansero per Giònata e per quelli della sua scorta e furono presi da grande timore. Tutto Israele si immerse in un lutto profondo. 53Tutte le nazioni intorno a loro cercarono subito di sterminarli, dicendo appunto: «Non hanno più né capo né sostegno: scendiamo ora in guerra contro di loro e così cancelleremo dagli uomini il loro ricordo».
[vv. 1-4] [<<< 1-4] 1Antioco, figlio del re Demetrio, inviò lettere dalle isole del mare, a Simone sommo sacerdote ed etnarca dei Giudei e a tutto il popolo, 2il cui contenuto era del seguente tenore: «Il re Antioco a Simone sommo sacerdote ed etnarca e al popolo dei Giudei salute. 3Poiché alcuni uomini pestiferi si sono impadroniti del regno dei nostri padri, voglio rivendicare i miei diritti sul regno, per ricostruirlo com'era prima; ho reclutato un esercito ingente di mercenari e allestito navi da guerra. 4È mia volontà sbarcare nella regione, per punire coloro che hanno rovinato il nostro paese e desolato molte città nel mio regno. 5Ora ti confermo tutte le esenzioni che ti hanno concesse i re miei predecessori, e tutti gli altri esoneri dai doni. 6Ti concedo di batter moneta propria con corso legale al tuo paese; [v. 7] [<< 7] 7Gerusalemme e il suo santuario siano liberi; tutti gli armamenti che hai preparato e le fortezze che hai costruite e occupi, restino in tuo possesso. 8Quanto devi al re e i debiti che potrai avere verso il re in avvenire da ora e sempre ti sono rimessi. [vv. 9-41] [<<< 9-41] 9Quando poi avremo preso possesso del nostro regno, onoreremo te, il tuo popolo e il tempio con grandi onori, così da render chiara la vostra gloria in tutta la terra».
10Nell'anno centosettantaquattro Antioco entrò nella terra dei suoi padri e si schierarono con lui tutte le milizie, così che pochi rimasero con Trifone. 11Antioco si diede ad inseguirlo e quegli dovette fuggire e venne fino a Dora situata sul mare, 12perché vedeva che i mali si addensavano su di lui, mentre le truppe lo abbandonavano. 13Antioco pose il campo contro Dora, avendo con sé centoventimila armati e ottomila cavalli. 14Egli circondò la città mentre le navi attaccarono dal mare; fece così pressione contro la città dalla terra e dal mare, non lasciando più entrare né uscire nessuno.
15Intanto arrivarono da Roma Numenio e i suo compagni, portando lettere per i re dei vari paesi. Esse dicevano:
16«Lucio console dei Romani al re Tolomeo salute. 17Gli anziani dei Giudei sono giunti a noi come amici nostri e alleati, a rinnovare l'antica amicizia e alleanza, inviati da Simone sommo sacerdote e dal popolo dei Giudei. 18Essi hanno portato uno scudo d'oro di mille mine. 19È piaciuto a noi di scrivere ai re dei vari paesi, perché non procurino loro del male, né facciano guerra alle loro città o alla loro regione, né prestino alleanza a chi entri in guerra con loro. 20Ci è parso bene accettare da essi lo scudo. 21Se pertanto uomini pestiferi sono fuggiti dalla loro regione presso di voi, consegnateli a Simone, perché ne faccia giustizia secondo la loro legge».
22Uguali espressioni scrissero al re Demetrio, ad Attalo, ad Ariarate e Arsace 23e a tutti i paesi: a Sampsame, agli Spartani, a Delo, a Mindo, a Sicione, alla Caria, a Samo, alla Pamfilia, alla Lidia, ad Alicarnasso, a Rodi, a Faselide, a Coo, a Side, ad Arado, a Gortina, a Cnido, a Cipro e a Cirene. 24Copia di queste lettere avevano trascritto per Simone sommo sacerdote.
25Antioco dunque teneva il campo contro Dora da due giorni, lanciando continuamente contro di essa le schiere e costruendo macchine; aveva precluso a Trifone ogni possibilità di uscire ed entrare. 26Simone gli inviò duemila uomini scelti per combattere al suo fianco e insieme argento, oro e molti equipaggiamenti. 27Ma Antioco non volle accettare niente, anzi ritirò quanto aveva prima concesso a Simone e si inimicò con lui. 28Poi gli inviò Atenobio, uno dei suoi amici, a trattare con lui in questi termini: «Voi occupate Giaffa, Ghezer e l'Acra in Gerusalemme, tutte città del mio regno. 29Avete devastato il loro territorio e avete causato rovina grande nel paese e vi siete impadroniti di molte località nel mio regno. 30Ora, consegnate le città che avete occupate, insieme con i tributi delle località di cui vi siete impadroniti fuori del territorio della Giudea, 31oppure date in sostituzione cinquecento talenti d'argento e, in compenso dei danni arrecati e dei tributi delle città, altri cinquecento talenti; altrimenti verremo e vi muoveremo guerra». 32Atenobio, l'amico del re, si recò in Gerusalemme e vide la gloria di Simone, il vasellame con lavori in oro e argento e il suo grande fasto, e ne rimase meravigliato; poi gli riferì le parole del re. 33Simone gli rispose: «Non abbiamo occupato terra straniera né ci siamo impossessati di beni altrui ma dell'eredità dei nostri padri, che fu posseduta dai nostri nemici senza alcun diritto nel tempo passato. 34Noi, avendone avuta l'opportunità, abbiamo ricuperato l'eredità dei nostri padri. 35Quanto a Giaffa e a Ghezer, che tu reclami, esse causarono rovina grande nel nostro paese: per esse daremo cento talenti». 36Atenobio non gli rispose parola, ma tornò indispettito presso il re, al quale riferì quelle parole e la gloria di Simone e quanto aveva visto. Il re si adirò furiosamente.
37Trifone intanto, salito su una nave, fuggì a Ortosia. 38Il re allora nominò Cendebèo primo stratega della zona litoranea e mise al suo comando forze di fanteria e cavalleria. 39Poi gli ordinò di accamparsi in vista della Giudea e gli ordinò di ricostruire Cedron, rinforzando le porte, e di iniziare la guerra contro il popolo. Il re intanto coninuò la caccia a Trifone. 40Cendebèo si recò a Iamnia e cominciò a molestare il popolo, a invadere la Giudea, a far prigionieri tra il popolo e metterli a morte. 41Egli ricostruì Cedron e vi dispose la cavalleria e la truppa perché potessero uscire e battere le strade della Giudea, come gli aveva ordinato il re.
[vv. 1-41]
[<<< 1-41] 1Antioco, figlio del re Demetrio, inviò lettere dalle isole del mare a Simone, sacerdote ed etnarca dei Giudei, e a tutta la nazione; 2il loro contenuto era del seguente tenore:
«Il re Antioco a Simone, grande sacerdote ed etnarca, e al popolo dei Giudei, salute! 3Poiché alcuni uomini pestiferi si sono impadroniti del regno dei nostri padri, voglio rivendicare i miei diritti sul regno, per ricostruirlo com’era prima; ho reclutato un esercito ingente di mercenari e allestito navi da guerra. 4È mia volontà sbarcare nella regione, per punire coloro che hanno rovinato il nostro paese e desolato molte città nel mio regno. 5Ora ti confermo tutte le esenzioni, che ti hanno concesso i re miei predecessori, e tutte le altre dispense dai doni. 6Ti concedo di battere moneta propria con corso legale al tuo paese. 7Gerusalemme e il suo santuario siano liberi; tutti gli armamenti, che hai preparato, e le fortezze che hai costruito e occupi, restino in tuo possesso. 8Quanto devi al re e i debiti che potrai avere verso il re in avvenire da ora e per sempre, ti sono rimessi. 9Quando poi avremo preso possesso del nostro regno, onoreremo te, la tua nazione e il tempio con grandi onori, così da rendere manifesta la vostra gloria in tutta la terra».
10Nell’anno centosettantaquattro Antioco partì per la terra dei suoi padri e si schierarono con lui tutte le milizie, di modo che pochi rimasero con Trifone. 11Antioco si diede ad inseguirlo e quello, fuggendo, giunse fino a Dora sul mare, 12perché vedeva che i mali si addensavano su di lui, mentre le truppe lo abbandonavano. 13Antioco pose il campo contro Dora, avendo con sé centoventimila armati e ottomila cavalieri. 14Egli circondò la città, mentre le navi attaccavano dal mare; fece pressione contro la città dalla terra e dal mare, non lasciando più entrare né uscire alcuno.
15Intanto arrivarono da Roma Numenio e i suoi compagni, portando lettere per i re dei vari paesi. Esse dicevano:
16«Lucio, console dei Romani, al re Tolomeo, salute! 17Gli ambasciatori dei Giudei sono giunti a noi come nostri amici e alleati, per rinnovare l’antica amicizia e alleanza, inviati da Simone, sommo sacerdote, e dal popolo dei Giudei. 18Hanno portato uno scudo d’oro di mille mine. 19Ci è sembrato bene perciò scrivere ai re dei vari paesi, perché non facciano loro del male, né facciano guerra alle loro città o alla loro regione, né combattano insieme a chi entri in guerra con loro. 20Ci è parso bene accettare da loro lo scudo. 21Se pertanto uomini pestiferi sono fuggiti dalla loro regione presso di voi, consegnateli a Simone, sommo sacerdote, perché ne faccia giustizia secondo la loro legge».
22Uguali espressioni scrissero al re Demetrio, ad Àttalo, ad Ariarate e Arsace 23e a tutti i paesi: a Sampsame, agli Spartani, a Delo, a Mindo, a Sicione, alla Caria, a Samo, alla Panfìlia, alla Licia, ad Alicarnasso, a Rodi, a Fasèlide, a Coo, a Side, ad Arado, a Gòrtina, a Cnido, a Cipro e a Cirene. 24Copia di queste lettere scrissero per Simone, sommo sacerdote.
25Il re Antioco, dunque, teneva il campo contro Dora da due giorni, lanciando continuamente contro di essa le schiere e costruendo macchine; così aveva precluso a Trifone ogni possibilità di uscire ed entrare. 26Simone gli inviò duemila uomini scelti, per combattere al suo fianco, oltre ad argento, oro e molti equipaggiamenti. 27Ma Antioco non volle accettare nulla, anzi ritirò quanto aveva prima concesso a Simone e si mostrò ostile con lui. 28Poi gli inviò Atenòbio, uno dei suoi amici, a trattare con lui in questi termini: «Voi occupate Giaffa, Ghezer e la Cittadella di Gerusalemme, tutte città del mio regno. 29Avete devastato il loro territorio e avete causato rovina grande nel paese e vi siete impadroniti di molte località nel mio regno. 30Ora, perciò, consegnate le città che avete occupato, insieme con i tributi delle località di cui vi siete impadroniti fuori del territorio della Giudea, 31oppure dateci in cambio cinquecento talenti d’argento e, in compenso dei danni arrecati e dei tributi delle città, altri cinquecento talenti; altrimenti verremo e vi muoveremo guerra». 32Atenòbio, l’amico del re, si recò a Gerusalemme e vide la gloria di Simone, il vasellame con lavori in oro e argento e il suo grande fasto e ne rimase meravigliato. Gli riferì le parole del re, 33ma Simone gli rispose: «Non abbiamo occupato terra straniera né ci siamo impossessati di beni altrui, ma dell’eredità dei nostri padri, che fu occupata un tempo dai nostri nemici senza alcun diritto. 34Noi, avendone avuta l’opportunità, abbiamo recuperato l’eredità dei nostri padri. 35Quanto a Giaffa e a Ghezer, che tu reclami, esse causavano un grave danno tra il popolo e nella nostra regione: per esse vi daremo cento talenti». 36Atenòbio non rispose nulla, ma indispettito tornò presso il re, al quale riferì quelle parole, la gloria di Simone e quanto aveva visto. Il re si adirò grandemente.
37Trifone intanto, salito su una nave, fuggì a Ortosìa. 38Il re allora nominò Cendebeo primo stratega della zona litoranea e mise al suo comando forze di fanteria e cavalleria. 39Poi gli ordinò di accamparsi in vista della Giudea e gli ordinò di ricostruire Cedron, rinforzandone le porte, e di iniziare la guerra contro il popolo. Il re intanto continuò la caccia a Trifone. 40Cendebeo si recò a Iàmnia e cominciò a molestare il popolo, a invadere la Giudea, a fare prigionieri tra il popolo e a metterli a morte. 41Ricostruì Cedron e vi dispose la cavalleria e le truppe, perché potessero uscire e battere le strade della Giudea, come gli aveva ordinato il re.
[vv. 1-32]
[<<< 1-32] 1Nel periodo in cui la città santa godeva completa pace e le leggi erano osservate perfettamente per la pietà del sommo sacerdote Onia e la sua avversione al male, 2gli stessi re avevano preso ad onorare il luogo santo e a glorificare il tempio con doni insigni, 3al punto che Selèuco, re dell'Asia, provvedeva con le proprie entrate a tutte le spese riguardanti il servizio dei sacrifici. 4Ma un certo Simone della tribù di Bilga, nominato sovrintendente del tempio, venne a trovarsi in contrasto con il sommo sacerdote intorno all'amministrazione della città. 5Non potendo aver ragione con Onia, si recò da Apollonio di Tarso, che in quel periodo era stratega della Celesiria e della Fenicia, 6e gli riferì che il tesoro di Gerusalemme era colmo di ricchezze immense tanto che l'ammontare del capitale era incalcolabile e non serviva per le spese dei sacrifici; era quindi ben possibile ridurre tutto in potere del re.
7Apollonio si incontrò con il re e gli riferì intorno alle ricchezze a lui denunciate; quegli designò l'incaricato degli affari Eliodòro e lo inviò con l'ordine di effettuare il prelevamento delle suddette ricchezze. 8Eliodòro si mise subito in viaggio, in apparenza per visitare le città della Celesiria e della Fenicia, in realtà per compiere l'incarico del re. 9Giunto a Gerusalemme e accolto con deferenza dal sommo sacerdote della città, espose le segnalazioni ricevute e disse chiaro il motivo per cui era venuto; domandava poi se le cose stavano realmente così. 10Il sommo sacerdote gli spiegò che quelli erano i depositi delle vedove e degli orfani; 11che una parte era anche di Ircano, figlio di Tobia, persona di condizione assai elevata; che l'empio Simone andava denunciando la cosa a suo modo, ma complessivamente si trattava di quattrocento talenti d'argento e duecento d'oro; 12che era assolutamente impossibile permettere che fossero ingannati coloro che si erano fidati della santità del luogo e del carattere sacro e inviolabile di un tempio venerato in tutto il mondo.
13Ma Eliodòro, a causa degli ordini ricevuti dal re, rispose recisamente che quelle ricchezze dovevano essere trasferite nell'erario del re. 14Venne in un giorno da lui stabilito per ordinare l'inventario delle medesime, mentre tutta la città era in grande agitazione. 15I sacerdoti, rivestiti degli abiti sacerdotali, si erano prostrati davanti all'altare ed elevavano suppliche al Cielo che aveva sancito la legge dei depositi, perché fossero conservati integri a coloro che li avevano consegnati. 16Chi guardava l'aspetto del sommo sacerdote riportava uno strazio al cuore, poiché il volto e il cambiamento di colore ne mostravano l'intimo tormento. 17Tutta la sua persona era immersa in un timore e in un tremito del corpo da cui appariva manifesta, a chi osservava, l'angoscia che aveva in cuore. 18Anche dalle case uscivano per accorrere in folla a una pubblica supplica, perché il luogo santo stava per essere violato. 19Le donne, cingendo sotto il petto il cilicio, riempivano le strade; anche le fanciulle, di solito ritirate, in parte accorrevano alle porte, in parte sulle mura, altre si sporgevano dalle finestre; 20tutte, con le mani protese verso il Cielo, moltiplicavano le suppliche. 21Muoveva a compassione il pianto confuso della moltitudine e l'ansia tormentosa del sommo sacerdote. 22Essi supplicavano l'onnipotente Signore che volesse conservare intatti in piena sicurezza i depositi per coloro che li avevano consegnati.
23Eliodòro metteva ugualmente in esecuzione il suo programma.
24Ma appena fu arrivato sul posto con gli armati, presso il tesoro, il Signore degli spiriti e di ogni potere compì un'apparizione straordinaria, così che tutti i temerari che avevano osato entrare, colpiti dalla potenza di Dio, si trovarono fiaccati e atterriti. 25Infatti apparve loro un cavallo, montato da un cavaliere terribile e rivestito di splendida bardatura, il quale si spinse con impeto contro Eliodòro e lo percosse con gli zoccoli anteriori, mentre il cavaliere appariva rivestito di armatura d'oro. 26A lui apparvero inoltre altri due giovani dotati di gran forza, splendidi di bellezza e con vesti meravigliose, i quali, postisi ai due lati, lo flagellavano senza posa, infliggendogli numerose percosse. 27In un attimo fu atterrato e si trovò immerso in una fitta oscurità. Allora i suoi lo afferrarono e lo misero in una barella. 28Egli che era entrato poco prima nella suddetta camera del tesoro con numeroso seguito e con tutta la guardia, fu portato via impotente ad aiutarsi. Dopo aver sperimentato nel modo più evidente la potenza di Dio. 29Così, mentre egli, prostrato dalla forza divina, era là senza voce e privo d'ogni speranza di salvezza, 30gli altri benedicevano il Signore che aveva glorificato il suo luogo santo; il tempio, che poco prima era pieno di trepidazione e confusione, dopo che il Signore onnipotente aveva manifestato il suo intervento, si riempì di gioia e letizia. 31Subito alcuni compagni di Eliodòro pregarono Onia che supplicasse l'Altissimo e impetrasse la grazia della vita a costui che stava irrimediabilmente esalando l'ultimo respiro. 32Il sommo sacerdote, temendo che il re per avventura venisse a sospettare che i Giudei avessero teso un tranello a Eliodòro, offrì un sacrificio per la salute dell'uomo. 33Mentre il sommo sacerdote compiva il rito propiziatorio, apparvero a Eliodòro gli stessi giovani adorni delle stesse vesti, i quali in piedi dissero: «Ringrazia ampiamente il sommo sacerdote Onia, per merito del quale il Signore ti ridà la vita. [vv. 34-37] [<<< 34-37] 34Tu poi, che hai sperimentato i flagelli del Cielo, annuncia a tutti la grande potenza di Dio». Dette queste parole, disparvero.
35Eliodòro offrì un sacrificio al Signore e innalzò grandi preghiere a colui che gli aveva restituito la vita, poi si congedò da Onia e fece ritorno con il suo seguito dal re. 36Egli testimoniava a tutti le opere del sommo Dio, che aveva visto con i suoi occhi. 37Quando poi il re gli domandava chi fosse adatto ad essere inviato ancora una volta in Gerusalemme, rispondeva: 38Se hai qualcuno che ti è nemico o insidia il tuo governo, mandalo là e l'avrai indietro flagellato per bene, se pure ne uscirà salvo, perché in quel luogo c'è veramente una potenza divina. [vv. 39-40] [<<< 39-40] 39Lo stesso che ha la sua dimora nei cieli è custode e difensore di quel luogo ed è pronto a percuotere e abbattere coloro che vi accedono con cattiva intenzione. 40Così dunque si sono svolti i fatti rigurdanti Eliodòro e la difesa del tesoro.
[vv. 1-40]
[<<< 1-40] 1Nel periodo in cui la città santa godeva completa pace e le leggi erano osservate perfettamente per la pietà del sommo sacerdote Onia e la sua avversione al male, 2gli stessi re avevano preso a onorare il luogo santo e a glorificare il tempio con doni insigni, 3al punto che anche Seleuco, re dell’Asia, provvedeva con le proprie entrate a tutte le spese riguardanti il servizio dei sacrifici. 4Ma un certo Simone, della tribù di Bilga, nominato sovrintendente del tempio, venne a trovarsi in contrasto con il sommo sacerdote intorno all’amministrazione della città. 5Non riuscendo a prevalere su Onia, si recò da Apollònio di Tarso, che in quel periodo era governatore della Celesiria e della Fenicia, 6e gli riferì che il tesoro di Gerusalemme era colmo di ricchezze immense, tanto che l’ammontare delle somme era incalcolabile e non serviva per le spese dei sacrifici; era quindi possibile trasferire tutto in potere del re.
7Apollònio si incontrò con il re e gli riferì delle ricchezze a lui denunciate; quegli designò Eliodoro, l’incaricato d’affari, e lo inviò con l’ordine di effettuare la confisca delle suddette ricchezze. 8Eliodoro si mise subito in viaggio, in apparenza per visitare le città della Celesiria e della Fenicia, in realtà per eseguire l’incarico del re. 9Giunto a Gerusalemme e accolto con deferenza dal sommo sacerdote della città, espose l’informazione ricevuta e disse chiaro il motivo per cui era venuto; domandava poi se le cose stessero realmente così. 10Il sommo sacerdote gli spiegò che i depositi erano delle vedove e degli orfani, 11che una parte era anche di Ircano, figlio di Tobia, persona di condizione assai elevata, che l’empio Simone andava denunciando la cosa a suo modo, ma complessivamente si trattava di quattrocento talenti d’argento e duecento d’oro e 12che era assolutamente impossibile permettere che fossero ingannati coloro che si erano fidati della santità del luogo e del carattere sacro e inviolabile di un tempio venerato in tutto il mondo.
13Ma Eliodoro, in forza degli ordini ricevuti dal re, rispose recisamente che quelle ricchezze dovevano essere trasferite nell’erario del re. 14Venne, in un giorno da lui stabilito, per farne un inventario, mentre tutta la città era in grande agitazione. 15I sacerdoti, rivestiti degli abiti sacerdotali, si erano prostrati davanti all’altare ed elevavano suppliche al Cielo che aveva sancito la legge dei depositi, perché conservasse intatti questi beni a coloro che li avevano depositati. 16Chi guardava l’aspetto del sommo sacerdote sentiva uno strazio al cuore, poiché il volto e il cambiamento di colore ne mostravano l’intimo tormento. 17Tutta la sua persona era pervasa da paura e da un tremito del corpo, da cui appariva manifesta, a chi osservava, l’angoscia che aveva in cuore. 18Dalle case uscivano in folla per una pubblica supplica, perché il luogo santo stava per essere violato. 19Le donne, cinto sotto il petto il cilicio, riempivano le strade; anche le fanciulle, di solito ritirate, in parte accorrevano alle porte, in parte sulle mura, altre si sporgevano dalle finestre. 20Tutte, con le mani protese verso il Cielo, moltiplicavano le suppliche. 21Muoveva a compassione il pianto confuso della moltitudine e l’ansia tormentosa del sommo sacerdote. 22Supplicavano il Signore onnipotente che volesse conservare intatti, in piena sicurezza, i depositi per coloro che li avevano consegnati.
23Eliodoro però metteva ugualmente in esecuzione il suo programma. 24Ma appena fu arrivato sul posto con gli armati, presso il tesoro, il Signore degli spiriti e di ogni potere si manifestò con un’apparizione così grande, che tutti i temerari che avevano osato entrare, colpiti dalla potenza di Dio, si trovarono stremati e atterriti. 25Infatti apparve loro un cavallo, montato da un cavaliere terribile e rivestito di splendida bardatura, il quale si spinse con impeto contro Eliodoro e lo percosse con gli zoccoli anteriori, mentre il cavaliere appariva rivestito di armatura d’oro. 26Davanti a lui comparvero, inoltre, altri due giovani dotati di grande forza, splendidi per bellezza e meravigliosi nell’abbigliamento, i quali, postisi ai due lati, lo flagellavano senza posa, infliggendogli numerose percosse. 27In un attimo fu gettato a terra e si trovò immerso in una fitta oscurità. Allora i suoi lo afferrarono e lo misero su una barella. 28Egli, che era entrato poco prima nella suddetta camera del tesoro con numeroso seguito e con tutta la guardia, fu portato via impotente ad aiutarsi, dopo aver sperimentato nel modo più evidente la potenza di Dio. 29Così, mentre egli, prostrato dalla forza divina, giaceva senza voce e privo d’ogni speranza di salvezza, 30gli altri benedicevano il Signore, che aveva glorificato il suo luogo santo. Il tempio, che poco prima era pieno di trepidazione e confusione, dopo che il Signore onnipotente si fu manifestato, si riempì di gioia e letizia. 31Subito alcuni compagni di Eliodoro pregarono Onia che supplicasse l’Altissimo e impetrasse la grazia della vita a costui che stava irrimediabilmente esalando l’ultimo respiro. 32Il sommo sacerdote, temendo che il re avrebbe potuto sospettare che i Giudei avessero teso un tranello a Eliodoro, offrì un sacrificio per la salute di costui. 33Mentre il sommo sacerdote compiva il rito propiziatorio, apparvero di nuovo a Eliodoro gli stessi giovani adorni delle stesse vesti, i quali, restando in piedi, dissero: «Ringrazia ampiamente il sommo sacerdote Onia, per merito del quale il Signore ti ridà la vita. 34Tu poi, che hai sperimentato i flagelli del Cielo, annuncia a tutti la grande potenza di Dio». Dette queste parole, disparvero. 35Eliodoro offrì un sacrificio al Signore e innalzò grandi preghiere a colui che gli aveva restituito la vita, poi si congedò da Onia e fece ritorno con il suo seguito dal re. 36Egli testimoniava a tutti le opere del Dio grandissimo, che aveva visto con i suoi occhi. 37Quando poi il re domandava a Eliodoro chi fosse adatto a essere inviato ancora una volta a Gerusalemme, rispondeva: 38«Se hai qualcuno che ti è nemico o insidia il tuo governo, mandalo là e l’avrai indietro flagellato per bene, se pure ne uscirà salvo, perché in quel luogo c’è veramente una potenza divina. 39Colui che ha la sua dimora nei cieli è custode e difensore di quel luogo, ed è pronto a percuotere e abbattere coloro che vi accedono con cattiva intenzione». 40Così dunque si sono svolti i fatti relativi a Eliodoro e alla difesa del tesoro.
[vv. 1-15] [<<< 1-15] 1Ci fu anche il caso di sette fratelli che, presi insieme alla loro madre, furono costretti dal re a forza di flagelli e nerbate a cibarsi di carni suine proibite. 2Uno di essi, facendosi interprete di tutti, disse: «Che cosa cerchi di indagare o sapere da noi? Siamo pronti a morire piuttosto che trasgredire le patrie leggi». 3Allora il re irritato comandò di mettere al fuoco padelle e caldaie. 4Diventate queste subito roventi, il re comandò di tagliare la lingua, di scorticare e tagliare le estremità a quello che era stato loro portavoce, sotto gli occhi degli altri fratelli e della madre. 5Quando quegli fu mutilato di tutte le membra, comandò di accostarlo al fuoco e di arrostirlo mentre era ancora vivo. Mentre il fumo si spandeva largamente all'intorno della padella, gli altri si esortavano a vicenda con la loro madre a morire da forti, esclamando: 6«Il Signore Dio ci vede dall'alto e in tutta verità ci dà conforto, precisamente come dichiarò Mosè nel canto della protesta: Egli si muoverà a compassione dei suoi servi». 7Venuto meno il primo, in egual modo traevano allo scherno il secondo e, strappatagli la pelle del capo con i capelli, gli domandavano: «Sei disposto a mangiare, prima che il tuo corpo venga straziato in ogni suo membro?». 8Egli rispondendo nella lingua paterna protestava: «No». Perciò anch'egli si ebbe gli stessi tormenti del primo. 9Giunto all'ultimo respiro, disse: «Tu, o scellerato, ci elimini dalla vita presente, ma il re del mondo, dopo che saremo morti per le sue leggi, ci risusciterà a vita nuova ed eterna». 10Dopo costui fu torturato il terzo, che alla loro richiesta mise fuori prontamente la lingua e stese con coraggio le mani 11e disse dignitosamente: «Da Dio ho queste membra e, per le sue leggi, le disprezzo, ma da lui spero di riaverle di nuovo»; 12così lo stesso re e i suoi dignitari rimasero colpiti dalla fierezza del giovinetto, che non teneva in nessun conto le torture. 13Fatto morire anche costui, si misero a straziare il quarto con gli stessi tormenti. 14Ridotto in fin di vita, egli diceva: «È bello morire a causa degli uomini, per attendere da Dio l'adempimento delle speranze di essere da lui di nuovo risuscitati; ma per te la risurrezione non sarà per la vita». 15Subito dopo, fu condotto avanti il quinto e fu torturato. 16Ma egli, guardando il re, diceva: «Tu hai potere sugli uomini, e sebbene mortale, fai quanto ti piace; ma non credere che il nostro popolo sia stato abbandonato da Dio. [vv. 17-26] [<<< 17-26] 17Quanto a te, aspetta e vedrai la grandezza della sua forza, come strazierà te e la tua discendenza». 18Dopo di lui presero il sesto; mentre stava per morire, egli disse: «Non illuderti stoltamente; noi soffriamo queste cose per causa nostra, perché abbiamo peccato contro il nostro Dio; perciò ci succedono cose che muovono a meraviglia. 19Ma tu non credere di andare impunito dopo aver osato di combattere contro Dio».
20La madre era soprattutto ammirevole e degna di gloriosa memoria, perché vedendo morire sette figli in un sol giorno, sopportava tutto serenamente per le speranze poste nel Signore. 21Esortava ciascuno di essi nella lingua paterna, piena di nobili sentimenti e, sostenendo la tenerezza femminile con un coraggio virile, diceva loro: 22«Non so come siate apparsi nel mio seno; non io vi ho dato lo spirito e la vita, né io ho dato forma alle membra di ciascuno di voi. 23Senza dubbio il creatore del mondo, che ha plasmato alla origine l'uomo e ha provveduto alla generazione di tutti, per la sua misericordia vi restituirà di nuovo lo spirito e la vita, come voi ora per le sue leggi non vi curate di voi stessi».
24Antioco, credendosi disprezzato e sospettando che quella voce fosse di scherno, esortava il più giovane che era ancora vivo e non solo a parole, ma con giuramenti prometteva che l'avrebbe fatto ricco e molto felice se avesse abbandonato gli usi paterni, e che l'avrebbe fatto suo amico e gli avrebbe affidato cariche. 25Ma poiché il giovinetto non badava affatto a queste parole il re, chiamata la madre, la esortava a farsi consigliera di salvezza per il ragazzo. 26Dopo che il re la ebbe esortata a lungo, essa accettò di persuadere il figlio; 27chinatasi verso di lui, beffandosi del crudele tiranno, disse nella lingua paterna: «Figlio, abbi pietà di me che ti ho portato in seno nove mesi, che ti ho allattato per tre anni, ti ho allevato, ti ho condotto a questa età e ti ho dato il nutrimento. 28Ti scongiuro, figlio, contempla il cielo e la terra, osserva quanto vi è in essi e sappi che Dio li ha fatti non da cose preesistenti; tale è anche l'origine del genere umano. 29Non temere questo carnefice ma, mostrandoti degno dei tuoi fratelli, accetta la morte, perché io ti possa riavere insieme con i tuoi fratelli nel giorno della misericordia». [v. 30] [<< 30] 30Mentre essa finiva di parlare, il giovane disse: «Che aspettate? Non obbedisco al comando del re, ma ascolto il comando della legge che è stata data ai nostri padri per mezzo di Mosè. 31Ma tu, che ti fai autore di tutte le sventure degli Ebrei, non sfuggirai alle mani di Dio. [vv. 32-42] [<<< 32-42] 32Per i nostri peccati noi soffriamo. 33Se per nostro castigo e correzione il Signore vivente si adira per breve tempo con noi, presto si volgerà di nuovo verso i suoi servi. 34Ma tu, o sacrilego e di tutti gli uomini il più empio, non esaltarti invano, agitando segrete speranze, mentre alzi la mano contro i figli del Cielo; 35perché non sei ancora al sicuro dal giudizio dell'onnipotente Dio che tutto vede. 36Gia ora i nostri fratelli, che hanno sopportato breve tormento, hanno conseguito da Dio l'eredità della vita eterna. Tu invece subirai per giudizio di Dio il giusto castigo della tua superbia. 37Anche io, come gia i miei fratelli, sacrifico il corpo e la vita per le patrie leggi, supplicando Dio che presto si mostri placato al suo popolo e che tu fra dure prove e flagelli debba confessare che egli solo è Dio; 38con me invece e con i miei fratelli possa arrestarsi l'ira dell'Onnipotente, giustamente attirata su tutta la nostra stirpe». 39Il re, divenuto furibondo, si sfogò su costui più cudelmente che sugli altri, sentendosi invelenito dallo scherno. 40Così anche costui passò all'altra vita puro, confidando pienamente nel Signore. 41Ultima dopo i figli, anche la madre incontrò la morte.
42Ma ora basti quanto s'è esposto circa i pasti sacrificali e le incredibili crudeltà.
[vv. 1-42]
[<<< 1-42] 1Ci fu anche il caso di sette fratelli che, presi insieme alla loro madre, furono costretti dal re, a forza di flagelli e nerbate, a cibarsi di carni suine proibite. 2Uno di loro, facendosi interprete di tutti, disse: «Che cosa cerchi o vuoi sapere da noi? Siamo pronti a morire piuttosto che trasgredire le leggi dei padri». 3Allora il re irritato comandò di mettere al fuoco teglie e caldaie. 4Appena queste divennero roventi, il re comandò di tagliare la lingua a quello che si era fatto loro portavoce, di scorticarlo e tagliargli le estremità, sotto gli occhi degli altri fratelli e della madre. 5Dopo averlo mutilato di tutte le membra, comandò di accostarlo al fuoco e di arrostirlo quando ancora respirava. Mentre il vapore si spandeva largamente tutto intorno alla teglia, gli altri si esortavano a vicenda con la loro madre a morire da forti, dicendo: 6«Il Signore Dio ci vede dall’alto e certamente avrà pietà di noi, come dichiarò Mosè nel canto che protesta apertamente con queste parole: “E dei suoi servi avrà compassione”».
7Venuto meno il primo, allo stesso modo esponevano allo scherno il secondo e, strappatagli la pelle del capo con i capelli, gli domandavano: «Sei disposto a mangiare, prima che il tuo corpo venga straziato in ogni suo membro?». 8Egli, rispondendo nella lingua dei padri, protestava: «No». Perciò anch’egli subì gli stessi tormenti del primo. 9Giunto all’ultimo respiro, disse: «Tu, o scellerato, ci elimini dalla vita presente, ma il re dell’universo, dopo che saremo morti per le sue leggi, ci risusciterà a vita nuova ed eterna».
10Dopo costui fu torturato il terzo, che alla loro richiesta mise fuori prontamente la lingua e stese con coraggio le mani, 11dicendo dignitosamente: «Dal Cielo ho queste membra e per le sue leggi le disprezzo, perché da lui spero di riaverle di nuovo». 12Lo stesso re e i suoi dignitari rimasero colpiti dalla fierezza di questo giovane, che non teneva in nessun conto le torture.
13Fatto morire anche questo, si misero a straziare il quarto con gli stessi tormenti. 14Ridotto in fin di vita, egli diceva: «È preferibile morire per mano degli uomini, quando da Dio si ha la speranza di essere da lui di nuovo risuscitati; ma per te non ci sarà davvero risurrezione per la vita».
15Subito dopo condussero il quinto e lo torturarono. 16Ma egli, guardando il re, diceva: «Tu hai potere sugli uomini e, sebbene mortale, fai quanto ti piace; ma non credere che il nostro popolo sia stato abbandonato da Dio. 17Quanto a te, aspetta e vedrai la grandezza della sua forza, come strazierà te e la tua discendenza».
18Dopo di lui presero il sesto che, mentre stava per morire, disse: «Non illuderti stoltamente. Noi soffriamo queste cose per causa nostra, perché abbiamo peccato contro il nostro Dio; perciò ci succedono cose che muovono a meraviglia. 19Ma tu non credere di andare impunito, dopo aver osato combattere contro Dio».
20Soprattutto la madre era ammirevole e degna di gloriosa memoria, perché, vedendo morire sette figli in un solo giorno, sopportava tutto serenamente per le speranze poste nel Signore. 21Esortava ciascuno di loro nella lingua dei padri, piena di nobili sentimenti e, temprando la tenerezza femminile con un coraggio virile, diceva loro: 22«Non so come siate apparsi nel mio seno; non io vi ho dato il respiro e la vita, né io ho dato forma alle membra di ciascuno di voi. 23Senza dubbio il Creatore dell’universo, che ha plasmato all’origine l’uomo e ha provveduto alla generazione di tutti, per la sua misericordia vi restituirà di nuovo il respiro e la vita, poiché voi ora per le sue leggi non vi preoccupate di voi stessi».
24Antioco, credendosi disprezzato e sospettando che quel linguaggio fosse di scherno, esortava il più giovane che era ancora vivo; e non solo a parole, ma con giuramenti prometteva che l’avrebbe fatto ricco e molto felice, se avesse abbandonato le tradizioni dei padri, e che l’avrebbe fatto suo amico e gli avrebbe affidato alti incarichi. 25Ma poiché il giovane non badava per nulla a queste parole, il re, chiamata la madre, la esortava a farsi consigliera di salvezza per il ragazzo. 26Esortata a lungo, ella accettò di persuadere il figlio; 27chinatasi su di lui, beffandosi del crudele tiranno, disse nella lingua dei padri: «Figlio, abbi pietà di me, che ti ho portato in seno nove mesi, che ti ho allattato per tre anni, ti ho allevato, ti ho condotto a questa età e ti ho dato il nutrimento. 28Ti scongiuro, figlio, contempla il cielo e la terra, osserva quanto vi è in essi e sappi che Dio li ha fatti non da cose preesistenti; tale è anche l’origine del genere umano. 29Non temere questo carnefice, ma, mostrandoti degno dei tuoi fratelli, accetta la morte, perché io ti possa riavere insieme con i tuoi fratelli nel giorno della misericordia».
30Mentre lei ancora parlava, il giovane disse: «Che aspettate? Non obbedisco al comando del re, ma ascolto il comando della legge che è stata data ai nostri padri per mezzo di Mosè. 31Tu però, che ti sei fatto autore di ogni male contro gli Ebrei, non sfuggirai alle mani di Dio. 32Noi, in realtà, soffriamo per i nostri peccati. 33Se ora per nostro castigo e correzione il Signore vivente per breve tempo si è adirato con noi, di nuovo si riconcilierà con i suoi servi. 34Ma tu, o sacrilego e il più scellerato di tutti gli uomini, non esaltarti invano, alimentando segrete speranze, mentre alzi la mano contro i figli del Cielo, 35perché non sei ancora al sicuro dal giudizio del Dio onnipotente che vede tutto. 36Già ora i nostri fratelli, che hanno sopportato un breve tormento, per una vita eterna sono entrati in alleanza con Dio. Tu invece subirai nel giudizio di Dio il giusto castigo della tua superbia. 37Anch’io, come già i miei fratelli, offro il corpo e la vita per le leggi dei padri, supplicando Dio che presto si mostri placato al suo popolo e che tu, fra dure prove e flagelli, debba confessare che egli solo è Dio; 38con me invece e con i miei fratelli possa arrestarsi l’ira dell’Onnipotente, giustamente attirata su tutta la nostra stirpe».
39Il re, divenuto furibondo, si sfogò su di lui più crudelmente che sugli altri, sentendosi invelenito dallo scherno. 40Così anche costui passò all’altra vita puro, confidando pienamente nel Signore. 41Ultima dopo i figli, anche la madre incontrò la morte.
42Ma sia sufficiente quanto abbiamo esposto circa i pasti sacrificali e le eccessive crudeltà.
[vv. 1-34]
[<<< 1-34] 1Dopo un periodo di tre anni, venne all'orecchio degli uomini di Giuda che Demetrio, figlio di Selèuco, era sbarcato nel porto di Tripoli con un grande esercito e la flotta 2e si era impadronito del paese, eliminando Antioco e il suo tutore Lisia. 3Un certo Alcimo, che era stato prima sommo sacerdote, ma che si era volontariamente contaminato nei giorni della secessione, accorgendosi che per nessun verso si apriva a lui una via di salvezza né ulteriore accesso al sacro altare, 4andò dal re Demetrio verso l'anno centocinquantuno offrendogli una corona d'oro e una palma oltre ai tradizionali ramoscelli di ulivo del tempio e per quel giorno stette quieto. 5Ma colse l'occasione favorevole alla sua follia, quando fu chiamato da Demetrio al consiglio e fu interrogato in quale disposizione e mentalità si tenessero i Giudei. A questa richiesta rispose: 6«I Giudei che si dicono Asidèi, a capo dei quali sta Giuda il Maccabeo, alimentano guerre e ribellioni e non lasciano che il regno trovi la tranquillità. 7Per questo anch'io, privato della dignità ereditaria, intendo dire del sommo sacerdozio, sono venuto qui, 8spinto anzitutto da schietta premura per gli interessi del re e dalla preoccupazione della sconsideratezza delle suddette persone, in secondo luogo mirando ai miei concittadini, perché, a causa del disordine della situazione descritta, tutto il nostro popolo viene non poco impoverito. 9Ora che sai queste cose in particolare, tu, re, provvedi al paese e alla nostra stirpe che va decadendo, con quella cortese benevolenza che hai con tutti. 10Fin quando Giuda è là, la situazione non può mettersi tranquilla». 11Dopo queste sue parole, gli altri amici, irritati per i successi di Giuda, si affrettarono a infiammare Demetrio. 12Questi, designato subito Nicànore, gia a capo degli elefanti, e nominatolo stratega della Giudea, lo inviò 13con l'ordine di eliminare prima Giuda, di disperdere i suoi uomini e di costituire Alcimo sommo sacerdote del tempio massimo. 14Allora i pagani della Giudea, che erano fuggiti davanti a Giuda, si univano in massa a Nicànore sapendo che le sfortune e le calamità dei Giudei sarebbero state apportatrici di fortuna per loro.
15Quando seppero della venuta di Nicànore e dell'aggressione dei pagani, i Giudei cosparsi di polvere, elevarono suppliche a colui che ha stabilito il suo popolo per i secoli e che con segni palesi sempre protegge la sua porzione. 16Poi il comandante, dati gli ordini, mosse rapidamente di là e si scontrò con loro presso il villaggio di Dessau. 17Simone, fratello di Giuda, aveva gia attaccato Nicànore, ma era rimasto battuto per l'improvvisa comparsa dei nemici. 18Tuttavia Nicànore, sentendo parlare del valore che avevano gli uomini di Giuda e del loro entusiasmo nelle lotte per la patira, non si arrischiava a decidere la sorte con spargimento di sangue. 19Per questo mandò Posidonio e Teòdoto e Mattatia a dare e ricevere la destra per la pace. 20Fu fatto un lungo esame intorno a queste cose e, quando il comandante ne diede comunicazione alle truppe, il parere risultò concorde e accettarono gli accordi. 21Fissarono il giorno nel quale sarebbero venuti a un incontro privato. Dall'una e dall'altra parte avanzò una lettiga e collocarono dei seggi. 22Giuda tuttavia dispose degli uomini armati nei luoghi opportuni per paura che si verificasse d'improvviso qualche tradimento da parte dei nemici: così in buon accordo tennero il convegno. 23Nicànore si trattenne in Gerusalemme e non fece alcun gesto fuori luogo; anzi licenziò le turbe raccogliticce che gli si erano unite. 24Voleva Giuda sempre alla sua presenza, sentiva un'intima inclinazione per quel prode. 25L'esortò a sposarsi e ad avere figli; e quegli si sposò, potè mettersi a posto e godere giorni sereni.
26Ma Alcimo, vedendo la loro reciproca simpatia e procuratosi copia degli accordi intercorsi, andò da Demetrio e gli disse che Nicànore seguiva una linea contraria agli interessi dello stato: aveva infatti nominato suo successore Giuda, il sobillatore del regno. 27Il re, acceso di sdegno e irritato per le calunnie di quel genio malefico, scrisse a Nicànore, dichiarandogli di essere scontento delle alleanze concluse e ordinandogli che gli mandasse subito ad Antiochia il Maccabeo in catene. 28Nicànore, sopreso da questi ordini, rimase sconcertato e aveva ripugnanza a rompere le alleanze senza che l'uomo avesse commesso alcuna colpa. 29Ma, poiché non gli era possibile agire contro la volontà del re, cercava l'occasione per effettuare la cosa con qualche stratagemma. 30Il Maccabeo, notando che Nicànore era più freddo nei rapporti con lui e che nei consueti incontri si comportava con durezza, arguendo che questa freddezza non presagiva niente di buono, raccolti non pochi dei suoi non si fece più vedere da Nicànore. 31Quest'altro, accortosi di essere stato giocato abilmente da quell'uomo, salito al massimo e santo tempio, mentre i sacerdoti stavano compiendo i sacrifici prescritti, ordinò che gli fosse consegnato l'uomo. 32I sacerdoti dichiararono con giuramento che non sapevano dove mai fosse il ricercato 33ma egli, stendendo la destra contro il tempio, giurò: «Se non mi consegnerete Giuda in catene, farò di questa dimora di Dio una piazza pulita, abbatterò dalle fondamenta l'altare e innalzerò qui uno splendido tempio a Dioniso». 34Dette queste grosse parole, se ne andò. I sacerdoti alzando le mani al cielo, invocarono il protettore sempre vigile del nostro popolo: 35«Tu, Signore, che di nulla hai bisogno, ti sei compiaciuto di porre il tempio della tua abitazione in mezzo a noi. [vv. 36-46] [<<< 36-46] 36E ora tu, Santo e Signore di ogni santità, custodisci questa tua casa, appena purificata, per sempre libera da contaminazioni».
37Fu denunziato a Nicànore un certo Razis degli anziani di Gerusalemme, uomo pieno di amore per la città, che godeva grandissima fama e chiamato per la sua benevolenza padre dei Giudei. 38Egli infatti nei giorni precedenti la rivolta si era attirata l'accusa di giudaismo e realmente per il giudaismo aveva impegnato corpo e anima con piena generosità. 39Volendo Nicànore far nota a tutti l'ostilità che aveva verso i Giudei, mandò più di cinquecento soldati per arrestarlo; 40pensava infatti che, prendendo costui, avrebbe arrecato loro un grave colpo. 41Ma, quando quella truppa stava per occupare la torre e tentava di forzare la porta del cortile e ordinavano di portare il fuoco e di appiccarlo alle porte, egli, accerchiato da ogni lato, si piantò la spada in corpo, 42preferendo morire nobilmente piuttosto che divenire schiavo degli empi e subire insulti indegni della sua nobiltà. 43Non avendo però portato a segno il colpo per la fretta della lotta, mentre la folla premeva fuori delle porte, salì coraggiosamente sulle mura e si lasciò cadere a precipizio sulla folla con gesto da prode. 44Essi lo scansarono immediatamente lasciando uno spazio libero ed egli cadde in mezzo allo spazio vuoto. 45Poiché respirava ancora, con l'animo infiammato, si alzò, mentre il sangue gli usciva a fiotti e le ferite lo straziavano e, attraversata di corsa la folla, salì su di un tratto di roccia, 46ormai completamente esague; si trappò gli intestini e prendendoli con le mani li gettò contro la folla; morì in tal modo invocando il Signore della vita e dello spirito perché di nuovo glieli restituisse.
[vv. 1-46]
[<<< 1-46] 1Dopo un periodo di tre anni, giunse notizia agli uomini di Giuda che Demetrio, figlio di Seleuco, sbarcato nel porto di Trìpoli con un grande esercito e la flotta, 2si era impadronito del paese, eliminando Antioco e il suo tutore Lisia. 3Un certo Àlcimo, che era stato prima sommo sacerdote, ma che si era volontariamente contaminato al tempo della rivolta, avendo capito che non si apriva a lui in alcun modo una via di salvezza e non vi era più la possibilità di accedere al sacro altare, 4andò dal re Demetrio verso l’anno centocinquantuno, offrendogli una corona d’oro e una palma, oltre ai tradizionali ramoscelli di ulivo del tempio. Per quel giorno restò tranquillo. 5Ma colta l’occasione favorevole alla sua follia, quando da Demetrio fu convocato a consiglio e interrogato su quali fossero lo stato d’animo e le intenzioni dei Giudei, rispose: 6«I Giudei che si dicono Asidei, a capo dei quali sta Giuda il Maccabeo, alimentano guerre e ribellioni e non lasciano che il regno trovi la calma. 7Per questo anch’io, privato della dignità ereditaria, intendo dire del sommo sacerdozio, sono venuto qui, 8spinto anzitutto da schietta premura per gli interessi del re, ma in secondo luogo mirando anche ai miei concittadini, perché, a causa dell’irragionevolezza di dette persone, tutto il nostro popolo si va impoverendo non poco. 9Ora che conosci bene ognuna di queste cose, tu, o re, provvedi al paese e alla nostra stirpe che va decadendo, con quella cortese benevolenza che hai con tutti. 10Fin quando Giuda è vivo, è impossibile che la situazione torni pacifica». 11Dopo queste sue parole, gli altri amici, irritati per i successi di Giuda, si affrettarono a infiammare Demetrio. 12Questi, designato subito Nicànore, che era a capo degli elefanti, e nominatolo stratega della Giudea, ve lo inviò 13con l’ordine di eliminare Giuda, di disperdere i suoi uomini e di costituire Àlcimo sommo sacerdote del tempio massimo. 14Allora le nazioni della Giudea, che erano fuggite davanti a Giuda, si unirono in massa a Nicànore, pensando che le sfortune e le calamità dei Giudei sarebbero state apportatrici di fortuna per loro.
15Quando seppero della venuta di Nicànore e dell’aggressione delle nazioni, i Giudei, cosparsi di polvere, elevarono suppliche a colui che ha costituito il suo popolo per sempre e che con segni palesi protegge sempre coloro che sono la sua porzione. 16Poi, dati gli ordini, il capo mosse rapidamente di là e si scontrò con loro presso il villaggio di Dessau. 17Simone, fratello di Giuda, aveva già attaccato Nicànore, ma per l’improvvisa comparsa dei nemici, lentamente aveva dovuto cedere. 18Tuttavia Nicànore, conosciuto il valore che avevano gli uomini di Giuda e il loro entusiasmo nelle lotte per la patria, non osava decidere la questione con spargimento di sangue. 19Per questo mandò Posidonio e Teodoto e Mattatia a dare e ricevere la destra. 20La cosa fu discussa lungamente e, quando il comandante ne diede comunicazione alle truppe, il parere risultò unanime e accettarono gli accordi. 21Fissarono il giorno nel quale sarebbero venuti a un incontro privato. Dall’una e dall’altra parte avanzò un carro e collocarono dei seggi. 22Giuda tuttavia dispose degli uomini armati nei luoghi opportuni, per paura che si verificasse d’improvviso qualche tradimento da parte dei nemici. Così in buon accordo conclusero l’incontro. 23Nicànore si trattenne a Gerusalemme e non fece alcun male; anzi licenziò le turbe raccogliticce che a lui si erano unite. 24Aveva sempre Giuda con sé e nutriva un intimo affetto per lui. 25Lo esortò a sposarsi e ad avere figli; si sposò, se ne stette tranquillo e visse normalmente la sua vita.
26Ma Àlcimo, vedendo la loro reciproca simpatia e procuratosi copia degli accordi intercorsi, andò da Demetrio e gli disse che Nicànore seguiva una linea contraria agli interessi dello stato: aveva infatti nominato suo successore Giuda, il sobillatore del regno. 27Il re, contrariato e acceso di sdegno per le calunnie di quel genio malefico, scrisse a Nicànore, dichiarandogli di essere scontento delle alleanze concluse e ordinandogli che gli mandasse subito ad Antiòchia il Maccabeo in catene. 28Nicànore, quando gli giunse quest’ordine, rimase sconcertato ed era riluttante a rompere i patti senza che quell’uomo avesse commesso alcuna colpa. 29Ma, poiché non gli era possibile agire contro la volontà del re, cercava l’occasione per effettuare la cosa con qualche stratagemma. 30Il Maccabeo, notando che Nicànore era più freddo nei suoi confronti e aspro nei consueti incontri, arguendo che questa freddezza non presagiva niente di buono, raccolti non pochi dei suoi, non si fece più vedere da Nicànore. 31Questi, accortosi di essere stato giocato abilmente da Giuda, salì al massimo e santo tempio, mentre i sacerdoti stavano compiendo i sacrifici prescritti, e ordinò che gli fosse consegnato quell’uomo. 32I sacerdoti dichiararono con giuramento che non sapevano dove fosse il ricercato. 33Allora egli, stendendo la destra contro il tempio, giurò: «Se non mi consegnerete Giuda in catene, spianerò questa dimora di Dio, abbatterò dalle fondamenta l’altare e innalzerò qui uno splendido tempio a Diòniso». 34Detto questo, se ne andò. I sacerdoti, alzando le mani al cielo, invocarono il protettore sempre vigile del nostro popolo, dicendo: 35«Tu, Signore, che di nulla hai bisogno, ti sei compiaciuto di porre il tempio della tua abitazione in mezzo a noi. 36Ora, Signore, santo di ogni santità, custodisci per sempre incontaminata questa tua casa, che da poco è stata purificata».
37Fu denunciato a Nicànore un certo Razìs, degli anziani di Gerusalemme, uomo pieno di amore per la città, che godeva grandissima fama, chiamato padre dei Giudei per la sua benevolenza. 38Egli infatti, nei giorni precedenti la rivolta, si era attirato l’accusa di giudaismo e realmente per il giudaismo aveva impegnato corpo e anima con piena generosità. 39Volendo Nicànore far nota a tutti l’ostilità che aveva verso i Giudei, mandò più di cinquecento soldati per arrestarlo; 40pensava infatti che, prendendo costui, avrebbe arrecato loro un grave colpo. 41Ma, quando quella truppa stava per occupare la torre e tentava di forzare la porta del cortile, dando ordine di portare il fuoco e di appiccarlo alle porte, egli, accerchiato da ogni lato, rivolse la spada contro se stesso, 42preferendo morire nobilmente piuttosto che divenire schiavo degli scellerati e subire insulti indegni della sua nobiltà. 43Non avendo però portato a segno il colpo per la fretta della lotta, mentre la folla premeva fuori delle porte, salì arditamente sulle mura e si gettò giù coraggiosamente sulla folla. 44Questa, subito indietreggiando, fece largo e così egli cadde in mezzo allo spazio vuoto. 45Poiché respirava ancora, con l’animo infiammato, si alzò, mentre il sangue gli usciva a fiotti e le ferite lo straziavano, di corsa passò in mezzo alla folla, salì su di un tratto di roccia 46e, ormai completamente esangue, si strappò gli intestini e prendendoli con le mani li gettò contro la folla. Morì in tal modo, invocando il Signore della vita e dello spirito perché di nuovo glieli restituisse.
[vv. 1-10]
[<<< 1-10] 1C'era nella terra di Uz un uomo chiamato Giobbe: uomo integro e retto, temeva Dio ed era alieno dal male. 2Gli erano nati sette figli e tre figlie; 3possedeva settemila pecore e tremila cammelli, cinquecento paia di buoi e cinquecento asine, e molto numerosa era la sua servitù. Quest'uomo era il più grande fra tutti i figli d'oriente.
4Ora i suoi figli solevano andare a fare banchetti in casa di uno di loro, ciascuno nel suo giorno, e mandavano a invitare anche le loro tre sorelle per mangiare e bere insieme. 5Quando avevano compiuto il turno dei giorni del banchetto, Giobbe li mandava a chiamare per purificarli; si alzava di buon mattino e offriva olocausti secondo il numero di tutti loro. Giobbe infatti pensava: «Forse i miei figli hanno peccato e hanno offeso Dio nel loro cuore». Così faceva Giobbe ogni volta.
6Un giorno, i figli di Dio andarono a presentarsi davanti al Signore e anche satana andò in mezzo a loro. 7Il Signore chiese a satana: «Da dove vieni?». Satana rispose al Signore: «Da un giro sulla terra, che ho percorsa». 8Il Signore disse a satana: «Hai posto attenzione al mio servo Giobbe? Nessuno è come lui sulla terra: uomo integro e retto, teme Dio ed è alieno dal male». 9Satana rispose al Signore e disse: «Forse che Giobbe teme Dio per nulla? 10Non hai forse messo una siepe intorno a lui e alla sua casa e a tutto quanto è suo? Tu hai benedetto il lavoro delle sue mani e il suo bestiame abbonda di terra. 11Ma stendi un poco la mano e tocca quanto ha e vedrai come ti benedirà in faccia!». [vv. 12-14] [<<< 12-14] 12Il Signore disse a satana: «Ecco, quanto possiede è in tuo potere, ma non stender la mano su di lui». Satana si allontanò dal Signore.
13Ora accadde che un giorno, mentre i suoi figli e le sue figlie stavano mangiando e bevendo in casa del fratello maggiore, 14un messaggero venne da Giobbe e gli disse: «I buoi stavano arando e le asine pascolando vicino ad essi, 15quando i Sabei sono piombati su di essi e li hanno predati e hanno passato a fil di spada i guardiani. Sono scampato io solo che ti racconto questo».
16Mentr'egli ancora parlava, entrò un altro e disse: «Un fuoco divino è caduto dal cielo: si è attaccato alle pecore e ai guardiani e li ha divorati. Sono scampato io solo che ti racconto questo».
17Mentr'egli ancora parlava, entrò un altro e disse: «I Caldei hanno formato tre bande: si sono gettati sopra i cammelli e li hanno presi e hanno passato a fil di spada i guardiani. Sono scampato io solo che ti racconto questo».
[v. 18] [<< 18] 18Mentr'egli ancora parlava, entrò un altro e disse: «I tuoi figli e le tue figlie stavano mangiando e bevendo in casa del loro fratello maggiore, 19quand'ecco un vento impetuoso si è scatenato da oltre il deserto: ha investito i quattro lati della casa, che è rovinata sui giovani e sono morti. Sono scampato io solo che ti racconto questo».
[vv. 20-22]
[<<< 20-22] 20Allora Giobbe si alzò e si stracciò le vesti, si rase il capo, cadde a terra, si prostrò 21e disse:
«Nudo uscii dal seno di mia madre,
e nudo vi ritornerò.
Il Signore ha dato, il Signore ha tolto,
sia benedetto il nome del Signore!».
22In tutto questo Giobbe non peccò e non attribuì a Dio nulla di ingiusto.
[vv. 1-22]
[<<< 1-22] 1Viveva nella terra di Us un uomo chiamato Giobbe, integro e retto, timorato di Dio e lontano dal male. 2Gli erano nati sette figli e tre figlie; 3possedeva settemila pecore e tremila cammelli, cinquecento paia di buoi e cinquecento asine, e una servitù molto numerosa. Quest’uomo era il più grande fra tutti i figli d’oriente.
4I suoi figli solevano andare a fare banchetti in casa di uno di loro, ciascuno nel suo giorno, e mandavano a invitare le loro tre sorelle per mangiare e bere insieme. 5Quando avevano compiuto il turno dei giorni del banchetto, Giobbe li mandava a chiamare per purificarli; si alzava di buon mattino e offriva olocausti per ognuno di loro. Giobbe infatti pensava: «Forse i miei figli hanno peccato e hanno maledetto Dio nel loro cuore». Così era solito fare Giobbe ogni volta.
6Ora, un giorno, i figli di Dio andarono a presentarsi al Signore e anche Satana andò in mezzo a loro. 7Il Signore chiese a Satana: «Da dove vieni?». Satana rispose al Signore: «Dalla terra, che ho percorso in lungo e in largo». 8Il Signore disse a Satana: «Hai posto attenzione al mio servo Giobbe? Nessuno è come lui sulla terra: uomo integro e retto, timorato di Dio e lontano dal male». 9Satana rispose al Signore: «Forse che Giobbe teme Dio per nulla? 10Non sei forse tu che hai messo una siepe intorno a lui e alla sua casa e a tutto quello che è suo? Tu hai benedetto il lavoro delle sue mani e i suoi possedimenti si espandono sulla terra. 11Ma stendi un poco la mano e tocca quanto ha, e vedrai come ti maledirà apertamente!». 12Il Signore disse a Satana: «Ecco, quanto possiede è in tuo potere, ma non stendere la mano su di lui». Satana si ritirò dalla presenza del Signore.
13Un giorno accadde che, mentre i suoi figli e le sue figlie stavano mangiando e bevendo vino in casa del fratello maggiore, 14un messaggero venne da Giobbe e gli disse: «I buoi stavano arando e le asine pascolando vicino ad essi. 15I Sabei hanno fatto irruzione, li hanno portati via e hanno passato a fil di spada i guardiani. Sono scampato soltanto io per raccontartelo».
16Mentre egli ancora parlava, entrò un altro e disse: «Un fuoco divino è caduto dal cielo: si è appiccato alle pecore e ai guardiani e li ha divorati. Sono scampato soltanto io per raccontartelo».
17Mentre egli ancora parlava, entrò un altro e disse: «I Caldei hanno formato tre bande: sono piombati sopra i cammelli e li hanno portati via e hanno passato a fil di spada i guardiani. Sono scampato soltanto io per raccontartelo».
18Mentre egli ancora parlava, entrò un altro e disse: «I tuoi figli e le tue figlie stavano mangiando e bevendo vino in casa del loro fratello maggiore, 19quand’ecco un vento impetuoso si è scatenato da oltre il deserto: ha investito i quattro lati della casa, che è rovinata sui giovani e sono morti. Sono scampato soltanto io per raccontartelo».
20Allora Giobbe si alzò e si stracciò il mantello; si rase il capo, cadde a terra, si prostrò 21e disse:
«Nudo uscii dal grembo di mia madre,
e nudo vi ritornerò.
Il Signore ha dato, il Signore ha tolto,
sia benedetto il nome del Signore!».
22In tutto questo Giobbe non peccò e non attribuì a Dio nulla di ingiusto.
[vv. 1-4] [<<< 1-4] 1Quando un giorno i figli di Dio andarono a presentarsi al Signore, anche satana andò in mezzo a loro a presentarsi al Signore. 2Il Signore disse a satana: «Da dove vieni?». Satana rispose al Signore: «Da un giro sulla terra che ho percorsa». 3Il Signore disse a satana: «Hai posto attenzione al mio servo Giobbe? Nessuno è come lui sulla terra: uomo integro e retto, teme Dio ed è alieno dal male. Egli è ancor saldo nella sua integrità; tu mi hai spinto contro di lui, senza ragione, per rovinarlo». 4Satana rispose al Signore: «Pelle per pelle; tutto quanto ha, l'uomo è pronto a darlo per la sua vita. 5Ma stendi un poco la mano e toccalo nell'osso e nella carne e vedrai come ti benedirà in faccia!». [vv. 6-13] [<<< 6-13] 6Il Signore disse a satana: «Eccolo nelle tue mani! Soltanto risparmia la sua vita».
7Satana si allontanò dal Signore e colpì Giobbe con una piaga maligna, dalla pianta dei piedi alla cima del capo. 8Giobbe prese un coccio per grattarsi e stava seduto in mezzo alla cenere. 9Allora sua moglie disse: «Rimani ancor fermo nella tua integrità? Benedici Dio e muori!». 10Ma egli le rispose: «Come parlerebbe una stolta tu hai parlato! Se da Dio accettiamo il bene, perché non dovremo accettare il male?».
In tutto questo Giobbe non peccò con le sue labbra.
11Nel frattempo tre amici di Giobbe erano venuti a sapere di tutte le disgrazie che si erano abbattute su di lui. Partirono, ciascuno dalla sua contrada, Elifaz il Temanita, Bildad il Suchita e Zofar il Naamatita, e si accordarono per andare a condolersi con lui e a consolarlo. 12Alzarono gli occhi da lontano ma non lo riconobbero e, dando in grida, si misero a piangere. Ognuno si stracciò le vesti e si cosparse il capo di polvere. 13Poi sedettero accanto a lui in terra, per sette giorni e sette notti, e nessuno gli rivolse una parola, perché vedevano che molto grande era il suo dolore.
[vv. 1-13]
[<<< 1-13] 1Accadde, un giorno, che i figli di Dio andarono a presentarsi al Signore, e anche Satana andò in mezzo a loro a presentarsi al Signore. 2Il Signore chiese a Satana: «Da dove vieni?». Satana rispose al Signore: «Dalla terra, che ho percorso in lungo e in largo». 3Il Signore disse a Satana: «Hai posto attenzione al mio servo Giobbe? Nessuno è come lui sulla terra: uomo integro e retto, timorato di Dio e lontano dal male. Egli è ancora saldo nella sua integrità; tu mi hai spinto contro di lui per rovinarlo, senza ragione». 4Satana rispose al Signore: «Pelle per pelle; tutto quello che possiede, l’uomo è pronto a darlo per la sua vita. 5Ma stendi un poco la mano e colpiscilo nelle ossa e nella carne e vedrai come ti maledirà apertamente!». 6Il Signore disse a Satana: «Eccolo nelle tue mani! Soltanto risparmia la sua vita».
7Satana si ritirò dalla presenza del Signore e colpì Giobbe con una piaga maligna, dalla pianta dei piedi alla cima del capo. 8Giobbe prese un coccio per grattarsi e stava seduto in mezzo alla cenere. 9Allora sua moglie disse: «Rimani ancora saldo nella tua integrità? Maledici Dio e muori!». 10Ma egli le rispose: «Tu parli come parlerebbe una stolta! Se da Dio accettiamo il bene, perché non dovremmo accettare il male?».
In tutto questo Giobbe non peccò con le sue labbra.
11Tre amici di Giobbe vennero a sapere di tutte le disgrazie che si erano abbattute su di lui. Partirono, ciascuno dalla sua contrada, Elifaz di Teman, Bildad di Suach e Sofar di Naamà, e si accordarono per andare a condividere il suo dolore e a consolarlo. 12Alzarono gli occhi da lontano, ma non lo riconobbero. Levarono la loro voce e si misero a piangere. Ognuno si stracciò il mantello e lanciò polvere verso il cielo sul proprio capo. 13Poi sedettero accanto a lui in terra, per sette giorni e sette notti. Nessuno gli rivolgeva una parola, perché vedevano che molto grande era il suo dolore.
[v. 1]
[<< 1] 1Elifaz il Temanita prese la parola e disse:
2Se si tenta di parlarti, ti sarà forse gravoso?
Ma chi può trattenere il discorso?
[vv. 3-4]
[<<< 3-4]
3Ecco, tu hai istruito molti
e a mani fiacche hai ridato vigore;
4le tue parole hanno sorretto chi vacillava
e le ginocchia che si piegavano hai rafforzato.
5Ma ora questo accade a te e ti abbatti;
capita a te e ne sei sconvolto.
[vv. 6-21]
[<<< 6-21]
6La tua pietà non era forse la tua fiducia
e la tua condotta integra, la tua speranza?
7Ricordalo: quale innocente è mai perito
e quando mai furon distrutti gli uomini retti?
8Per quanto io ho visto, chi coltiva iniquità,
chi semina affanni, li raccoglie.
9A un soffio di Dio periscono
e dallo sfogo della sua ira sono annientati.
10Il ruggito del leone e l'urlo del leopardo
e i denti dei leoncelli sono frantumati.
11Il leone è perito per mancanza di preda
e i figli della leonessa sono stati dispersi.
12A me fu recata, furtiva, una parola
e il mio orecchio ne percepì il lieve sussurro.
13Nei fantasmi, tra visioni notturne,
quando grava sugli uomini il sonno,
14terrore mi prese e spavento
e tutte le ossa mi fece tremare;
15un vento mi passò sulla faccia,
e il pelo si drizzò sulla mia carne...
16Stava là ritto uno, di cui non riconobbi l'aspetto,
un fantasma stava davanti ai miei occhi...
Un sussurro..., e una voce mi si fece sentire:
17«Può il mortale essere giusto davanti a Dio
o innocente l'uomo davanti al suo creatore?
18Ecco, dei suoi servi egli non si fida
e ai suoi angeli imputa difetti;
19quanto più a chi abita case di fango,
che nella polvere hanno il loro fondamento!
Come tarlo sono schiacciati,
20annientati fra il mattino e la sera:
senza che nessuno ci badi, periscono per sempre.
21La funicella della loro tenda
non viene forse strappata?
Muoiono senza saggezza!».
[vv. 1-21]
[<<< 1-21] 1Elifaz di Teman prese a dire:
2«Se uno tenta di parlare, ti sarà gravoso?
Ma chi può trattenere le parole?
3Ecco, sei stato maestro di molti
e a mani stanche hai ridato vigore;
4le tue parole hanno sorretto chi vacillava
e le ginocchia che si piegavano hai rafforzato.
5Ma ora che questo accade a te, ti è gravoso;
capita a te e ne sei sconvolto.
6La tua pietà non era forse la tua fiducia,
e la tua condotta integra la tua speranza?
7Ricordalo: quale innocente è mai perito
e quando mai uomini retti furono distrutti?
8Per quanto io ho visto, chi ara iniquità
e semina affanni, li raccoglie.
9A un soffio di Dio periscono
e dallo sfogo della sua ira sono annientati.
10Ruggisce il leone, urla la belva,
e i denti dei leoncelli si frantumano;
11il leone perisce per mancanza di preda,
e i figli della leonessa si disperdono.
12A me fu recata, furtiva, una parola
e il mio orecchio ne percepì il lieve sussurro.
13Negli incubi delle visioni notturne,
quando il torpore grava sugli uomini,
14terrore mi prese e spavento,
che tutte le ossa mi fece tremare;
15un vento mi passò sulla faccia,
sulla pelle mi si drizzarono i peli.
16Stava là uno, ma non ne riconobbi l’aspetto,
una figura era davanti ai miei occhi.
Poi udii una voce sommessa:
17“Può l’uomo essere più retto di Dio,
o il mortale più puro del suo creatore?
18Ecco, dei suoi servi egli non si fida
e nei suoi angeli trova difetti,
19quanto più in coloro che abitano case di fango,
che nella polvere hanno il loro fondamento!
Come tarlo sono schiacciati,
20sono annientati fra il mattino e la sera,
senza che nessuno ci badi, periscono per sempre.
21Non viene forse strappata la corda della loro tenda,
sicché essi muoiono, ma senza sapienza?”.
1Chiama, dunque! Ti risponderà forse qualcuno?
E a chi fra i santi ti rivolgerai?
[vv. 2-18]
[<<< 2-18]
2Poiché allo stolto dà morte lo sdegno
e la collera fa morire lo sciocco.
3Io ho visto lo stolto metter radici,
ma imputridire la sua dimora all'istante.
4I suoi figli sono lungi dal prosperare,
sono oppressi alla porta, senza difensore;
5l'affamato ne divora la messe
e gente assetata ne succhia gli averi.
6Non esce certo dalla polvere la sventura
né germoglia dalla terra il dolore,
7ma è l'uomo che genera pene,
come le scintille volano in alto.
8Io, invece, mi rivolgerei a Dio
e a Dio esporrei la mia causa:
9a lui, che fa cose grandi e incomprensibili,
meraviglie senza numero,
10che dà la pioggia alla terra
e manda le acque sulle campagne.
11Colloca gli umili in alto
e gli afflitti solleva a prosperità;
12rende vani i pensieri degli scaltri
e le loro mani non ne compiono i disegni;
13coglie di sorpresa i saggi nella loro astuzia
e manda in rovina il consiglio degli scaltri.
14Di giorno incappano nel buio
e brancolano in pieno sole come di notte,
15mentre egli salva dalla loro spada l'oppresso,
e il meschino dalla mano del prepotente.
16C'è speranza per il misero
e l'ingiustizia chiude la bocca.
17Felice l'uomo, che è corretto da Dio:
perciò tu non sdegnare la correzione
dell'Onnipotente,
18perché egli fa la piaga e la fascia,
ferisce e la sua mano risana.
19Da sei tribolazioni ti libererà
e alla settima non ti toccherà il male;
20nella carestia ti scamperà dalla morte
e in guerra dal colpo della spada;
[v. 21]
[<< 21]
21sarai al riparo dal flagello della lingua,
né temerai quando giunge la rovina.
22Della rovina e della fame ti riderai
né temerai le bestie selvatiche;
[vv. 23-27]
[<<< 23-27]
23con le pietre del campo avrai un patto
e le bestie selvatiche saranno in pace con te.
24Conoscerai la prosperità della tua tenda,
visiterai la tua proprietà e non sarai deluso.
25Vedrai, numerosa, la prole,
i tuoi rampolli come l'erba dei prati.
26Te ne andrai alla tomba in piena maturità,
come si ammucchia il grano a suo tempo.
27Ecco, questo abbiamo osservato: è così.
Ascoltalo e sappilo per tuo bene.
[vv. 1-27]
[<<< 1-27]
1Grida pure! Ti risponderà forse qualcuno?
E a chi fra i santi ti rivolgerai?
2Poiché la collera uccide lo stolto
e l’invidia fa morire lo sciocco.
3Ho visto lo stolto mettere radici
e subito ho dichiarato maledetta la sua dimora.
4I suoi figli non sono mai al sicuro,
e in tribunale sono oppressi, senza difensore;
5l’affamato ne divora la messe,
anche se ridotta a spine, la porterà via
e gente assetata agognerà le sue sostanze.
6Non esce certo dal suolo la sventura
né germoglia dalla terra il dolore,
7ma è l’uomo che genera pene,
come le scintille volano in alto.
8Io, invece, mi rivolgerei a Dio
e a Dio esporrei la mia causa:
9a lui, che fa cose tanto grandi da non potersi indagare,
meraviglie da non potersi contare,
10che dà la pioggia alla terra
e manda l’acqua sulle campagne.
11Egli esalta gli umili
e solleva a prosperità gli afflitti;
12è lui che rende vani i pensieri degli scaltri,
perché le loro mani non abbiano successo.
13Egli sorprende i saccenti nella loro astuzia
e fa crollare il progetto degli scaltri.
14Di giorno incappano nel buio,
in pieno sole brancolano come di notte.
15Egli invece salva il povero dalla spada della loro bocca
e dalla mano del violento.
16C’è speranza per il misero,
ma chi fa l’ingiustizia deve chiudere la bocca.
17Perciò, beato l’uomo che è corretto da Dio:
non sdegnare la correzione dell’Onnipotente,
18perché egli ferisce e fascia la piaga,
colpisce e la sua mano risana.
19Da sei tribolazioni ti libererà
e alla settima il male non ti toccherà;
20nella carestia ti libererà dalla morte
e in guerra dal colpo della spada,
21sarai al riparo dal flagello della lingua,
né temerai quando giunge la rovina.
22Della rovina e della fame riderai
né temerai le bestie selvatiche;
23con le pietre del campo avrai un patto
e le bestie selvatiche saranno in pace con te.
24Vedrai che sarà prospera la tua tenda,
visiterai la tua proprietà e non sarai deluso.
25Vedrai che sarà numerosa la tua prole,
i tuoi rampolli come l’erba dei prati.
26Te ne andrai alla tomba in piena maturità,
come un covone raccolto a suo tempo.
27Ecco, questo l’abbiamo studiato a fondo, ed è vero.
Ascoltalo e imparalo per il tuo bene».
[vv. 1-19]
[<<< 1-19]
1Non ha forse un duro lavoro l'uomo sulla terra
e i suoi giorni non sono come quelli d'un mercenario?
2Come lo schiavo sospira l'ombra
e come il mercenario aspetta il suo salario,
3così a me son toccati mesi d'illusione
e notti di dolore mi sono state assegnate.
4Se mi corico dico: «Quando mi alzerò?».
Si allungano le ombre e sono stanco di rigirarmi fino all'alba.
5Ricoperta di vermi e croste è la mia carne,
raggrinzita è la mia pelle e si disfà.
6I miei giorni sono stati più veloci d'una spola,
sono finiti senza speranza.
7Ricordati che un soffio è la mia vita:
il mio occhio non rivedrà più il bene.
8Non mi scorgerà più l'occhio di chi mi vede:
i tuoi occhi saranno su di me e io più non sarò.
9Una nube svanisce e se ne va,
così chi scende agl'inferi più non risale;
10non tornerà più nella sua casa,
mai più lo rivedrà la sua dimora.
11Ma io non terrò chiusa la mia bocca,
parlerò nell'angoscia del mio spirito,
mi lamenterò nell'amarezza del mio cuore!
12Son io forse il mare oppure un mostro marino,
perché tu mi metta accanto una guardia?
13Quando io dico: «Il mio giaciglio mi darà sollievo,
il mio letto allevierà la mia sofferenza»,
14tu allora mi spaventi con sogni
e con fantasmi tu mi atterrisci.
15Preferirei essere soffocato,
la morte piuttosto che questi miei dolori!
16Io mi disfaccio, non vivrò più a lungo.
Lasciami, perché un soffio sono i miei giorni.
17Che è quest'uomo che tu nei fai tanto conto
e a lui rivolgi la tua attenzione
18e lo scruti ogni mattina
e ad ogni istante lo metti alla prova?
19Fino a quando da me non toglierai lo sguardo
e non mi lascerai inghiottire la saliva?
20Se ho peccato, che cosa ti ho fatto,
o custode dell'uomo?
Perché m'hai preso a bersaglio
e ti son diventato di peso?
[v. 21]
[<< 21]
21Perché non cancelli il mio peccato
e non dimentichi la mia iniquità?
Ben presto giacerò nella polvere,
mi cercherai, ma più non sarò!
[vv. 1-21]
[<<< 1-21]
1L’uomo non compie forse un duro servizio sulla terra
e i suoi giorni non sono come quelli d’un mercenario?
2Come lo schiavo sospira l’ombra
e come il mercenario aspetta il suo salario,
3così a me sono toccati mesi d’illusione
e notti di affanno mi sono state assegnate.
4Se mi corico dico: “Quando mi alzerò?”.
La notte si fa lunga e sono stanco di rigirarmi fino all’alba.
5Ricoperta di vermi e di croste polverose è la mia carne,
raggrinzita è la mia pelle e si dissolve.
6I miei giorni scorrono più veloci d’una spola,
svaniscono senza un filo di speranza.
7Ricòrdati che un soffio è la mia vita:
il mio occhio non rivedrà più il bene.
8Non mi scorgerà più l’occhio di chi mi vede:
i tuoi occhi mi cercheranno, ma io più non sarò.
9Una nube svanisce e se ne va,
così chi scende al regno dei morti più non risale;
10non tornerà più nella sua casa,
né più lo riconoscerà la sua dimora.
11Ma io non terrò chiusa la mia bocca,
parlerò nell’angoscia del mio spirito,
mi lamenterò nell’amarezza del mio cuore!
12Sono io forse il mare oppure un mostro marino,
perché tu metta sopra di me una guardia?
13Quando io dico: “Il mio giaciglio mi darà sollievo,
il mio letto allevierà il mio lamento”,
14tu allora mi spaventi con sogni
e con fantasmi tu mi atterrisci.
15Preferirei morire soffocato,
la morte piuttosto che vivere in queste mie ossa.
16Mi sto consumando, non vivrò più a lungo.
Lasciami, perché un soffio sono i miei giorni.
17Che cosa è l’uomo perché tu lo consideri grande
e a lui rivolga la tua attenzione
18e lo scruti ogni mattina
e ad ogni istante lo metta alla prova?
19Fino a quando da me non toglierai lo sguardo
e non mi lascerai inghiottire la saliva?
20Se ho peccato, che cosa ho fatto a te,
o custode dell’uomo?
Perché mi hai preso a bersaglio
e sono diventato un peso per me?
21Perché non cancelli il mio peccato
e non dimentichi la mia colpa?
Ben presto giacerò nella polvere
e, se mi cercherai, io non ci sarò!».
[vv. 1-9]
[<<< 1-9] 1Allora prese a dire Bildad il Suchita:
2Fino a quando dirai queste cose
e vento impetuoso saranno le parole della tua bocca?
3Può forse Dio deviare il diritto
o l'Onnipotente sovvertire la giustizia?
4Se i tuoi figli hanno peccato contro di lui,
li ha messi in balìa della loro iniquità.
5Se tu cercherai Dio
e implorerai l'Onnipotente,
6se puro e integro tu sei,
fin d'ora veglierà su di te
e ristabilirà la dimora della tua giustizia;
7piccola cosa sarà la tua condizione di prima,
di fronte alla grandezza che avrà la futura.
8Chiedilo infatti alle generazioni passate,
poni mente all'esperienza dei loro padri,
9perché noi siamo di ieri e nulla sappiamo,
come un'ombra sono i nostri giorni sulla terra.
10Essi forse non ti istruiranno e ti parleranno
traendo le parole dal cuore?
[vv. 11-17]
[<<< 11-17]
11Cresce forse il papiro fuori della palude
e si sviluppa forse il giunco senz'acqua?
12È ancora verde, non buono per tagliarlo,
e inaridisce prima d'ogn'altra erba.
13Tale il destino di chi dimentica Dio,
così svanisce la speranza dell'empio;
14la sua fiducia è come un filo
e una tela di ragno è la sua sicurezza:
15si appoggi alla sua casa, essa non resiste,
vi si aggrappi, ma essa non regge.
16Rigoglioso sia pure in faccia al sole
e sopra il giardino si spandano i suoi rami,
17sul terreno sassoso s'intreccino le sue radici,
tra le pietre attinga la vita.
18Se lo si toglie dal suo luogo,
questo lo rinnega: «Non t'ho mai visto!».
[vv. 19-22]
[<<< 19-22]
19Ecco la gioia del suo destino
e dalla terra altri rispuntano.
20Dunque, Dio non rigetta l'uomo integro,
e non sostiene la mano dei malfattori.
21Colmerà di nuovo la tua bocca di sorriso
e le tue labbra di gioia.
22I tuoi nemici saran coperti di vergogna
e la tenda degli empi più non sarà.
[vv. 1-22]
[<<< 1-22] 1Bildad di Suach prese a dire:
2«Fino a quando dirai queste cose
e vento impetuoso saranno le parole della tua bocca?
3Può forse Dio sovvertire il diritto
o l’Onnipotente sovvertire la giustizia?
4Se i tuoi figli hanno peccato contro di lui,
li ha abbandonati in balìa delle loro colpe.
5Se tu cercherai Dio
e implorerai l’Onnipotente,
6se puro e integro tu sarai,
allora egli veglierà su di te
e renderà prospera la dimora della tua giustizia;
7anzi, piccola cosa sarà la tua condizione di prima
e quella futura sarà molto più grande.
8Chiedilo infatti alle generazioni passate,
considera l’esperienza dei loro padri,
9perché noi siamo di ieri e nulla sappiamo,
un’ombra sono i nostri giorni sulla terra.
10Non ti istruiranno e non ti parleranno
traendo dal cuore le loro parole?
11Cresce forse il papiro fuori della palude
e si sviluppa forse il giunco senz’acqua?
12Ancora verde, non buono per tagliarlo,
inaridirebbe prima di ogni altra erba.
13Tale è la sorte di chi dimentica Dio,
così svanisce la speranza dell’empio;
14la sua fiducia è come un filo
e una tela di ragno è la sua sicurezza:
15se si appoggia alla sua casa, essa non resiste,
se vi si aggrappa, essa non regge.
16Rigoglioso si mostra in faccia al sole
e sopra il giardino si spandono i suoi rami,
17sul terreno sassoso s’intrecciano le sue radici
e tra le pietre si abbarbica.
18Ma se lo si strappa dal suo luogo,
questo lo rinnega: “Non ti ho mai visto!”.
19Ecco la gioia del suo destino
e dalla terra altri rispuntano.
20Dunque, Dio non rigetta l’uomo integro
e non sostiene la mano dei malfattori.
21Colmerà di nuovo la tua bocca di sorriso
e le tue labbra di gioia.
22I tuoi nemici saranno coperti di vergogna,
la tenda degli empi più non sarà».
[vv. 1-2]
[<<< 1-2] 1Allora Zofar il Naamatita prese la parola e disse:
2A tante parole non si darà risposta?
O il loquace dovrà aver ragione?
3I tuoi sproloqui faranno tacere la gente?
Ti farai beffe, senza che alcuno ti svergogni?
[vv. 4-5]
[<<< 4-5]
4Tu dici: «Pura è la mia condotta,
io sono irreprensibile agli occhi di lui».
5Tuttavia, volesse Dio parlare
e aprire le labbra contro di te,
6per manifestarti i segreti della sapienza,
che sono così difficili all'intelletto,
allora sapresti che Dio ti condona parte della tua
colpa.
[vv. 7-17]
[<<< 7-17]
7Credi tu di scrutare l'intimo di Dio
o di penetrare la perfezione dell'Onnipotente?
8È più alta del cielo: che cosa puoi fare?
È più profonda degli inferi: che ne sai?
9Più lunga della terra ne è la dimensione,
più vasta del mare.
10Se egli assale e imprigiona
e chiama in giudizio, chi glielo può impedire?
11Egli conosce gli uomini fallaci,
vede l'iniquità e l'osserva:
12l'uomo stolto mette giudizio
e da ònagro indomito diventa docile.
13Ora, se tu a Dio dirigerai il cuore
e tenderai a lui le tue palme,
14se allontanerai l'iniquità che è nella tua mano
e non farai abitare l'ingiustizia nelle tue tende,
15allora potrai alzare la faccia senza macchia
e sarai saldo e non avrai timori,
16perché dimenticherai l'affanno
e te ne ricorderai come di acqua passata;
17più del sole meridiano splenderà la tua vita,
l'oscurità sarà per te come l'aurora.
18Ti terrai sicuro per ciò che ti attende
e, guardandoti attorno, riposerai tranquillo.
19Ti coricherai e nessuno ti disturberà,
molti anzi cercheranno i tuoi favori.
[v. 20]
[<< 20]
20Ma gli occhi dei malvagi languiranno,
ogni scampo è per essi perduto,
unica loro speranza è l'ultimo respiro!
[vv. 1-20]
[<<< 1-20] 1Sofar di Naamà prese a dire:
2«A tante parole non si dovrà forse dare risposta?
O il loquace dovrà avere ragione?
3I tuoi sproloqui faranno tacere la gente?
Ti farai beffe, senza che alcuno ti svergogni?
4Tu dici: “Pura è la mia condotta,
io sono irreprensibile agli occhi tuoi”.
5Tuttavia, volesse Dio parlare
e aprire le labbra contro di te,
6per manifestarti i segreti della sapienza,
che sono così difficili all’intelletto,
allora sapresti che Dio ti condona parte della tua colpa.
7Credi tu di poter scrutare l’intimo di Dio
o penetrare la perfezione dell’Onnipotente?
8È più alta del cielo: che cosa puoi fare?
È più profonda del regno dei morti: che cosa ne sai?
9Più lunga della terra ne è la dimensione,
più vasta del mare.
10Se egli assale e imprigiona
e chiama in giudizio, chi glielo può impedire?
11Egli conosce gli uomini fallaci;
quando scorge l’iniquità, non dovrebbe tenerne conto?
12L’uomo stolto diventerà giudizioso?
E un puledro di asino selvatico sarà generato uomo?
13Ora, se tu a Dio dirigerai il cuore
e tenderai a lui le tue palme,
14se allontanerai l’iniquità che è nella tua mano
e non farai abitare l’ingiustizia nelle tue tende,
15allora potrai alzare il capo senza macchia,
sarai saldo e non avrai timori,
16perché dimenticherai l’affanno
e te ne ricorderai come di acqua passata.
17Più del sole meridiano splenderà la tua vita,
l’oscurità sarà per te come l’aurora.
18Avrai fiducia perché c’è speranza
e, guardandoti attorno, riposerai tranquillo.
19Ti coricherai e nessuno ti metterà paura;
anzi, molti cercheranno i tuoi favori.
20Ma gli occhi dei malvagi languiranno,
ogni scampo è loro precluso,
unica loro speranza è l’ultimo respiro!».
[vv. 1-6]
[<<< 1-6] 1Giobbe allora rispose:
2È vero, sì, che voi siete la voce del popolo
e la sapienza morirà con voi!
3Anch'io però ho senno come voi,
e non sono da meno di voi;
chi non sa cose simili?
4Ludibrio del suo amico è diventato
chi grida a Dio perché gli risponda;
ludibrio il giusto, l'integro!
5«Per la sventura, disprezzo», pensa la gente prosperosa,
«spinte, a colui che ha il piede tremante».
6Le tende dei ladri sono tranquille,
c'è sicurezza per chi provoca Dio,
per chi vuol ridurre Dio in suo potere.
7Ma interroga pure le bestie, perché ti
ammaestrino,
gli uccelli del cielo, perché ti informino,
8o i rettili della terra, perché ti istruiscano
o i pesci del mare perché te lo faccian sapere.
[vv. 9-25]
[<<< 9-25]
9Chi non sa, fra tutti questi esseri,
che la mano del Signore ha fatto questo?
10Egli ha in mano l'anima di ogni vivente
e il soffio d'ogni carne umana.
11L'orecchio non distingue forse le parole
e il palato non assapora i cibi?
12Nei canuti sta la saggezza
e nella vita lunga la prudenza.
13In lui risiede la sapienza e la forza,
a lui appartiene il consiglio e la prudenza!
14Ecco, se egli demolisce, non si può ricostruire,
se imprigiona uno, non si può liberare.
15Se trattiene le acque, tutto si secca,
se le lascia andare, devastano la terra.
16Da lui viene potenza e sagacia,
a lui appartiene l'ingannato e l'ingannatore.
17Rende stolti i consiglieri della terra,
priva i giudici di senno;
18scioglie la cintura dei re
e cinge i loro fianchi d'una corda.
19Fa andare scalzi i sacerdoti
e rovescia i potenti.
20Toglie la favella ai più veraci
e priva del senno i vegliardi.
21Sui nobili spande il disprezzo
e allenta la cintura ai forti.
22Strappa dalle tenebre i segreti
e porta alla luce le cose oscure.
23Fa grandi i popoli e li lascia perire,
estende le nazioni e le abbandona.
24Toglie il senno ai capi del paese
e li fa vagare per solitudini senza strade,
25vanno a tastoni per le tenebre, senza luce,
e barcollano come ubriachi.
[vv. 1-25]
[<<< 1-25] 1Giobbe prese a dire:
2«Certo, voi rappresentate un popolo;
con voi morirà la sapienza!
3Anch’io però ho senno come voi,
e non sono da meno di voi;
chi non sa cose simili?
4Sono diventato il sarcasmo dei miei amici,
io che grido a Dio perché mi risponda;
sarcasmo, io che sono il giusto, l’integro!
5“Allo sventurato spetta il disprezzo”,
pensa la gente nella prosperità,
“spinte a colui che ha il piede tremante”.
6Le tende dei ladri sono tranquille,
c’è sicurezza per chi provoca Dio,
per chi riduce Dio in suo potere.
7Interroga pure le bestie e ti insegneranno,
gli uccelli del cielo e ti informeranno;
8i rettili della terra e ti istruiranno,
i pesci del mare e ti racconteranno.
9Chi non sa, fra tutti costoro,
che la mano del Signore ha fatto questo?
10Egli ha in mano l’anima di ogni vivente
e il soffio di ogni essere umano.
11L’orecchio non distingue forse le parole
e il palato non assapora i cibi?
12Nei canuti sta la saggezza
e in chi ha vita lunga la prudenza.
13In lui risiedono sapienza e forza,
a lui appartengono consiglio e prudenza!
14Ecco, se egli demolisce, non si può ricostruire,
se imprigiona qualcuno, non c’è chi possa liberarlo.
15Se trattiene le acque, vi è siccità,
se le lascia andare, devastano la terra.
16In lui risiedono potenza e sagacia,
da lui dipendono l’ingannato e l’ingannatore.
17Fa andare scalzi i consiglieri della terra,
rende stolti i giudici;
18slaccia la cintura dei re
e cinge i loro fianchi d’una corda.
19Fa andare scalzi i sacerdoti
e rovescia i potenti.
20Toglie la parola a chi si crede sicuro
e priva del senno i vegliardi.
21Sui potenti getta il disprezzo
e allenta la cintura dei forti.
22Strappa dalle tenebre i segreti
e porta alla luce le ombre della morte.
23Rende grandi i popoli e li fa perire,
fa largo ad altri popoli e li guida.
24Toglie la ragione ai capi di un paese
e li fa vagare nel vuoto, senza strade,
25vanno a tastoni in un buio senza luce,
e barcollano come ubriachi.
[vv. 1-26]
[<<< 1-26]
1Ecco, tutto questo ha visto il mio occhio,
l'ha udito il mio orecchio e l'ha compreso.
2Quel che sapete voi, lo so anch'io;
non sono da meno di voi.
3Ma io all'Onnipotente vorrei parlare,
a Dio vorrei fare rimostranze.
4Voi siete raffazzonatori di menzogne,
siete tutti medici da nulla.
5Magari taceste del tutto!
sarebbe per voi un atto di sapienza!
6Ascoltate dunque la mia riprensione
e alla difesa delle mie labbra fate attenzione.
7Volete forse in difesa di Dio dire il falso
e in suo favore parlare con inganno?
8Vorreste trattarlo con parzialità
e farvi difensori di Dio?
9Sarebbe bene per voi se egli vi scrutasse?
Come s'inganna un uomo, credete di ingannarlo?
10Severamente vi redarguirà,
se in segreto gli siete parziali.
11Forse la sua maestà non vi incute spavento
e il terrore di lui non vi assale?
12Sentenze di cenere sono i vostri moniti,
difese di argilla le vostre difese.
13Tacete, state lontani da me: parlerò io,
mi capiti quel che capiti.
14Voglio afferrare la mia carne con i denti
e mettere sulle mie mani la mia vita.
15Mi uccida pure, non me ne dolgo;
voglio solo difendere davanti a lui la mia condotta!
16Questo mi sarà pegno di vittoria,
perché un empio non si presenterebbe davanti a lui.
17Ascoltate bene le mie parole
e il mio esposto sia nei vostri orecchi.
18Ecco, tutto ho preparato per il giudizio,
son convinto che sarò dichiarato innocente.
19Chi vuol muover causa contro di me?
Perché allora tacerò, pronto a morire.
20Solo, assicurami due cose
e allora non mi sottrarrò alla tua presenza;
21allontana da me la tua mano
e il tuo terrore più non mi spaventi;
22poi interrogami pure e io risponderò
oppure parlerò io e tu mi risponderai.
23Quante sono le mie colpe e i miei peccati?
Fammi conoscere il mio misfatto e il mio peccato.
24Perché mi nascondi la tua faccia
e mi consideri come un nemico?
25Vuoi spaventare una foglia dispersa dal vento
e dar la caccia a una paglia secca?
26Poiché scrivi contro di me sentenze amare
e mi rinfacci i miei errori giovanili;
27tu metti i miei piedi in ceppi,
spii tutti i miei passi
e ti segni le orme dei miei piedi.
[v. 28]
[<< 28]
28Intanto io mi disfò come legno tarlato
o come un vestito corroso da tignola.
[vv. 1-28]
[<<< 1-28]
1Ecco, tutto questo ha visto il mio occhio,
l’ha udito il mio orecchio e l’ha compreso.
2Quel che sapete voi, lo so anch’io;
non sono da meno di voi.
3Ma io all’Onnipotente voglio parlare,
con Dio desidero contendere.
4Voi imbrattate di menzogne,
siete tutti medici da nulla.
5Magari taceste del tutto:
sarebbe per voi un atto di sapienza!
6Ascoltate dunque la mia replica
e alle argomentazioni delle mie labbra fate attenzione.
7Vorreste forse dire il falso in difesa di Dio
e in suo favore parlare con inganno?
8Vorreste prendere le parti di Dio
e farvi suoi avvocati?
9Sarebbe bene per voi se egli vi scrutasse?
Credete di ingannarlo, come s’inganna un uomo?
10Severamente vi redarguirà,
se in segreto sarete parziali.
11La sua maestà non vi incute spavento
e il terrore di lui non vi assale?
12Sentenze di cenere sono i vostri moniti,
baluardi di argilla sono i vostri baluardi.
13Tacete, state lontani da me: parlerò io,
qualunque cosa possa accadermi.
14Prenderò la mia carne con i denti
e la mia vita porrò sulle mie palme.
15Mi uccida pure, io non aspetterò,
ma la mia condotta davanti a lui difenderò!
16Già questo sarebbe la mia salvezza,
perché davanti a lui l’empio non può presentarsi.
17Ascoltate bene le mie parole
e il mio discorso entri nei vostri orecchi.
18Ecco, espongo la mia causa,
sono convinto che sarò dichiarato innocente.
19Chi vuole contendere con me?
Perché allora tacerei e morirei.
20Fammi solo due cose
e allora non mi sottrarrò alla tua presenza:
21allontana da me la tua mano
e il tuo terrore più non mi spaventi.
22Interrogami pure e io risponderò,
oppure parlerò io e tu ribatterai.
23Quante sono le mie colpe e i miei peccati?
Fammi conoscere il mio delitto e il mio peccato.
24Perché mi nascondi la tua faccia
e mi consideri come un nemico?
25Vuoi spaventare una foglia dispersa dal vento
e dare la caccia a una paglia secca?
26Tu scrivi infatti contro di me sentenze amare
e su di me fai ricadere i miei errori giovanili;
27tu poni in ceppi i miei piedi,
vai spiando tutti i miei passi
e rilevi le orme dei miei piedi.
28Intanto l’uomo si consuma come legno tarlato
o come un vestito corroso da tignola.
[vv. 1-5]
[<<< 1-5] 1Elifaz il Temanita prese a dire:
2Potrebbe il saggio rispondere con ragioni campate in aria
e riempirsi il ventre di vento d'oriente?
3Si difende egli con parole senza costrutto
e con discorsi inutili?
4Tu anzi distruggi la religione
e abolisci la preghiera innanzi a Dio.
5Sì, la tua malizia suggerisce alla tua bocca
e scegli il linguaggio degli astuti.
6Non io, ma la tua bocca ti condanna
e le tue labbra attestano contro di te.
[v. 7]
[<< 7]
7Sei forse tu il primo uomo che è nato,
o, prima dei monti, sei venuto al mondo?
8Hai avuto accesso ai segreti consigli di Dio
e ti sei appropriata tu solo la sapienza?
[vv. 9-11]
[<<< 9-11]
9Che cosa sai tu che noi non sappiamo?
Che cosa capisci che da noi non si comprenda?
10Anche fra di noi c'è il vecchio e c'è il canuto
più di tuo padre, carico d'anni.
11Poca cosa sono per te le consolazioni di Dio
e una parola moderata a te rivolta?
12Perché il tuo cuore ti trasporta
e perché fanno cenni i tuoi occhi,
[vv. 13-16]
[<<< 13-16]
13quando volgi contro Dio il tuo animo
e fai uscire tali parole dalla tua bocca?
14Che cos'è l'uomo perché si ritenga puro,
perché si dica giusto un nato di donna?
15Ecco, neppure dei suoi santi egli ha fiducia
e i cieli non sono puri ai suoi occhi;
16quanto meno un essere abominevole e corrotto,
l'uomo, che beve l'iniquità come acqua.
17Voglio spiegartelo, ascoltami,
ti racconterò quel che ho visto,
[vv. 18-35]
[<<< 18-35]
18quello che i saggi riferiscono,
non celato ad essi dai loro padri;
19a essi soli fu concessa questa terra,
né straniero alcuno era passato in mezzo a loro.
20Per tutti i giorni della vita il malvagio si tormenta;
sono contati gli anni riservati al violento.
21Voci di spavento gli risuonano agli orecchi
e in piena pace si vede assalito dal predone.
22Non crede di potersi sottrarre alle tenebre,
egli si sente destinato alla spada.
23Destinato in pasto agli avvoltoi,
sa che gli è preparata la rovina.
24Un giorno tenebroso lo spaventa,
la miseria e l'angoscia l'assalgono
come un re pronto all'attacco,
25perché ha steso contro Dio la sua mano,
ha osato farsi forte contro l'Onnipotente;
26correva contro di lui a testa alta,
al riparo del curvo spessore del suo scudo;
27poiché aveva la faccia coperta di grasso
e pinguedine intorno ai suoi fianchi.
28Avrà dimora in città diroccate,
in case dove non si abita più,
destinate a diventare macerie.
29Non arricchirà, non durerà la sua fortuna,
non metterà radici sulla terra.
30Alle tenebre non sfuggirà,
la vampa seccherà i suoi germogli
e dal vento sarà involato il suo frutto.
31Non confidi in una vanità fallace,
perché sarà una rovina.
32La sua fronda sarà tagliata prima del tempo
e i suoi rami non rinverdiranno più.
33Sarà spogliato come vigna della sua uva ancor acerba
e getterà via come ulivo i suoi fiori,
34poiché la stirpe dell'empio è sterile
e il fuoco divora le tende dell'uomo venale.
35Concepisce malizia e genera sventura
e nel suo seno alleva delusione.
[vv. 1-35]
[<<< 1-35] 1Elifaz di Teman prese a dire:
2«Potrebbe il saggio rispondere con ragioni campate in aria
e riempirsi il ventre del vento d’oriente?
3Si difende egli con parole inutili
e con discorsi inconcludenti?
4Ma tu distruggi la religione
e abolisci la preghiera innanzi a Dio.
5Infatti la tua malizia istruisce la tua bocca
e scegli il linguaggio degli astuti.
6Non io, ma la tua bocca ti condanna
e le tue labbra attestano contro di te.
7Sei forse tu il primo uomo che è nato,
o prima dei monti sei stato generato?
8Hai tu avuto accesso ai segreti consigli di Dio
e ti sei appropriato tu solo della sapienza?
9Che cosa sai tu, che noi non sappiamo?
Che cosa capisci, che non sia chiaro anche a noi?
10Sia il vecchio che il canuto sono fra di noi,
carichi di anni più di tuo padre.
11Poca cosa sono per te le consolazioni di Dio
e una parola moderata rivolta a te?
12Perché il tuo cuore ti stravolge,
perché ammiccano i tuoi occhi,
13quando volgi contro Dio il tuo animo
e fai uscire tali parole dalla tua bocca?
14Che cos’è l’uomo perché si ritenga puro,
perché si dica giusto un nato da donna?
15Ecco, neppure nei suoi santi egli ha fiducia
e i cieli non sono puri ai suoi occhi,
16tanto meno un essere abominevole e corrotto,
l’uomo che beve l’iniquità come acqua.
17Voglio spiegartelo, ascoltami,
ti racconterò quel che ho visto,
18quello che i saggi hanno riferito,
che non hanno celato ad essi i loro padri;
19solo a loro fu concessa questa terra,
né straniero alcuno era passato in mezzo a loro.
20Per tutti i giorni della vita il malvagio si tormenta;
sono contati gli anni riservati al violento.
21Voci di spavento gli risuonano agli orecchi
e in piena pace si vede assalito dal predone.
22Non crede di potersi sottrarre alle tenebre,
egli si sente destinato alla spada.
23Abbandonato in pasto ai falchi,
sa che gli è preparata la rovina.
Un giorno tenebroso 24lo spaventa,
la miseria e l’angoscia l’assalgono
come un re pronto all’attacco,
25perché ha steso contro Dio la sua mano,
ha osato farsi forte contro l’Onnipotente;
26correva contro di lui a testa alta,
al riparo del curvo spessore del suo scudo,
27poiché aveva la faccia coperta di grasso
e pinguedine intorno ai suoi fianchi.
28Avrà dimora in città diroccate,
in case dove non si abita più,
destinate a diventare macerie.
29Non si arricchirà, non durerà la sua fortuna,
le sue proprietà non si estenderanno sulla terra.
30Alle tenebre non sfuggirà,
il fuoco seccherà i suoi germogli
e il vento porterà via i suoi fiori.
31Non si affidi alla vanità che è fallace,
perché vanità sarà la sua ricompensa.
32Prima del tempo saranno disseccati,
i suoi rami non rinverdiranno più.
33Sarà spogliato come vigna della sua uva ancora acerba
e getterà via come ulivo i suoi fiori,
34poiché la stirpe dell’empio è sterile
e il fuoco divora le tende dell’uomo venale.
35Concepisce malizia e genera sventura
e nel suo seno alleva l’inganno».
[vv. 1-2]
[<<< 1-2] 1Allora rispose:
2Ne ho udite gia molte di simili cose!
Siete tutti consolatori molesti.
3Non avran termine le parole campate in aria?
O che cosa ti spinge a rispondere così?
[vv. 4-22]
[<<< 4-22]
4Anch'io sarei capace di parlare come voi,
se voi foste al mio posto:
vi affogherei con parole
e scuoterei il mio capo su di voi.
5Vi conforterei con la bocca
e il tremito delle mie labbra cesserebbe.
6Ma se parlo, non viene impedito il mio dolore;
se taccio, che cosa lo allontana da me?
7Ora però egli m'ha spossato, fiaccato,
tutto il mio vicinato mi è addosso;
8si è costituito testimone ed è insorto contro di me:
il mio calunniatore mi accusa in faccia.
9La sua collera mi dilania e mi perseguita;
digrigna i denti contro di me,
il mio nemico su di me aguzza gli occhi.
10Spalancano la bocca contro di me,
mi schiaffeggiano con insulti,
insieme si alleano contro di me.
11Dio mi consegna come preda all'empio,
e mi getta nelle mani dei malvagi.
12Me ne stavo tranquillo ed egli mi ha rovinato,
mi ha afferrato per il collo e mi ha stritolato;
ha fatto di me il suo bersaglio.
13I suoi arcieri mi circondano;
mi trafigge i fianchi senza pietà,
versa a terra il mio fiele,
14mi apre ferita su ferita,
mi si avventa contro come un guerriero.
15Ho cucito un sacco sulla mia pelle
e ho prostrato la fronte nella polvere.
16La mia faccia è rossa per il pianto
e sulle mie palpebre v'è una fitta oscurità.
17Non c'è violenza nelle mie mani
e pura è stata la mia preghiera.
18O terra, non coprire il mio sangue
e non abbia sosta il mio grido!
19Ma ecco, fin d'ora il mio testimone è nei cieli,
il mio mallevadore è lassù;
20miei avvocati presso Dio sono i miei lamenti,
mentre davanti a lui sparge lacrime il mio occhio,
21perché difenda l'uomo davanti a Dio,
come un mortale fa con un suo amico;
22poiché passano i miei anni contati
e io me ne vado per una via senza ritorno.
[vv. 1-22]
[<<< 1-22] 1Giobbe prese a dire:
2«Ne ho udite già molte di cose simili!
Siete tutti consolatori molesti.
3Non avranno termine le parole campate in aria?
O che cosa ti spinge a rispondere?
4Anch’io sarei capace di parlare come voi,
se voi foste al mio posto:
comporrei con eleganza parole contro di voi
e scuoterei il mio capo su di voi.
5Vi potrei incoraggiare con la bocca
e il movimento delle mie labbra potrebbe darvi sollievo.
6Ma se parlo, non si placa il mio dolore;
se taccio, che cosa lo allontana da me?
7Ora però egli mi toglie le forze,
ha distrutto tutti i miei congiunti 8e mi opprime.
Si è costituito testimone ed è insorto contro di me:
il mio calunniatore mi accusa in faccia.
9La sua collera mi dilania e mi perseguita;
digrigna i denti contro di me,
il mio nemico su di me aguzza gli occhi.
10Spalancano la bocca contro di me,
mi schiaffeggiano con insulti,
insieme si alleano contro di me.
11Dio mi consegna come preda all’empio,
e mi getta nelle mani dei malvagi.
12Me ne stavo tranquillo ed egli mi ha scosso,
mi ha afferrato per il collo e mi ha stritolato;
ha fatto di me il suo bersaglio.
13I suoi arcieri mi circondano;
mi trafigge le reni senza pietà,
versa a terra il mio fiele,
14mi apre ferita su ferita,
mi si avventa contro come un guerriero.
15Ho cucito un sacco sulla mia pelle
e ho prostrato la fronte nella polvere.
16La mia faccia è rossa per il pianto
e un’ombra mortale mi vela le palpebre,
17benché non ci sia violenza nelle mie mani
e sia pura la mia preghiera.
18O terra, non coprire il mio sangue
né un luogo segreto trattenga il mio grido!
19Ecco, fin d’ora il mio testimone è nei cieli,
il mio difensore è lassù.
20I miei amici mi scherniscono,
rivolto a Dio, versa lacrime il mio occhio,
21perché egli stesso sia arbitro fra l’uomo e Dio,
come tra un figlio dell’uomo e il suo prossimo;
22poiché passano i miei anni che sono contati
e me ne vado per una via senza ritorno.
[vv. 1-3]
[<<< 1-3] 1Bildad il Suchita prese a dire:
2Quando porrai fine alle tue chiacchiere?
Rifletti bene e poi parleremo.
3Perché considerarci come bestie,
ci fai passare per bruti ai tuoi occhi?
4Tu che ti rodi l'anima nel tuo furore,
forse per causa tua sarà abbandonata la terra
e le rupi si staccheranno dal loro posto?
[vv. 5-21]
[<<< 5-21]
5Certamente la luce del malvagio si spegnerà
e più non brillerà la fiamma del suo focolare.
6La luce si offuscherà nella sua tenda
e la lucerna si estinguerà sopra di lui.
7Il suo energico passo s'accorcerà
e i suoi progetti lo faran precipitare,
8poiché incapperà in una rete con i suoi piedi
e sopra un tranello camminerà.
9Un laccio l'afferrerà per il calcagno,
un nodo scorsoio lo stringerà.
10Gli è nascosta per terra una fune
e gli è tesa una trappola sul sentiero.
11Lo spaventano da tutte le parti terrori
e lo inseguono alle calcagna.
12Diventerà carestia la sua opulenza
e la rovina è lì in piedi al suo fianco.
13Un malanno divorerà la sua pelle,
roderà le sue membra il primogenito della morte.
14Sarà tolto dalla tenda in cui fidava,
per essere trascinato al re dei terrori!
15Potresti abitare nella tenda che non è più sua;
sulla sua dimora si spargerà zolfo.
16Al di sotto, le sue radici si seccheranno,
sopra, saranno tagliati i suoi rami.
17Il suo ricordo sparirà dalla terra
e il suo nome più non si udrà per la contrada.
18Lo getteranno dalla luce nel buio
e dal mondo lo stermineranno.
19Non famiglia, non discendenza avrà nel suo popolo,
non superstiti nei luoghi della sua dimora.
20Della sua fine stupirà l'occidente
e l'oriente ne prenderà orrore.
21Ecco qual è la sorte dell'iniquo:
questa è la dimora di chi misconosce Dio.
[vv. 1-21]
[<<< 1-21] 1Bildad di Suach prese a dire:
2«Quando porrai fine alle tue chiacchiere?
Rifletti bene e poi parleremo.
3Perché ci consideri come bestie,
ci fai passare per idioti ai tuoi occhi?
4Tu che ti rodi l’anima nel tuo furore,
forse per causa tua sarà abbandonata la terra
e le rupi si staccheranno dal loro posto?
5Certamente la luce del malvagio si spegnerà
e più non brillerà la fiamma del suo focolare.
6La luce si offuscherà nella sua tenda
e la lucerna si estinguerà sopra di lui.
7Il suo energico passo si accorcerà
e i suoi progetti lo faranno precipitare,
8perché con i suoi piedi incapperà in una rete
e tra le maglie camminerà.
9Un laccio l’afferrerà per il calcagno,
un nodo scorsoio lo stringerà.
10Gli è nascosta per terra una fune
e gli è tesa una trappola sul sentiero.
11Terrori lo spaventano da tutte le parti
e gli stanno alle calcagna.
12Diventerà carestia la sua opulenza
e la rovina è ritta al suo fianco.
13Un malanno divorerà la sua pelle,
il primogenito della morte roderà le sue membra.
14Sarà tolto dalla tenda in cui fidava,
per essere trascinato davanti al re dei terrori!
15Potresti abitare nella tenda che non è più sua;
sulla sua dimora si spargerà zolfo.
16Al di sotto, le sue radici si seccheranno,
sopra, appassiranno i suoi rami.
17Il suo ricordo sparirà dalla terra
e il suo nome più non si udrà per la contrada.
18Lo getteranno dalla luce nel buio
e dal mondo lo stermineranno.
19Non famiglia, non discendenza avrà nel suo popolo,
non superstiti nei luoghi della sua residenza.
20Della sua fine stupirà l’occidente
e l’oriente ne avrà orrore.
21Ecco qual è la sorte dell’iniquo:
questa è la dimora di chi non riconosce Dio».
[vv. 1-3]
[<<< 1-3] 1Elifaz il Temanita prese a dire:
2Può forse l'uomo giovare a Dio,
se il saggio giova solo a se stesso?
3Quale interesse ne viene all'Onnipotente che tu sia giusto
o che vantaggio ha, se tieni una condotta integra?
4Forse per la tua pietà ti punisce
e ti convoca in giudizio?
[vv. 5-9]
[<<< 5-9]
5O non piuttosto per la tua grande malvagità
e per le tue iniquità senza limite?
6Senza motivo infatti hai angariato i tuoi fratelli
e delle vesti hai spogliato gli ignudi.
7Non hai dato da bere all'assetato
e all'affamato hai rifiutato il pane,
8la terra l'ha il prepotente
e vi abita il tuo favorito.
9Le vedove hai rimandato a mani vuote
e le braccia degli orfani hai rotto.
10Ecco perché d'intorno a te ci sono lacci
e un improvviso spavento ti sorprende.
11Tenebra è la tua luce e più non vedi
e la piena delle acque ti sommerge.
[vv. 12-22]
[<<< 12-22]
12Ma Dio non è nell'alto dei cieli?
Guarda il vertice delle stelle: quanto sono alte!
13E tu dici: «Che cosa sa Dio?
Può giudicare attraverso la caligine?
14Le nubi gli fanno velo e non vede
e sulla volta dei cieli passeggia».
15Vuoi tu seguire il sentiero d'un tempo,
gia battuto da uomini empi,
16che prima del tempo furono portati via,
quando un fiume si era riversato sulle loro fondamenta?
17Dicevano a Dio: «Allontànati da noi!
Che cosa ci può fare l'Onnipotente?».
18Eppure egli aveva riempito le loro case di beni,
anche se i propositi degli empi erano lontani da lui.
19I giusti ora vedono e ne godono
e l'innocente si beffa di loro:
20«Sì, certo è stata annientata la loro fortuna
e il fuoco ne ha divorati gli avanzi!».
21Su, riconcìliati con lui e tornerai felice,
ne riceverai un gran vantaggio.
22Accogli la legge dalla sua bocca
e poni le sue parole nel tuo cuore.
23Se ti rivolgerai all'Onnipotente con umiltà,
se allontanerai l'iniquità dalla tua tenda,
[vv. 24-25]
[<<< 24-25]
24se stimerai come polvere l'oro
e come ciottoli dei fiumi l'oro di Ofir,
25allora sarà l'Onnipotente il tuo oro
e sarà per te argento a mucchi.
26Allora sì, nell'Onnipotente ti delizierai
e alzerai a Dio la tua faccia.
27Lo supplicherai ed egli t'esaudirà
e tu scioglierai i tuoi voti.
28Deciderai una cosa e ti riuscirà
e sul tuo cammino splenderà la luce.
[vv. 29-30]
[<<< 29-30]
29Egli umilia l'alterigia del superbo,
ma soccorre chi ha gli occhi bassi.
30Egli libera l'innocente;
tu sarai liberato per la purezza delle tue mani.
[vv. 1-30]
[<<< 1-30] 1Elifaz di Teman prese a dire:
2«Può forse l’uomo giovare a Dio,
dato che il saggio può giovare solo a se stesso?
3Quale interesse ne viene all’Onnipotente che tu sia giusto,
o che vantaggio ha, se tieni una condotta integra?
4È forse per la tua pietà che ti punisce
e ti convoca in giudizio?
5O non piuttosto per la tua grande malvagità
e per le tue iniquità senza limite?
6Senza motivo infatti hai angariato i tuoi fratelli
e delle vesti hai spogliato gli ignudi.
7Non hai dato da bere all’assetato
e all’affamato hai rifiutato il pane.
8Ai prepotenti davi la terra
e vi abitavano solo i tuoi favoriti.
9Le vedove rimandavi a mani vuote
e spezzavi le braccia degli orfani.
10Ecco perché intorno a te ci sono lacci
e un improvviso spavento ti sorprende,
11oppure l’oscurità ti impedisce di vedere
e la piena delle acque ti sommerge.
12Ma Dio non è nell’alto dei cieli?
Guarda quanto è lontano il vertice delle stelle!
13E tu dici: “Che cosa ne sa Dio?
Come può giudicare attraverso l’oscurità delle nubi?
14Le nubi gli fanno velo e non vede
quando passeggia sulla volta dei cieli”.
15Vuoi tu seguire il sentiero di un tempo,
già battuto da persone perverse,
16che prematuramente furono portate via,
quando un fiume si era riversato sulle loro fondamenta?
17Dicevano a Dio: “Allontànati da noi!
Che cosa può fare a noi l’Onnipotente?”.
18Eppure è lui che ha riempito le loro case di beni,
mentre il consiglio dei malvagi è lontano da lui!
19I giusti vedranno e ne gioiranno
e l’innocente riderà di loro:
20“Finalmente sono annientati i loro averi
e il fuoco ha divorato la loro opulenza!”.
21Su, riconcìliati con lui e tornerai felice,
e avrai nuovamente il tuo benessere.
22Accogli la legge dalla sua bocca
e poni le sue parole nel tuo cuore.
23Se ti rivolgerai all’Onnipotente, verrai ristabilito.
Se allontanerai l’iniquità dalla tua tenda,
24se stimerai come polvere l’oro
e come ciottoli dei fiumi l’oro di Ofir,
25allora l’Onnipotente sarà il tuo oro,
sarà per te come mucchi d’argento.
26Allora sì, nell’Onnipotente ti delizierai
e a Dio alzerai il tuo volto.
27Lo supplicherai ed egli ti esaudirà,
e tu scioglierai i tuoi voti.
28Quando deciderai una cosa, ti riuscirà
e sul tuo cammino brillerà la luce,
29perché egli umilia l’alterigia del superbo,
ma soccorre chi ha lo sguardo dimesso.
30Egli libera chi è innocente,
e tu sarai liberato per la purezza delle tue mani».
[vv. 1-11]
[<<< 1-11]
1Ascolta dunque, Giobbe, i miei discorsi,
ad ogni mia parola porgi l'orecchio.
2Ecco, io apro la bocca,
parla la mia lingua entro il mio palato.
3Il mio cuore dirà sagge parole
e le mie labbra parleranno chiaramente.
4Lo spirito di Dio mi ha creato
e il soffio dell'Onnipotente mi dà vita.
5Se puoi, rispondimi,
prepàrati davanti a me, stà pronto.
6Ecco, io sono come te di fronte a Dio
e anch'io sono stato tratto dal fango:
7ecco, nulla hai da temere da me,
né graverò su di te la mano.
8Non hai fatto che dire ai miei orecchi
e ho ben udito il suono dei tuoi detti:
9«Puro son io, senza peccato,
io sono mondo, non ho colpa;
10ma egli contro di me trova pretesti
e mi stima suo nemico;
11pone in ceppi i miei piedi
e spia tutti i miei passi!».
12Ecco, in questo ti rispondo: non hai ragione.
Dio è infatti più grande dell'uomo.
13Perché ti lamenti di lui,
se non risponde ad ogni tua parola?
[vv. 14-32]
[<<< 14-32]
14Dio parla in un modo
o in un altro, ma non si fa attenzione.
15Parla nel sogno, visione notturna,
quando cade il sopore sugli uomini
e si addormentano sul loro giaciglio;
16apre allora l'orecchio degli uomini
e con apparizioni li spaventa,
17per distogliere l'uomo dal male
e tenerlo lontano dall'orgoglio,
18per preservarne l'anima dalla fossa
e la sua vita dalla morte violenta.
19Lo corregge con il dolore nel suo letto
e con la tortura continua delle ossa;
20quando il suo senso ha nausea del pane,
il suo appetito del cibo squisito;
21quando la sua carne si consuma a vista d'occhio
e le ossa, che non si vedevano prima, spuntano fuori,
22quando egli si avvicina alla fossa
e la sua vita alla dimora dei morti.
23Ma se vi è un angelo presso di lui,
un protettore solo fra mille,
per mostrare all'uomo il suo dovere,
24abbia pietà di lui e dica:
«Scampalo dallo scender nella fossa,
ho trovato il riscatto»,
25allora la sua carne sarà più fresca che in gioventù,
tornerà ai giorni della sua adolescenza:
26supplicherà Dio e questi gli userà benevolenza,
gli mostrerà il suo volto in giubilo,
e renderà all'uomo la sua giustizia.
27Egli si rivolgerà agli uomini e dirà:
«Avevo peccato e violato la giustizia,
ma egli non mi ha punito per quel che meritavo;
28mi ha scampato dalla fossa
e la mia vita rivede la luce».
29Ecco, tutto questo fa Dio,
due volte, tre volte con l'uomo,
30per sottrarre l'anima sua dalla fossa
e illuminarla con la luce dei viventi.
31Attendi, Giobbe, ascoltami,
taci e io parlerò:
32ma se hai qualcosa da dire, rispondimi,
parla, perché vorrei darti ragione;
33se no, tu ascoltami
e io ti insegnerò la sapienza.
[vv. 1-33]
[<<< 1-33]
1Ascolta dunque, Giobbe, i miei discorsi,
porgi l’orecchio ad ogni mia parola.
2Ecco, io apro la bocca,
parla la mia lingua entro il mio palato.
3Il mio cuore dirà parole schiette
e le mie labbra parleranno con chiarezza.
4Lo spirito di Dio mi ha creato
e il soffio dell’Onnipotente mi fa vivere.
5Se puoi, rispondimi,
prepàrati, tieniti pronto davanti a me.
6Ecco, io sono come te di fronte a Dio,
anch’io sono stato formato dal fango:
7ecco, nulla hai da temere da me,
non farò pesare su di te la mia mano.
8Tu hai detto in mia presenza
e il suono delle tue parole ho udito:
9“Puro sono io, senza peccato,
io sono pulito, non ho colpa;
10ma lui contro di me trova pretesti
e mi considera suo nemico,
11pone in ceppi i miei piedi
e spia tutti i miei passi!”.
12Ecco, in questo non hai ragione, ti rispondo:
Dio, infatti, è più grande dell’uomo.
13Perché vuoi contendere con lui,
se egli non rende conto di tutte le sue parole?
14Dio può parlare in un modo
o in un altro, ma non vi si presta attenzione.
15Nel sogno, nella visione notturna,
quando cade il torpore sugli uomini,
nel sonno sul giaciglio,
16allora apre l’orecchio degli uomini
e per la loro correzione li spaventa,
17per distogliere l’uomo dal suo operato
e tenerlo lontano dall’orgoglio,
18per preservare la sua anima dalla fossa
e la sua vita dal canale infernale.
19Talvolta egli lo corregge con dolori nel suo letto
e con la tortura continua delle ossa.
20Il pane gli provoca nausea,
gli ripugnano anche i cibi più squisiti,
21dimagrisce a vista d’occhio
e le ossa, che prima non si vedevano, spuntano fuori,
22la sua anima si avvicina alla fossa
e la sua vita a coloro che infliggono la morte.
23Ma se vi è un angelo sopra di lui,
un mediatore solo fra mille,
che mostri all’uomo il suo dovere,
24che abbia pietà di lui e implori:
“Scampalo dallo scendere nella fossa,
io gli ho trovato un riscatto”,
25allora la sua carne sarà più florida che in gioventù,
ed egli tornerà ai giorni della sua adolescenza.
26Supplicherà Dio e questi gli userà benevolenza,
gli mostrerà con giubilo il suo volto,
e di nuovo lo riconoscerà giusto.
27Egli si rivolgerà agli uomini e dirà:
“Avevo peccato e violato la giustizia,
ma egli non mi ha ripagato per quel che meritavo;
28mi ha scampato dal passare per la fossa
e la mia vita contempla la luce”.
29Ecco, tutto questo Dio fa,
due, tre volte per l’uomo,
30per far ritornare la sua anima dalla fossa
e illuminarla con la luce dei viventi.
31Porgi l’orecchio, Giobbe, ascoltami,
sta’ in silenzio e parlerò io;
32ma se hai qualcosa da dire, rispondimi,
parla, perché io desidero darti ragione.
33Altrimenti, ascoltami,
sta’ in silenzio e io ti insegnerò la sapienza».
[v. 1]
[<< 1] 1Eliu riprese a dire:
2Ti pare di aver pensato cosa giusta,
quando dicesti: «Ho ragione davanti a Dio»?
[vv. 3-16]
[<<< 3-16]
3O quando hai detto: «Che te ne importa?
Che utilità ne ho dal mio peccato»?
4Risponderò a te con discorsi
e ai tuoi amici insieme con te.
5Contempla il cielo e osserva,
considera le nubi: sono più alte di te.
6Se pecchi, che gli fai?
Se moltiplichi i tuoi delitti, che danno gli arrechi?
7Se tu sei giusto, che cosa gli dai
o che cosa riceve dalla tua mano?
8Su un uomo come te ricade la tua malizia,
su un figlio d'uomo la tua giustizia!
9Si grida per la gravità dell'oppressione,
si invoca aiuto sotto il braccio dei potenti,
10ma non si dice: «Dov'è quel Dio che mi ha creato,
che concede nella notte canti di gioia;
11che ci rende più istruiti delle bestie selvatiche,
che ci fa più saggi degli uccelli del cielo?».
12Si grida, allora, ma egli non risponde
di fronte alla superbia dei malvagi.
13Certo è falso dire: «Dio non ascolta
e l'Onnipotente non presta attenzione»;
14più ancora quando tu dici che non lo vedi,
che la tua causa sta innanzi a lui e tu in lui speri;
15così pure quando dici che la sua ira non punisce
né si cura molto dell'iniquità.
16Giobbe dunque apre invano la sua bocca
e senza cognizione moltiplica le chiacchiere.
[vv. 1-16]
[<<< 1-16] 1Eliu prese a dire:
2«Ti pare di aver pensato correttamente,
quando dicesti: “Sono giusto davanti a Dio”?
3Tu dici infatti: “A che serve?
Quale guadagno ho a non peccare?”.
4Voglio replicare a te
e ai tuoi amici insieme con te.
5Contempla il cielo e osserva,
considera le nubi, come sono più alte di te.
6Se pecchi, che cosa gli fai?
Se aumenti i tuoi delitti, che danno gli arrechi?
7Se tu sei giusto, che cosa gli dai
o che cosa riceve dalla tua mano?
8Su un uomo come te ricade la tua malizia,
su un figlio d’uomo la tua giustizia!
9Si grida sotto il peso dell’oppressione,
si invoca aiuto contro il braccio dei potenti,
10ma non si dice: “Dov’è quel Dio che mi ha creato,
che ispira nella notte canti di gioia,
11che ci rende più istruiti delle bestie selvatiche,
che ci fa più saggi degli uccelli del cielo?”.
12Si grida, allora, ma egli non risponde
a causa della superbia dei malvagi.
13È inutile: Dio non ascolta
e l’Onnipotente non vi presta attenzione;
14ancor meno quando tu dici che non lo vedi,
che la tua causa sta innanzi a lui e tu in lui speri,
15e così pure quando dici che la sua ira non punisce
né si cura molto dell’iniquità.
16Giobbe dunque apre a vuoto la sua bocca
e accumula chiacchiere senza senso».
[vv. 1-16]
[<<< 1-16] 1Eliu continuò a dire:
2Abbi un pò di pazienza e io te lo dimostrerò,
perché in difesa di Dio c'è altro da dire.
3Prenderò da lontano il mio sapere
e renderò giustizia al mio creatore,
4poiché non è certo menzogna il mio parlare:
un uomo di perfetta scienza è qui con te.
5Ecco, Dio è grande e non si ritratta,
egli è grande per fermezza di cuore.
6Non lascia vivere l'iniquo
e rende giustizia ai miseri.
7Non toglie gli occhi dai giusti,
li fa sedere sul trono con i re
e li esalta per sempre.
8Se talvolta essi sono avvinti in catene,
se sono stretti dai lacci dell'afflizione,
9fa loro conoscere le opere loro
e i loro falli, perché superbi;
10apre loro gli orecchi per la correzione
e ordina che si allontanino dalla iniquità.
11Se ascoltano e si sottomettono,
chiuderanno i loro giorni nel benessere
e i loro anni nelle delizie.
12Ma se non vorranno ascoltare,
di morte violenta periranno,
spireranno senza neppure saperlo.
13I perversi di cuore accumulano l'ira;
non invocano aiuto, quando Dio li avvince in catene:
14si spegne in gioventù la loro anima,
e la loro vita all'età dei dissoluti.
15Ma egli libera il povero con l'afflizione,
gli apre l'udito con la sventura.
16Anche te intende sottrarre dal morso dell'angustia:
avrai in cambio un luogo ampio, non ristretto
e la tua tavola sarà colma di vivande grasse.
17Ma se colmi la misura con giudizi da empio,
giudizio e condanna ti seguiranno.
18La collera non ti trasporti alla bestemmia,
l'abbondanza dell'espiazione non ti faccia fuorviare.
[vv. 19-33]
[<<< 19-33]
19Può forse farti uscire dall'angustia il tuo grido,
con tutti i tentativi di forza?
20Non sospirare quella notte,
in cui i popoli vanno al loro luogo.
21Bada di non volgerti all'iniquità,
poiché per questo sei stato provato dalla miseria.
22Ecco, Dio è sublime nella sua potenza;
chi come lui è temibile?
23Chi mai gli ha imposto il suo modo d'agire
o chi mai ha potuto dirgli: «Hai agito male?».
24Ricordati che devi esaltare la sua opera,
che altri uomini hanno cantato.
25Ogni uomo la contempla,
il mortale la mira da lontano.
26Ecco, Dio è così grande, che non lo
comprendiamo:
il numero dei suoi anni è incalcolabile.
27Egli attrae in alto le gocce dell'acqua
e scioglie in pioggia i suoi vapori,
28che le nubi riversano
e grondano sull'uomo in grande quantità.
29Chi inoltre può comprendere la distesa delle nubi,
i fragori della sua dimora?
30Ecco, espande sopra di esso il suo vapore
e copre le profondità del mare.
31In tal modo sostenta i popoli
e offre alimento in abbondanza.
32Arma le mani di folgori
e le scaglia contro il bersaglio.
33Lo annunzia il suo fragore,
riserva d'ira contro l'iniquità.
[vv. 1-33]
[<<< 1-33] 1Eliu continuò a dire:
2«Abbi un po’ di pazienza e io ti istruirò,
perché c’è altro da dire in difesa di Dio.
3Prenderò da lontano il mio sapere
e renderò giustizia al mio creatore.
4Non è certo menzogna il mio parlare:
è qui con te un uomo dalla scienza perfetta.
5Ecco, Dio è grande e non disprezza nessuno,
egli è grande per la fermezza delle sue decisioni.
6Non lascia vivere l’iniquo
e rende giustizia ai miseri.
7Non stacca gli occhi dai giusti,
li fa sedere sui troni dei re
e li esalta per sempre.
8Se sono avvinti in catene,
o sono stretti dai lacci dell’afflizione,
9Dio mostra loro gli errori e i misfatti
che hanno commesso per orgoglio.
10Apre loro gli orecchi alla correzione
e li esorta ad allontanarsi dal male.
11Se ascoltano e si sottomettono,
termineranno i loro giorni nel benessere
e i loro anni fra le delizie.
12Ma se non ascoltano,
passeranno attraverso il canale infernale
e spireranno senza rendersene conto.
13I perversi di cuore si abbandonano all’ira,
non invocano aiuto, quando Dio li incatena.
14Si spegne in gioventù la loro vita,
la loro esistenza come quella dei prostituti.
15Ma Dio libera il povero mediante l’afflizione,
e con la sofferenza gli apre l’orecchio.
16Egli trarrà anche te dalle fauci dell’angustia
verso un luogo spazioso, non ristretto,
e la tua tavola sarà colma di cibi succulenti.
17Ma se di giudizio iniquo sei pieno,
giudizio e condanna ti seguiranno.
18Fa’ che l’ira non ti spinga allo scherno,
e che il prezzo eccessivo del riscatto non ti faccia deviare.
19Varrà forse davanti a lui il tuo grido d’aiuto nell’angustia
o tutte le tue risorse di energia?
20Non desiderare che venga quella notte
nella quale i popoli sono sradicati dalla loro sede.
21Bada di non volgerti all’iniquità,
poiché per questo sei stato provato dalla miseria.
22Ecco, Dio è sublime nella sua potenza;
quale maestro è come lui?
23Chi mai gli ha imposto il suo modo d’agire
o chi mai ha potuto dirgli: “Hai agito male?”.
24Ricòrdati di lodarlo per le sue opere,
che l’umanità ha cantato.
25Tutti le contemplano,
i mortali le ammirano da lontano.
26Ecco, Dio è così grande che non lo comprendiamo,
è incalcolabile il numero dei suoi anni.
27Egli attrae in alto le gocce d’acqua
e scioglie in pioggia i suoi vapori
28che le nubi rovesciano,
grondano sull’uomo in quantità.
29Chi può calcolare la distesa delle nubi
e i fragori della sua dimora?
30Ecco, egli vi diffonde la sua luce
e ricopre le profondità del mare.
31In tal modo alimenta i popoli
e offre loro cibo in abbondanza.
32Con le mani afferra la folgore
e la scaglia contro il bersaglio.
33Il suo fragore lo annuncia,
la sua ira si accende contro l’iniquità.
[vv. 1-2]
[<<< 1-2] 1Il Signore rispose a Giobbe di mezzo al turbine:
2Chi è costui che oscura il consiglio
con parole insipienti?
3Cingiti i fianchi come un prode,
io t'interrogherò e tu mi istruirai.
[vv. 4-16]
[<<< 4-16]
4Dov'eri tu quand'io ponevo le fondamenta della terra?
Dillo, se hai tanta intelligenza!
5Chi ha fissato le sue dimensioni, se lo sai,
o chi ha teso su di essa la misura?
6Dove sono fissate le sue basi
o chi ha posto la sua pietra angolare,
7mentre gioivano in coro le stelle del mattino
e plaudivano tutti i figli di Dio?
8Chi ha chiuso tra due porte il mare,
quando erompeva uscendo dal seno materno,
9quando lo circondavo di nubi per veste
e per fasce di caligine folta?
10Poi gli ho fissato un limite
e gli ho messo chiavistello e porte
11e ho detto: «Fin qui giungerai e non oltre
e qui s'infrangerà l'orgoglio delle tue onde».
12Da quando vivi, hai mai comandato al mattino
e assegnato il posto all'aurora,
13perché essa afferri i lembi della terra
e ne scuota i malvagi?
14Si trasforma come creta da sigillo
e si colora come un vestito.
15È sottratta ai malvagi la loro luce
ed è spezzato il braccio che si alza a colpire.
16Sei mai giunto alle sorgenti del mare
e nel fondo dell'abisso hai tu passeggiato?
17Ti sono state indicate le porte della morte
e hai visto le porte dell'ombra funerea?
[vv. 18-41]
[<<< 18-41]
18Hai tu considerato le distese della terra?
Dillo, se sai tutto questo!
19Per quale via si va dove abita la luce
e dove hanno dimora le tenebre
20perché tu le conduca al loro dominio
o almeno tu sappia avviarle verso la loro casa?
21Certo, tu lo sai, perché allora eri nato
e il numero dei tuoi giorni è assai grande!
22Sei mai giunto ai serbatoi della neve,
hai mai visto i serbatoi della grandine,
23che io riserbo per il tempo della sciagura,
per il giorno della guerra e della battaglia?
24Per quali vie si espande la luce,
si diffonde il vento d'oriente sulla terra?
25Chi ha scavato canali agli acquazzoni
e una strada alla nube tonante,
26per far piovere sopra una terra senza uomini,
su un deserto dove non c'è nessuno,
27per dissetare regioni desolate e squallide
e far germogliare erbe nella steppa?
28Ha forse un padre la pioggia?
O chi mette al mondo le gocce della rugiada?
29Dal seno di chi è uscito il ghiaccio
e la brina del cielo chi l'ha generata?
30Come pietra le acque induriscono
e la faccia dell'abisso si raggela.
31Puoi tu annodare i legami delle Plèiadi
o sciogliere i vincoli di Orione?
32Fai tu spuntare a suo tempo la stella del mattino
o puoi guidare l'Orsa insieme con i suoi figli?
33Conosci tu le leggi del cielo
o ne applichi le norme sulla terra?
34Puoi tu alzare la voce fino alle nubi
e farti coprire da un rovescio di acqua?
35Scagli tu i fulmini e partono
dicendoti: «Eccoci!»?
36Chi ha elargito all'ibis la sapienza
o chi ha dato al gallo intelligenza?
37Chi può con sapienza calcolare le nubi
e chi riversa gli otri del cielo,
38quando si fonde la polvere in una massa
e le zolle si attaccano insieme?
39Vai tu a caccia di preda per la leonessa
e sazi la fame dei leoncini,
40quando sono accovacciati nelle tane
o stanno in agguato fra le macchie?
41Chi prepara al corvo il suo pasto,
quando i suoi nati gridano verso Dio
e vagano qua e là per mancanza di cibo?
[vv. 1-2]
[<<< 1-2] 1Il Signore prese a dire a Giobbe in mezzo all’uragano:
2«Chi è mai costui che oscura il mio piano
con discorsi da ignorante?
3Cingiti i fianchi come un prode:
io t’interrogherò e tu mi istruirai!
[vv. 4-41]
[<<< 4-41]
4Quando ponevo le fondamenta della terra, tu dov’eri?
Dimmelo, se sei tanto intelligente!
5Chi ha fissato le sue dimensioni, se lo sai,
o chi ha teso su di essa la corda per misurare?
6Dove sono fissate le sue basi
o chi ha posto la sua pietra angolare,
7mentre gioivano in coro le stelle del mattino
e acclamavano tutti i figli di Dio?
8Chi ha chiuso tra due porte il mare,
quando usciva impetuoso dal seno materno,
9quando io lo vestivo di nubi
e lo fasciavo di una nuvola oscura,
10quando gli ho fissato un limite,
e gli ho messo chiavistello e due porte
11dicendo: “Fin qui giungerai e non oltre
e qui s’infrangerà l’orgoglio delle tue onde”?
12Da quando vivi, hai mai comandato al mattino
e assegnato il posto all’aurora,
13perché afferri la terra per i lembi
e ne scuota via i malvagi,
14ed essa prenda forma come creta premuta da sigillo
e si tinga come un vestito,
15e sia negata ai malvagi la loro luce
e sia spezzato il braccio che si alza a colpire?
16Sei mai giunto alle sorgenti del mare
e nel fondo dell’abisso hai tu passeggiato?
17Ti sono state svelate le porte della morte
e hai visto le porte dell’ombra tenebrosa?
18Hai tu considerato quanto si estende la terra?
Dillo, se sai tutto questo!
19Qual è la strada dove abita la luce
e dove dimorano le tenebre,
20perché tu le possa ricondurre dentro i loro confini
e sappia insegnare loro la via di casa?
21Certo, tu lo sai, perché allora eri già nato
e il numero dei tuoi giorni è assai grande!
22Sei mai giunto fino ai depositi della neve,
hai mai visto i serbatoi della grandine,
23che io riserbo per l’ora della sciagura,
per il giorno della guerra e della battaglia?
24Per quali vie si diffonde la luce,
da dove il vento d’oriente invade la terra?
25Chi ha scavato canali agli acquazzoni
e una via al lampo tonante,
26per far piovere anche sopra una terra spopolata,
su un deserto dove non abita nessuno,
27per dissetare regioni desolate e squallide
e far sbocciare germogli verdeggianti?
28Ha forse un padre la pioggia?
O chi fa nascere le gocce della rugiada?
29Dal qual grembo esce il ghiaccio
e la brina del cielo chi la genera,
30quando come pietra le acque si induriscono
e la faccia dell’abisso si raggela?
31Puoi tu annodare i legami delle Plèiadi
o sciogliere i vincoli di Orione?
32Puoi tu far spuntare a suo tempo le costellazioni
o guidare l’Orsa insieme con i suoi figli?
33Conosci tu le leggi del cielo
o ne applichi le norme sulla terra?
34Puoi tu alzare la voce fino alle nubi
per farti inondare da una massa d’acqua?
35Scagli tu i fulmini ed essi partono
dicendoti: “Eccoci!”?
36Chi mai ha elargito all’ibis la sapienza
o chi ha dato al gallo intelligenza?
37Chi mai è in grado di contare con esattezza le nubi
e chi può riversare gli otri del cielo,
38quando la polvere del suolo diventa fango
e le zolle si attaccano insieme?
39Sei forse tu che vai a caccia di preda per la leonessa
e sazi la fame dei leoncelli,
40quando sono accovacciati nelle tane
o stanno in agguato nei nascondigli?
41Chi prepara al corvo il suo pasto,
quando i suoi piccoli gridano verso Dio
e vagano qua e là per mancanza di cibo?
[vv. 1-10]
[<<< 1-10]
1Sai tu quando figliano le camozze
e assisti al parto delle cerve?
2Conti tu i mesi della loro gravidanza
e sai tu quando devono figliare?
3Si curvano e depongono i figli,
metton fine alle loro doglie.
4Robusti sono i loro figli, crescono in campagna,
partono e non tornano più da esse.
5Chi lascia libero l'asino selvatico
e chi scioglie i legami dell'ònagro,
6al quale ho dato la steppa per casa
e per dimora la terra salmastra?
7Del fracasso della città se ne ride
e gli urli dei guardiani non ode.
8Gira per le montagne, sua pastura,
e va in cerca di quanto è verde.
9Il bufalo si lascerà piegare a servirti
o a passar la notte presso la tua greppia?
10Potrai legarlo con la corda per fare il solco
o fargli erpicare le valli dietro a te?
11Ti fiderai di lui, perché la sua forza è grande
e a lui affiderai le tue fatiche?
[vv. 12-30]
[<<< 12-30]
12Conterai su di lui, che torni
e raduni la tua messe sulla tua aia?
13L'ala dello struzzo batte festante,
ma è forse penna e piuma di cicogna?
14Abbandona infatti alla terra le uova
e sulla polvere le lascia riscaldare.
15Dimentica che un piede può schiacciarle,
una bestia selvatica calpestarle.
16Tratta duramente i figli, come se non fossero suoi,
della sua inutile fatica non si affanna,
17perché Dio gli ha negato la saggezza
e non gli ha dato in sorte discernimento.
18Ma quando giunge il saettatore, fugge agitando le ali:
si beffa del cavallo e del suo cavaliere.
19Puoi tu dare la forza al cavallo
e vestire di fremiti il suo collo?
20Lo fai tu sbuffare come un fumaiolo?
Il suo alto nitrito incute spavento.
21Scalpita nella valle giulivo
e con impeto va incontro alle armi.
22Sprezza la paura, non teme,
né retrocede davanti alla spada.
23Su di lui risuona la faretra,
il luccicar della lancia e del dardo.
24Strepitando, fremendo, divora lo spazio
e al suono della tromba più non si tiene.
25Al primo squillo grida: «Aah!...»
e da lontano fiuta la battaglia,
gli urli dei capi, il fragor della mischia.
26Forse per il tuo senno si alza in volo lo sparviero
e spiega le ali verso il sud?
27O al tuo comando l'aquila s'innalza
e pone il suo nido sulle alture?
28Abita le rocce e passa la notte
sui denti di rupe o sui picchi.
29Di lassù spia la preda,
lontano scrutano i suoi occhi.
30I suoi aquilotti succhiano il sangue
e dove sono cadaveri, là essa si trova.
[vv. 1-30]
[<<< 1-30]
1Sai tu quando figliano i camosci
o assisti alle doglie delle cerve?
2Conti tu i mesi della loro gravidanza
e sai tu quando devono partorire?
3Si curvano e si sgravano dei loro parti,
espellono i loro feti.
4Robusti sono i loro figli, crescono all’aperto,
se ne vanno e non tornano più da esse.
5Chi lascia libero l’asino selvatico
e chi ne scioglie i legami?
6Io gli ho dato come casa il deserto
e per dimora la terra salmastra.
7Dei rumori della città se ne ride
e non ode le urla dei guardiani.
8Gira per le montagne, sua pastura,
e va in cerca di quanto è verde.
9Forse il bufalo acconsente a servirti
o a passare la notte presso la tua greppia?
10Puoi forse legare il bufalo al solco con le corde,
o fargli arare le valli dietro a te?
11Ti puoi fidare di lui, perché la sua forza è grande,
e puoi scaricare su di lui le tue fatiche?
12Conteresti su di lui, perché torni
e raduni la tua messe sull’aia?
13Lo struzzo batte festosamente le ali,
come se fossero penne di cicogna e di falco.
14Depone infatti sulla terra le uova
e nella sabbia le lascia riscaldare.
15Non pensa che un piede può schiacciarle,
una bestia selvatica calpestarle.
16Tratta duramente i figli, come se non fossero suoi,
della sua inutile fatica non si preoccupa,
17perché Dio gli ha negato la saggezza
e non gli ha dato in sorte l’intelligenza.
18Ma quando balza in alto,
si beffa del cavallo e del suo cavaliere.
19Puoi dare la forza al cavallo
e rivestire di criniera il suo collo?
20Puoi farlo saltare come una cavalletta,
con il suo nitrito maestoso e terrificante?
21Scalpita nella valle baldanzoso
e con impeto va incontro alle armi.
22Sprezza la paura, non teme,
né retrocede davanti alla spada.
23Su di lui tintinna la faretra,
luccica la lancia e il giavellotto.
24Con eccitazione e furore divora lo spazio
e al suono del corno più non si tiene.
25Al primo suono nitrisce: “Ah!”
e da lontano fiuta la battaglia,
gli urli dei capi e il grido di guerra.
26È forse per il tuo ingegno che spicca il volo lo sparviero
e distende le ali verso il meridione?
27O al tuo comando l’aquila s’innalza
e costruisce il suo nido sulle alture?
28Vive e passa la notte fra le rocce,
sugli spuntoni delle rocce o sui picchi.
29Di lassù spia la preda
e da lontano la scorgono i suoi occhi.
30I suoi piccoli succhiano il sangue
e dove sono cadaveri, là essa si trova».
[vv. 1-3]
[<<< 1-3]
1Il Signore riprese e disse a Giobbe:
2Il censore vorrà ancora contendere con l'Onnipotente?
L'accusatore di Dio risponda!
3Giobbe rivolto al Signore disse:
4Ecco, sono ben meschino: che ti posso rispondere?
Mi metto la mano sulla bocca.
[vv. 5-6]
[<<< 5-6]
5Ho parlato una volta, ma non replicherò.
ho parlato due volte, ma non continuerò.
6Allora il Signore rispose a Giobbe di mezzo al turbine e disse:
7Cingiti i fianchi come un prode:
io t'interrogherò e tu mi istruirai.
[vv. 8-13]
[<<< 8-13]
8Oseresti proprio cancellare il mio guidizio
e farmi torto per avere tu ragione?
9Hai tu un braccio come quello di Dio
e puoi tuonare con voce pari alla sua?
10Ornati pure di maestà e di sublimità,
rivestiti di splendore e di gloria;
11diffondi i furori della tua collera,
mira ogni superbo e abbattilo,
12mira ogni superbo e umilialo,
schiaccia i malvagi ovunque si trovino;
13nascondili nella polvere tutti insieme,
rinchiudili nella polvere tutti insieme,
14anch'io ti loderò,
perché hai trionfato con la destra.
[vv. 15-26]
[<<< 15-26]
15Ecco, l'ippopotamo, che io ho creato al pari di te,
mangia l'erba come il bue.
16Guarda, la sua forza è nei fianchi
e il suo vigore nel ventre.
17Rizza la coda come un cedro,
i nervi delle sue cosce s'intrecciano saldi,
18le sue vertebre, tubi di bronzo,
le sue ossa come spranghe di ferro.
19Esso è la prima delle opere di Dio;
il suo creatore lo ha fornito di difesa.
20I monti gli offrono i loro prodotti
e là tutte le bestie della campagna si trastullano.
21Sotto le piante di loto si sdraia,
nel folto del canneto della palude.
22Lo ricoprono d'ombra i loti selvatici,
lo circondano i salici del torrente.
23Ecco, si gonfi pure il fiume: egli non trema,
è calmo, anche se il Giordano gli salisse fino alla bocca.
24Chi potrà afferarlo per gli occhi,
prenderlo con lacci e forargli le narici?
25Puoi tu pescare il Leviatan con l'amo
e tener ferma la sua lingua con una corda,
26ficcargli un giunco nelle narici
e forargli la mascella con un uncino?
27Ti farà forse molte suppliche
e ti rivolgerà dolci parole?
[vv. 28-32]
[<<< 28-32]
28Stipulerà forse con te un'alleanza,
perché tu lo prenda come servo per sempre?
29Scherzerai con lui come un passero,
legandolo per le tue fanciulle?
30Lo metteranno in vendita le compagnie di pesca,
se lo divideranno i commercianti?
31Crivellerai di dardi la sua pelle
e con la fiocina la sua testa?
32Metti su di lui la mano:
al ricordo della lotta, non rimproverai!
[vv. 1-6]
[<<< 1-6] 1Il Signore prese a dire a Giobbe:
2«Il censore vuole ancora contendere con l’Onnipotente?
L’accusatore di Dio risponda!».
3Giobbe prese a dire al Signore:
4«Ecco, non conto niente: che cosa ti posso rispondere?
Mi metto la mano sulla bocca.
5Ho parlato una volta, ma non replicherò,
due volte ho parlato, ma non continuerò».
6Il Signore prese a dire a Giobbe in mezzo all’uragano:
7«Cingiti i fianchi come un prode:
io t’interrogherò e tu mi istruirai!
[vv. 8-32]
[<<< 8-32]
8Oseresti tu cancellare il mio giudizio,
dare a me il torto per avere tu la ragione?
9Hai tu un braccio come quello di Dio
e puoi tuonare con voce pari alla sua?
10Su, órnati pure di maestà e di grandezza,
rivèstiti di splendore e di gloria!
11Effondi pure i furori della tua collera,
guarda ogni superbo e abbattilo,
12guarda ogni superbo e umilialo,
schiaccia i malvagi ovunque si trovino;
13sprofondali nella polvere tutti insieme
e rinchiudi i loro volti nel buio!
14Allora anch’io ti loderò,
perché hai trionfato con la tua destra.
15Ecco, l’ippopotamo che io ho creato al pari di te,
si nutre di erba come il bue.
16Guarda, la sua forza è nei fianchi
e il suo vigore nel ventre.
17Rizza la coda come un cedro,
i nervi delle sue cosce s’intrecciano saldi,
18le sue vertebre sono tubi di bronzo,
le sue ossa come spranghe di ferro.
19Esso è la prima delle opere di Dio;
solo il suo creatore può minacciarlo con la spada.
20Gli portano in cibo i prodotti dei monti,
mentre tutte le bestie della campagna si trastullano attorno a lui.
21Sotto le piante di loto si sdraia,
nel folto del canneto e della palude.
22Lo ricoprono d’ombra le piante di loto,
lo circondano i salici del torrente.
23Ecco, se il fiume si ingrossa, egli non si agita,
anche se il Giordano gli salisse fino alla bocca, resta calmo.
24Chi mai può afferrarlo per gli occhi,
o forargli le narici con un uncino?
25Puoi tu pescare il Leviatàn con l’amo
e tenere ferma la sua lingua con una corda,
26ficcargli un giunco nelle narici
e forargli la mascella con un gancio?
27Ti rivolgerà forse molte suppliche
o ti dirà dolci parole?
28Stipulerà forse con te un’alleanza,
perché tu lo assuma come servo per sempre?
29Scherzerai con lui come un passero,
legandolo per le tue bambine?
30Faranno affari con lui gli addetti alla pesca,
e lo spartiranno tra i rivenditori?
31Crivellerai tu di dardi la sua pelle
e con la fiocina la sua testa?
32Prova a mettere su di lui la tua mano:
al solo ricordo della lotta, non ci riproverai!
[vv. 1-3]
[<<< 1-3] 1Allora Giobbe rispose al Signore e disse:
2Comprendo che puoi tutto
e che nessuna cosa è impossibile per te.
3Chi è colui che, senza aver scienza,
può oscurare il tuo consiglio?
Ho esposto dunque senza discernimento
cose troppo superiori a me, che io non comprendo.
4«Ascoltami e io parlerò,
io t'interrogherò e tu istruiscimi».
5Io ti conoscevo per sentito dire,
ma ora i miei occhi ti vedono.
[vv. 6-17]
[<<< 6-17]
6Perciò mi ricredo
e ne provo pentimento sopra polvere e cenere.
7Dopo che il Signore aveva rivolto queste parole a Giobbe, disse a Elifaz il Temanita: «La mia ira si è accesa contro di te e contro i tuoi due amici, perché non avete detto di me cose rette come il mio servo Giobbe. 8Prendete dunque sette vitelli e sette montoni e andate dal mio servo Giobbe e offriteli in olocausto per voi; il mio servo Giobbe pregherà per voi, affinchè io, per riguardo a lui, non punisca la vostra stoltezza, perché non avete detto di me cose rette come il mio servo Giobbe».
9Elifaz il Temanita, Bildad il Suchita e Zofar il Naamatita andarono e fecero come loro aveva detto il Signore e il Signore ebbe riguardo di Giobbe.
10Dio ristabilì Giobbe nello stato di prima, avendo egli pregato per i suoi amici; accrebbe anzi del doppio quanto Giobbe aveva posseduto. 11Tutti i suoi fratelli, le sue sorelle e i suoi conoscenti di prima vennero a trovarlo e mangiarono pane in casa sua e lo commiserarono e lo consolarono di tutto il male che il Signore aveva mandato su di lui e gli regalarono ognuno una piastra e un anello d'oro.
12Il Signore benedisse la nuova condizione di Giobbe più della prima ed egli possedette quattordicimila pecore e seimila cammelli, mille paia di buoi e mille asine. 13Ebbe anche sette figli e tre figlie. 14A una mise nome Colomba, alla seconda Cassia e alla terza Fiala di stibio. 15In tutta la terra non si trovarono donne così belle come le figlie di Giobbe e il loro padre le mise a parte dell'eredità insieme con i loro fratelli.
16Dopo tutto questo, Giobbe visse ancora centoquarant'anni e vide figli e nipoti di quattro generazioni. 17Poi Giobbe morì, vecchio e sazio di giorni.
[vv. 1-3]
[<<< 1-3] 1Giobbe prese a dire al Signore:
2«Comprendo che tu puoi tutto
e che nessun progetto per te è impossibile.
3Chi è colui che, da ignorante,
può oscurare il tuo piano?
Davvero ho esposto cose che non capisco,
cose troppo meravigliose per me, che non comprendo.
4Ascoltami e io parlerò,
io t’interrogherò e tu mi istruirai!
[vv. 5-17]
[<<< 5-17]
5Io ti conoscevo solo per sentito dire,
ma ora i miei occhi ti hanno veduto.
6Perciò mi ricredo e mi pento
sopra polvere e cenere».
7Dopo che il Signore ebbe rivolto queste parole a Giobbe, disse a Elifaz di Teman: «La mia ira si è accesa contro di te e contro i tuoi due amici, perché non avete detto di me cose rette come il mio servo Giobbe. 8Prendete dunque sette giovenchi e sette montoni e andate dal mio servo Giobbe e offriteli in olocausto per voi. Il mio servo Giobbe pregherà per voi e io, per riguardo a lui, non punirò la vostra stoltezza, perché non avete detto di me cose rette come il mio servo Giobbe».
9Elifaz di Teman, Bildad di Suach e Sofar di Naamà andarono e fecero come aveva detto loro il Signore e il Signore ebbe riguardo di Giobbe.
10Il Signore ristabilì la sorte di Giobbe, dopo che egli ebbe pregato per i suoi amici. Infatti il Signore raddoppiò quanto Giobbe aveva posseduto. 11Tutti i suoi fratelli, le sue sorelle e i suoi conoscenti di prima vennero a trovarlo; banchettarono con lui in casa sua, condivisero il suo dolore e lo consolarono di tutto il male che il Signore aveva mandato su di lui, e ognuno gli regalò una somma di denaro e un anello d’oro.
12Il Signore benedisse il futuro di Giobbe più del suo passato. Così possedette quattordicimila pecore e seimila cammelli, mille paia di buoi e mille asine. 13Ebbe anche sette figli e tre figlie. 14Alla prima mise nome Colomba, alla seconda Cassia e alla terza Argentea. 15In tutta la terra non si trovarono donne così belle come le figlie di Giobbe e il loro padre le mise a parte dell’eredità insieme con i loro fratelli.
16Dopo tutto questo, Giobbe visse ancora centoquarant’anni e vide figli e nipoti per quattro generazioni. 17Poi Giobbe morì, vecchio e sazio di giorni.
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